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Canto ottavo

Rinaldo

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1.1Già svegliata l'Aurora al dolce canto
1.2de' lascivetti augei vaga sorgea,
1.3e con le rosee mani il fosco manto
1.4de la notte squarciava e dissolvea;
1.5i suoi tesori vagheggiando intanto,
1.6l'aria, l'acqua, il terren lieto ridea,
1.7e giù versava dal bel volto il cielo,
1.8formato in perle, il matutino gielo;
2.1quando i guerrier, lasciato il pigro letto,
2.2vestir le membra di lucente acciaro,
2.3e 'n compagnia del nobil drappelletto
2.4a rimirar quei bei ritratti andaro,
2.5ché brama ognun di lor che gli sia detto
2.6di quelli eroi futuri il nome chiaro;
2.7de' quai, ciò ch'ebbe Alba di dire in uso,
2.8di bocca in bocca poi s'era diffuso.
3.1Così di bocca in bocca era discesa
3.2di quei cortesi eroi l'istoria vera,
3.3ch'Euridice l'aveva anch'ella intesa
3.4e render ne sapea notizia intera;
3.5onde per appagar la brama accesa,
3.6che di par giva in quella coppia altera,
3.7or ne' ritratti, or ne' suoi volti fisse
3.8le luci avendo, al fin così le disse:
4.1— Dei duo che là su stanno, a cui lucente
4.2porpora sacra il sacro capo adorna,
4.3questi Ippolito fia, da l'Occidente
4.4noto sin dove il sol nasce ed aggiorna,
4.5Ercol Gonzaga quel, ch'unitamente
4.6potranno a l'eresia fiaccar le corna,
4.7ed atti ad alte imprese, a grave pondo
4.8regger insieme con la Chiesa il mondo.
5.1Mirate quel che da le più vicine
5.2parti presso l'altar sacrato pende,
5.3a cui non men di lucido ostro il crine
5.4e di regal onor la faccia splende.
5.5Adorneran costui virtù divine,
5.6e quel che più simile a Dio l'uom rende,
5.7del sangue estense fia, Luigi detto,
5.8giovene ancora a sommi gradi eletto.
6.1Volgete gli occhi a quel che in vista pare
6.2figliol di Marte, anzi pur Marte istesso.
6.3Or chi potrà costui tanto lodare,
6.4ch'ai suoi merti divin giunga mai presso?
6.5Per questo il Po n'andrà più lieto, e 'l mare,
6.6non solo i fiumi, inchinaransi ad esso.
6.7Sarà il secondo Alfonso, e 'l ricco freno
6.8di Ferrara terrà felice a pieno.
7.1L'altro, severo il volto e grave il ciglio,
7.2e adorno sì di maestà regale,
7.3del gran Maria Francesco serà figlio,
7.4maggior del padre in pace, in guerra eguale,
7.5sotto 'l cui saggio impero unqua in periglio
7.6Urbin non fia d'alcun dannoso male,
7.7ma fiorirà per l'alme sue contrade
7.8una lieta, felice ed aurea etade.
8.1Da tanto genitor prodotto al mondo
8.2fia quel garzon ch'in volto è così fiero,
8.3che sosterrà di mille guerre il pondo
8.4e d'eserciti mille avrà l'impero:
8.5fulgor de l'armi a null'altro secondo,
8.6prudente duce, audace cavaliero;
8.7né mai morrà, se mai non muor colui
8.8che ne' cuor vive e ne le bocch'altrui.
9.1Fia quel nel cui benigno e vago aspetto
9.2splende di cortesia sì chiaro lume,
9.3Scipion da Gazuol, fido ricetto
9.4d'ogni virtù, d'ogni gentil costume,
9.5che sevro dal vulgar stuolo negletto
9.6al ciel s'inalzerà con salde piume:
9.7a Minerva, a le Muse, a Febo amico,
9.8de' buon sostegno, a' vizii aspro nemico.
10.1Quel che mostra desio di gloria aperto
10.2nel volto, e aperta ha l'una e l'altra mano,
10.3serà Fulvio Rangone, il cui gran merto
10.4lo farà noto al prossimo e al lontano;
10.5l'altro ch'al vero onor per camin certo
10.6n'andrà, raro scrittore e capitano,
10.7Ercol Fregoso al mondo noto; e quello
10.8che par sì uman, fia Sforza Santinello.
11.1Or rimirate da quell'altro canto,
11.2ov'il bello del ciel tutt'è raccolto,
11.3sì ch'il sol non ne vide unqua altretanto,
11.4il sol cui nulla di mirare è tolto.
11.5Colei c'ha ducal cerchio e ducal manto,
11.6ma reali maniere e real volto,
11.7Vittoria fia del gran sangue Farnese,
11.8magnanima, gentil, saggia e cortese.
12.1Lucrezia Estense è l'altra, i cui crin d'oro
12.2lacci e reti saran del casto amore,
12.3ne le cui chiare luci ogni tesoro
12.4del cielo riporrà l'alto Fattore;
12.5per cui Minerva e di Parnaso il coro
12.6non so se loda o biasmo avran maggiore:
12.7loda, perché da lei fiano imitate,
12.8biasmo, sendo poi vinte e superate.
13.1Le due fian sue germane e belle e saggie,
13.2e d'ogni raro ben ricche ed altere,
13.3per queste de' mortai fallaci piagge
13.4scorte di gire a Dio fidate e vere.
13.5L'altra, che par che l'aria intorno irragge,
13.6onde Amor se medesmo accende e fere,
13.7Claudia Rangona fia, che non gli altrui,
13.8ma faran chiara i proprii scritti sui. —
14.1Qui fu da lei fine al suo dire imposto,
14.2che destò nei guerrier diletto eguale.
14.3Quelli, che già tra loro avean disposto
14.4di solcar lo spumante ondoso sale,
14.5chieggiono umili al vago stuol che tosto
14.6lor si conceda in grazia il pin fatale;
14.7né ciò fu sol da quelle a lor concesso,
14.8ma cari doni ancor largiti appresso.
15.1Ebbe Rinaldo, onde se 'n vada ornato
15.2il suo Baiardo, sella e fornimento
15.3di spesse gemme sparso e tempestato,
15.4sì ch'ogn'occhio rendea pago e contento.
15.5Il morso a la gemina è lavorato,
15.6le staffe ancora, e son di puro argento;
15.7de l'istesso metallo è 'l grosso arcione,
15.8vago d'intagli ad ogni paragone.
16.1Diero a Florindo ancor, perché gli copra
16.2l'arme, vaga e mirabil sopravesta,
16.3ch'ai più ricchi lavor se 'n gia di sopra
16.4di vario stame, in varii modi testa.
16.5Né forse Irene bella unqua fece opra,
16.6non ch'Aragne o Minerva, equale a questa:
16.7ivi pinto con l'ago han mani industri
16.8de la suora del sol l'imprese illustri.
17.1Quel che con maggior arte e maggior cura
17.2quivi il saggio maestro intesto avea,
17.3era di Niobe la crudel sventura,
17.4tal ch'opra naturale altrui parea.
17.5Piangeva i figli nel cui volto oscura
17.6morte viva ed espressa si vedea,
17.7le man stringendo e con doglioso affetto
17.8al ciel volgendo il minacciante aspetto.
18.1Scorgesi altrove in abito succinto,
18.2con faretra pendente al manco lato,
18.3con crine sciolto e parte in nodi avinto,
18.4tender l'arco la dea curvo e piegato:
18.5par ch'ondeggi il capel, da l'aura spinto,
18.6ch'ella piova furor dal volto irato,
18.7ch'orribilmente fischi e ch'ali metta,
18.8mentre fendendo il ciel va la saetta.
19.1Stan le figlie di Niobe in viso smorte
19.2davanti a lei, sovra i fraterni petti,
19.3qual di duol, qual di tema e qual di morte
19.4scolti avendo negli atti i vari affetti.
19.5Una ch'apre le labbia onde conforte
19.6la madre forse con pietosi detti,
19.7riceve in questa il dardo in bocca, e pare
19.8fermarsi a mezzo, tronco il suo parlare.
20.1Ad un'altra che stende il braccio dritto,
20.2quasi dar voglia a la sorella aita,
20.3si vede quello e 'l petto ancor trafitto
20.4d'un dardo sol con doppia aspra ferita.
20.5Col ferro entro in un fianco ascoso e fitto
20.6giace la terza languida e smarrita,
20.7cui da strale è confissa una in quel modo
20.8che legno a legno suol da saldo chiodo.
21.1Mostra la quinta aver timore immenso,
21.2la man tendendo in mesto atto e dimesso;
21.3col piede alzato e 'l corpo in aria estenso,
21.4l'altra sorella il suo fuggire espresso.
21.5Si scorge in Niobe duol grave ed intenso,
21.6mentre nasconde col suo corpo stesso
21.7l'ultima figlia, che tremante sembra
21.8coprir le sue con le materne membra.
22.1Se 'n vanno al lido i due guerrieri insieme,
22.2e rendon quivi il fatal legno carco.
22.3Quel, come sente il pondo il qual lo preme,
22.4si move quasi stral ch'esca da l'arco.
22.5Frangesi l'onda e mormorando freme
22.6tutta spumante sotto 'l curvo incarco;
22.7intanto fugge e si dilegua il lito,
22.8sì che dagli occhi omai tutt'è sparito.
23.1Già tutto mare e cielo è d'ogni canto,
23.2ché quanto cala il suol, tanto il mar poggia.
23.3Tien dritto il suo camin la barca intanto,
23.4senza alternar la vela ad orza o poggia;
23.5se 'n va per l'alto mar, mossa da incanto,
23.6con ratto corso e non usata foggia,
23.7passando d'uno in altro equoreo seno,
23.8tal ch'uscita ella è già dal mar Tireno.
24.1Volgeasi omai, di mille fregi adorno,
24.2tacito e muto il cielo, e, tolto il sole,
24.3col tôrci il volto suo, n'aveva il giorno,
24.4quando sentiro un suon qual di parole,
24.5qual d'uom a cui vien fatto oltraggio e scorno,
24.6che di ciò con le strida alto si duole.
24.7La barca verso 'l suon ratta si drizza,
24.8sì che più ratto mai delfin non guizza.
25.1Vider, come fur presso i due guerrieri,
25.2due legni in un congiunti ed abbordati,
25.3e d'uno in altro poi da masnadieri
25.4varii arnesi esser messi e trasportati;
25.5e insieme ancora donne e cavalieri,
25.6ma sciolte quelle van, questi legati.
25.7I vincitori lor sembianza accusa
25.8per corsari e per gente al mal sempre usa.
26.1Tra lor si scaglia, dal garzon seguito,
26.2Rinaldo, e sgrida e gli minaccia forte.
26.3Un che più sembra di lor tutti ardito
26.4e duce de la barbara coorte,
26.5disse: — Avete mai più, compagni, udito
26.6ch'uom vada a ricercar la propria morte?
26.7Or vedetelo in questi, i quai non sanno
26.8come altramente procacciarsi danno. —
27.1Indi, volto a Rinaldo: — Or su, meschino,
27.2tratti quest'arme e datti a me prigione:
27.3così fuggirai forse il tuo destino,
27.4ch'è 'l mio volere, e fia ch'io ti perdone. —
27.5Per parole parole al Saracino
27.6già non rendette il gran figliol d'Amone,
27.7ma nel petto, dov'ha l'anima albergo,
27.8cacciògli il ferro e fello uscir da tergo.
28.1Come s'aventan susurrando al viso
28.2l'irate pecchie insieme unitamente
28.3al villanel ch'aggia il re loro ucciso,
28.4per vendicarlo di morir contente:
28.5così contra Rinaldo a l'improviso
28.6muove gridando la villana gente;
28.7e se fu tarda a la colui difesa,
28.8tarda non è per far a questo offesa.
29.1Miseri! dove gite, a tôr la pena
29.2forse che merta il vostro oprar sì torto?
29.3Quest'impeto a morir tutti vi mena
29.4e non a vendicar il duce morto.
29.5Rinaldo quanta ha forza e quanta ha lena,
29.6quanto ha valor qui dimostra scorto,
29.7e fa l'istesso il suo Florindo ancora,
29.8vago ei non men che sì ria gente mora.
30.1Man, gambe, busti e sanguinose teste
30.2già si veggion per l'aria andar balzando;
30.3s'addoppian sempre le percosse infeste,
30.4lampeggia e tuona l'uno e l'altro brando.
30.5Elmo o scudo non è che quelli arreste,
30.6qual volta ratti in giù vengon calando;
30.7né solo arma non è ch'a lor resista,
30.8ma non gli può soffrire ancor la vista.
31.1Il gran figliol d'Amone otto n'occise
31.2con l'otto prime orribili percosse;
31.3poi con la nona ad un l'elmo divise,
31.4e le chiome gli fe' sanguigne e rosse.
31.5Quel, ritirato, al crin la man si mise
31.6per veder s'ampia la ferita fosse;
31.7ma mentre ei tocca la primiera piaga,
31.8novo colpo maggior la man gli impiaga.
32.1Florindo il sovragiunge, e d'un riverso
32.2l'alzata mano a lui troncando taglia;
32.3quel furioso e ne la rabbia immerso
32.4allor contra 'l baron ratto si scaglia:
32.5tira gran colpi a dritto ed a traverso,
32.6e tutto si discopre e si sbaraglia.
32.7Cauto il guerrier di punta il ferro vibra,
32.8gli aggiunge al cor, né lascia sangue in fibra.
33.1Uccise poi Lico, Euribante e Orgolto:
33.2divise il primo da la spalla al fianco,
33.3al secondo partì per mezzo 'l volto,
33.4recise al terzo il drito braccio e 'l manco.
33.5Avrebbe Alferno ancor di vita tolto,
33.6ma gliel vietar Folerico e Lanfranco,
33.7che, dar volendo al lor compagno aita,
33.8con la morte comun gli porser vita.
34.1Sembrano i due campion strali ch'al basso
34.2irato aventi fulminando Giove:
34.3a quel alto furore, a quel fracasso,
34.4a quelle rare e non più viste prove,
34.5già quasi ogni pagan di vita è casso,
34.6né più l'armi dannose indarno move;
34.7e chi fruisce ancor l'aura vitale
34.8si crede al mar com'a men grave male.
35.1Già di tutto il villan barbaro stuolo
35.2solo un vivo ne' legni era rimaso,
35.3e verso lui se 'n gia Rinaldo a volo,
35.4per mandar la sua vita anco a l'occaso;
35.5ma lo sottrasse a quell'estremo duolo
35.6improviso consiglio, anzi pur caso,
35.7ch'impetrò breve spazio a la sua morte
35.8con atti umili e con parole accorte.
36.1Dopoi dice: — Signor, vostro destino
36.2col morir nostro quel di voi procura,
36.3e v'induce a far onta al gran Mambrino,
36.4al più fort'uom che fêsse mai Natura,
36.5al maggior re del popol saracino,
36.6c'ha di noi qual di servi amica cura,
36.7e vorrà farne in tutto aspra vendetta,
36.8qual a l'offesa, al suo valor s'aspetta.
37.1Noi suoi ministri aveamo a forza prese,
37.2per condurle a lui poi, queste donzelle,
37.3ch'ei manda a corseggiare ogni paese
37.4sol per averne di leggiadre e belle;
37.5or come avrà de le mortali offese
37.6che tutti estinti c'ha, vere novelle,
37.7non vedrà suo desir contento e sazio
37.8sin che di noi non aggia fatto strazio.
38.1E' ben saprà la nostra avversa sorte,
38.2bench'uccida or qui me la vostra mano;
38.3saprà non men chi n'abbia posto a morte,
38.4sia di Cristo seguace o sia pagano,
38.5perch'un gran mago che gli alberga in corte
38.6il tutto gli farà palese e piano.
38.7Ma se da voi lasciato in vita io sono,
38.8spero impetrarvi a tanto error perdono. —
39.1Qui gli tronca Rinaldo il suo parlare,
39.2e gli dice: — La vita or ti dono io,
39.3perché tu possa al tuo signor narrare
39.4degli altri suoi ministri il caso rio;
39.5e s'ei di lor vorrà vendetta fare,
39.6e di combatter nosco avrà desio,
39.7digli che siam guerrier del magno Carlo,
39.8ch'in ciò pronti saremo ad appagarlo.
40.1Questi Florindo, io son Rinaldo detto
40.2di Chiaramonte, e son figliol d'Amone,
40.3che lui non temo, e ne vedrà l'effetto
40.4quando venirà meco al paragone.
40.5E chi temer deve uom da cui negletto
40.6sia, qual da lui, l'onesto e la ragione?
40.7Or su, prendi il tuo legno e quinci parti,
40.8poi c'ha voluto a morte il ciel sottrarti. —
41.1Si volge poi con più serena faccia
41.2dove le dame e i cavalier si stanno,
41.3e dal lor petto ancor dubbioso scaccia
41.4con cortesi parole il grave affanno.
41.5Indi le man con le sue man dislaccia
41.6a coloro ch'a tergo avinte l'hanno;
41.7e fa l'istesso il buon Florindo ancora,
41.8sì ch'ogni nodo è sciolto in poco d'ora.
42.1Intesero ambo poi come si chiame
42.2di quelli ogni guerriero, ogni donzella;
42.3e che colei che fra tutt'altre dame
42.4riportava la palma in esser bella,
42.5possedeva d'Arabia il gran reame,
42.6figlia di Pandion, detta Auristella;
42.7e ciascun d'essi a la comun preghiera
42.8diede non men di sé notizia intiera.
43.1Dopo lungo parlar i due baroni
43.2tornar di nuovo a l'incantata barca,
43.3e ricusar de la regina i doni
43.4ch'ella dar lor volea con man non parca.
43.5Il legno com'al fianco aggia gli sproni,
43.6ratto si move e 'l mar solcando varca;
43.7e fatto gran camin volge a la terra
43.8il corso, e con la proda il lito afferra.
44.1Come cadente peso al centro giunto
44.2tosto si ferma ed ivi il moto affrena,
44.3così più non si mosse il legno punto,
44.4avendo t¢cco il salso lido a pena;
44.5smontano i cavalier dov'è congiunto
44.6l'estremo mar con la minuta arena,
44.7e cavar fanno ancor dagli scudieri
44.8fuor di barca insellati i lor destrieri.
45.1Non pria dal legno ognun fu dismontato
45.2che quel ratto lasciò la terra a tergo,
45.3e da l'incanto per lo mar guidato
45.4tornò veloce ne l'antiquo albergo.
45.5Veggiono intanto i cavalieri alzato
45.6d'un vago piano in sul fiorito tergo
45.7un padiglion che, qual palagio grande,
45.8superbo intorno si dilata e spande.
46.1Verso l'altera e ricca tenda i passi
46.2la bella coppia immantinente torse:
46.3giunto u' per larga porta entro in lei vassi,
46.4gli occhi per tutto raggirando porse,
46.5e di lucenti alabastrini sassi
46.6un gran pilastro in mezzo alzato scorse,
46.7sovra del qual scolpita in treccia e 'n gonna
46.8si vedea vaga e giovinetta donna.
47.1Quivi gran sacrificio allor si fêa
47.2com'era stil del popolo asiano,
47.3che sovente onorar, stolto! solea
47.4con vani sacrifici un idol vano.
47.5Tra le velate corna il bue cadea
47.6ferito, e fêan di sangue umido 'l piano
47.7le simplici agne e l'umil pecorelle,
47.8trafitte ne la gola e queste e quelle.
48.1Da viva fiamma uscian chiari splendori,
48.2ond'era adorno e risplendente il loco;
48.3né men ch'accesi raggi, arabi odori
48.4spirava in fumo accolti il sacro foco.
48.5Salendo il fumo al ciel, con varii errori
48.6si meschiava ne l'aria a poco a poco.
48.7Ne l'imagin Rinaldo i lumi gira,
48.8e la conosce tosto e ne sospira.
49.1Conosce gli occhi onde aventogli Amore
49.2il primo stral ch'ancor gli punge il petto,
49.3ed onde mosse insieme il dolce ardore
49.4ch'ognor l'infiamma d'amoroso affetto;
49.5conosce i crin, co' qual gli avinse il core
49.6sì ch'anco egli è tra sì bei nodi stretto,
49.7la chiara fronte e l'aria del bel viso,
49.8la bocca e 'l dolce lampeggiar del riso.
50.1Mentre fiso contempla il gran campione
50.2l'amato oggetto d'ogni suo pensiero,
50.3un cavalier di quei del padiglione,
50.4c'ha grandissimo corpo, aspetto altero,
50.5atti superbi e sguardo di leone,
50.6e inquieto sembra, audace e fiero,
50.7volta a Rinaldo l'orgogliosa faccia,
50.8con tai detti lo sgrida e lo minaccia:
51.1— Villan guerrier, perché d'arcion non scendi,
51.2e non adori la divina imago?
51.3Come a la mia presenza audacia prendi
51.4di rimirar così l'aspetto vago?
51.5Or su, poiché 'l tu' error chiaro comprendi,
51.6se pur non sei de la tua morte vago;
51.7scendi, e scenda anco il tuo compagno teco,
51.8e fate sacrificio insieme or meco.
52.1Vo' che confessi ancor che tra' mortali
52.2d'amar cosa sì degna io solo merto,
52.3e ch'alcun altro per bellezze tali
52.4degno non è d'aver pene sofferto. —
52.5— Chi sei tu, disse allor Rinaldo, e quali
52.6sono i tuoi merti? Or di ciò fammi certo,
52.7ch'in quanto al primo teco io già m'accordo,
52.8ma nel secondo sin ad or discordo. —
53.1— Se no 'l sai son Francardo, e son signore
53.2d'Armenia, e basti ciò — colui riprese.
53.3Al gran figlio d'Amone intorno 'l core
53.4fervendo il sangue allor tosto s'accese;
53.5indi al volto poi corse e d'un colore
53.6di viva fiamma rossegiante il rese,
53.7sì che fe' del pagano a la preposta
53.8altera e convenevole risposta:
54.1— Io dirò ben che sei più d'altro indegno
54.2di locar in tal luoco i pensier tuoi;
54.3e te 'l dimostrarà con chiaro segno
54.4questa mia spada or or, s'or or tu vuoi. —
54.5Non così rode tarlo arido legno,
54.6come quel rose l'ira a' detti suoi;
54.7onde imbracciato il manto in lui si scaglia,
54.8e sol col brando corre a la battaglia.
55.1Ride Rinaldo pien di sdegno e dice:
55.2— Va', t'arma pur; né ti pigliar tal fretta. —
55.3E quelli a lui: — Questa mia spada ultrice
55.4basterà sola a far la mia vendetta. —
55.5— Ahi!, risponde Rinaldo, ei si disdice
55.6così pugnar ad uom ch'onor n'aspetta. —
55.7L'altro più non attende e 'l ferro tira,
55.8ma Baiardo da parte ei ratto gira.
56.1Indi dice: — Guerrier, teco giamai
56.2non pugnarò se tu primier non t'armi.
56.3Cavaliero sono io, né tu potrai
56.4con la tua villania villano farmi. —
56.5Il Saracino a lui: — Tu falli assai,
56.6se tu credi in tal modo unqua placarmi. —
56.7E 'n questo tanto colpi orrendi mena,
56.8sì che Rinaldo se 'n difende a pena.
57.1Non può Florindo allor ciò più soffrire,
57.2ma di giusto disdegno arma il coraggio,
57.3e gli dice: — Pagan privo d'ardire,
57.4che vantagio cerchi or nel disvantaggio?
57.5Volgi, volgiti a me, s'hai pur desire
57.6di dar del tuo valor sì chiaro saggio:
57.7ché tu non merti ch'il tuo corpo cada
57.8per la costui sì degna invita spada. —
58.1Qual orso che colui che l'ha percosso
58.2di sbranar con gli unghion rabbioso tenta,
58.3s'altri in questa lo fiede, ei tosto addosso,
58.4il primiero lasciando, a lui s'aventa;
58.5tale il pagan verso Florindo mosso,
58.6la destra ch'era a l'altrui danno intenta,
58.7contra lui drizza e 'l crudo ferro inchina,
58.8che con novo furor in giù ruina.
59.1Florindo al brando ostil lo scudo oppone,
59.2e quel ne taglia poi quanto ne prende;
59.3giunge al braccio e l'impiaga, ed a l'arcione
59.4quinci ogni arme rompendo orribil scende.
59.5A quel colpir sì grave il fier barone
59.6d'ira il cor, di rossore il volto accende;
59.7su le staffe s'inalza e 'l ferro stringe,
59.8e con un gran fendente il cala e spinge.
60.1Parte del colpo su la spada tolse
60.2il re pagan: non però vano il rese,
60.3ché quel per dritto a meza tempia il colse,
60.4e di piaga mortal quivi l'offese.
60.5Gocciando il sangue in rosso smalto volse
60.6il verde, ed ei tremando al pian si stese,
60.7con quel romor che suol ben grave sasso
60.8che d'un monte si spicchi e caggia al basso.
61.1Color che da la tenda erano intenti
61.2a rimirar la perigliosa guerra,
61.3ad armarsi non fur pigri né lenti,
61.4giacer vedendo esangue il re per terra.
61.5Altri lancie, altri spade, altri pungenti
61.6spiedi con ratta man sùbito afferra;
61.7altri l'arme si veste a sua difesa
61.8per far sicuro a l'inimico offesa.
62.1Tutti precorre il forte re Chiarello,
62.2ch'era con gli altri allor nel padiglione;
62.3fu cugin di Francardo e fu fratello
62.4del superbo Mambrin questo campione.
62.5Conducea seco a par d'irsuto vello,
62.6coperto e fiero in vista, un gran leone,
62.7sanguigno i denti e i crudi unghion rapaci,
62.8cui lucon gli occhi com'ardenti faci.
63.1Egli avea già la generosa fera
63.2vinta con l'arme a dubbia pugna atroce,
63.3e con lusinghe la natura altera
63.4poi di lei d¢ma e l'animo feroce;
63.5ond'ella sempre fida al fianco gli era,
63.6e l'obbediva a cenni ed a la voce.
63.7Perciò dagli stranier, perciò da' suoi
63.8il guerrier dal leon fu detto poi.
64.1Rinaldo ver' costui sprona Baiardo,
64.2pria ch'ei con gli altri il buon Florindo assaglia.
64.3Da l'altra parte il Saracin gagliardo
64.4con un ferreo baston viene a battaglia.
64.5Non è 'l leon ad aiutarlo tardo
64.6ma sovra il paladin ratto si scaglia,
64.7e muove contra lui l'acute branche;
64.8poi co' denti il destrier prende ne l'anche.
65.1D'un riverso Rinaldo al leon tira,
65.2e 'n cima de la fronte il fiere e punge;
65.3poi contra il fier Chiarello il brando gira,
65.4e d'un fendente sovra l'elmo il giunge:
65.5raddoppia il colpo con più sdegno ed ira,
65.6e lo scudo per mezo apre e disgiunge;
65.7passa oltra il ferro e 'l braccio ancor colpisce,
65.8e se ben non l'impiaga, ei lo stordisce.
66.1Si rinfranca Chiarello, e poscia offende
66.2con due percosse al paladin la faccia;
66.3e le branche il leon di novo stende,
66.4e di piagarlo con l'unghion procaccia.
66.5Rinaldo a costor noce e sé difende,
66.6e quando fiere l'un l'altro minaccia;
66.7presto ha l'occhio e la man, presto il destriero,
66.8securissimo il cor, saldo il pensiero.
67.1Sempre che cala il colpo il fier pagano,
67.2egli a schivarlo è già parato e 'ntento;
67.3Baiardo quel leon si tien lontano
67.4con calcitrar continuo e violento;
67.5e, pronto a lo speron, pronto a la mano,
67.6salta di qua di là qual fiamma o vento,
67.7tal che de' colpi suoi la maggior parte
67.8commette a l'aura il saracino Marte.
68.1Ma s'avien mai che l'inimico coglia,
68.2spezza ogni acciar, la carne e l'ossa pesta.
68.3Rinaldo lui ferir puote a sua voglia,
68.4e l'have già piagato in petto e 'n testa;
68.5tuttavia d'arme e di vigor lo spoglia,
68.6e con nove percosse ognor l'infesta,
68.7onde quel morto al fin cadde per terra,
68.8qual torre cui di Giove il telo atterra.
69.1Il fier leon, che del suo sangue tinto
69.2giacer nel piano e morto esser lo scorse,
69.3da grand'amor, da gran furor sospinto
69.4per vendicarlo immantenente corse;
69.5ma tosto fu con due stoccate estinto.
69.6Ei morendo il terren rabbioso morse,
69.7e fe' con alto orribile muggito
69.8risonar l'onde e l'arenoso lito.
70.1Da indi in qua fu del barone impresa
70.2sempre un fulvo leon d'orrendo aspetto;
70.3la pantera lasciò ch'avea già presa
70.4a portar ne lo scudo e su l'elmetto.
70.5Florindo intanto fa crudel contesa,
70.6da molti cavalier cinto ed astretto;
70.7e folgorando intorno il ferro gira,
70.8e coraggioso a la vittoria aspira.
71.1Il drappello per mezo era omai scemo
71.2quando tra loro il paladin si mise,
71.3e con possanza e con furore estremo
71.4quattro capi partì, cinque recise.
71.5Son dal valor di questi eroi supremo
71.6tosto le genti saracine uccise;
71.7e s'alcun vivo pur rimane, al piede
71.8la sua salute e la sua vita crede.
72.1Come Rinaldo vòto il campo scorge,
72.2dal pilastro la statua svelle e piglia,
72.3ed a lei mille baci ardenti porge,
72.4spinto dal vano error che lo consiglia.
72.5Del dilettoso inganno ei non s'accorge,
72.6perché la miri con immote ciglia,
72.7ché vivo crede e vero il falso e l'ombra:
72.8oh dolce froda che gli amanti ingombra!
73.1Se n'avvede al fin poi, né già gli è grato
73.2di conoscer il vero, anzi se 'n duole.
73.3Ma spenti nel profondo umor salato
73.4sendo i vapori onde si forma il sole,
73.5del ritratto un destrier prima aggravato,
73.6segue il compagno che partir si vole
73.7a ricercar albergo ov'ogni piaga
73.8la medica gli curi o l'arte maga.
74.1Poi che Florindo fu del tutto sano,
74.2per molte parti gir de l'Asia errando,
74.3opprimendo il malvagio ed il villano,
74.4ed il cortese e 'l buon sempre esaltando,
74.5con la lingua agli afflitti e con la mano
74.6ora consigli ed or aita dando,
74.7tal che lor nome a l'uno e a l'altro polo
74.8se 'n gì su l'ali de la fama a volo.
75.1Brunamonte il superbo e Costantino
75.2il falso allor Rinaldo a morte pose,
75.3di Chiarello germani e di Mambrino,
75.4agli uomini ed a Dio genti odiose.
75.5Tendea questi al mal cauto peregrino
75.6sotto grate accoglienze insidie ascose;
75.7quegli con forza aperta altrui la vita
75.8toglieva, o pur la libertà gradita.
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