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VII

Poesie

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1.1Prima ch'avanti alla tuo maestate
1.2io fussi, sacro Rege, divo e claro,
1.3fùr da me molte cose cogitate.
2.1Ero fuor d'ogni dolce e pien d'amaro,
2.2rispetto all'eccelsa tuo grandezza,
2.3né a' versi compor avea riparo;
3.1ma l'umanità iusta e gentilezza,
3.2che usa quella tuo regia corona,
3.3non m'ha porto viltà, ma gran fierezza;
4.1e tanto ha ricreato mie persona
4.2il tuo giocondo e gratissimo aspetto
4.3che temenza e vergogna m'abandona.
5.1Resta quasi stupito il mie intelletto,
5.2considerando tuo consuetudine
5.3d'udir con pazïenzia ogni suggetto.
6.1Ma, sol mirando in te gran moltitudine
6.2di tante egregie e rilevate cose,
6.3la memoria ripiglia in attitudine;
7.1le qual si posson dir vere e famose
7.2della tuo maestà, tal che a' mie versi
7.3non può mancar materie luminose;
8.1ma può la mente mia forte dolersi
8.2d'aver sì magna impresa e basso ingegno:
8.3pur l'amor verso te non può tenersi.
9.1E se di punto imaginando vegno,
9.2m'è piu difficile a trovare il fine,
9.3ch'è il principio a non uscir del segno.
10.1Però ricorro alle cose divine,
10.2invocando l'aiuto e grazia loro,
10.3che sprimer possa cose peregrine,
11.1e che, alla presenzia di coloro
11.2che udiranno, i' possa satisfare;
11.3della qual voglia tutto mi divoro.
12.1Felice Napol ben si può chiamare,
12.2felice questo regno similmente
12.3e 'l secol nostro pel tuo governare!
13.1La tuo felicità tanto eminente
13.2fa tutte queste cose esser felici:
13.3sentenza di Platon viro eccellente,
14.1che vuol che, dal principio alle pendici,
14.2republiche, città, popoli e regni
14.3per alcun tempo mai sieno infelici,
15.1se governate son da signor degni
15.2e sapïenti, usando virtù pronte,
15.3qual fa tuo maestà con tutti ingegni.
16.1Necessario non era a Senofonte
16.2fingere un re prestante e perfettissimo,
16.3avendo aùto agli occhi la tuo fronte;
17.1onde potea, con istil nobilissimo,
17.2trattar la tuo perfetta effige vera,
17.3e suo monarca scriver correttissimo.
18.1Alcun filosofi, in sentenzia intera,
18.2conchiudon che l'origine sia quella
18.3che faccia l'uom più nobil che non era;
19.1ma, qual riluce il sol sopr'ogni stella,
19.2risplende tua origine di Spagna,
19.3tal ch'ogni antica istoria ne favella.
20.1Però che, come con sentenzia magna
20.2dice il degno poeta Caldïano
20.3della città ch'ancora il Tever bagna,
21.1ch'ogni provincia al populo romano
21.2mandavan molte cose prezïose,
21.3ma Spagna imperador ciascun sovrano.
22.1Di qui venner le genti luminose:
22.2el primo fu Traian, tanto famoso
22.3che sesto e modo a molte legge puose.
23.1Di poi ne venne Adrian glorïoso,
23.2e 'l primo Teodosio e 'l secondo,
23.3governando ciascun con gran riposo.
24.1Di quivi Arcadio ed Onorio giocondo,
24.2di poi principi molti e siri addorni,
24.3ch'ancor la fama suona in tutto 'l mondo.
25.1Ma quel ch'i' stimo più, ch'a' nostri giorni
25.2ne venne Alfonso re, tuo genitore,
25.3che la gloria del qual par che 'n te regni.
26.1Meritamente il lucido splendore
26.2di tua origine essaltar si puote
26.3e la progenie tua, degna d'onore:
27.1per far le mie ragioni a ciascun note,
27.2sì come gli arbor buon fan miglior frutti,
27.3così son da natura le tuo dote.
28.1Dietro alle spalle non convien ch'io butti
28.2trattare e dir delli tuo beni esterni,
28.3benché difficil fora a dirgli tutti:
29.1del nome e della fama e de' governi
29.2e delli amici publici e privati,
29.3che non son momentan, ma sempiterni;
30.1e non son tanto ne' tuo magistrati,
30.2che sono in luoghi assai dell'universo
30.3a' tuo comandi sempre preparati.
31.1E se 'l mie 'ngegno non è al tutto perso,
31.2so t'ama tanto il popul fiorentino
31.3che né lingua il può dir, prosa né verso.
32.1Qual t'ama la città, tutto 'l domino
32.2ti porta affezïone e reverenza,
32.3unitamente il grande e 'l piccolino,
33.1non tanto a te, quanto alla tuo semenza,
33.2e massime ad Alfonso, illustre duca,
33.3che n'ha fatto e può fare esperïenza.
34.1Silenzio non farò, ch'i' non induca
34.2i don di che dotato t'ha natura,
34.3ché la fama de' qual par ch'ognor luca.
35.1Son ben composti i tuo membri a misura,
35.2e la gran valitudine e destrezza,
35.3ch'a molti degni ha fatto e fa paura,
36.1di tutto il corpo tuo la gran fortezza,
36.2la qual già in gravissimi perigli
36.3ha fatto esperïenzia che s'apprezza.
37.1Quanti sien suti gli affanni e scompigli,
37.2che tu hai sopportato giorno e notte,
37.3ch'i' non lo so pensar, non che ridigli!
38.1Né fame o sete o vigilie hanno rotte
38.2le 'mprese tue, perché a freddo o caldo
38.3perdonato non hai fin son condotte;
39.1a fatiche e disagi stato saldo,
39.2ch'a molti intolerabil sarien sute,
39.3tal che per cosa eccelsa ognor ti laldo.
40.1Fatto l'hai per venire alla salute,
40.2qual si ricerca, o ricercò, di fama,
40.3onde l'opere tue non son perdute.
41.1Tua magnanimità a dir mi chiama
41.2quanto giustizia è in te e sapïenza,
41.3con liberalità, che ciascun l'ama;
42.1mansüetudin, fede con clemenza,
42.2sollecito con gran moderazione,
42.3pien di celerità e diligenza,
43.1sottilità d'ingegno con ragione,
43.2grandezza di memoria e d'intelletto,
43.3insieme tutti han fatto unïone,
44.1per fare una corona, o uom perfetto,
44.2più prezïosa che d'oro o d'argento,
44.3per ornar le tuo chiome e 'l tuo oggetto;
45.1e, per maggior e più degno ornamento,
45.2io veggio agiunto l'arme e l'eloquenza,
45.3e fassene ogni giorno sperimento.
46.1L'ornate lettere con gran sapienza,
46.2qual vanno ricercando tutto il mondo,
46.3son vero testimon di tuo prudenza.
47.1Quanto sia da stimare i' nol nascondo
47.2tuo perizia nell'arte militare,
47.3in conservar questo regno giocondo.
48.1Molte terre ha spugnato il tuo oprare,
48.2e molte rotte hai a' nimici date,
48.3per fortezza ed ingegno singulare,
49.1e per te sute son nobilitate
49.2Troia e l'Orsara per sì gran vittoria,
49.3ch'a' nostri successor fien ricordate.
50.1E fatti tuoi son ridutti a memoria,
50.2a' popoli cristian per la speranza,
50.3ed a' Turchi per tema di tuo gloria.
51.1Or si dimosterrà la tuo possanza,
51.2pe' perigli in che corrano e Cristiani
51.3pel prosperar del Turco che gli avanza.
52.1Ma io spero che Dio porrà le mani,
52.2per suo clemenzia e suo benignitate,
52.3reprimere il furor di questi cani;
53.1pel mezzo fia della tuo maiestate,
53.2perché di Teodosio e Bellisario
53.3rinoverai memoria e degnitate.
54.1Simil di tutti gli altri, in un sommario,
54.2che sono stati veri difensori
54.3di nostra fede senz'alcun divario,
55.1conserverai con li debiti onori
55.2Italia nostra e farâla felice,
55.3opponendoti a' barberi furori.
56.1E come ella fu già dominatrice
56.2di queste strane e 'nfidel nazïoni,
56.3ch'al suo dominio torni a te sol lice.
57.1So ch'al tesor e l'arme non perdoni;
57.2però Dio ha promesso che tu sia
57.3salute de' Cristian fideli e buoni.
58.1Di questo el merto e la fama sol fia
58.2della tuo maiestà, o Serenissimo,
58.3la cui io priego che, con mente pia,
59.1m'accetti per suo servo devotissimo.
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