about
people
how to cite
dataset
versions
json schema
resources
browse
search
authors
books
1.1Nel dolce tempo de mia età primera,
1.2che veramente de la vita umana
1.3è la legiadra e vaga primavera,
1.4sopra una via molto patente e piana
1.5io me trovai, non senza gran periglio,
1.6acompagnato da gran turba insana,
1.7quali come ebri con gravato ciglio
1.8andavan tutti per quell'ampla strada
1.9qual gente pazza e senza alcun consiglio:
1.10chi con penna, con lingua, chi con spada,
1.11chi con altro esercizio sua ventura
1.12cercavan tutti in quella gran contrada;
1.13e io ben che gli odiasse per natura,
1.14ché sempre a simel turba fui nemico,
1.15pur li seguiva alor senza altra cura,
1.16ch'io non aveva alcun fidel amico
1.17che me sviasse dal sentier fallace,
1.18fallace molto ancor più ch'io non dico.
1.19Speme, ch'ogni gran mal portar fa in pace
1.20con sue lusinghe, era nostra compagna:
1.21blanda in promesse, a l'atender mendace;
1.22ma essendo gionti al piè d'una montagna,
1.23dove quel gran sentier se divideva
1.24in ver il monte e verso la campagna,
1.25un gioven contra noi venir vedeva
1.26tutto di panni candidi vestito,
1.27di cui il viso come il sol luceva.
1.28Di maraviglia pieno e sbigotito
1.29restai, perché parlomme in quella gente,
1.30né mai d'alcun di lor fu visto o audito.
1.31Appollo, io non mi sento sufficiente
1.32poter redir ciò che me disse alora,
1.33se non spandi il tuo lume in la mia mente;
1.34prego, sacre sorelle, voi ancora,
1.35che vaghegiate il fonte di Pegàso,
1.36che succorrete a chi con fé vi adora:
1.37una di voi descenda di Parnaso
1.38e venga ad aiutarmi fin ch'io scriva
1.39con dolce rime questo novo caso.
1.40Dico che da quel vago viso usciva
1.41del giovinetto un sì giocondo lume,
1.42che in lui mirando tutto me nutriva;
1.43bellissimo era fuor d'uman costume,
1.44sì che fra me de subito pensai
1.45omo non esser ma celeste nume.
1.46E cominciò: – Son certo tu non sai
1.47ch'io sia, se non tel facio ora palese,
1.48ché per te stesso nol sapresti mai.
1.49Poi che l'anima tua dal ciel discese,
1.50io gli fui dato per compagno e guida
1.51quando le sue terrene membra prese:
1.52sono il demone bon, tua scorta fida,
1.53il genio tuo, né mai voglio lasciarte,
1.54fin che la cruda morte ne divida.
1.55Qua son venuto per acompagnarte
1.56per miglior via al fin del tuo camino
1.57e fuor de questa ignara turba trarte;
1.58segue tua sorte e il tuo fatal destino:
1.59de cosa alcuna dubitar non dèi,
1.60avendo il ciel propizio e me vicino.
1.61Fuge la vulgar schiera de' plebei,
1.62voltianse a destra per quel callo stretto:
1.63primo serò, tu segue i passi mei.
1.64Questo ne condurà su un bel pogetto
1.65sul quale a pochi è licito montare,
1.66pien di dolce quïete e gran diletto.
1.67Fuge, ahimè! fuge, non voler più stare
1.68fra questo vulgo errante e senza freno:
1.69dolce acqua amara fasse intrando in mare;
1.70questo è de vizi e de spurcizie pieno,
1.71e chi potria mai star candido e puro
1.72sempre abitando in loco infetto e osceno?
1.73Parratte a l'intrar forse alquanto duro
1.74questo sentier, essendo erto e sassoso,
1.75mal frequentato, solitario e oscuro:
1.76non cedere al timor, intra animoso:
1.77questa è la via ch'ogni elevato ingegno
1.78conduce a contentezza e a riposo;
1.79qua non può stare ambizïone o sdegno,
1.80non la lascivia, non l'ardente sete
1.81del pallido oro, de che il mondo è pregno:
1.82queste albergan con gente mal discrete,
1.83matre son de travagli e cure immense,
1.84inimiche mortal de la quïete –.
1.85Avea tenute le mie luce intense
1.86nel chiaro viso del sacro angel mio,
1.87senza esser dal suo gran splendore offense,
1.88fin ch'ebbe ditto, e poi cominciai io.
Supported by the Czech Science Foundation (GA23-07727S)