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1.1Con la mia guida ragionava ancora,
1.2quando arrivamo in cima al colle santo
1.3dove tanto saper uman dimora:
1.4quivi ogni vil pensier posto da canto,
1.5solo intento era a contemplar quel sito,
1.6qual per la rarità me piacque tanto;
1.7quivi sedea un palagio sì munito
1.8de così belle e sì mirabil mura,
1.9quanto mai abi letto, visto o audito.
1.10Non credo più eccellente architettura
1.11sia sotto il ciel, né mi par maraviglia
1.12che qua stan quei che del sapere han cura:
1.13tutto di pietra lucida e vermiglia
1.14qual rubin fiammegiante era murato,
1.15convenïente albergo a tal famiglia.
1.16Questo è quel sasso tanto desïato
1.17da l'avaro alchimista e, come ho inteso,
1.18visto da pochi, e pur d'assai cercato;
1.19questo è quel sasso qual ha tanto acceso
1.20col suo splendor alcuni avari ingegni
1.21che per averlo quasi il tutto han speso:
1.22spirti inquïeti sono e tutti indegni
1.23esser del filosofico collegio,
1.24poi che avarizia sol par che glie insegni.
1.25Da poi ch'io vidi l'edificio egregio,
1.26tanto me parve magno e eccellente,
1.27ch'ogni ben poi mondano ebbi in despregio.
1.28Lettor, io non son già tanto eloquente
1.29ch'io sapessi ben dir quanto era bello,
1.30ché tanto alto non va la mortal mente;
1.31pur te dirò del magno e bel castello
1.32alcuna parte e come gli è costrutto,
1.33che mai non se ne vide un paro a quello.
1.34Da bei giardini circondato tutto
1.35è intorno intorno e pien de varie piante,
1.36le qual producon d'ogni spezie frutto:
1.37a la porta che mira in ver levante
1.38s'apre un giardino ditto primavera,
1.39qual se sforzò Natura far prestante:
1.40quivi son vaghi fior d'ogni mainera,
1.41che fanno un magio dilettoso e ameno
1.42e qui cantano augei matina e sera.
1.43Qui l'aer ride, qui ride il terreno,
1.44tener son l'erbe e tenere le fronde:
1.45de puerizia tutto il loco è pieno;
1.46rossegian le cerese qui ioconde
1.47e l'arminiaca con dorate vesti
1.48la mandola nel nociol suo nasconde;
1.49qui d'ogni fogia frutti trovaresti,
1.50dico de quei che primavera porta,
1.51ch'al maturar son più de gli altri presti.
1.52Con suave susurro l'ape acorta
1.53qui il dolce mel da' fiori va cogliendo,
1.54fidele e riverente a la sua scorta.
1.55Contiguo a quello un'altra porta aprendo,
1.56s'entra in un bel vergero, il quale è detto
1.57il giardin de la estate, assai stupendo.
1.58Questo non è più largo né più stretto
1.59del primo, ma d'una simetria equale,
1.60pur più fruttifer parme e più perfetto:
1.61quivi il pero giaciol maturo e frale
1.62casca da gli alti rami e l'ortolano
1.63per coglier frutti in pronto ha già le scale;
1.64qui il fallace melon talora vano
1.65dentro e poi fuor è sì liggiadro in vista
1.66ch'al compratore inganna naso e mano;
1.67e l'uva che dal mese il nome acquista
1.68sopra la topia maturar si vede
1.69e con le fronde al sol par che resista;
1.70qui il persico sul suo storto arbor sede,
1.71superbo sol de sua beltate e odore,
1.72e il brugno ch'a l'infermo se concede;
1.73qui la cicada sotto il gran calore
1.74nel fastidioso strido se nutrica;
1.75qui muta il rosignol voce e colore,
1.76qui vederai la provida formica,
1.77sollicita ad impire il suo granaro,
1.78robar al contadin la sua fatica.
1.79E per farte, lettor degno, ben chiaro,
1.80usan questi giardini in sua stagione:
1.81non s'apre quel de estate di genaro,
1.82ogni cosa con ordin se dispone,
1.83né s'apre quel d'autunno mai d'aprile:
1.84il tutto è usato in sua proporzïone.
1.85Questo è quel più ligiadro e più gentile
1.86loco ch'io mai vedessi, e giurarei
1.87non aver paro da Etiopia a Tyle.
1.88Diresti certo quivi abitan dei,
1.89o ver che Pallas per diporto e spasso
1.90fatto se l'abia d'abitar per lei,
1.91da prender qui restauro ogni cor lasso.
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