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1.1Funesta patria e execrabil plebe,
1.2maligna regïon, letal collegio,
1.3privata dello egregio,
1.4pacifico dominio tuo sereno!
1.5El caso de la desolata Thebe,
1.6che procedette da invidia e dispregio,
1.7mancando ogn'atto regio,
1.8parve trastul respecto al tuo veneno,
1.9ché 'l tuo popolo è pieno
1.10di tucti e sette le peccata enorme
1.11e la virtù ci dorme:
1.12sol la iniusticia per regina siede,
1.13e la pace e la fede
1.14fuori del regno per exilio sono,
1.15che sublimava el tuo micante trono.
1.16Io ho più volte lecto come i Galle
1.17passâr di qua per disguastarti tutta
1.18e comenzâr con lutta;
1.19intrâr in Roma e gran parte ne vinse.
1.20El magnanimo re fiero Anniballe
1.21poco fallì che non ti fece brutta
1.22sol col la cera asciutta;
1.23Scipio col senno fuor del sen tel pinse,
1.24e i Longobardi tinse
1.25le spade lor più volte nel tuo sangue,
1.26e poi si levò un angue,
1.27cioè Attila, che fu fragello in terra,
1.28e d'ogni luoco e serra,
1.29Arabi, Turchi, Barbari e Caldei
1.30t'hanno percossa e facto dire: “Omei!”.
1.31Exempli assai, e quasi che infiniti,
1.32si potrian dar de' tuoi noiosi danni;
1.33per tucti questi affanni
1.34io pur sperava alfin qualche riposo.
1.35Hor novamente i miei sensi smarriti
1.36son per li gravi e inusitati inganni,
1.37ché già nei teneri anni
1.38ognun diventa rio e malitioso;
1.39alcun non vol famoso
1.40esser, se non di preda e d'omicidio.
1.41Ahi, neronico excidio,
1.42c'han facto legge di poter robbare,
1.43ardere e consumare
1.44città, castella, i colli e la pianura,
1.45e dicon che si chiama hom di ventura!
1.46Se di Nino la sposa fece licito
1.47l'altrui piacere in atto d'adultero,
1.48assai vie più austero
1.49mi par questo decreto nuovo, infame.
1.50El gran monarca v'è tanto sollicito
1.51ad extirpar quest'ordine insevero,
1.52che nel letto e col mero
1.53rimedio pone a la tua amara fame,
1.54misera, con che brame!
1.55Cesare, Augusto, Tito e altri assai
1.56ti trasser d'onta e guai,
1.57ponendote in sede tanto amplifica,
1.58signorile e magnifica,
1.59donna del mondo excelsa e lieta tanto,
1.60che lingua humana non porria dir quanto.
1.61E voi, signori, a cui Fortuna ha dato
1.62in man le habene del paese ameno,
1.63come, senza alcun freno,
1.64per invidia a disfarvi sete corsi?
1.65Questo è quel vitio in voi tanto augmentato,
1.66che ve farà sparir com'un baleno;
1.67questo fa venir meno
1.68i vostri honori in più secol' trascorsi.
1.69Sete voi tigri o orsi,
1.70senza ragion vivendo e senza legge?
1.71Perché fuor de la gregge
1.72eletti fuste da la divin'arca
1.73a guidar questa barca?
1.74Non per guastar queste belle contrade,
1.75ma per iustitia, pace e caritade!
1.76E perché un poco sfoghi il mio concepto,
1.77non v'accorgete voi che come stanchi,
1.78rotti, poveri e manchi
1.79serete, l'un con l'altro guerreggiando?
1.80Ch'uno animal possente e fier d'aspetto
1.81di mezzo converrà che su vi branchi,
1.82quando liberi e franchi
1.83esser potete, ogni giorno avanzando!
1.84Io ve ricordo quando
1.85la vostra accesa voglia stava unita:
1.86forte, altera e gradita
1.87da tutto 'l mondo era la vostra possa.
1.88Uscite de la fossa,
1.89rimembrivi dei buon' passati antichi,
1.90pro', saggi, valorosi, alti e pudichi.
1.91Fra valorosi e pien' di gloria sancta,
1.92canzon mia vera, canta
1.93che si sveglino omai, ché doppo l'atto
1.94non val dir: — Così vorrei aver fatto! —.
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