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CXXVI

Rime

PoeTree.it

1.1I' son costretto, po' che vuol Amore
1.2che vince e sforza tutto l'universo
1.3narrar con umil verso
1.4la gran letizia che m'abonda al core;
2.1perché s'i' non mostrasse ad altri fore
2.2in qualche parte el mio felice stato,
2.3forse tenuto ingrato
2.4sare' da chi scorgesse la mie pace.
3.1Poco sente il piacer chi 'l piacer tace,
3.2e poco gode chi si gode in seno:
3.3chi può tenere el freno
3.4alla timida sua lingua, non ama.
4.1Dunque salvando e acrescendo fama
4.2a quella pura, onesta, saggia e bella,
4.3che mattutina stella
4.4par tra le stelle, anzi par vivo sole,
5.1trarrò dal core ardente le parole:
5.2ma fugga Invidia e fugga Gelosia,
5.3e la Discordia ria
5.4con quella stiera ch'è d'Amor nimica.
6.1Era tornata la stagione amica
6.2a' giovanetti amanti vergognosi
6.3che 'n varie fogge ascosi
6.4gli suol mostrar sotto mentite forme,
7.1quando, spiando di mie preda l'orme
7.2in abito straniero e pellegrino,
7.3fu' dal mie buon destino
7.4condotto in parte ov'era ogni disio.
8.1La bella ninfa, vita del cor mio,
8.2in atto vidi acorto, puro, umile,
8.3saggio, vago, gentile,
8.4amoroso, cortese, onesto e santo,
9.1benigna, dolce e graziosa tanto,
9.2e lieta sì che nel celeste viso
9.3tutt'era el paradiso
9.4tutto 'l ben che per noi mortal si spera.
10.1A lei dintorno una leggiadra stiera
10.2di belle donne in atto sì adorno,
10.3ch'i' mi credetti el giorno
10.4fussi ogni dea di ciel discesa in terra:
11.1ma quella ch'al mie cor dà pace e guerra,
11.2Minerva in atto e Vener parea in volto;
11.3in lei sola racolto
11.4era quanto è d'onesto e bello al mondo.
12.1A pensar, non che a dire, i' mi confondo
12.2di questa mai più vista maraviglia,
12.3ché qual più lei somiglia,
12.4tra l'altre donne più s'onora e stima.
13.1Un'altra sia tra le belle la prima:
13.2costei non prima chiamisi, ma sola;
13.3ch'il giglio e la viola
13.4cedono e gli altri fior tutti alla rosa.
14.1Pendevon dalla testa luminosa,
14.2scherzando per la fronte, e suo crin d'oro,
14.3mentre ella nel bel coro
14.4movea ristretti al suono e dolci passi:
15.1e benché poco gli occhi alto levassi,
15.2pur qualche raggio venìe di nascoso,
15.3ma 'l crino invidioso
15.4subito il ruppe e di sé mi fe' velo.
16.1Di ciò la ninfa nata e fatta in cielo
16.2tosto s'acorse e con sembiente umano
16.3mosse la bianca mano
16.4e gli erranti capegli indrieto volse.
17.1Po' da' be' lumi tanti spirti sciolse
17.2spirti dolci d'amor cinti di foco,
17.3ch'i' non so come in poco
17.4tempo non arsi o cener non divenni.
18.1Questi son gli amorosi primi cenni
18.2che al cor m'han fatto di diamante un nodo;
18.3questo è il cortese modo,
18.4che sempre agli occhi miei starà davante;
19.1questo è il cibo suave ch'al suo amante
19.2porger gli piacque per farlo immortale:
19.3non è l' ambrosia tale
19.4o nettar di che in ciel si pasce Giove.
20.1Ma per darmi più segni e maggior prove,
20.2per darmi del suo amor più 'ntera fede,
20.3mentre con arte el piede
20.4leggieri acorda all'amorose tempre,
21.1mentr'io stupisco e prego Iddio che sempre
21.2duri felice l'angelica danza
21.3subito — o trista usanza! —
21.4indi fu rivocata al bel convito.
22.1Ella col volto alquanto impalidito,
22.2po' tinta d'un color di ver corallo,
22.3— Più grato m'era el ballo —
22.4mansueta rispose e soridendo.
23.1Ma degli occhi celesti indi partendo
23.2grazia mi fece, e vidi in essi chiuso
23.3Amor quasi confuso
23.4in mezzo degli ardenti occulti sguardi,
24.1ch'accendea del bel raggio i lievi dardi
24.2per trionfar di Pallade e Diana.
24.3Le' fuor di guisa umana
24.4mosse con maestà l'andar celeste,
25.1e con man suspendea l'ornata veste
25.2regale in atto e portamento altero:
25.3i' non so di me el vero,
25.4se quivi morto mi rimasi o vivo.
26.1Morto cred'io, po' ch'ero di te privo,
26.2o dolze luce mia, ma vivo forse,
26.3per la virtù che scorse
26.4da' tuo begli occhi e 'n vita mi ritenne.
27.1Ma se al fedele amante allor sovenne
27.2il valoroso tuo beato aspetto
27.3perché tanto diletto
27.4sì rade volte o sì tardo ritorna?
28.1Duo volte ha già raccese le suo corna
28.2co' raggi del fratel l'errante luna
28.3né per ancor fortuna
28.4a sì dolce piacer la via ritruova.
29.1Vien primavera e 'l mondo si rinnuova:
29.2fioriscon l'erbe verdi e li arbucelli,
29.3gl'innamorati uccelli
29.4svernando empion di versi ogni campagna,
30.1l'una fera coll'altra s'acompagna,
30.2el toro giostra e lanoso montone.
30.3Tu donzella, io garzone
30.4dalle legge d'amor sarem ribelli?
31.1Lascerem noi fuggir questi anni belli?
31.2non userai la dolce giovinezza?
31.3Di tanta tua bellezza
31.4quel che più t'ama nol farai contento?
32.1Son i' forse un pastor che guardi armento,
32.2o di vil sangue o per molti anni antico,
32.3o deforme, o mendico
32.4o vil di spirto, onde tu m'abbi a sdegno?
33.1No: ma di stirpe illustre il cui bel segno
33.2a l'alma patria nostra rende onore,
33.3in sul mie primo fiore,
33.4e qualcuna per me forse sospira.
34.1De' ben che la Fortuna attorno gira
34.2posso animosamente esserne largo,
34.3ché quanto più ne spargo,
34.4lei col pien grembo indrieto più ne rende.
35.1Robusto quanto per pruova s'intende,
35.2cerchiato di favor, cinto d'amici:
35.3ma ben che tra' felici
35.4da tutto el mondo numerato sia,
36.1pur senza te, dolze speranza mia,
36.2parmi la vita dolorosa e amara.
36.3Non esser dunque avara
36.4di quel vero piacer che solo è 'l tutto,
37.1e fa' che dopo il fior, io coglia el frutto.
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