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XLIV

Rime

PoeTree.it

1.1Avea tre volte il natural viaggio
1.2finito il chiaro e pi` gentil pianeta,
1.3e tre volte deposto i pioppi e gli olmi
1.4avevano il peso de' maturi frutti
1.5che producon le lor fide compagne,
2.1e tre volte dimostro avea la terra
2.2il volto suo di vaghi fiori ornato,
2.3quando il pastor – che forsi tra' pastori
2.4c'hanno e Apollo e le sorelle amiche
2.5non è di basso grido, anzi il suo canto,
3.1canto non vinse mai d'altra sampogna,
3.2mentre il favor de la fatal sua stella,
3.3alto soggetto di celeste ingegno,
3.4non tolse il fiato a le sonore canne –
3.5non trovando rimedio al suo dolore,
4.1al suo dolor che tutti gli altri avanza,
4.2com'avanza colei ch'a ciò il rimena
4.3di bellezza le belle e di fierezza
4.4l'alpestre fiere degli arcani lidi,
4.5cercò con vari e 'nusitati modi
5.1troncar lo stame a la sua trista vita.
5.2E, lasciando la greggia sola errante
5.3senza ch'ivi alcun sia che n'abbia cura,
5.4drizzò il sentier verso i riposti boschi;
5.5e sotto un orno secco, già conforme
6.1a la secca sbandita sua speranza,
6.2pose l'afflitte e affannate membra
6.3ed ai gravi martìr la lingua sciolse:
6.4«Or, Mantengo doglioso, ti conviene
6.5l'alma spogliar de la mortal sua spoglia,
7.1poscia che manca agli occhi il vivo umore,
7.2il vivo umor che pi` tributo al mare
7.3rendere, ohimè facea dei larghi fonti,
7.4poscia che, tolto ogni vigor, la voce
7.5formar non può le dolorose note.
8.1Ecco vinto hai, crudel Fortuna, vinto!
8.2ecco sbramate hai le tue voglie prave!
8.3Che dunque a far contro di me ti resta?
8.4Lasso, loco non ho di nuova piaga,
8.5perché l'antica ognor si rinnovella
9.1nel misero mio cor, ch'agghiaccia e arde
9.2senza sperar che medicina trovi.
9.3Ecco, vietato ha il sole agli occhi miei
9.4dura nebbia di lingua aspra e fallace,
9.5lingua d'acerba e velenosa tigre,
10.1lingua d'orsa rabbiosa, orrida e fiera,
10.2rabbiosa tigre, orsa rabbiosa e cruda,
10.3che crudelmente del mio ben mi priva,
10.4del mio verace e del mio caro bene.
10.5Ma tu, Coronia mia gentile e vaga,
11.1ma molto vaga pi` che non pietosa
11.2al tuo Mantengo fido, che già mai
11.3non scorse raggio di pietà nel volto
11.4qual fortuna gli die' per spoglio eterno,
11.5come lasci morir chi tanto t'ama?
12.1come non corri a dargli alcun conforto?
12.2Non sai tu che, dal dì che gli occhi aperse
12.3a contemplar la tua rara bellezza,
12.4posto ha la greggia e sé stesso in oblio?
12.5e quanto vide poi tenne ombr' e fumi,
13.1ma te sola nel cor scolpita porta,
13.2né trova ch'altri suoi martìri appaghi,
13.3ché di Coronia bella il bel pensiero,
13.4il bel pensier che di Coronia bella
13.5sempre ragiona e 'ntorno a lei soggiorna,
14.1l'ha fatto tal che ne la fronte scritto
14.2ciascun legge: – Mantengo arde per lei,
14.3per lei Mantengo dentro al fuoco agghiaccia –.
14.4O dolce foco! O dolce e grato ghiaccio
14.5o non visto già mai pi` dolce foco!
15.1o non inteso mai pi` grato ghiaccio!
15.2Or sappi che per te corre a la morte,
15.3per te, ninfa gentil, Mantengo al grembo
15.4offre di morte la sua morta vita,
15.5da cui lontano è stato da quel punto
16.1ch'amor di te lo fece umil soggetto;
16.2e teco è l'alma che già mai ritorno
16.3a lui non fe' bench'ei sempre la chiami.
16.4E perché fermo in lui cresce il martìre,
16.5e crescendo il martìr manca la speme,
17.1morte egli chiama, e morte non risponde
17.2ché la morte non vien quando altri chiede,
17.3ché seco ogn'agro e reo dolor finisca,
17.4né mai conduce alfin morte il desìo
17.5a cui l'aura vital non è vicina.
18.1O sorda morte! o 'ngrata morte! come
18.2schiva ti mostri a chi ti segue e brama!
18.3Vieni e pietosa al mio desir consenti,
18.4ch'altri che tu non mi può trar di guai.
18.5Altri, dico, che tu, ché la ninfa
19.1– ma perché ninfa mia, lasso, la chiamo
19.2se mia non è – del mio languir gioisce».
19.3Così Mantengo, afflitto e sbigottito,
19.4fatto soggetto d'angosciosi pianti,
19.5cader nel grembo de' martìr si lascia.
20.1E mentre che così piangea, s'accorse
20.2che l'alma ninfa sua con l'altre ninfe
20.3ratta passò, né d'amor segno alcuno
20.4li fe', come solea, fingendo, spesso.
20.5Egli, per così amata e dolce vista,
21.1a pena creder può quel che con gli occhi
21.2scorge, e pioggia cotal d'alta dolcezza
21.3sente posarsi al cor ch'una parola
21.4non può formar, né riverenza farle
21.5ma, ricovrati i già perduti spirti,
22.1aperse l'uscio a la tremante voce:
22.2«O bella ninfa mia, qual lieta sorte,
22.3qual mio lieto destin qui ti condusse,
22.4perch'io a la tela di mia vita ordisca
22.5pi` lunghe fila e poi contento moia?
23.1Ma tu ten fuggi, ohimè! Perché ten fuggi?
23.2perché fuggi Mantengo che sol teco
23.3brama posarsi? E qui, sotto quest'ombra,
23.4aprirsi il petto e discoprirti a pieno
23.5i suoi caldi pensier, mostrarti il core?
24.1Ch'altra forma non tien che la tua forma,
24.2la bella forma tua, pi` bella assai
24.3che l'istessa bellezza, bella e vaga,
24.4che vagamente belle piaghe al fianco
24.5gli fa sovente; ed ei le porta in pace,
25.1seguendo a tutte l'or chi pi` l'offende,
25.2come farfalla il lume, e pi` s'intrica
25.3ne la prigion d'amor, com'augellino
25.4involto ne la rete che scotendo
25.5va l'ale per muscir ma pi` s'avolge.
26.1O gentil coppia di celesti dive,
26.2dive de la mia dea, fide compagne,
26.3deh, se pietade il vostro petto accoglie,
26.4ché ben so che pietose ai pastor vostri
26.5vi offrite sempre, ritenete i passi,
27.1fermate il corso di Coronia cruda,
27.2che da me così ratta si dilunga,
27.3come da cacciator ferita cerva!
27.4Ferma, Camicia vaga, e teco fermi
27.5Zurlinia dolce, e fermin teco ancora
28.1l'alma Caraffa con Velinia altera,
28.2e vederete l'amor, la ferma fede,
28.3la pi` sincera fé, l'amor pi` vero,
28.4il pi` fidele, il pi` gentile amore
28.5che in pastor mai s'accese. E quanto il sole
29.1girando scorge dal balcon sovrano
29.2poss'io ben dir, ché de la fiamma mia
29.3non vidde la pi` ardente accesa fiamma,
29.4non la pi` viva inestinguibil fiamma;
29.5e, lasso, il pur dirò che 'n tutto il mondo
30.1non è di me pi` sviscerato amante!
30.2O del coro del ciel pi` felici alme,
30.3porgete orecchio al suon de le mie voci,
30.4de le mie tristi voci, che spargendo
30.5vo per selve, per boschi e per campagne,
31.1per oscure spelonche e adre grotte,
31.2chiamando il nome di Coronia, ond'Eco,
31.3spinta da la pietà, meco la chiama.
31.4Movan così voi pure i miei sospiri
31.5de' miei sì fiochi e angosciosi accenti;
32.1fate che la terribil ninfa vegga
32.2ver' me pietosa e, col soave foco
32.3de la vostra dolcezza, il freddo gelo
32.4stemprate del suo cor, e vi giuro
32.5ardervi incensi, consecrarvi altari
33.1e, ancora, il pi` grasso e bianco agnello,
33.2e duo vasi di fresco e puro latte
33.3con duo canestri d'odorati fiori;
33.4e 'l core anco v'offrei ma non è mio,
33.5ché di Coronia è il cor e fia mai sempre
34.1suo il core, sua la greggia e la sua mandra,
34.2sue le fiscelle, e 'l cascio, e 'l zaino appresso,
34.3sue le zampogne che 'n soavi modi
34.4han fatto aperto di Coronia il nome
34.5per ogni lido. E viverà in eterno
35.1il suo bel nome, e sovra un faggio antico,
35.2fra duo frondosi e intricati rami,
35.3le serbo ancor di grate tortorelle
35.4un bel composto nido; e un selvaggio,
35.5or mansueto, cavriol che sempre
36.1ascolta quel ch'io dico, e quando sente
36.2il nome di Coronia egli s'inchina,
36.3come sospinto dal natìo costume
36.4a conoscer le cose alme e divine.
36.5Volgi dunque, Coronia, la tua fronte,
37.1la tua sì chiara e onorata fronte!
37.2Volgi, tranquilla, a me benigna e lieta
37.3l'altera fronte, ove l'altero dio
37.4regge l'imperio e' l suo trono maggiore,
37.5il per me sempre, ahi lasso, irato monte
38.1di gelato timor, di fredda speme.
38.2Gira ver' me quei vaghi e lucidi occhi,
38.3quei vaghi e lucidi occhi, assai pi` belli
38.4che non è il sole, che non son le stelle;
38.5quegli occhi santi, i quali il ciel sereno
39.1fanno, l'aere, la terra e 'l cieco abisso,
39.2e fan sparir la tenebrosa notte.
39.3O miei cari e begli occhi, occhi amorosi,
39.4occhi leggiadri, a cui natura e 'l cielo
39.5dieder tanta virt` ch'un guardo solo
40.1basta ridurmi in vita e d'ogni oscura
40.2nebbia d'atri pensier sgombrarmi il petto,
40.3vedete come tremo? E come avvampo?
40.4e come d'ora in or mancando vegno?
40.5Perché, Coronia mia, perché mi nieghi
41.1la dolce vista e 'l lampeggiante viso?
41.2le tue pulite guance in cui si vede
41.3sempre lieto fiorir aprile e maggio?
41.4e i corallini labbri? E 'l vivo fonte,
41.5colmo d'elette e di minute perle,
42.1qual sempre fuor tanta dolcezza versa,
42.2che di diletto accende ogn'alma nata,
42.3e me fa dura e insensibil petra?
42.4perché la cristallina e bianca gola,
42.5che vince i chiari e lucidi cristalli
43.1ove i ribelli amor lega e 'ncatena?
43.2Perché mi privi di quei dolci pomi,
43.3dei pomi colti nel giardin celeste?
43.4O dolci pomi, o miei soavi pomi,
43.5che m0accendete ognor novo desìo
44.1di basciarvi a tutte ore, e i miei pensieri
44.2torcete in voi come in lor proprio obietto.
44.3O ricco obietto, o mio felice obietto!
44.4chi mi t'asconde? E chi di te mi priva?
44.5Ingrato, avaro velo, crudo velo,
45.1invido vel, che 'l mio tesor nascondi!
45.2Apri, Coronia, il velo e 'l paradiso!
45.3scopri, Coronia, i candidi ligustri!
45.4spargan, Coronia, le rosae porte
45.5il dolce cibo dei superni dei!
46.1Fa contento il mio cor sol una volta
46.2in dir ch'ami Mantengo, che te sola,
46.3te sola al mondo riverisce e ama!
46.4Alpestre ninfa, ch'al mio ben contrasti
46.5immobil ninfa, ch'al mio ben contrasti
47.1senza punto ascoltar quel ch'io ti priego!
47.2Dunque, ha disposto il ciel ch'io per te sempre
47.3mova a pietà gli augei, gli alberi e i sassi?
47.4e ch'alcun frutto il mio servir non colga?
47.5e che non possa ragionar già mai,
48.1assiso teco, de' passati tempi
48.2ch'ho per te spesi in tenebre sepolto,
48.3che non, perché col suo dorato carro
48.4salito Febo a l'orizonte il manto
48.5ritogliesse a la terra, a me il togliea,
49.1ch'altro sol non farà che 'l dì m'apporti
49.2che de' begli occhi tuoi ardenti raggi?
49.3Ma tu pi` ti nascondi e pi` t'involi,
49.4o, qual turbato mar, sorda e fugace!
49.5Ma chi, lasso, m'ascolta? Ella è sparita,
50.1e fatto m'ha d'ogni tormento erede
50.2e cittadin di boschi incolti ed ermi.
50.3Deh, Coronia, non sai che vola il tempo?
50.4e volando ne porta ogni vaghezza
50.5e 'l tardo accorger poi nulla rileva?
51.1Ama il torel la sua giovenca ed egli
51.2lei dolcemente accoglie; aman le viti
51.3i salci e gli olmi: e tu perché t'ingegni
51.4si viver sempre scompagnata e sola?
51.5Ma i' spargo, ohimè, le mie querele al vento,
52.1così afflitto, doglioso e senza luce,
52.2un Etna del mio cor, degli occhi un Tebro
52.3formando, né fia pur che la mia ardente
52.4fiamma consumi il copioso umore,
52.5né 'l copioso umor l'ardente fiamma!».
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