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1.1— Soave è 'l fischio de i fronduti pini
1.2mossi dal vento ne l'ardor del giorno,
1.3ma più soave è 'l suon de le tue canne.
1.4Tu suoni così ben, che 'l primo honore
1.5si dona a Pan e a te si dà il secondo.
1.6— Pastor, più dolce è 'l tuo cantar soave,
1.7che 'l mormorìo che fan di pietra in pietra
1.8l'acque che scendon da i sassosi colli.
1.9Tu canti equale a le celesti Muse.
1.10— Vuoi tu, per dio, vuoi tu, mio caro Batto,
1.11sedendo a l'ombra in questo herboso clivo
1.12sonar, che 'n tanto pascerò 'l tuo gregge?
1.13— Non mi lece sonar così tra 'l giorno,
1.14ch'io temo Pan, che da la caccia stanco
1.15suole in quest'hora propria riposarsi.
1.16Tu sai com'egli è acerbo, e come sempre
1.17la cholera li siede in cima il naso.
1.18Ma tu, mio Thyrse, canta il duro fato
1.19del nostro Daphne, e l'immatura morte.
1.20Tu sei pur caro a le sylvestri Muse.
1.21Sediam sotto quest'olmo, di rimpetto
1.22a la fontana, ove riposto vedi
1.23quel seggio pastorale e quelle quercie.
1.24E se tu canterai come cantasti
1.25la morte di colei che dal suo amante
1.26morì lontana, in su la riva d'Arno,
1.27i' ti vò dare una capretta bianca
1.28che suol far sempre due capretti al parto,
1.29e si munge dapoi tre volte al giorno;
1.30darotti appresso una superba taza
1.31di cedro, adorna di soave cera,
1.32nuova, ch'anchor ha in sé l'odor del torno;
1.33questa ha du' orecchi, a questa i labbri cinge
1.34hedera sparia di fioretti d'oro,
1.35dentro ha scolpita una leggiadra donna,
1.36che d'ogni lato ha un giovinetto amante,
1.37e l'un con l'altro per amor contende;
1.38ella di ciò non cura, anzi ridente
1.39hor guarda l'uno et hor si volge a l'altro,
1.40onde ciascun d'ardente amore acceso,
1.41si strugge dentro e si consuma indarno.
1.42Evvi ancho un pescator, dopo costoro,
1.43che getta in mare una profonda rete,
1.44e poi l'accoglie; e tanto s'affatica
1.45con forza giovenil, benché sia vecchio,
1.46ch'enfiate ha sopra il col tutte le vene.
1.47Poco lontano a lui siede un fanciullo
1.48che guarda l'uve in una amena vigna,
1.49e due volpi vi sono, e l'una intende
1.50a i frutti e l'altra insidia a quella tasca
1.51sua pastorale, ove ha riposto il pane;
1.52ma quel di giunchi una gabbiuza tesse;
1.53di che s'allegra sì che non risguarda
1.54la tasca, e meno a le commesse piante.
1.55Di sotto poi circa il ben posto fondo
1.56v'ha molte foglie di civile acanto.
1.57Questa mi diede un greco, il qual per nave
1.58l'havea recata, et io gli diè una capra
1.59per premio et un grassissimo capretto.
1.60Questa tocca non ho con le mie labbra,
1.61ma riposta la serbo, e a te darolla,
1.62se tu vuoi celebrar l'extinto amico.
1.63— Date principio, Muse, al mesto canto.
1.64Il vostro Thyrse, ch'in Italia alberga,
1.65vicino a l'Alpe, in su 'l bel fiume d'Agno,
1.66lega le voci sue dolenti in versi.
1.67Date principio, Muse, al mesto canto.
1.68Ove eravate, alhor, leggiadre Nymphe,
1.69sopra il Parnaso, o su l'amato Pindo,
1.70o presso al Tebro, o ne la riva d'Arno,
1.71quando Daphne provò l'ultima sera?
1.72Certo non eravate in quel terreno,
1.73ove la Brenta e 'l Bacchiglion se insala,
1.74né dove Venda e Ruvolon se inalza,
1.75né là dove Benaco al mar s'agguaglia,
1.76che sareste venute al suo languire.
1.77Date principio, Muse, al mesto canto.
1.78La morte di costui pianseno i lupi,
1.79et i leoni e gli aspidi e le tigre;
1.80piansenla i boschi, le campagne e i solli.
1.81Reggete, Muse, questo amaro canto.
1.82I mesti tori e le juvenche afflitte
1.83e le triste vitelle eran distese
1.84dinanzi a i piedi suoi piangendo forte.
1.85Reggete, Muse, questo amaro canto.
1.86Venne dal cielo una pietosa Nympha,
1.87e disse: — Daphne, a me diletto e caro,
1.88dura, dura fu troppo la tua sorte —.
1.89Reggete, Muse, questo amaro canto.
1.90Poi che Marte crudel ti spinse fuori
1.91del nido bel che tra 'l Tesino e l'Adda
1.92chiudeva i tuoi sì fortunati armenti,
1.93fu sempre il viver tuo carco d'affanni.
1.94Reggete, Muse, questo amaro canto.
1.95Qual è quel mal che non provasti poi?
1.96Qual è quel mal che ti lasciasse alquanto
1.97godere in libertà de la tua vita?
1.98La madre e l'un fratel vedesti morti,
1.99e l'altro preso in man de' suoi nimici,
1.100le case ruinate, arse le mandre,
1.101gli armenti in preda, e 'n tutti i paschi sangue.
1.102Reggete, Muse, questo amaro canto.
1.103Ma non però la tua fortuna adversa
1.104punto dal dritto e buon camin ti torse;
1.105che quando fosti infermo, e talhor privo
1.106di vista in tutto, sempre havesti cura
1.107de' miei precetti e del percosso armento.
1.108Reggete, Muse, questo amaro canto.
1.109Et io, poi che non posso altro donarti,
1.110né ti posso tener più tempo in vita,
1.111harò cura di te mill'anni e mille.
1.112Reggete, Muse, questo amaro canto.
1.113Daphne, volgendo al cielo ambe le luci,
1.114disse con voce intrepida e virile:
1.115— Fortuna adversa, e voi feroci mali,
1.116che circondato la mia vita havete,
1.117prendete pur di lei l'ultime spoglie,
1.118che gran gloria vi fia, se armati e forti
1.119vincete un homo disarmato e infermo;
1.120a me fia grazia uscir di tanti affanni.
1.121Reggete, Muse, questo amaro canto.
1.122O orsi, o lupi, o fiere aspre e selvagge,
1.123state con dio; voi più non m'udirete
1.124per queste selve numerar gli armenti.
1.125Reggete, Muse, questo amaro canto.
1.126O fonti, o fiumi, che fondete l'onde
1.127nel superbo Adrian, seguite in pace
1.128il vostro eterno e fortunato corso.
1.129Daphne, che qui pascea gli afflitti armenti,
1.130Daphne, che 'n voi li conduceva a bere,
1.131hor si diparte di partenza eterna.
1.132Reggete, Muse, questo amaro canto.
1.133O Pan, se sopra il Menalo dimori,
1.134o sopra il gran Lyceo, deh, lascia alquanto
1.135quei cari luoghi e quelle amate selve,
1.136e vien, Signore, a prender la sampogna
1.137dolce che tu donasti al tuo fedele,
1.138et e' per suo destin l'usò sì rado.
1.139Reggete, Muse, questo amaro canto.
1.140E tu che se' dal ciel venuta in terra,
1.141Nympha gentil, da lui m'impetra grazia,
1.142che libero ch'io sia da questi lupi,
1.143non mi fian chiuse le sue belle mandre.
1.144Reggete, Muse, questo amaro canto.
1.145Ma voi, cari Bifolci, e voi, Pastori,
1.146non vi scordate il vostro amato Daphne.
1.147Daphne ch'amava voi più che se stesso;
1.148ch'io vi prometto, in queste voci extreme
1.149che sarò vostro anchor dopo la morte —.
1.150Ponete fine, o Muse, al mesto canto.
1.151Questo diss'egli, e poi perdé la voce,
1.152e rese l'alma al suo fattore eterno.
1.153Ponete fine, o Muse, al mesto canto.
1.154Così tra' suoi pastori e' suoi bifolci
1.155morì contento il mansueto Daphne,
1.156caro a le Muse et a sett'altre Nymphe.
1.157E forse il miglior huom che fosse in terra.
1.158Chiudete, Muse, questo amaro canto.
1.159Dammi la capra e porgime la taza,
1.160ch'io vò monger del latte et offerirlo
1.161subitamente a le sylvestri Muse,
1.162acciò che anchora aiutino il mio canto.
1.163— Benedetta, Pastor, questa tua bocca,
1.164piena foss'ella di soave mele,
1.165di zuccaro e di latte; tu pur canti
1.166come fa il lusignuol che 'l giorno sente.
1.167Ecco la taza, guarda s'ella è bella,
1.168guarda se l'odor suo ti par soave.
1.169Vien qui, Cissetha, mungila a tuo modo.
1.170State da canto, giovine caprette,
1.171non scherzate, che 'l capro non vi monti.
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