about
people
how to cite
dataset
versions
json schema
resources
browse
search
authors
books

Canto secondo

Rinaldo

PoeTree.it

1.1Parte Rinaldo, e nel partir si sente
1.2dal petto acceso ancor partirsi il core;
1.3null'è ch'allegri la dogliosa mente,
1.4nulla che l'alma oppressa alzi e ristore;
1.5vorrebbe esser rimaso, e già si pente
1.6d'aver lasciato il suo gradito amore:
1.7la bella donna di cui fatto è servo,
1.8di liber ch'era più ch'in selva cervo.
2.1Sei volte e sette a dietro il corsier volve,
2.2e per tornar verso il suo ben s'invia;
2.3poscia tutto al contrario si risolve,
2.4ed oltre segue la primiera via;
2.5instabil è vie più ch'al vento polve,
2.6e ben par che d'amor seguace ei sia;
2.7fa diversi pensier, e in un non ferma
2.8pur breve spazio l'egra mente inferma.
3.1Al fin con l'aspre cure e co' sospiri
3.2accompagna il parlar tremante e basso,
3.3e dice: — Ove, o disio d'onor, mi tiri
3.4per forza, ahi folle! a periglioso passo?
3.5Come vuoi tu ch'ad alte imprese aspiri,
3.6s'io son privo del cor, s'a dietro il lasso?
3.7Più che la forza in guerra il cor bisogna;
3.8senz'esso andrò dunque a mercar vergogna?
4.1Deh, perché, lasso! a quel parlar cortese,
4.2a quelle dolci ed amorose note
4.3non rimas'io con lei, di cui s'accese
4.4l'alma, e senza cui pace aver non puote?
4.5Chi, se non tu, crudel, ciò mi contese?
4.6Tu le preghiere sue fêsti gir vuote,
4.7e me l'invito a ricusar sforzasti,
4.8misero! e lunge dal mio ben tirasti. —
5.1Qui tace, e china a terra i lumi e 'l volto;
5.2poi così ancora il suo parlar ripiglia:
5.3— Ahi! quanto è quel desir fallace e stolto
5.4che tornar a Clarice or mi consiglia,
5.5e 'n quanti errori è 'l mio discorso involto.
5.6Lasso! poi ch'al peggio ognor s'appiglia,
5.7anzi donna sì chiara e sì gentile
5.8apparir non deve uomo oscuro e vile
6.1Né fec'io giamai cosa onde sia degno
6.2del suo cospetto, e ciò negar non vale;
6.3e già n'ho visto più d'un chiaro segno,
6.4ch'ella prudente ancor mi stima tale:
6.5ch'a le parole mie, colma di sdegno,
6.6risposta diede al mio vil merto eguale;
6.7e se poi m'invitò, ve la sospinse
6.8sua cortesia, che la viltà mia vinse.
7.1Né stato il mio restar le saria caro,
7.2né bramar degg'io quel ch'a lei non piace:
7.3quando sarò ne l'arme illustre e chiaro,
7.4non mi si disdirà l'essere audace;
7.5e 'l volto ove a sprezzar tutt'altro imparo,
7.6che m'arde il cor d'inestinguibil face,
7.7a ciò mi porgerà forza ed ardire,
7.8e darà piume e vanni al mio desire.
8.1E benché priv'or sia del core il petto,
8.2l'alma imago in sua vece entro rinchiude,
8.3che potrà più che 'l core in ogni effetto
8.4rendermi ardito, e in me destar vertude. —
8.5Clarice intanto d'amoroso affetto
8.6non meno aviene ancor ch'agghiaci e sude,
8.7e non meno di lui si duole e lagna,
8.8ma 'l bel viso di più piangendo bagna.
9.1Bagna il viso di pianto, allarga il freno
9.2ai sospiri, ai lamenti, e così dice:
9.3— Qual or sì novo e sì mortal veleno
9.4t'attosca il petto, o misera Clarice?
9.5Qual dolce mal d'alta amarezza pieno
9.6dilettando ti fa mesta e 'nfelice?
9.7Donde 'l desire in te, donde l'ardore,
9.8donde la speme ancor nasce e 'l dolore?
10.1Già ben m'accorgo apertamente, ahi lassa!
10.2or che l'accorger più nulla mi giova,
10.3ch'Amor, che l'alme più superbe abbassa,
10.4or in me fa così spietata prova;
10.5e ch'egli è quel che sì feroce passa
10.6dentr'al mio cor come in sua stanza nuova;
10.7e ch'egli è quel che in lui desire e speme
10.8ed ardor ed affanno aviva insieme.
11.1Ma s'egli è quel ch'in un lieta e dolente
11.2mi fa, quando giamai meco contese?
11.3Quando, meschina ancor, così repente
11.4o per forza o per arte egli mi prese?
11.5Come a schermirmi allor non fui possente,
11.6ed a fuggir l'ascoste insidie tese?
11.7Come, no 'l sapendo, io vinta restai?
11.8Come a lui volontaria io mi donai? —
12.1Segue intanto Rinaldo il suo viaggio,
12.2né pur l'alma o le membra alquanto posa;
12.3e giunge u' dal notturno umido raggio
12.4face altrui schermo quercia alta e frondosa.
12.5Ivi scorge nel suol, che 'l vago maggio
12.6copria di veste allor verde ed erbosa,
12.7assisi duo guerrier che 'l corpo stanco
12.8rendean col cibo vigoroso e franco.
13.1L'invitan questi con parlar cortese,
13.2ed ei l'invito lor ricusa alquanto;
13.3ma, non giovando il ricusar, discese
13.4al fin di sella e lor si mise a canto.
13.5Poi che ciascuno il nutrimento prese,
13.6il ragionar ch'avean lasciato intanto
13.7ripigliaro di nuovo, e quel tal era
13.8qual conveniasi a sì onorata schiera.
14.1A caso venne al bon Rinaldo detto
14.2ch'a la ventura gia di quel destriero.
14.3Uno di lor, che cavalier perfetto
14.4tenuto ed appellato era Isoliero,
14.5allor rispose con turbato aspetto:
14.6— Deh! cangia omai, baron, cangia pensiero,
14.7ché tal ventura solo a me conviensi,
14.8e folle sei se di tentarla pensi.
15.1Rise Rinaldo e disse: — A l'apparire
15.2del sol serò con quel cavallo a fronte,
15.3né lasciarlo altrui vo', né di soffrire
15.4uso son io sì gravi ingiurie ed onte. —
15.5Isolier lo spagnuol non può sentire
15.6ch'altri gli parli in sì orgogliosa fronte;
15.7onde, tratta la spada: — O qui morrai,
15.8disse, o l'impresa a me tu lascierai. —
16.1Il lor compagno era un gentil barone
16.2de' più pregiati ne l'inglese regno,
16.3forte ed ardito ad ogni paragone,
16.4e di molti famosi assai più degno;
16.5egli avea col destrier fatta tenzone,
16.6e van gli era tornato ogni dissegno,
16.7benché non gisse a la ventura ei solo,
16.8ma di guerrier menasse ardito stuolo.
17.1Questi che del corsier la forza ha visto,
17.2la forza c'ha 'l suo stuol morto e conquiso,
17.3sì che soleva dir che fece acquisto
17.4di vita, allor non sendo anch'egli ucciso;
17.5volto al pagan, che d'elmo è già provisto
17.6e minaccia al garzon con fiero viso,
17.7gli disse: — Alto guerrier, ascolta, aspetta:
17.8non correre a ferir con tanta fretta.
18.1Non ti sdegnar in così strana impresa
18.2compagno aver, perché non poco fia
18.3se tu con belva tal prendi contesa,
18.4avendo un sol guerriero in compagnia. —
18.5Il pagan che di sdegno ha l'alma accesa,
18.6e che finir tal lite omai disia,
18.7qui gli tronca 'l parlar e 'l brando stringe,
18.8e verso il fier garzon ratto si spinge.
19.1Tutta la sua possanza in un raccoglie,
19.2e poi dechina giù l'orribil spada.
19.3Nel forte scudo l'aversario coglie
19.4e gliel manda in duo parti in su la strada;
19.5passa oltre il colpo, ed a l'elmetto toglie
19.6il bel cimiero, e fa ch'a terra cada:
19.7non rompe quel, ma ne la spalla scende,
19.8e l'acciar che la copre alquanto fende.
20.1Posto per segno a' campi ivi giaceva
20.2sasso d'immenso pondo antiquo e grosso;
20.3con man robusta allor Rinaldo il leva,
20.4là 'v'altri non l'avria di luoco mosso.
20.5Stretto l'affera, e poi s'alza e solleva,
20.6ed al nimico suo l'avventa adosso,
20.7col corpo il braccio accompagnando e insieme
20.8qui congiungendo le sue forze estreme.
21.1Non gian presso a Pozzuol con tal furore
21.2gravi pietre per l'aere intorno errando,
21.3pietre cui natural impeto fuore
21.4da l'imo centro al ciel spingea tonando,
21.5quando dentro 'l terren, chiuso il calore,
21.6quel ruppe, strada d'essalar trovando,
21.7con qual dal paladin tirata è questa,
21.8che stridendo al pagan fiede la testa.
22.1Stridendo il grave sasso al fier pagano
22.2percote il capo e frange pria lo scudo,
22.3ch'opposto avea perché del tutto in vano
22.4se 'n gisse il colpo, o men gli fusse crudo.
22.5Si riversa Isolier tremando al piano,
22.6privo di senso e di vigore ignudo,
22.7ed a lui gli occhi oscura notte involve,
22.8ed ogni membro ancor se gli dissolve.
23.1Non morì già, ma come morto in terra
23.2un'ora giacque, e man non mosse o piede.
23.3Rinaldo, che finita aver la guerra
23.4con aspra morte del pagan si crede,
23.5a lo sdegno, al furor il petto serra,
23.6ed affetto gentil l'alma gli fiede:
23.7sì ch'altamente ei se n'affligge e lagna,
23.8ché pietade a valor sempre è compagna.
24.1Rivenuto Isolier, benché assai grave
24.2si senta, ché 'l fier colpo ancor gli noce,
24.3pur stringe in man la spada e nulla pave,
24.4e ver' Rinaldo il piè drizza veloce.
24.5Ma il buono Inglese con parlar soave
24.6tempra lo sdegno che sì il cor gli coce,
24.7e le non lievi differenze accorda;
24.8ma pria l'alto periglio a lor ricorda,
25.1e gli dice: — Signor, io vi consiglio
25.2di non gire a provar questa ventura,
25.3perciò che sotto 'l ciel maggior periglio
25.4non è, né cosa ad asseguir più dura;
25.5non val contra 'l destrier forza o consiglio,
25.6arma non è dal suo furor secura.
25.7Ma se pur fisse in ciò le voglie avete,
25.8ambo uniti a l'impresa insieme andrete.
26.1E colui col destrier venga a battaglia
26.2verso 'l quale egli prima i passi muova;
26.3l'altro stiasi a veder quanto che vaglia
26.4il suo compagno in così orribil pruova.
26.5Vi prego ben, signor, che non vi caglia,
26.6se pur la morte di tentar vi giova,
26.7d'usar con belva tal vani rispetti,
26.8ma che pugniate insieme uniti e stretti. —
27.1Rimasero a que' patti ambo contenti,
27.2e più che 'l buon Rinaldo anco Isoliero.
27.3Ma come il sol co' suoi bei raggi ardenti
27.4ruppe de l'atra notte il velo nero,
27.5a levarse i guerrier pigri né lenti
27.6non furo, ed a montar sovra 'l destriero.
27.7Il britanno guerrier ch'a loro è scorta
27.8gli guida a l'antro per la via più corta.
28.1A l'antro onde il corsier mai non solea
28.2scostarsi, come ei lor narra per strada,
28.3questi, che senza scudo ir ne vedea
28.4Rinaldo e senza lancia e senza spada,
28.5gli disse: — Credi tu la belva rea
28.6domare inerme, o di morir t'aggrada? —
28.7E quelli a lui: — Nel cor consiston l'armi,
28.8onde il forte non è chi mai disarmi. —
29.1Al disiato luoco intanto giunge
29.2la bella compagnia. Quivi l'Inglese
29.3da lor toglie combiato e 'l destrier punge,
29.4ma degli altri ciascun su l'erba scese
29.5e lascia il corridore indi non lunge,
29.6ch'a piè vogliono far l'aspre contese
29.7per ferir meglio e meglio ancor ritrarsi,
29.8e più veloci intorno raggirarsi.
30.1Ecco appare il cavallo e calci tira,
30.2e fa saltando in ciel ben mille ruote;
30.3da le narici il fuoco accolto spira,
30.4move l'orecchie e l'ampie membra scuote;
30.5a sassi, a sterpi, a piante ei non rimira,
30.6ma fracassando il tutto urta e percote:
30.7col nitrito i nemici a fiera guerra
30.8sfida, e co' piè fa rimbombar la terra.
31.1Baio e castagno, onde Baiardo è detto:
31.2d'argentea stella in fronte ei va fregiato,
31.3balzani ha i piè di dietro, e l'ampio petto
31.4di grasse polpe largamente ornato;
31.5ha picciol ventre, ha picciol capo e stretto,
31.6si posa il folto crin sul destro lato;
31.7sono le spalle in lui larghe e carnose,
31.8dritte le gambe asciutte e poderose.
32.1Tal già Cillaro fu, pria che 'l domasse
32.2con forza e arte l'amicleo Polluce,
32.3e tai, prima che lor Marte frenasse
32.4quei furo, ond'ei l'alto suo carro adduce.
32.5Ma benché tal, benché al furor sembrasse
32.6furia da l'imo centro uscita in luce,
32.7raddoppia al paladin pur l'ardimento,
32.8e desta in Isolier poco spavento.
33.1Prima verso Isolier s'invia Baiardo,
33.2e quei l'attende con la lancia in resta;
33.3l'asta fracassa l'animal gagliardo,
33.4e 'l corso suo non però punto arresta.
33.5Non fu l'Ibero a ritirarsi tardo,
33.6ed a dar luoco a così gran tempesta;
33.7sì che quel non l'urtò, ma tornò ratto
33.8contra di lui ch'avea già il brando tratto.
34.1Tratta la spada avea, perché non era
34.2per domar il cavallo ei qui venuto,
34.3sendo da chi ne avea notizia intera
34.4per impossibil questo allor tenuto,
34.5ma per ferir la poderosa fera
34.6e dargli morte ancor col ferro acuto.
34.7Sol Rinaldo s'avea vario consiglio
34.8preso dagli altri, e con maggior periglio.
35.1Ratto contra l'Ispan Baiardo torna
35.2feroce, alzando or l'uno or l'altro piede;
35.3dove la fronte è da la stella adorna
35.4con la spada il baron veloce 'l fiede;
35.5ma fiede indarno ed ei di ciò si scorna,
35.6ch'aver percosso debilmente crede:
35.7né sa che del corsier la pelle è tale
35.8che presso lei l'acciaro è molle e frale.
36.1Sibilando in giù cala il suo tagliente
36.2ferro di nuovo, e 'l fier con maggior possa,
36.3sì che l'aspro corsier se ne risente,
36.4e china il capo sotto la percossa.
36.5Ma poi di rabbia e di furore ardente
36.6gli dà con l'urto così fiera scossa
36.7che 'l pagan cadde, e seco cadde insieme
36.8quella d'aver vittoria altera speme.
37.1Rinaldo che cader vede Isoliero,
37.2e che sua vita al fin n'andria ben tosto,
37.3perché giacea disteso in sul sentiero
37.4privo di forze, il primo ardir deposto,
37.5ratto il passo drizzò verso il destriero;
37.6e come giunto fu tanto d'accosto
37.7che 'l potesse ferir, il pugno strinse:
37.8indi la mano impetuosa spinse.
38.1Con tal forza il campione il destrier tocca
38.2che quel che prima o poi mai non gli avvenne:
38.3di vermiglio color tinse la bocca
38.4il sangue ch'in gran copia a terra venne.
38.5Fuor l'arco stral sì presto mai non scocca,
38.6né sì presto falcon batte le penne,
38.7come presto il corsier ver' lui si volse,
38.8e co' denti afferrargli il braccio volse.
39.1Si ritira il guerriero, e poi raddoppia
39.2il pugno, e lo colpisce in su la fronte.
39.3Volto Baiardo i calci spinge a coppia,
39.4ch'avrian gettato a terra ogn'alto monte.
39.5Sta su l'aviso, e forze ed arte accoppia
39.6insieme il cavalier di Chiaramonte:
39.7dove volge il destrier la testa o 'l piede,
39.8ei ragirando il passo il luoco cede.
40.1Sempre al fianco gli sta, dove il cavallo
40.2non lui con morsi o con gran calci offenda,
40.3ché vuol che la destrezza, e no 'l metallo,
40.4dal suo furor terribile il difenda;
40.5pur, mettendo una volta il piede in fallo,
40.6colpito fu d'aspra percossa orrenda:
40.7un calcio recevè nel destro fianco,
40.8e quasi sotto il colpo ei venne manco.
41.1Non cadde già, ma si ritenne a pena;
41.2e se 'l fier calcio era men scarso alquanto,
41.3con tal vigor fu tratto e con tal lena
41.4che gli avria l'armi insieme e l'ossa infranto.
41.5Non qui Baiardo il suo furore affrena,
41.6ma 'l cavalier riprese forze intanto:
41.7la seconda schivò crudel percossa
41.8ch'avea ver' lui con maggior forza mossa.
42.1Non perciò i piedi a ferir vanno in vano,
42.2ma grossa quercia e tant'entro sotterra
42.3ascosa, quanto sorge alta dal piano,
42.4è da lor colta, rotta e posta a terra.
42.5Rinaldo quei con l'una e l'altra mano,
42.6pria che gli tiri a sé, stringe ed afferra.
42.7Cerca Baiardo uscir di questo impaccio,
42.8ma troppo è forte del nemico il braccio.
43.1Move indarno le gambe, indarno ancora
43.2per morderlo ver' lui la bocca volta;
43.3si crolla indarno e s'alza e sbuffa, e fuora
43.4sparge anitrendo l'ira dentro accolta.
43.5Durò tal zuffa lungo spazio d'ora:
43.6con gran vigore al fin, con forza molta,
43.7ma con arte maggior a terra il pone
43.8il gran figliuol del valoroso Amone.
44.1Sì come il mar che dianzi alto fremendo
44.2orribil si mostrava e minaccioso,
44.3lo suo sdegno e 'l furor poi deponendo
44.4or tranquillo ed umil giace in riposo:
44.5così il destrier che prima era tremendo,
44.6ed in vista crudele e spaventoso,
44.7t¢cco il suol poi, si sta placido e cheto;
44.8ma serba de l'alter nel mansueto.
45.1Gli palpa il collo e gli maneggia il petto
45.2il cavaliero, e gli ordina le chiome;
45.3nitrisce quegli e mostra aver diletto,
45.4perché 'l lusinga il suo signore, e come.
45.5Rinaldo che se 'l vede esser soggetto,
45.6e c'ha le furie sue già tutte d¢me,
45.7la sella e 'l resto a l'altro corsier toglie,
45.8e questo adorna de l'aurate spoglie.
46.1Era l'Ispan risorto allor che fêa
46.2col destrier pugna il giovinetto ardito;
46.3e vedendo ch'omai d¢mo l'avea,
46.4stava per lo stupor cheto e smarrito:
46.5ché 'n membra giovenili ei non credea
46.6che fosse tal valore insieme unito.
46.7Rinaldo lo saluta, e chiede poi
46.8s'alcun rio male ancora forse l'annoi.
47.1Ed inteso di no prendono il calle
47.2ove torse il destrier la lor ventura,
47.3che fuor di quella selva in una valle
47.4gli scorse al fine assai profonda e scura.
47.5Scontrano ivi un guerrier che verdi e gialle
47.6le sopravesti avea su l'armatura,
47.7e dimostra a l'aspetto alto e superbo
47.8esser di gran vigore e di gran nerbo.
48.1Dipinto questi porta in aureo scudo
48.2con l'ali al fianco il faretrato arciero,
48.3le belle membra pargolette ignudo,
48.4bendato gli occhi e di sembiante altero,
48.5sotto i cui piedi giace avinto il crudo
48.6Marte. Rinaldo allor da lo scudiero
48.7del suo compagno una gross'asta tolse,
48.8e così ver' colui la lingua sciolse:
49.1— Molto a me più ch'a te conviensi questo
49.2scudo, o barone; e se no 'l credi, io sono
49.3accinto e pronto a fartel manifesto.
49.4Vien dunque a giostra, o pur quel dammi in dono:
49.5a me più si convien, ché provo infesto
49.6più ch'altro amor, né spero indi perdono,
49.7e più son ch'altri di sue fiamme caldo,
49.8e più in seguirlo ancor costante e saldo. —
50.1— Ciò vedrassi la pruova, allor l'estrano
50.2rispose, e se tu vinci, egli tuo fia:
50.3ma spero tosto riversarti al piano,
50.4s'ora minor non è la forza mia. —
50.5Detto così, tolse la lancia in mano,
50.6e prese al corso un gran spazio di via,
50.7ed in quel tempo ancor volse Baiardo
50.8l'altro baron, nulla di lui più tardo.
51.1Fu dal guerriero estran nel petto colto
51.2il buon Rinaldo, e quasi a terra spinto,
51.3ch'era quel forte e valoroso molto,
51.4e rade volte avezzo ad esser vinto;
51.5con la lancia egli a lui percosse il volto
51.6con forza tal che ben l'avrebbe estinto,
51.7se di tempra men fina era l'elmetto:
51.8pur di sella lo trasse al suo dispetto.
52.1Sùbito in piedi lo stranier risorse,
52.2d'infinito stupor ingombro e pieno:
52.3ché rade volte caso tal gli occorse,
52.4e gli occorse or quando il credette meno;
52.5e 'l forte scudo a l'aversario porse
52.6dicendo: — Or, cavalier, uscito a pieno
52.7son da l'obligo mio; tu con la spada,
52.8se pur la vòi, guadagnar déi la strada. —
53.1Isolier che mostrarsi al paragone
53.2degno compagno di Rinaldo ha spene,
53.3disse a lui volto: — A me questa tenzone
53.4ed il francarvi il passo or s'appertiene;
53.5in imprese maggior voi mio campione
53.6sarete. — E così detto a terra viene,
53.7e s'incomincia il periglioso assalto,
53.8ed a girare il ferro or basso or alto.
54.1Ambo sanno ferir, sanno pararsi,
54.2ambo han possenti membra, ardito core;
54.3ambo spingere inanzi, ambo ritrarsi
54.4san quando è d'uopo, e dar luogo al furore;
54.5tal ch'or con pieni colpi, ora con scarsi,
54.6senza vantaggio alcun pugnar due ore.
54.7Qui si comincia a rivoltar la sorte,
54.8ed appar Isolier più destro e forte.
55.1L'audace Ispan, ch'avere il meglio scorge
55.2di questa pugna, l'animo rinfranca,
55.3e tanto in lui la forza accresce e sorge,
55.4quanto dechina nel nemico e manca;
55.5tal che sì gravi colpi a l'altro porge,
55.6e sì lo preme, lo raggira e stanca,
55.7ch'egli loro la strada a forza cesse,
55.8come che regger più non si potesse.
Supported by the Czech Science Foundation (GA23-07727S)