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1.1– Cresce il discorso de la mente e gli anni
1.2in ne l'età viril, grave e matura,
1.3e con pensieri crescono gli affanni.
1.4Sempre ha l'uom seco qualche ardente cura:
1.5chi a una cosa e chi a un'altra se dispone,
1.6come gli dà Fortuna e sua natura.
1.7Non è esercizio senza gran passione,
1.8volgase pur a quel che più gli è grato
1.9e sia di bassa o d'alta condizione.
1.10Qualunque sede in più eccellente stato,
1.11è come arbor s'un colle in mezzo a' venti,
1.12che più che quei da basso è travagliato;
1.13fiere il fulgur i luochi più eminenti
1.14più spesso ch'una bassa umil casetta:
1.15così Fortuna gli uomeni eccellenti.
1.16Ognuno che d'imperio si diletta,
1.17forza è, per stare in sedia, a molti offenda,
1.18così molte vendette sempre aspetta:
1.19costui convien che molti cuori accenda
1.20a la pernicie sua, poi dentro e fuora
1.21a custodire e sé e il suo stato attenda.
1.22Non ha quïete in la sua mente un'ora,
1.23sempre il corrode qualche gran pensiero,
1.24come il voltor ch'a Tizio il cuor divora.
1.25Minor reposo è nel magior impiero,
1.26ché magior cure son nel magior regno
1.27per conservarlo da ogni parte intiero.
1.28Chi a magistrati ha vòlto poi l'ingegno,
1.29quanto ha, il misero, grave e dura impresa,
1.30perché sempre è il suo cuor d'affanni pregno:
1.31ahimè, la santa spada troppo pesa
1.32e la sacra bilancia di Iustizia,
1.33se equale in man se die tenir suspesa.
1.34Talor questo infelice ha una amicizia,
1.35a cui giovar non può, ché, se gli giova,
1.36perde l'onore e la sua fama vizia;
1.37l'amico, poi che ha di lui fatto prova,
1.38l'odia da morte e quella prima fede
1.39che in lui aveva è inimicizia nova.
1.40Così se da Fortuna alzare il vede,
1.41sua ruina desia e magior squasso
1.42dà spesso poi, quanto più in alto sede.
1.43Qual Sisifo che con le spalle il sasso
1.44revolge al monte la matina e sera,
1.45trovi costui dal suo gran peso lasso,
1.46e ben che vada con la fronte altiera,
1.47tanto mena con lui magiore affanno,
1.48quanto ha de gente seco più gran schiera,
1.49perché par che minacci lite o danno
1.50la longa coda qual conduce dreto
1.51come a' mortali le comete fanno.
1.52Come può l'infelice star mai leto
1.53fra tanti tribulati e non sentendo
1.54se non iurgi, lamenti e amaro fleto?
1.55Misera vita, o stato assai deflendo,
1.56ch'a molti così bello in vista pare,
1.57quanto sei da fugir, se ben comprendo!
1.58Causa non manca mai da lacrimare
1.59a chi di caritate ha una scintilla,
1.60se 'l viver nostro vuol considerare.
1.61Quel che par ch'abbia vita più tranquilla,
1.62uno interno dolor sempre il tormenta,
1.63cerca pur la cità, cerca la villa.
1.64Alcun gli è poi che ha la sua mente intenta
1.65a governar famiglia e assai punture
1.66in mezzo il cuore ognor convien che senta:
1.67quanto ha più gente, più varie nature
1.68reger convengli, e ognuna ha il suo difetto
1.69misto con mille affanni e mille cure,
1.70a cui bisogna poi che 'l suo intelletto
1.71sia guida e salutifera medela:
1.72pensa se aver può requie il tristo petto.
1.73Non passa giorno alcun senza querela,
1.74chi una cosa e chi un'altra sempre vuole,
1.75tal che fia meglio aver bestie in tutela,
1.76ché non sentiria almen quelle parole
1.77vilane e insulse e d'aroganza piene,
1.78quale pensarle, per suo amor, me duole.
1.79Non altramenti al miser far conviene,
1.80che quel che in alto mar sopra la nave
1.81con gran fatica in mano il timon tiene,
1.82che tanto è intento a quella impresa grave,
1.83ch'a pena se ricorda di se stesso
1.84e d'ogni piccol caso avverso pave.
1.85Sì che donque cognoscer puoi espresso
1.86che 'l patre di famiglia molto male
1.87continuamente ha in molti modi apresso:
1.88dormeno tutti sotto le sue ale,
1.89lassando il peso d'ogni impresa a lui,
1.90anzi è sì come il lucido fanale,
1.91che se consuma illuminando altrui –.
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