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XXVII

Rime

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1.1Non perché Febo apra le porte al giorno,
1.2né perch'al dipartir lasci la notte,
1.3cesso, co' pianti, ohimè, che da questi occhi
1.4nascon, stemprar la mia dogliosa vita
1.5per luochi incolti e solitari boschi,
2.1poscia che vuol così l'empia mia sorte.
2.2Perché mi désti, o ciel, sì fiera sorte
2.3che mai venga per me candido giorno,
2.4ma, fatto abitador d'oscuri boschi,
2.5sol torni al danno mio, pallida notte?
3.1Perché, donna, ahi lasso, anzi mia vita
3.2scorger non è concesso ai dolenti occhi?
3.3Chi mi vieta il seren de' duo begli occhi?
3.4i zaffiri e le perle, o fiera sorte?
3.5Chi 'l vero ben de la mia stanca vita
4.1mi toglie, il sol che fea soave giorno
4.2e sparir l'ombra a l'offuscata notte,
4.3vaghi e ameni i pi` selvaggi boschi?
4.4Non pensava, infelice, per li boschi
4.5far verdi i faggi con l'umor de li occhi;
5.1né pensava ad ognor de l'aspra notte
5.2biasmar l'ingrata, inessorabil sorte;
5.3né pensava io dal chiaro, amato giorno
5.4lungi menar la mia sì trista vita.
5.5Or, per lasciar questa mia frale vita,
6.1vo cercando i pi` folti, alpestri boschi,
6.2ove condor non vuol mai Febo il giorno,
6.3e appagar con l'onde di questi occhi
6.4la spietata, crudel, e orribil sorte
6.5che mi fa inanzi tempo veder notte.
7.1Ma se colei – che può l'oscura notte
7.2render tranquilla e mia deserta vita
7.3condor in pi` gioiosa e dolce sorte,
7.4e può ritrarmi dagli ombrosi boschi –
7.5gioir potranno mai questi afflitti occhi,
8.1lieto sarà pi` ch'altro mai quel giorno.
8.2Ma passa il giorno e passa anche la notte,
8.3né pur si mostra agli occhi miei la vita
8.4che da' boschi mi tragga a miglior sorte.
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