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1.1– Bandita è Carità, bandita è Fede
1.2dal petto de' mortali, e Pallas santa
1.3desconsolata a Bacco e a Vener cede,
1.4e fra Ragione e Voluttate è tanta
1.5discordia, che ben fia quel d'onor degno,
1.6chi metter pace infra lor due si vanta.
1.7A gli umani Natura ha dato ingegno,
1.8perché fusse istrumento di Ragione,
1.9per mantenirla nel suo sacro regno:
1.10ahimè, che quasi tutte le persone
1.11a Voluttate dedicato l'hanno
1.12e de quella altra non ne fan menzione;
1.13e la regina de la vita fanno
1.14serva di quella ch'è sua serva vera,
1.15onde a' mortali poi vien tanto danno.
1.16Chi segue quella astuta lusinghera,
1.17fa come peregrin ch'intra in la via
1.18con matin chiaro e pioggia ha poi la sera.
1.19Questa dal summo ben gli uman desvia
1.20e offusca sì la luce de la mente
1.21che l'uom non pò veder quel ch'egli sia;
1.22semina questa fra la mortal gente
1.23quanto mal per il mondo oggi si spande:
1.24pensa se a noi nociva è sua semente!
1.25Da lei l'oziose piume e le vivande,
1.26da lei lascivia nasce e ogni difetto
1.27qual menan seco le divizie grande;
1.28le piramide lei de l'intelletto
1.29sì ottuse fa che non puon penetrare
1.30nei sacri raggi del divino aspetto,
1.31e sì il spirito nostro suol gravare
1.32infra desii terreni sì involuto
1.33che mai da terra al ciel non si può alzare.
1.34Se l'uomo in questo mondo è sol venuto
1.35per esser cognitor del summo bene,
1.36dal quale ogni altro bene è proceduto,
1.37chi questo stil vivendo non retiene,
1.38da l'uman viver vero si diparte
1.39e son l'opere sue vane e terrene.
1.40Qualunque segue il bellicoso Marte,
1.41vero è ch'esser può al mondo glorïoso,
1.42ma l'anima a la fin n'ha puoca parte;
1.43qualunque in civil lege è poi famoso,
1.44certo è che a l'uman stato giova molto,
1.45ma il suo saper non dà vero riposo;
1.46qualunque a fisica ha il suo studio vòlto,
1.47a la vita mortal dà grande aita,
1.48ma il spirito che n'ha, poi che gli è sciolto?
1.49E così tutte l'opre in questa vita
1.50son come nebbia al vento o al sol la brina,
1.51se non mirar la luce ch'è infinita.
1.52Felice chi il viaggio suo camina
1.53con questo lume inanti in fine a morte,
1.54che l'alma guida a la cità divina.
1.55Dimme, figliol, se intrasti in ne le porte
1.56d'un gran palagio de figure ornato,
1.57unico d'artificio, eterno e forte
1.58e con ricchi ornamenti preparato,
1.59pieno de dame belle più che Venere,
1.60e lascivia scherzasse in ogni lato,
1.61con delicati cibi d'ogni genere
1.62sopra le mense poste in prato ameno,
1.63dove intorno fiorisser l'erbe tenere,
1.64se poi che avesti il ventre ivi ben pieno
1.65e del tutto saziato a tuo piacere,
1.66non miraresti quel bel luoco almeno?
1.67Non te seria vergogna a non sapere
1.68chi fece così bella architettura,
1.69quando saperlo fusse in tuo potere?
1.70Non serestù di bestïal natura
1.71e esser da ciascun forte ripreso,
1.72a non tener de sì degna opra cura?
1.73Non averesti a l'animo gran peso,
1.74se alcun chiedesse de la stanza bella,
1.75e avere al ventre solamente atteso,
1.76e non saper pur dir qualche novella
1.77del sito, architettura e ornamenti
1.78e il nome del signor che regge quella?
1.79O gente cieche e senza sentimenti,
1.80che in questo bel palagio mondan sete
1.81con pensier tutti a Voluttate intenti,
1.82o miserrimi, (ahimè!) non ve accorgete
1.83che sì ve inebria questa adulatrice,
1.84che 'l summo Architettor non cognoscete?
1.85Ragione e lei studiate fare amice,
1.86anzi regina de la vita nostra
1.87colei ch'è d'ogni nostro ben nutrice.
1.88Se questa elegerete guida vostra,
1.89questa ve insegnerà qual è el signore
1.90che le bellezze eterne sue vi mostra
1.91e goderete nel suo eterno amore –.
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