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1.1Con quella vera carità qual debbe
1.2esser fra dui germani iusti e cari,
1.3audienza grata da la mia guida ebbe,
1.4e cominciai: – Da poi che a me son chiari
1.5gli umani errori per quel santo fleto,
1.6or mi convien che 'l viver vero impari;
1.7e perché nel mio albergo consüeto
1.8fra civil cure mai nol saprei fare,
1.9ché l'animo nel vulgo è mal quïeto,
1.10tua cara genitrice andrò a cercare
1.11e voglio quella vita qual mi resta
1.12in pace seco (s'io potrò) menare.
1.13La turba io fugirò leve e molesta,
1.14fra quale un spirto eletto è come un fiore
1.15in mezzo d'un sentier che ognun calpesta.
1.16Non verrà meco il pallido Livore,
1.17e la Fallacia de blandizie piena
1.18restarà in la cità con gran favore.
1.19La Probità lì se cognosce a pena
1.20da la vil plebe, anzi è stimato rude
1.21chi non ha mille fraude in ogni vena,
1.22e quasi ognun qual pazzo lo delude,
1.23se non ha il spirto al vil guadagno vòlto
1.24e se a l'officio qual fan lor non stude.
1.25Così fruendo del quïeto volto
1.26de la tua matre, fugirò ogni cura
1.27e da lo iniusto biasmo io serò sciolto.
1.28E al murmurar talor de l'onda pura,
1.29de pensier vòto, un placido riposo
1.30prenderò con la mente mia sicura.
1.31Non fia ad altrui il viver mio noioso,
1.32né a me quel d'altri, ben che spesse frate
1.33l'invidia ancor trovar sa l'uomo ascoso.
1.34Cognosco chiar che la conformitate
1.35de vita e de costumi ha tal potere
1.36che le genti fra lor fa amice e grate,
1.37così il contrario ancor se suol vedere
1.38se son deformi, e però dubio forte
1.39a pochi infra costor poter piacere.
1.40Fugirò in tutto la superba corte
1.41insieme e la sollicita ambizione,
1.42poi che ogni cosa al fine adequa morte;
1.43io fugirò da le vulgar persone,
1.44sì come d'animal nocivo e strano
1.45come inteso ho che già fece Timone –.
1.46E ello a me: – Come fidel germano
1.47dirotti el mio parer con pura fede,
1.48poi l'esequir serà ne la tua mano.
1.49Chi senza la mia dolce matre crede
1.50l'animo in pace aver, grande error prende,
1.51ché la quïete sol da lei procede.
1.52E tal volta gli è alcun che sì s'accende
1.53del dolce conversar con questa diva,
1.54che 'l tutto lassa e a lei sola attende.
1.55D'ogni altra dolce compagnia se priva,
1.56tanto il divino aspetto suo gli piace,
1.57dal quale ogni santa opera deriva;
1.58ma io te insegnerò, se non te spiace,
1.59esser quïeto con minor fatica,
1.60senza cercar ne l'eremo la pace.
1.61Io te farò mia genitrice amica,
1.62qual verrà a la cità ne la tua cella
1.63senza alcun sdegno, candida e pudica,
1.64e a tuo piacer ragionerai con quella:
1.65l'Ozio, mio genitor, serà con lei,
1.66e placida serà quanto ella è bella.
1.67Tu fugirai l'ignari, iniusti e rei,
1.68da' quali ogni travaglio al mondo è nato,
1.69né son degni abitar dove è costei.
1.70Ben serà in tuo poter, se te fia grato,
1.71dal vulgo errante in tutto separarte
1.72e in la tua cameretta star serrato,
1.73senza cercar selvaggia e strana parte,
1.74dove trovar un precettor non puoi
1.75che una gentil virtù sapia insegnarte,
1.76dove non trovi i cari amici tuoi
1.77con quali un tuo secreto possi aprire
1.78e ascoltare i buon consigli suoi –.
1.79E io a lui: – Dime perché fugire
1.80non debb'io l'uomo perfido animale,
1.81che con mille arme sol me può ferire.
1.82Questo ha l'ingegno di puoter far male
1.83per mille modi, o longe o ver da presso,
1.84il che non ha alcun brutto irrazionale;
1.85e mal se trova un iusto e probo adesso,
1.86un fido amico, ma de la ventura,
1.87ché ognuno attende al ben sol di se stesso.
1.88Però non puoter star ho gran paura
1.89infra la turba senza amaro fine,
1.90ché l'uom mal può abitar senza puntura
1.91fra irate vespe e fra le acute spine –.
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