about
people
how to cite
dataset
versions
json schema
resources
browse
search
authors
books

Canto terzo

Rinaldo

PoeTree.it

1.1Poi che partir l'Ispano e 'l buon Rinaldo,
1.2onde già vinto avean l'estran guerriero,
1.3l'estran, cui 'l genitor nomò Ransaldo,
1.4e poi cognominar gli effetti il Fiero,
1.5per molte parti, or al lucente e caldo
1.6ciel giro errando, or a l'algente e nero;
1.7né giamai ritrovar ventura alcuna
1.8nel chiaro giorno, o ne la notte bruna.
2.1Scontrano al fin un dì, la manca sponda
2.2calcando ch'a la Senna il corso affrena,
2.3un cavalier che l'arme sue circonda
2.4con sopravesta d'or trapunta e piena,
2.5cui ne lo scudo la maritim'onda
2.6mostra il mezzo più bel de la Sirena.
2.7Grande è 'l guerriero e di robuste membra,
2.8e tutto nerbo ed osso in vista sembra.
3.1Questi, scorto Rinaldo: — Ah, pur t'ho giunto,
3.2grida, malvagio cavalier villano! —
3.3Fu ciò dire e ferir tutto in un punto:
3.4grave il ferir con l'una e l'altra mano.
3.5Raddoppia il colpo, e ne la tempia a punto
3.6il garzon coglie, e già no 'l coglie in vano:
3.7ché lui, ch'allor di ciò non si guardava,
3.8da l'arcion quasi tramortito cava.
4.1Rinaldo, ch'al colpir doppio e possente
4.2s'era a Baiardo su la groppa steso,
4.3risorto su dopoi, come si sente
4.4in cotal modo ingiustamente offeso,
4.5raggirando il destrier sprona repente
4.6tutto di rabbia e di furore acceso;
4.7sprona il destriero al suo nemico addosso,
4.8come verso il cinghial suole il molosso.
5.1Ma quel con un fendente al capo mira,
5.2e poi la spada in giù fischiando abbassa;
5.3l'altro il suo bon corsier da parte tira,
5.4sì che senza toccarlo il colpo passa;
5.5indi ver' lui velocemente il gira,
5.6e sotto gli si caccia e l'urta e squassa;
5.7poi, fuor tratto il pugnale, il destro fianco
5.8percotendo gli piaga e 'l braccio manco.
6.1Lo stran col pomo de la spada il tocca
6.2ne le tempie, nel viso e ne la testa,
6.3con forza tal ch'a terra ogni altra rocca
6.4avria gittata, e lui conquassa e pesta;
6.5e gli trae fuor per l'elmo e da la bocca
6.6sangue e dal naso. Intanto non s'arresta
6.7Rinaldo, ma col ferro il destro ciglio
6.8di piaga doppia a quel rende vermiglio.
7.1Mentre fan pugna i due guerrieri atroce,
7.2atroce pugna ancor fanno i destrieri:
7.3e questo a quello, e quello a questo noce
7.4con urti, calci e morsi orrendi e feri.
7.5Ma Baiardo a la fin, il più feroce
7.6tra gli animai, non solo intra' corsieri,
7.7manda con l'urto sol l'altro sossopra,
7.8e sotto va 'l signor, resta egli sopra.
8.1Sopra resta il destrier, sotto 'l signore,
8.2con la diritta gamba e 'l dritto braccio;
8.3opra egli per levarsi arte e vigore,
8.4né puote uscir però da quello impaccio.
8.5Intanto il sangue, da le vene fuore
8.6fuggendo, reso omai l'avria di giaccio,
8.7ma Rinaldo gentil non men che forte
8.8non soffrì che 'n tal modo ei gisse a morte.
9.1Smonta il barone e lo disgrava, e ancora
9.2con mano il leva ond'egli steso giace;
9.3poi si ritira indietro e gli dice: — Ora
9.4finiam la guerra, se così ti piace. —
9.5Quegli che 'n stato tal si trova allora,
9.6che bramar dee più ch'il pugnar la pace,
9.7con atto umile il capo a lui chinando,
9.8gli porse per lo pomo il forte brando,
10.1e gli dice: — Guerrier, mi chiamo vinto
10.2non men che di valor, di cortesia,
10.3ché già sarei miseramente estinto
10.4se non m'aitava tua bontà natia;
10.5e credo che l'altr'ier tu fussi spinto
10.6d'altra cagione, e non da villania,
10.7a farmi quanto allor tu mi facesti,
10.8quando i nostri cavalli ambo uccidesti. —
11.1A tai voci le ciglia il giovinetto
11.2per meraviglia inarca, e dice poi:
11.3— Non fu 'l mio onor mai sì da me negletto,
11.4che 'l ferro oprassi contra i destrier tuoi,
11.5perché d'ogni guerriero è 'ndegno effetto
11.6piagar cavalli de' nemici suoi:
11.7né mai t'offesi ancor, s'io non vaneggio,
11.8né mai visto altra volta aver ti creggio. —
12.1Questo sentendo lo stranier barone,
12.2per maraviglia anch'egli immoto resta,
12.3e intentamente il buon figliol d'Amone
12.4prende a mirar dal piè sino a la testa.
12.5Tutto con gli occhi il cerca, e la cagione
12.6de l'error chiara scorge e manifesta:
12.7scorge lo scudo, ov'è dipinto Amore,
12.8esser stato cagion di questo errore.
13.1Onde dice: — Signore, un cavaliero
13.2tanto villan quanto tu sei cortese,
13.3ch'anco ei ne va di quell'insegna altero
13.4ch'adorna te, fu quel che già m'offese;
13.5ed io cui l'ira e 'l giusto sdegno e fero,
13.6il distinguer da l'un l'altro contese,
13.7da lo scudo ingannato al primo sguardo
13.8a ferirti non fui pigro né tardo. —
14.1Voleva oltre seguire e 'l tutto dirgli
14.2di quel villan guerriero a parte a parte;
14.3ma Rinaldo che vede il sangue uscirgli
14.4in molta copia da più d'una parte,
14.5vol, pria che segua il resto a discoprirgli,
14.6ch'Isolier, che sapea la medica arte,
14.7la qual già tra guerrieri in pregio fue,
14.8la cura prenda de le piaghe sue.
15.1Poi che d'ogni sua piaga ei fu curato,
15.2così ragiona il cavaliero estrano:
15.3— Io me 'n venia là donde assediato
15.4si tien da Carlo il popolo africano.
15.5Ne l'orride alpi a pena avea passato,
15.6che donzella trovai d'aspetto umano,
15.7da cui pregato fui ch'io la menassi
15.8al suo castel, ch'in riva a Senna stassi.
16.1Io gliel promisi, e di più ancor m'offersi
16.2d'assicurarli in ogni parte il calle;
16.3così insieme n'andiam, luoghi diversi
16.4lasciandoci ad ognor dopo le spalle,
16.5ove per lei fatiche aspre soffersi.
16.6Giunghiamo al fine un giorno in una valle:
16.7quivi scontriamo un cavalier feroce,
16.8il qual mi disse con superba voce:
17.1“Dammi tosto, guerrier, questa donzella,
17.2né punto replicare a quel ch'io chieggio:
17.3perché poscia non sol perderai quella,
17.4ma t'avverrà, se son qual fui, via peggio.
17.5Dama sì vaga, sì leggiadra e bella,
17.6a te non si convien, per quel ch'io veggio,
17.7quanto essa è bella, ed io gagliardo sono:
17.8tu per lei sembri inutile e non buono.”
18.1All'altero parlar di quel superbo
18.2diedi io risposta qual si convenia,
18.3dicendo con la lancia: “Or mi riserbo
18.4a provar quale in te la forza sia;
18.5ben crederò che la possanza e 'l nerbo
18.6risponder deggia a la tua cortesia.”
18.7Che più parole? Al fine si viene a giostra,
18.8e ognun di noi la sua virtù qui mostra.
19.1Il primo incontro, ancorché fero e greve,
19.2nullo trasse di noi fuor del cavallo;
19.3ben nel petto colui piaga riceve,
19.4che 'l rosso aggiunge al color verde e giallo.
19.5Egli, ch'a ciò conosce che non leve
19.6il vincer fora, accorto del suo fallo,
19.7ver' me tornando con l'intera lancia
19.8passò scortese al mio destrier la pancia.
20.1Poi sotto la donzella il palafreno
20.2uccide ancora in un medesmo punto;
20.3e veloce se 'n va sì che 'l baleno
20.4e 'l vento a pena ancor l'avrebbe giunto.
20.5A piedi io resto di stupor ripieno,
20.6e d'ira insieme e di dolor compunto;
20.7e come accompagnata ebbi colei,
20.8in cercar lui rivolsi i passi miei.
21.1Cinque volte ha la notte il suo stellato
21.2manto disteso per lo cielo intorno,
21.3ed altretante Febo a noi recato
21.4ha nel candido seno il lieto giorno,
21.5da ch'io cotale inchiesta ho cominciato
21.6per vendicarmi de l'avuto scorno;
21.7né ritrovar di lui vestigi od orme
21.8ho mai potuto, o pur chi me n'informe. —
22.1Ciò sentendo Rinaldo, allor s'avisa
22.2che questi il cavalier vada cercando
22.3che di verde e di giallo ha la divisa,
22.4cui lo scudo d'amor tolse ei giostrando;
22.5onde per lui gradir, narra in qual guisa
22.6ebbe lo scudo, ed in che luogo e quando.
22.7Del campo chiede poi novella alcuna,
22.8e come affliga i Saracin Fortuna;
23.1e come ei, che guerrier d'alto valore
23.2gli sembra in vista ed a le fatte prove,
23.3dal campo si diparta, ove 'l suo onore
23.4molto più chiaro far potria ch'altrove.
23.5E quegli a lui: — Di questo dubbio fuore
23.6trarrotti, e la cagion ch'a ciò mi move
23.7pienamente dirò: ma pria ti piaccia
23.8ch'a la prima dimanda io sodisfaccia.
24.1Tien Carlo la campagna in suo domino,
24.2e le strade del mar liquide, e 'l lito;
24.3ne' forti luochi il campo saracino
24.4si sta dentro rinchiuso e mal munito;
24.5né soccorso si trova alcun vicino
24.6che far lo possa in tal periglio ardito;
24.7e scorge, omai giunto a l'estrema sorte,
24.8in faccia orrenda la futura morte.
25.1Di Garba intanto il re, ch'è Sobrin detto,
25.2e d'Arzila il signore, il crudo Atlante,
25.3de' Mori scudo son: quegli perfetto
25.4cavalier, questi orribile gigante;
25.5fra' paladin d'Orlando il giovanetto
25.6null'è che più in valor si pregi e vante,
25.7sì ch'al suo nome il campo avverso trema;
25.8né meno Atlante e 'l buon Sobrin n'han tema.
26.1Or se tu di sapere hai pur desio
26.2dal campo qual cagion lunge mi mova,
26.3ove assai più ch'in Francia il valor mio
26.4potrei mostrar con apparente prova,
26.5convien che d'alto ora cominci, e ch'io
26.6cosa d'un re ti narri estrana e nova;
26.7d'un re che m'ha mandato al magno Carlo:
26.8e questi è 'l mio signor, di ch'io ti parlo.
27.1Francardo, che nell'Asia il regno altero
27.2tien dell'Armenia ed altri a quel vicini,
27.3di cui non vede il sol miglior guerriero
27.4tra quanto chiudon d'Asia i gran confini,
27.5fuor che Mambrino il suo cugin, cui diero
27.6sovr'umano valor numi divini,
27.7garzone essendo, de l'amor s'accese
27.8d'una nobil princessa alta e cortese.
28.1S'accese de l'amor di Clarinea,
28.2del gran re degli Assiri unica figlia;
28.3costei ch'alta prudenza e senno avea,
28.4oltre ch'era poi bella a maraviglia,
28.5e di Francardo il merto a pien scorgea,
28.6gli mostrava ad ognor tranquille ciglia,
28.7e co' casti favori a poco a poco
28.8in lui maggior rendea d'amore il foco.
29.1Il giovin, che si vede esser sì caro
29.2a la sua donna, al suo sommo diletto,
29.3e ch'essa l'ama di sua vita a paro,
29.4come si scorge agli occhi ed a l'aspetto,
29.5tanto mostrarle più brama alcun raro
29.6e de l'alto amor suo condegno effetto,
29.7e pensa pur con qual più chiaro segno
29.8le dia del suo voler sicuro pegno.
30.1Al fin, per lei gradire, un dì le giura
30.2d'andar per l'Asia con proposta tale,
30.3che giamai donna non formò Natura
30.4a lei di grazia e di bellezza eguale;
30.5né 'l corpo pria sgravar de l'armatura,
30.6che in ogni terra, ogni città reale,
30.7ed in ogni altro luogo ov'egli vada,
30.8abbia ciò mantenuto a lancia e spada.
31.1Con tal proposta il mio signor Francardo
31.2si mise a gir per l'Asia intorno errando,
31.3e vinse Dulicon, Tisbo ed Algardo,
31.4feri giganti, e 'l re di Tiro Olbrando,
31.5e qual altro più forte era e gagliardo,
31.6e sapea meglio oprar la lancia e 'l brando.
31.7Vinse anco in Babilonia anzi il Soldano
31.8un mezzo pardo e mezzo corpo umano.
32.1Già vincitor altier se 'n ritornava
32.2d'ostili spoglie adorno e glorioso,
32.3quand'egli a caso udì che si trovava
32.4un tempio in India allor meraviglioso.
32.5Tempio della Beltà quel si nomava,
32.6perché di bei ritratti era pomposo:
32.7quivi eran pinte le più vaghe e belle
32.8che fêa o sono o fian donne e donzelle.
33.1Vi sono cinque o sei le più pregiate
33.2d'ogni secol dipinte, e propio quali
33.3le formarà Natura o l'ha formate,
33.4perciò che non son quelle opre mortali,
33.5ma già mago, il miglior de la su' etate,
33.6che fêa gli effetti al gran sapere eguali,
33.7v'adoprò gli rei spirti, e mostruose
33.8orrende fere in guardia poi vi pose.
34.1E nissun può veder quel ch'entro serra
34.2il ricco tempio in sé di vago e bello,
34.3se con due belve pria non viene a guerra,
34.4e non le vince in singolar duello.
34.5Ma non produsse mostro unqua la terra
34.6o 'l mar, né l'aria ha sì feroce augello,
34.7che movere a terror Francardo possa:
34.8ed a l'ardire in lui pari è la possa.
35.1Questi, di tempio tal la fama udendo,
35.2girne a vederlo si dispose al tutto;
35.3né temeva il ferino impeto orrendo,
35.4ch'altrui spesso recò di morte lutto;
35.5ma tra sé nel pensier gia disponendo
35.6d'eguare al basso suol quel tempio tutto,
35.7s'ivi non era, e nel più degno loco,
35.8lei che è cagion del suo vivace foco.
36.1Al tempio giunto, i guardiani uccise,
36.2e l'entrata per forza egli s'aprio;
36.3indi a mirar il bel lavor si mise,
36.4il già fatto pensier posto in oblio,
36.5ché quella vista allor da lui divise
36.6il primiero amoroso suo desio,
36.7tanta quivi s'unia grazia e bellezza,
36.8che poco Clarinea più cura e prezza.
37.1Ancor ch'in Clarinea Natura accolti
37.2aggia bei doni e doti illustri e rare,
37.3tanti ivi son sì ben formati volti,
37.4che non più vaga o bella essa gli pare;
37.5quel di colei non v'è tra' varii e molti
37.6che si veggiono il tempio intorno ornare,
37.7e più d'un altro ancor leggiadro e vago
37.8non stimò degno di tal luogo il mago.
38.1Sotto i vaghi ritratti in lettre d'oro
38.2la patria, il nome e 'l sangue è dichiarato,
38.3e quando dee de le bellezze loro
38.4la terra adorna far cortese fato;
38.5ma fra quante seran, sono o pur foro
38.6donne giamai di vago aspetto e grato,
38.7una che sotto avea Clarice scritto
38.8ha 'l cor del mio signore arso e trafitto.
39.1O fosse suo destino, o perciò ch'ella
39.2vive ed è di su' età nel primo fiore,
39.3sì che puote sperar di possedella,
39.4ché da la speme in noi nasce l'amore,
39.5o che vincesse l'altre in esser bella,
39.6per lei solo arse d'amoroso ardore.
39.7L'altre ben pregia sì molto ed ammira,
39.8ma per lei solamente arde e sospira.
40.1Tôrre ei l'imagin volse che sospesa
40.2era presso l'altar gemmato e sacro,
40.3ove in chiaro cristal lampade accesa
40.4fêa lume di Ciprigna al simulacro;
40.5ma fu sua cura in ciò fallace resa
40.6dal mirabil saper del morto Anacro,
40.7che così nome avea quel negromante,
40.8Zoroastro novel, novello Atlante.
41.1Sì che vedendo vana ogni fatica
41.2pur riuscirsi, e vano ogni disegno,
41.3indi ritrar fe' la sua cara amica
41.4in carta, in tela, in bronzo, in marmo e 'n legno.
41.5Gli artefici fur tai ch'oggi a fatica
41.6altri si troveria di lor più degno;
41.7ed opra fe' ciascun che viva sembra
41.8a l'aria, agli atti, al garbo de le membra.
42.1Con quei cari ritratti egli a se stesso
42.2fece più giorni dilettosa froda.
42.3Al fine il crudo Amor non gli ha concesso
42.4che di sì dolci inganni omai più goda;
42.5ma gli ha fero desio nel petto impresso,
42.6nel petto che più sempre arde ed annoda,
42.7desio di non fruire il falso e l'ombra,
42.8ma 'l vivo e 'l vero che gl'inganni sgombra.
43.1Sì che omai non potendo il suo desire
43.2sofferir più, ch'ognor cresce e s'avanza,
43.3ha mandato al gran Carlo ad offerire
43.4domar de' Mori ei sol l'alta possanza,
43.5e fargli tosto dall'Europa uscire,
43.6togliendo lor del ritornar baldanza,
43.7s'egli per moglie li darà la bella
43.8Clarice, ch'è del re guascon sorella.
44.1Egli sa ben che sia Clarice suora
44.2d'Ivon, ch'a la Guascogna il freno impone,
44.3e che di quello il magno Carlo ancora
44.4come di re vassallo suo dispone;
44.5parte di ciò lesse nel tempio allora
44.6che di novello amor restò prigione,
44.7e parte ancor d'un suo baron n'intese,
44.8cui ben è noto ogni signor francese.
45.1Se Carlo gliela dà, come si crede,
45.2e come in campo chiaro grido suona,
45.3ei le concederà che la sua fede
45.4ritegni, se le par verace e buona:
45.5e nascendo di loro alcuno erede
45.6a la real d'Armenia alta corona,
45.7vol che di Cristo ancora sia quel seguace,
45.8com'è ciascun ch'al franco re soggiace.
46.1Io tai condizioni ho già proposto
46.2in nome di Francardo al magno Carlo,
46.3né gli ho tenuto il rimanente ascosto:
46.4che s'ei ricusarà di sodisfarlo,
46.5ha l'invitto mio sir tra sé disposto
46.6di congiungersi a' Mori, e di spogliarlo
46.7di quanto tiene, e poi Clarice tôrsi,
46.8mal grado di ciascun che voglia opporsi.
47.1Ma benigna risposta il re m'ha dato,
47.2piena di cortesia, piena di spene.
47.3Al fin nulla ha concluso e s'è scusato,
47.4ché 'l risolvermi a lui non si conviene;
47.5onde ad Ivone io ne son poscia andato,
47.6a cui dispor di ciò più s'appertiene:
47.7rispost'ha quel che, pria ch'affermi o nieghi,
47.8vol saper se Clarice il cor vi pieghi.
48.1Vol pria che si risolva, esso mi dice,
48.2saper qual la sorella aggia pensiero,
48.3e qual la lor antiqua genitrice,
48.4c'ha sovra lei via più d'ogn'altro impero.
48.5Mi mossi io stesso a ritrovar Clarice
48.6per far quanto conviensi a messaggiero,
48.7e quei che 'l re mi diede in compagnia,
48.8nel passar l'alpi mi smarrir tra via.
49.1Or questa, o cavalier, è la cagione
49.2che mi trasse dal campo in queste parti,
49.3e diedi alto principio al mio sermone,
49.4perciò ch'in tutto a pien bramo appagarti;
49.5e perch'ancor venendo occasione,
49.6se vali in ciò, possi con quella oprarti,
49.7sì che non sdegni in Asia esser reina,
49.8né tiri Francia a l'ultima ruina. —
50.1Mentre parlava il cavalier pagano,
50.2d'ira Rinaldo ardeva e di dispetto,
50.3e du'o tre volte a farli un fero e strano
50.4gioco fu quasi da lo sdegno astretto.
50.5Poi che si tacque, disse: — Ahi! quanto insano
50.6e cieco il tuo signore ha l'intelletto,
50.7se pur si crede con sua spada e lancia
50.8porre spavento ai cavalier di Francia.
51.1Venga oltre pur con le sue genti indotte,
51.2vili e poco atte al bel mistier di Marte,
51.3che fian le corna a sua superbia rotte
51.4e l'alto orgoglio suo d¢mo in gran parte.
51.5Ma se dormir non brama eterna notte,
51.6ed ha di sana mente alcuna parte,
51.7tra noi moglie giamai più non ricerchi,
51.8né la sua morte con minaccie or merchi. —
52.1Così detto, da quel commiato prende
52.2col cavaliero ispan in compagnia,
52.3il qual di gir con lui tanto contende
52.4ch'ei gli concede quel che men desia;
52.5tacito vanne, e l'aria intorno accende
52.6di cheto foco che del petto uscia,
52.7di cheto foco ne' sospiri accolto,
52.8che muti uscian dal cor tra pene involto.
53.1Volve e rivolve quanto dianzi gli have
53.2de la Sirena il cavalier narrato,
53.3e gli apre in questa Amor con dura chiave
53.4a pensier varii il core arso e piagato;
53.5desira e spera e 'n un dubbioso pave,
53.6da varii affetti afflitto e conturbato:
53.7ed ora quello a questo, or questo a quello
53.8cede, e fan nel suo petto aspro duello.
54.1Non quando avien che ne l'aereo regno
54.2aspro furore i venti a pugna tiri,
54.3e 'n dubbio stato a l'inimico sdegno
54.4or l'uno ceda, or l'altro, e si ritiri,
54.5gira intorno sì spesso il mobil segno,
54.6che d'alto mostra a noi qual aura spiri;
54.7come a diversi affetti egli sovente
54.8raggira e piega l'aggitata mente.
55.1Con occhi chini e ciglia immote e basse
55.2gran pezzo andò 'l garzon poco giocondo,
55.3sin che trovò per via cosa che 'l trasse
55.4e lo destò da quel pensier profondo;
55.5e fe' che gli occhi a rimirar alzasse
55.6spettacol vago, a pochi altri secondo:
55.7due feroci guerrier d'arme guarniti,
55.8che dotta mano in bronzo avea scolpiti.
56.1Sta l'uno contra l'altro a dirimpetto
56.2in vista altera, audace e minacciosa;
56.3tengon con l'una man lo scudo stretto,
56.4e l'altra in resta pon lancia nerbosa;
56.5di ferro ella non è, ma del perfetto
56.6mastro è pur opra, come ogni altra cosa;
56.7lor per mezzo attraversa un breve motto,
56.8l'un “Tristan” dice, e l'altro “Lancillotto”.
57.1Spiran vive dal lucido metallo
57.2le faccie ove il valor scolpito siede;
57.3annitrir sotto loro ogni cavallo
57.4diresti, e che co' piè la terra fiede.
57.5Indi, discosto poi breve intervallo,
57.6ampio e vago pilastro alzar si vede,
57.7ove ne' bianchi e ben politi marmi
57.8son scritti in note d'oro alquanti carmi.
58.1Mira Rinaldo la bella opra, e 'ntanto
58.2novo ed alto stupore il cor gli assale:
58.3l'opra ch'a l'altre toglie il pregio e 'l vanto,
58.4cui Fidia alcuna mai non fece eguale,
58.5o il mio Danese, ch'a lui sovra or tanto
58.6s'erge quanto egli sovra gli altri sale;
58.7indi risguarda il marmo in terra fitto,
58.8e vede che così dicea lo scritto:
59.1“Qui già il gran Lancillotto e 'l gran Tristano
59.2fêr parangon de le lor forze estreme;
59.3quest'aere, questo fiume e questo piano
59.4de' lor gran colpi ancor rimbomba e geme.
59.5Questi guerrier che da maestra mano
59.6impressi in bronzo qui veggonsi insieme,
59.7sono i ritratti lor, tali essi furo
59.8quando fêro il duello orrendo e duro.
60.1Queste le lancie fur, ch'a scontro acerbo
60.2reggendo sì restar salde ed intere,
60.3perciò che tutte son d'osso e di nerbo
60.4d'alcune strane incognosciute fere.
60.5Io per due cavalier qui le riserbo,
60.6ch'abbin più di costor forza e potere:
60.7chi non fia tale, altrui lassi la prova,
60.8ché nulla in van l'aventurarsi giova.”
61.1Il paladin, che già più volte avea
61.2di tal ventura l'alta fama udito,
61.3disse a l'Ispan, che nulla ne sapea
61.4e stava tutto stupido e smarito,
61.5che 'l gran mago Merlin, che sol potea
61.6tai cose far, coloro avea scolpito,
61.7e fatte ancor le strane lancie, e poi
61.8datele in dono a' due famosi eroi;
62.1ma che le pose qui, morti i guerrieri,
62.2u' da lui posti anco i ritratti foro,
62.3fin ch'altri duo via più ne l'arme feri
62.4venghino a trarle da le man costoro.
62.5Ciò sentendo l'Ispan, che tra gli altieri
62.6portava il vanto, disse: — Or forse soro
62.7ti parerò più che parer non soglio;
62.8pur sì strana ventura io tentar voglio. —
63.1Così detto la man bramosa stende,
63.2e di Tristan la grossa lancia afferra;
63.3ma 'l suo desir la statua a lui contende,
63.4e col calcio di quella il caccia a terra.
63.5Oh quante cose orribili e stupende
63.6fece in Francia Merlino e in Inghilterra,
63.7ch'eccedeno del vero ogni credenza,
63.8e di sogni e di fole hanno apparenza!
64.1Ponvi Rinaldo anch'ei tosto la mano
64.2con somma forza e con dubbiosa mente.
64.3China 'l capo la statua di Tristano,
64.4e 'l pugno aprendo l'asta a lui consente:
64.5l'asta, da molti già tirata in vano,
64.6ora concede al cavalier possente.
64.7Egli s'inchina, ché 'l suo gran valore
64.8fu di quel di Rinaldo assai minore.
65.1Simplice infante non sì lieto coglie
65.2dal suo natio rampollo il frutto caro,
65.3né lieto sì, né con sì ingorde voglie
65.4prende ricco tesor povero avaro,
65.5come ei con pronte brame allegro toglie
65.6la grave antenna ch'altri in van bramaro;
65.7ma perché il più fermarsi a lor non giova,
65.8se 'n vanno a ritrovar ventura nova.
Supported by the Czech Science Foundation (GA23-07727S)