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1.1– O ver che sii de angelica natura
1.2o pur mortal nol so, ma il divo aspetto
1.3mostra che sei celeste creatura:
1.4sii chi tu vogli, il tuo fidel precetto
1.5seguire intendo e tue vestigie sante
1.6con ferma fede e con un cor perfetto.
1.7Ma dimme: come avrò mai forze tante
1.8d'ascender sopra quel erto sentiero
1.9dove stampa non par d'umane piante,
1.10ch'a pena alzar mi posso col pensiero
1.11sopra la cima di quel alto colle,
1.12tanto me par scabroso, arduo e austero?
1.13E ben serei d'esser tenuto folle
1.14intrar sì temerario a questa impresa,
1.15se non che 'l tuo succorso il biasmo tolle –.
1.16E ello a me: – L'anima tua discesa
1.17dal ciel, per sua natura il ciel desia:
1.18quella al ciel te alzerà se 'l corpo pesa,
1.19e perché la viltate or te desvia
1.20e fa parer la ascesa sì noiosa,
1.21convien che la virtù l'ale glie dia
1.22e il cor te accenda in fiamma virtüosa
1.23e sian le penne sue quel sacro foco
1.24ch'al ciel per sua natura alza ogni cosa.
1.25Pareratte il camin poi piano e poco,
1.26non te serà la via tanto molesta
1.27qual te conduce su quel santo loco:
1.28desta l'ingegno tuo sopito, desta!
1.29Pazzo serebbe quel che renonciasse
1.30per sì breve vigilia eterna festa –.
1.31Alor me parve che nel cor me intrasse
1.32tanta dolcezza al son de le parole,
1.33quanto d'altro piacer che mai gustasse.
1.34Come fissa la vista tien nel sole
1.35l'aquila, tal fermai in quella luce
1.36gli ochi, come om che pensa e parlar vòle,
1.37poi seguitai: – O mio fidato duce,
1.38seguir te voglio, ben me conducesti
1.39dove Mercurio l'anime conduce.
1.40Poi che del petto i mei pensier molesti
1.41tu mi discaci, già contento vivo
1.42al ben pensando che me prometesti.
1.43De vita (stando qui) parme esser privo:
1.44uscian, se piace a te, de questa gente,
1.45la qual per tue parole ho troppo a schivo –.
1.46Ond'egli se voltò tutto ridente
1.47con dolce sguardo e pien di tanto amore,
1.48che l'alma ancora gran piacer ne sente,
1.49e poi me disse: – Andian, ché passan l'ore –,
1.50e caminando e ragionando insieme,
1.51ambi de l'ampla strada uscimo fuore.
1.52Come tauro che sotto il iugo geme,
1.53non essendo uso ancora al grave peso
1.54ch'al collo giovenil troppo glie preme,
1.55tal me sentiva ogni mio membro offeso
1.56per caminar su quel sentier tanto erto,
1.57non essendo anche vinti passi asceso.
1.58Ma poi che fummo sopra un pogio aperto,
1.59lì se fermassen per reprender lena,
1.60ché 'l tutto fa con stenti un male esperto.
1.61Alor mirando la campagna piena
1.62di quella gente in tanti affanni involta,
1.63per fugirla istimai leve ogni pena:
1.64e così ver il monte diemo volta
1.65il duca mio e io dreto al suo passo,
1.66poi ch'ebbi alquanto la virtù recolta;
1.67e quanto più volgeva gli occhi al basso,
1.68tanto più il desiderio me spingeva
1.69salir il colle ben ch'io fussi lasso.
1.70Mentre che gli ochi qua e di là volgeva
1.71per mio diporto, un vidi a destra mano
1.72che sotto l'ombra d'un gran pin sedeva,
1.73che in abito e nel volto era sì strano
1.74che di apressarmi a lui non ebbi ardire,
1.75tanto mi parve fuor d'ogni atto umano.
1.76Quasi che in detro alor fui per fugire,
1.77se non che 'l mio custode me retenne,
1.78quando verso di me il vidi venire.
1.79Con tal parole minaciando venne:
1.80– Discòstati de qui, tristo animale,
1.81via più veloce che s'avesti penne:
1.82sono il vostro inimico capitale,
1.83Timon, che tutti gli omini odia a morte
1.84per vostre opre nefande e bestïale –.
1.85Alora l'angel mio disse: – Sta forte
1.86Timon, non te adirar, fermati alquanto,
1.87ché gli uman non son tutti d'una sorte;
1.88non sian venuti in questo loco santo
1.89per disturbar tua solitaria vita:
1.90qua il ciel ne chiama; non sii audace tanto,
1.91ché in van te opponi a noi s'egli ne aita –.
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