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1.1– Eh! eh! eh! eh! figliol, quanto vorei
1.2che le parole mie fusser mendace,
1.3ché serian manco li eiulati mei!
1.4Questa vita mortal che tanto piace,
1.5chi cerca, da le fasce al pel canuto
1.6un'ora sola in lei non trova pace.
1.7Nel nascer prima a l'uom bisogna aiuto
1.8e, nato, gli convien tutto imparare,
1.9eccetto il pianto ch'è con lui venuto.
1.10Quanto sta, avanti sappi ragionare?
1.11e con minor ingegno che una fera?
1.12E quanto, prima che sapere andare?
1.13Gionto l'ingegno in quella età sincera,
1.14comencia a molestarlo il precettore
1.15con sferza e con minacce mane e sera,
1.16né mai ha quiete quel tenello core
1.17e tanta pena in la sua mente pate,
1.18quanto un uom forte d'un dolor magiore;
1.19muta costumi e affanni in ogni etate:
1.20eccetto l'uom, senza artificio vive
1.21ogni animal, chi 'l lassa in libertate.
1.22Chi adopera martel o lancia, o scrive,
1.23chi eserce la persona e chi l'ingegno,
1.24chi de sua libertà convien se prive.
1.25Così peregrinamo a un altro regno
1.26per vie diverse: chi per pian o monte,
1.27chi solca il tempestuoso mar s'un legno,
1.28chi ariva prima assai che 'l sol stramonte
1.29chi a mezzo giorno e chi su la matina,
1.30chi va più leve e chi ha sudato il fronte.
1.31Nato ch'è l'uomo, a morte sua camina,
1.32senza intervallo pur d'un sol momento,
1.33come fiume che flue con gran rapina:
1.34ma dimme quanto al cuor gli è gran tormento
1.35cognoscer come ognor veloce vola
1.36nostra vita mortal leve qual vento.
1.37Uscito poi de la noiosa scola,
1.38gionge la gioventù fiorita e vaga,
1.39a cui vana speranza il tempo invola.
1.40Subito questa il crudo arcier l'impiaga,
1.41cieco fanciullo, e nondimen col strale
1.42in mezzo proprio al cuor sa far la piaga.
1.43Ahimè, ch'egli è cagion de molto male
1.44e nondimanco rar si può fugire,
1.45noi gravi essendo e lui leger con l'ale.
1.46Quanti danni con lui suoglion venire:
1.47infamia, povertà, travagli e morte,
1.48desperazion che fa del senso uscire.
1.49Qualunque alberga in la lasciva corte
1.50di questo iniquo e perfido tiranno,
1.51nova pena convien ch'ognor suporte:
1.52sempre è geloso, sempre è pien d'affanno,
1.53da speranza e timor sempre agitato:
1.54per un breve piacer, che longo danno!
1.55Mai non lo trovi in un medesmo stato,
1.56non è la sera quel che fu stamane,
1.57sì dal cieco furor è travagliato.
1.58Come sequir la fera suole il cane
1.59con le sagace nare per la traccia
1.60latrando detro a lei con voce insane,
1.61così sequendo la legiadra faccia
1.62de la sua ninfa, l'infelice amante
1.63non fa altramenti che quel cane in caccia.
1.64Costui la stampa osserva de le piante
1.65de lei in balli, in templi e in ogni luoco,
1.66e la sa ritrovar fra turbe tante;
1.67or piange, or canta sì ch'el divien roco:
1.68seguela e giorni e notte, a vento e piogia,
1.69tanto può in lui l'ardor de quel gran fuoco.
1.70El misero ogni giorno fa una fogia,
1.71spendendo le sustanze e il tempo caro,
1.72tal che con povertà poi spesso alogia.
1.73Ad uno amante poi quanto gli è amaro
1.74al desio non trovarsi equal potere,
1.75ché senza oro un perfetto amor è raro;
1.76sì che, figliolo, ormai tu puoi vedere
1.77questa parte de vita ch'è più bella
1.78quanto condur con lei suol dispiacere,
1.79quanto il fiero Cupido la flagella,
1.80quanti tormenti e quanto ha gran fatica
1.81qualunque a quel dio vano se ribella,
1.82ché qual menar sua vita vuol pudica,
1.83al suo apetito un fren dur gli conviene
1.84e aver commodità sempre inimica.
1.85Non altramenti al misero interviene
1.86come a colui che sta nel giardin folto
1.87de dolci frutti, e pur da lor s'astiene.
1.88Ahimè, ché quel ardor in noi può molto,
1.89e chi vuol contra lui far resistenza,
1.90al fin mostra nel pallido suo volto
1.91quanto ha nei petti umani Amor potenza –.
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