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1.1Per quella strada, ove il piacer mi scorge,
1.2seguir conviemmi un'altra volta Amore,
1.3che de l'havuta libertà mi spoglia.
1.4Qual grazia, qual destino, o qual errore
1.5nuovo pensiero a la mia mente porge,
1.6che 'n nuova servitù così l'envoglia?
1.7Deh, fa', Signor, che quel che mi dispoglia
1.8de l'usata mia forza, il mondo intenda,
1.9e quel che accresce tanto il tuo potere,
1.10acciò che anchor di questo mio volere
1.11qualche accorto giudizio mi difenda,
1.12e le mie parti prenda,
1.13mostrando ch'io lasciai né per scioccheza
1.14quel viver primo, né per tua fiereza.
1.15Ma perch'io ritrovai cosa fra noi
1.16tal che dolce mi fu (quell'altra vita
1.17lasciando) entrar ne l'amorosa corte.
1.18E di questa dirò, s'alcuna aita
1.19al frale ingegno mio porger tu vuoi,
1.20Amore, e farlo a tanta impresa forte.
1.21Dal dì che libertà mi rese morte,
1.22quanto amara tu 'l sai, fin a quest'hora,
1.23vissimi del mio stato assai contento,
1.24e benché Italia piena di tormento
1.25fosse, nel quale anchor trista dimora,
1.26io de la patria fuora,
1.27privo di qualche ben de la fortuna,
1.28pur trappassava senza noia alcuna.
1.29Quando una Donna, che dal Ciel discese,
1.30cui simil non vedran mill'anni e mille,
1.31le già spente faville
1.32incominciò destar soavemente;
1.33e con le sante sue luci tranquille
1.34a poco a poco nel mio petto accese
1.35(che com'esca la prese)
1.36troppo soave fiamma, benché ardente.
1.37Questa seppe così volger la mente
1.38nostra in pensar di lei, ch'altro pensiero
1.39non vuole, e non vorrà mentre ch'io viva;
1.40di questa, o parli o scriva,
1.41fian tutti i detti miei, tal ch'io mi spero
1.42in rime, piene almen di ardente çelo,
1.43alzar la mia Cyllenia fin al Cielo.
1.44Perché di quante mai nel mondo foro
1.45e sono e fian, si può sola costei
1.46veramente chiamar Donna perfetta.
1.47L'alta belleza che s'adorna in lei,
1.48le grazie e le virtù, s'hanno fra loro
1.49concordi questa per su' albergo eletta,
1.50fin da quel dì che in culla pargoletta
1.51giacque, e crescendo poi così l'ornaro
1.52che non si vidde mai sotto la luna
1.53cosa più rara; e ben solo, in quest'una
1.54si può dir che natura e Dio mostraro
1.55tutte lor forze: o caro
1.56dono del Cielo, e di que' spirti eletti
1.57per supplire a gli humani altri difetti.
1.58E per dir quel che ogni altra cosa avanza,
1.59non credo che vedesse il mondo mai
1.60in tal favor del Ciel tanta humiltade;
1.61il sangue, le riccheze, e altre assai
1.62grazie divine, e quell'alma sembianza
1.63che vince essa belleza di beltade,
1.64quanto più sono in lei perfette e rade,
1.65tanto è d'haverle in se manco superba.
1.66Oh, se la voce il mio voler seguisse,
1.67e se la stanca man, che questo scrisse,
1.68sapesse dichiarir ciò che 'l cuor serba
1.69farian parere acerba,
1.70e giovenile, ogni descritta lode
1.71da quanti ingegni il mondo admira et ode.
1.72Dunque da più bel Sol ch'io non descrivo,
1.73tanto furo abbagliati gli occhi miei,
1.74che vinto mi rendei
1.75a quel Signor che un tempo havea lasciato.
1.76Il qual tanto è gentil ch'io non potrei
1.77viver, s'io fosse di servirlo privo,
1.78che solamente vivo
1.79di que' begli occhi che mi fan beato.
1.80Così mi truovo in un felice stato,
1.81ond'io ringrazio, Amor, la tua virtute,
1.82che m'ha condotto in servitù sì cara,
1.83e dato a la più rara
1.84Donna del mondo in man la mia salute.
1.85Però, Canzon, quand'io sarò ripreso,
1.86dì che si guardi al nodo ond'io son preso.
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