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1.1Solo e pensoso e pien di maraviglia,
1.2col cuor suspeso poi ch'io stetti alquanto,
1.3come chi fra se stesso se consiglia,
1.4io puose fine al suspirare e al pianto
1.5e caminando gionse in tempo breve
1.6al dolce albergo desïato tanto.
1.7E come doppo longa pioggia o neve,
1.8quando il ciel se aserena, ogni vivente
1.9restauro da i solar raggi riceve,
1.10così da la virtù del gran sapiente,
1.11doppo la pioggia del suo pianto amaro,
1.12se impì de pace la mia afflitta mente.
1.13Con l'animo così sereno e chiaro,
1.14cognobbi ogni opra vana in nostra vita,
1.15se non il spender bene il tempo caro;
1.16cognobbi che l'aver beltà infinita,
1.17divizïe, fortezza e eloquenza,
1.18tutte son strali in l'ultima partita.
1.19Pur ch'abbi da nutrirti a sufficienza
1.20nei tuoi bisogni, a che tanti ornamenti?
1.21A che d'argento aver tanta affluenza?
1.22Questi son tutti quanti impedimenti
1.23a la quïete, e nebuloso fanno
1.24l'animo, come il ciel fan spesso i venti.
1.25Alcuni che mei versi legeranno,
1.26diran: – Fregoso, fai come coloro
1.27che 'l digiun laudan poi che cenato hanno.
1.28Tu laudi povertà, tu danni l'oro,
1.29che se bisogno avesti alcuna volta,
1.30l'oro voresti e non il sacro aloro –.
1.31E io rispondo a quella turba stolta
1.32che meglio è l'alma aver de virtù piena,
1.33che aver d'argento ben la borsa folta:
1.34quel gravi al centro, e l'altro al ciel ne mena.
1.35Ma, candido lettor, non dissi mai
1.36che povertà non fusse amara pena:
1.37io dico ben che quel divizie ha assai,
1.38chi può sua vita sustentare in pace
1.39senza cercar ricchezza in tanti guai.
1.40E con virtute un fin cercar mi piace
1.41di speme pien, laudabile e quïeto,
1.42né Fortuna sequir ceca e fallace.
1.43Ora ti prego, o mio lettor discreto,
1.44se avvien che trovi ne' mei versi errore,
1.45non far come d'alcuni è il consueto,
1.46che col biasmo d'altrui cercano onore:
1.47o prava gente cruda e irrazionale,
1.48pietà dovresti avere e non livore.
1.49L'intento mio non l'ha causato male,
1.50io non son Dio, el qual mai non può errare,
1.51ma nato son di terra uomo mortale.
1.52Mira el muto: perché non sa parlare,
1.53se sforza con la mano e con suoi gesti
1.54i suoi concetti manifesti fare;
1.55però se ancor li mei, qual credo onesti,
1.56cerco d'esprimer come il ciel me ispira,
1.57non biasmar, ma correger li dovresti.
1.58Ognun non ha la mantüana lira,
1.59ognuno esser non puote il sacro Dante,
1.60ognun le fere ad ascoltar non tira:
1.61vari frutti producon varie piante
1.62e così l'opre il nostro ingegno umano:
1.63qual bassa, qual mediocre, qual prestante.
1.64Non far come cicogna, invido e insano,
1.65in verde prato pien de vaghi fiori,
1.66che i bei fior lassa per un cibo strano.
1.67Non te pascer sol de gli altrui errori,
1.68piglia de l'opre ancor le parte belle,
1.69gustale e rende a ognun debiti onori.
1.70Io già pregai le sacre tue sorelle,
1.71o Febo, che a la pallida Pirene
1.72stanno d'intorno come chiare stelle,
1.73che con un puoco di quel sal d'Atene
1.74condissen questa dolce mia fatica,
1.75con quella quantità ch'al stil conviene.
1.76Se fatto l'han, lettor, non so s'io el dica,
1.77basta che forse anch'io ghirlanda aspetto,
1.78se non di eterno lauro, almen de ortica.
1.79Con la mia penna gloria non affetto,
1.80poi che Eraclito mio non ne tien cura:
1.81sol scrisse per esprimer mio concetto.
1.82Io risi e piansi, come la natura
1.83insegna per istinto a noi mortali
1.84secondo nostra sorte, or dolce, or dura;
1.85non che mei versi mai credesse tali,
1.86ch'avesser tanto temerario ardire
1.87che per volar del nido alzaser l'ali
1.88ma poi ch'al ciel piaciuto è farli uscire
1.89del dolce albergo, io prego, lettor degno,
1.90li vogli almen con carità fruire:
1.91sol basta a me che tu non gli abbi a sdegno.
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