about
people
how to cite
dataset
versions
json schema
resources
browse
search
authors
books

Canto primo

Rinaldo

PoeTree.it

1.1Canto i felici affanni e i primi ardori
1.2che giovanetto ancor soffrì Rinaldo,
1.3e come il trasse in perigliosi errori
1.4desir di gloria ed amoroso caldo,
1.5allor che, vinti dal gran Carlo, i Mori
1.6mostraro il cor più che le forze saldo;
1.7e Troiano, Agolante e 'l fiero Almonte
1.8restar pugnando uccisi in Aspramonte.
2.1Musa, che 'n rozo stil meco sovente
2.2umil cantasti le mie fiamme accese,
2.3sì che, stando le selve al suono intente,
2.4Eco a ridir l'amato nome apprese:
2.5or ch'ad opra maggior movo la mente,
2.6ed audace m'accingo ad alte imprese,
2.7ver' me cotanto il tuo favor s'accresca,
2.8ch'al raddoppiato peso egual riesca.
3.1Forse un giorno ardirai de' chiari fregi
3.2del gran Luigi Estense ornar mie carte,
3.3onde, mercé del suo valor, si pregi
3.4e viva il nostro nome in ogni parte;
3.5non perch'io stimi ch'a' suoi fatti egregi
3.6possa dar luce umano ingegno od arte,
3.7ch'egli e tal ch'altrui dona e gloria e vita,
3.8e vola al ciel senza terrena aita.
4.1E voi, sacro signor, ch'adorno avete
4.2d'ostro la chioma e di virtude il core,
4.3e sì lucidi raggi omai spargete
4.4che se n'oscura ogni più chiaro onore,
4.5quando ai gravi pensier la via chiudete,
4.6prestate al mio cantar grato favore:
4.7ch'ivi vedrete al men, se non espresso,
4.8adombrato in altrui forse voi stesso.
5.1Ma quando, il crin di tre corone cinto,
5.2v'avrem l'empia eresia domar già visto,
5.3e spinger, pria da santo amor sospinto,
5.4contra l'Egitto i principi di Cristo,
5.5onde il fiero Ottomano oppresso e vinto
5.6vi ceda a forza il suo mal fatto acquisto,
5.7cangiar la lira in tromba e 'n maggior carme
5.8dir tentarò le vostre imprese e l'arme.
6.1Già Carlo Magno in più battaglie avea
6.2d¢mo e represso l'impeto affricano,
6.3e per opra d'Orlando omai giacea
6.4estinto Almonte e 'l suo fratel Troiano;
6.5pur in sì rio destin si difendea
6.6ne' forti luoghi ancor lo stuol pagano,
6.7che molti in riva al mar, molti fra terra
6.8pria n'occupò nel cominciar la guerra.
7.1Ma Carlo, il pian ridotto in suo potere,
7.2e l'uno e l'altro mare a quel vicino,
7.3stringea più sempre con l'armate schiere
7.4da varie parti il campo saracino,
7.5ch'avendo gran cagion del suo temere
7.6paventava il furor d'empio destino;
7.7pur, con audace e generoso core,
7.8era a' nemici suoi d'alto terrore.
8.1E ciascun giorno sempre alcun di loro
8.2fuor da le mura e da' ripari usciva,
8.3per provar s'al francese il valor moro
8.4pari al men ne' duelli riusciva.
8.5Poi, quando il sol celava i bei crin d'oro,
8.6e sotto l'ali il ciel notte copriva,
8.7tutti assaliano insieme il nostro campo,
8.8per tentar con lor gloria alcuno scampo.
9.1Ma sempre il primo onore, il primo vanto,
9.2in generale e in singolar battaglia,
9.3rapporta Orlando il giovanetto, e intanto
9.4gli antichi eroi d'alte prodezze agguaglia:
9.5guerriero alcun non è feroce tanto,
9.6né piastra fatta per incanto o maglia,
9.7ch'al suo valor resista; e Marte istesso
9.8avria forse la palma a lui concesso.
10.1Oh quante volte e quante ei fece solo
10.2a mille cavalier volger le piante,
10.3e quante ancor rendette il terren suolo
10.4del mauro sangue caldo e rosseggiante!
10.5Quante volte colmò d'estremo duolo
10.6i miseri seguaci d'Agolante,
10.7ch'alzar gli vider sanguinosi monti
10.8de' duci lor più gloriosi e conti!
11.1Tosto la vaga fama il suo valore
11.2e l'opre sue va divolgando intorno:
11.3picciola è prima, e poi divien maggiore,
11.4ch'acquista forze ognor di giorno in giorno.
11.5Ovunque arriva sparge alto romore,
11.6e finge quel d'ogni virtute adorno:
11.7col vero il falso meschia e in varie forme
11.8si mostra altrui, né mai riposa o dorme.
12.1Fra gli altri molti del figliuol d'Amone
12.2ella giunge a l'orecchie, e i fatti egregi
12.3del valoroso suo cugin gli espone
12.4a parte a parte, e gli acquistati fregi.
12.5Sùbito a quel magnanimo garzone,
12.6c'ha ne la gloria posto i sommi pregi,
12.7invidia accende generosa il petto,
12.8che negli altieri spirti ha sol ricetto.
13.1E tal invidia ha in lui maggior potere,
13.2perché gli par che 'l fior de' suoi verdi anni,
13.3quando l'uom deve tra l'armate schiere
13.4soffrir di Marte i gloriosi affanni,
13.5ei consumi in fugace e van piacere,
13.6involto in molli e delicati panni,
13.7quasi vil donna che 'l cor d'ozio ha vago,
13.8e sol adopri la conocchia e l'ago.
14.1Da queste cure combattuto geme,
14.2e sospir tragge dal profondo core;
14.3d'esser guardato vergognoso teme,
14.4ché desta l'altrui vista in lui rossore;
14.5crede ch'ognun l'additi e scioglia insieme
14.6in tai voci la lingua a suo disnore,
14.7come de' suoi maggior le lucid'opre
14.8con le tenebre sue questi ricopre.
15.1Tra sé tai cose rivolgeva ancora,
15.2quando il tetto real lasciossi a tergo,
15.3e da Parigi uscio, ché quivi allora
15.4insieme con la madre avea l'albergo;
15.5e caminando in breve spazio d'ora
15.6giunse d'un prato in sul fiorito tergo,
15.7che si giacea tra molte piante ascoso,
15.8ond'era poi formato un bosco ombroso.
16.1Quivi, perché gli pare acconcio il luoco
16.2a lamentarsi, e non teme esser visto,
16.3si ferma e siede, e 'n suon languido e fioco
16.4così comincia a dir, doglioso e tristo:
16.5— Deh! perché, lasso! un vivo ardente foco
16.6di dolor, di vergogna e d'ira misto
16.7non m'arde e volge in polve, onde novella
16.8di me mai più non s'oda, o buona o fella?
17.1Poi ch'oprar non poss'io che di me s'oda
17.2con mia gloria ed onor novella alcuna,
17.3o cosa ond'io pregio n'acquisti e loda,
17.4e mia fama rischiari oscura e bruna;
17.5poscia che non son tal che lieto goda
17.6di mia virtute, o pur di mia fortuna,
17.7ma il più vil cavaliero, al ciel più in ira,
17.8che veggia il sol tra quanto scalda e gira;
18.1deh! perché almeno oscura stirpe umile
18.2a me non diede o padre ignoto il Fato,
18.3o femina non son tenera e vile,
18.4ché non andrei d'infamia tal macchiato;
18.5perciò ch'in sangue illustre e signorile,
18.6in uom d'alti parenti al mondo nato
18.7la viltà si raddoppia e più si scorge,
18.8che 'n coloro il cui grado alto non sorge.
19.1Ah! quanto a me de' miei maggior gradito
19.2poco è il valor e la virtù suprema;
19.3quanto d'Orlando a me di sangue unito
19.4l'ardir mi noce e la possanza estrema.
19.5Egli or, di fino acciar cinto e vestito,
19.6l'alte inimiche forze abbatte e scema,
19.7e con l'invitta sua fulminea spada
19.8fa ch'Africa superba umil se 'n vada.
20.1Io quasi a l'ozio, a la lascivia, agli agi
20.2nato, in vani soggiorni il tempo spendo,
20.3e ne le molli piume e ne' palagi
20.4sicuri tutto intero il sonno prendo;
20.5e per soffrire i marzial disagi
20.6tempo miglior, età più ferma attendo,
20.7ai materni conforti ed a que' preghi
20.8cui viril petto indegno è che si pieghi. —
21.1Mentre così si lagna, ode un feroce
21.2innito di cavallo al cielo alzarsi;
21.3chiude le labbra allor, frena la voce
21.4Rinaldo, e non è tardo a rivoltarsi,
21.5e vide al tronco d'una antica noce
21.6per la briglia un destrier legato starsi,
21.7superbo in vista, che mordendo il freno
21.8s'aggira, scuote il crin, pesta il terreno.
22.1Nel medesmo troncone un'armatura
22.2vide di gemme e d'or chiara e lucente,
22.3che par di tempra adamantina e dura,
22.4ed opra di man dotta e diligente.
22.5Cervo che fonte di dolc'acqua e pura
22.6trovi allor ch'è di maggior sete ardente,
22.7od amador cui s'offra a l'improviso
22.8il caro volto che gli ha il cor conquiso,
23.1non si rallegra come il cavaliero,
23.2che così larga strada aprir vedea
23.3per mandar ad effetto il suo pensiero,
23.4che tutto intento ad oprar l'arme avea.
23.5Corre dove sbuffando il bel destriero
23.6con la bocca spumosa il fren mordea,
23.7e lo discioglie e per la briglia il prende,
23.8e ne l'arcion, senz'oprar staffa, ascende.
24.1Ma l'arme che facean, quasi trofeo
24.2sacro al gran Marte, l'alboro pomposo,
24.3distaccò prima, e adorno se 'n rendeo,
24.4di tal ventura stupido e gioioso;
24.5conosce ben che chi quelle arme feo,
24.6fu di servirlo sol vago e bramoso,
24.7ch'erano ai membri suoi commode ed atte
24.8qual se per lui Vulcan l'avesse fatte.
25.1Oltra che de lo scudo il campo aurato
25.2da sbarrata pantera adorno scorge,
25.3che con guardo crudel, con rabbuffato
25.4pelo terror ai rimiranti porge:
25.5ha la bocca e l'unghion tinto e macchiato
25.6di sangue, e su duo piedi in aria sorge.
25.7Già tal insegna acquistò l'avo, e poi
25.8la portar molti de' nepoti suoi.
26.1Poi che saltando sul destriero ascese,
26.2e tutto fu di lucide arme adorno,
26.3l'usbergo, l'aureo scudo e l'altro arnese
26.4si vagheggiava con lieto occhio intorno.
26.5Indi con ratta man la lancia prese,
26.6la lancia ond'ebber molti oltraggio e scorno;
26.7ma la spada lasciò, ché gli sovenne
26.8d'un giuramento ch'ei già fe' solenne.
27.1Avea di Carlo al signoril cospetto
27.2vantando fatto un giuramento altero,
27.3quando da lui coi frati insieme eletto
27.4al degno grado fu di cavaliero,
27.5di spada non oprar, quantunque astretto
27.6ne fosse da periglio orrendo e fiero,
27.7s'in guerra pria non lo toglieva a forza
27.8a guerrier di gran fama e di gran forza.
28.1Ed or come colui ch'audace aspira
28.2a degne imprese, ad opre altere e nove,
28.3ciò por vuole ad effetto, e 'l destrier gira,
28.4e 'l batte e sprona ed a gran passi il muove;
28.5e sì lo sdegno generoso e l'ira,
28.6e 'l desio di trovar venture dove
28.7la lancia adopri, in suo camin l'affretta,
28.8ch'in breve tempo uscì de la selvetta.
29.1Come al marzo errar suol giumenta mossa
29.2dagli amorosi stimoli ferventi,
29.3onde non è che ritenerla possa
29.4fren, rupi, scogli o rapidi torrenti;
29.5così il garzon cui l'alma ognor percossa
29.6è da sproni d'onor caldi e pungenti,
29.7erra di qua di là, raddoppia i passi,
29.8per fiumi, boschi e per alpestri sassi;
30.1tal ch'allor che 'l villan, disciolti i buoi
30.2dal giogo, a riposar lieto s'accinge,
30.3e ritogliendo il sol la luce a noi
30.4l'altro avverso emispero orna e dipinge,
30.5giunge in Ardenna, ove de' fati suoi
30.6l'immutabil voler l'indrizza e spinge;
30.7quivi nuovo desir l'alma gli accense,
30.8che quel primier in lui però non spense.
31.1Errò tutta la notte intera; e quando
31.2ne riportò l'Aurora il giorno in seno,
31.3uom riscontrò d'aspetto venerando,
31.4di crespe rughe il volto ingombro e pieno,
31.5che sovra un bastoncel giva appoggiando
31.6le membra che parean venir già meno;
31.7ed a tai segni, ed al crin raro e bianco,
31.8mostrava esser dagli anni oppresso e stanco.
32.1Questi, verso Rinaldo alzando 'l viso,
32.2così gli disse in parlar grave e scorto:
32.3— Dove vai, cavalier, ch'egli m'è aviso
32.4vederti tutto omai lacero e morto?
32.5Ché già più d'un guerriero è stato ucciso
32.6ch'errando per lo bosco iva a diporto,
32.7e, troppo altero del suo gran valore,
32.8ha voluto provar tanto furore.
33.1Sappi che novamente in questa selva
33.2è comparso un cavallo aspro e feroce,
33.3di cui non è la più gagliarda belva
33.4o dove aghiaccia o dove il sol più cuoce.
33.5Da lui qual lepre fugge e si rinselva
33.6il leone, il cinghial e l'orso atroce;
33.7dovunque passa l'alte piante atterra,
33.8e intorno tremar fa l'aria e la terra.
34.1Dunque fuggi, meschino, o in cavo e fosco
34.2luogo t'ascondi, ché d'udir già parmi
34.3rimbombar al suo corso intorno il bosco,
34.4né contra lui varran tue forze e armi:
34.5ch'io quanto a me, s'a segni il ver conosco,
34.6cagion non ho di quinci allontanarmi,
34.7per servar questa spoglia inferma e vecchia
34.8cui Natura disfar già s'apparecchia. —
35.1Al parlar di quel vecchio il buon Rinaldo
35.2non si smarrì, né di timor diè segno,
35.3ma d'ardente desir divenne caldo
35.4di farsi qui d'eterna fama degno;
35.5e con parlar rispose audace e saldo,
35.6acceso dentro d'onorato sdegno,
35.7che co' detti a vil fuga altri l'esorte,
35.8quasi ei paventi una famosa morte.
36.1— Fugga chi fuggir vuol, ché cavaliero
36.2non dee più che la lancia oprar lo sprone;
36.3e quanto è più il periglio orrendo e fiero,
36.4più francamente il forte a lui s'oppone;
36.5ed io già stabilito ho nel pensiero
36.6di far del mio valor qui paragone;
36.7e se ben fussi ov'è più ardente il polo,
36.8qui ratto ne verrei per questo solo. —
37.1Allor l'antico vecchio a lui rivolto,
37.2in voci tai l'accorta lingua sciolse:
37.3— Con gran diletto, o cavaliero, ascolto
37.4il grande ardir ch'in te Natura accolse;
37.5né vidi uom mai più dal timor disciolto,
37.6da poi che 'l mio parlar non ti distolse
37.7da l'alta impresa, né tue brame estinse,
37.8ma loro infiammò più, te più sospinse.
38.1E credo che conforme abbia a l'ardire
38.2infuso in te 'l valor l'alma Natura,
38.3e che per le tue man deggia finire
38.4tosto sì perigliosa alta ventura.
38.5Segui pur dunque il tuo gentil desire,
38.6e di gloria e d'onor l'accesa cura:
38.7ch'a degne imprese il tuo destin ti chiama,
38.8e vivrai dopo morte ancor per fama.
39.1E perché possi, quando a cruda guerra
39.2ti troverai con quel destrier possente,
39.3la furia sua, che l'altrui forze atterra,
39.4vincere e superar più agevolmente,
39.5vedi di trarlo mal suo grado in terra,
39.6ché mansueto ei diverrà repente,
39.7ed a te sì fedel che non fu tanto
39.8fedel al magno Ettorre il fiero Xanto.
40.1Di lui quel ti dirò ch'a molti è ignoto,
40.2che ti parrà quasi impossibil cosa.
40.3Amadigi di Francia, a tutti noto,
40.4che la bella Oriana ebbe in sua sposa,
40.5solcando il mar fu dal piovoso Noto
40.6spinto a l'isola detta or Perigliosa;
40.7ch'allor con nome tal non fu chiamata,
40.8ma tra l'altre perdute annoverata.
41.1Quivi il destrier vins'ei già carco d'anni,
41.2ed in Francia suo regno il menò seco;
41.3ma poi ch'a volo glorioso i vanni,
41.4di sé lasciando il mondo orbato e cieco,
41.5spiegò felice in ver' gli empirei scanni,
41.6incantato il destrier entro uno speco
41.7fu qui vicin dal saggio Alchiso il mago,
41.8di far qualch'opra memorabil vago.
42.1Sotto tai leggi allor quel buon destriero
42.2fu dal mago gentil quivi incantato,
42.3che non potesse mai da cavaliero
42.4per ingegno o per forza esser domato,
42.5se dal sangue colui reale altero
42.6d'Amadigi non fusse al mondo nato,
42.7e s'in valor ancor no 'l superasse,
42.8o pari almeno in arme a lui n'andasse.
43.1Dopo che 'l mago la bell'opra fece,
43.2non s'è 'l cavallo se non or veduto,
43.3ma da ch'apparve, diece volte e diece
43.4ha 'l suo torto camin Cinzia compiuto:
43.5onde da segno tal comprender lece
43.6che 'l termine prefisso è già venuto,
43.7ch'esser disfatto dee lo strano incanto,
43.8e domato il destrier feroce tanto.
44.1Né ti maravigliar se 'l destrier vive
44.2dopo sì lungo girar d'anni ancora,
44.3ch'il fil troncar d'alcun le Parche dive
44.4non ponno, s'incantato egli dimora;
44.5né fra l'imposte al viver suo gli ascrive
44.6il fato di quel tempo una sol'ora.
44.7Grande è il poter de' maghi oltra misura,
44.8e quasi eguale a quel de la Natura.
45.1Nel fin di questa selva un antro giace:
45.2indi il cavallo mai non si discosta,
45.3ma misero colui che troppo audace
45.4a quella parte ov'egli sta s'accosta.
45.5Tu perché partir vuo', rimanti in pace;
45.6e s'a l'impresa ancor l'alma hai disposta,
45.7in oblio non porrai, ché s'ei la terra
45.8col fianco premerà, vinta hai la guerra. —
46.1Non avea detto ancor queste parole,
46.2che ne la selva si cacciò più folta,
46.3veloce sì che più veloce il sole
46.4dechinando il suo carro al mar non volta.
46.5Restò Rinaldo allor sì come suole
46.6debile infermo rimaner tal volta,
46.7cui ne' sonni interrotti appaion cose
46.8impossibili, strane e monstruose.
47.1Questi, ch'era apparito al giovinetto
47.2in forma d'uom ch'a vecchia etate è giunto,
47.3era il buon Malagigi, a lui di stretto
47.4nodo di sangue e d'alto amor congiunto:
47.5mago de la sua etade il più perfetto,
47.6che 'l buon voler mai dal saper disgiunto
47.7non ebbe, anzi ad ognor suoi giorni spese
47.8altrui giovando in onorate imprese.
48.1Egli avea ritenuto il suo germano
48.2Rinaldo alquanto in Francia e quasi a forza,
48.3sin ch'un influsso rio gisse lontano,
48.4e cresciesse con gli anni in lui la forza.
48.5Or, passato il furor troppo inumano
48.6del ciel, cui spesso uom saggio e piega e sforza,
48.7gli permise il partirsi e fegli appesi
48.8tornar al tronco i necessari arnesi.
49.1Rinaldo intanto per la selva caccia
49.2il suo destrier per vie longhe e distorte,
49.3e de l'altro corsier segue la traccia,
49.4senza saper qual strada a quello il porte;
49.5e per ogni romor che l'aura faccia,
49.6par che rallegri l'animo e conforte,
49.7credendo allor trovarlo: e così in vano
49.8errò fin che 'l sol gio ne l'oceano.
50.1Allor su l'erba a piè d'un fonte scese,
50.2ch'era de' quattro l'un che fe' Merlino,
50.3e con frutti selvaggi ed acqua prese
50.4ristor de la fatica e del camino.
50.5Ma quando Febo in Oriente accese
50.6di nuovo il vago raggio matutino,
50.7ritorno fece a la primiera inchiesta,
50.8e 'l viaggio seguì per la foresta.
51.1Per quello andò gran spazio, avendo intenti
51.2gli occhi e 'l pensiero a l'alta impresa solo;
51.3ed ecco, allor che co' suoi raggi ardenti
51.4insino a l'imo fende Appollo il suolo,
51.5strepito pargli d'animai correnti
51.6sentir nel bosco; onde ne corre a volo
51.7là ond'il suono a le sue orecchie viene,
51.8e raddoppia nel cor desire e spene.
52.1E in questa apparir da lungi vede
52.2leggiadra cerva e più che latte bianca,
52.3che ratta move a tutto corso il piede,
52.4ed annelando vien sudata e stanca;
52.5e sì il timor il cor le punge e fiede,
52.6e la lena e 'l vigor in lei rinfranca,
52.7ch'ov'è 'l garzone, arriva e inanzi passa,
52.8e gran parte del bosco a tergo lassa.
53.1Vien dietro a lei sovra un cavallo assisa,
53.2che veloce se 'n va come saetta,
53.3di nuovo abito adorna in strana guisa
53.4disposta e vaga e snella giovinetta,
53.5dal cui dardo ferita e poscia uccisa
53.6fu la fugace e timida cervetta,
53.7dal dardo ch'ella di lanciar maestra
53.8tutto le fisse entro la spalla destra.
54.1Mira il leggiadro altero portamento
54.2Rinaldo, e 'nsieme il ricco abito eletto,
54.3e vede il crin parte ondeggiar al vento,
54.4parte in aurati nodi avolto e stretto;
54.5e la vesta cui fregia oro ed argento,
54.6sotto la qual traspar l'eburneo petto,
54.7alzata alquanto discoprir a l'occhio
54.8la gamba e 'l piede fin presso al ginocchio:
55.1la gamba e 'l piede, il cui candor traluce
55.2fuor per seta vermiglia a l'altrui vista.
55.3Degli occhi poi la dolce e pura luce,
55.4e la guancia di gigli e rose mista,
55.5e la fronte d'avorio, ond'uom s'induce
55.6ad obliar ciò che più l'alma attrista,
55.7e le perle e i rubin, fiamme d'amore,
55.8rimira, ingombro ancor d'alto stupore.
56.1Non quando vista ne le gelid'acque
56.2da l'incauto Atteon fusti, Diana,
56.3tant'egli ne stupì né tanto piacque
56.4a lui la tua beltà rara e soprana,
56.5quant'or nel petto al buon Rinaldo nacque
56.6fiamma amorosa e maraviglia strana,
56.7vedendo in selva solitaria ed adra
56.8sì vago aspetto e forma sì leggiadra.
57.1La vaga e cara imago in cui risplende
57.2de la beltà del ciel raggio amoroso,
57.3dolcemente per gli occhi al cor gli scende,
57.4con grata forza ed impeto nascoso;
57.5quivi il suo albergo lusingando prende.
57.6Al fin con modo altero imperioso
57.7rapisce a forza il fren del core e 'l regge,
57.8ad ogn'altro pensier ponendo legge.
58.1Ma come quel che pronto era ed audace,
58.2e Fortuna nel crin prender sapea,
58.3e tanto più quant'era più vivace
58.4quel dolce ardor che l'alma gli accendea,
58.5disse: — V'apporti il ciel salute e pace
58.6sempre, qual che vi siate, o donna o dea;
58.7e come vi fe' già leggiadra e bella,
58.8così beata or voi faccia ogni stella.
59.1E s'a la grazia, a la beltà del viso,
59.2pari felicità dal ciel v'è data,
59.3ardisco dir che non è in Paradiso
59.4alma di voi più lieta e più beata;
59.5ché tai son quelle in voi, ch'egli m'è aviso
59.6ch'angiola siate di là su mandata:
59.7onde per me felice io mi terrei
59.8di spender, voi servendo, i giorni miei.
60.1Ma da poi che mostrarvi il ciel cortese
60.2ha per sì raro dono a me voluto,
60.3facciamisi or per voi chiaro e palese
60.4quel che sin qui nascosto ei m'ha tenuto;
60.5ch'avendo l'altre qualitati intese,
60.6come quelle apparenti ho già veduto,
60.7rimarrà sol che con onor divini
60.8voi mia dea riverisca, a voi m'inchini. —
61.1Al parlar di Rinaldo la donzella
61.2d'un onesto rossor le guancie sparse;
61.3e qual veggiam del sol l'alma sorella,
61.4quando vento minaccia, in volto apparse:
61.5il che più la rendette adorna e bella,
61.6e di fiamma più calda il giovin'arse.
61.7Indi mosse ver' lui parole tali,
61.8che gli fur tutte al cor fiammelle e strali:
62.1— Non son qual mi formate, o cavaliero,
62.2né va 'l mio merto al parlar vostro eguale;
62.3ma di Carlo soggiaccio al magno impero,
62.4come ancor voi da Dio fatta mortale;
62.5ben è 'l fratello mio prode guerriero,
62.6e di sangue chiarissimo e reale;
62.7ei che Guascogna, ond'è signor, governa,
62.8or segue Carlo a fiera guerra esterna.
63.1Ed io ch'al giogo maritale unita
63.2non sono, e seguir Cinzia ancor mi lice,
63.3in un castel vicin tranquilla vita
63.4vivo, e meco ne sta mia genitrice,
63.5e compagnia, qual bramar so, gradita;
63.6resta or che 'l nome dica: egli è Clarice.
63.7Ma chi sète, guerriero, e di qual merto,
63.8voi che 'l vostro servir m'avete offerto? —
64.1Allor Rinaldo a lei così rispose:
64.2— Traggo l'origin io da Costantino,
64.3che l'imperial sede in Grecia pose,
64.4lasciando altrui d'Italia il bel domino.
64.5Amone è 'l padre mio, le cui famose
64.6prove al grado l'alzar di paladino:
64.7Chiaramonte il cognome, io son Rinaldo,
64.8solo di servir voi bramoso e caldo. —
65.1— Chi de' vostri avi invitti e del gran padre
65.2non ha sentito l'onorato grido?
65.3S'è testimon de l'opre lor leggiadre
65.4ogni remota piaggia e ogni lido:
65.5e chi d'Orlando, a le cristiane squadre
65.6prima difesa contra il Mauro infido?
65.7Ma di voi null'ancor la fama apporta. —
65.8Così a lui disse la donzella accorta.
66.1E con que' detti gli traffisse il core,
66.2e 'l colmò di dolore e di vergogna,
66.3onde in se stesso, d'ira e di furore
66.4acceso, morte e più null'altro agogna.
66.5Tratte dal petto al fin tai voci fuore,
66.6rispose a quella tacita rampogna:
66.7— Affermo anch'io che molto Orlando vaglia,
66.8e che raro è colui che se gli aguaglia.
67.1Ma 'l suo valor però non tanto parmi,
67.2ch'io col vostro favor punto temessi
67.3seco venir al paragon de l'armi,
67.4senza che biasmo a riportar n'avessi;
67.5e s'occasion tal vorrà mai darmi
67.6il ciel, voi ne vedrete i segni espressi. —
67.7Fra tanto ei scorse e la donzella altera
67.8di donne e di guerrier leggiadra schiera.
68.1Eran costor la nobil compagnia
68.2di Clarice, che lei givan cercando,
68.3non ben sicuri che Fortuna ria
68.4non venga il lor seren stato turbando,
68.5ché lasciati gli avea ella tra via,
68.6dietro la cerva il suo destrier spronando,
68.7sì che, vedendola ora a l'improviso,
68.8segni mostrar d'alta letizia al viso.
69.1Ella, veduto i suoi, tosto rivolse
69.2sorridendo a Rinaldo il vago aspetto,
69.3e gli disse: — Baron, s'il ciel raccolse
69.4tanto ardir e valor nel vostro petto,
69.5ch'ad Orlando, in cui porre il tutto volse
69.6che se richiede a cavalier perfetto,
69.7ne gite par nel gran mistier di Marte,
69.8mostrate qui vostra possanza in parte:
70.1ché se d'Orlando voi non men valete,
70.2questo de' miei guerrier ardito stuolo
70.3giostrando superar ancor potrete,
70.4benché contra lor tutti andiate or solo.
70.5Io dirò poi che tal ne l'arme sète
70.6che mostrate d'Amone esser figliuolo,
70.7e che voi con la spada e con la lancia
70.8alzate al par di lui l'onor di Francia. —
71.1A sì grate parole ingombra l'alma
71.2nova dolcezza al buon figliuol d'Amone,
71.3che spera aver di quei guerrier la palma,
71.4e far del suo valor qui paragone;
71.5pur a lei disse: — Assai difficil salma
71.6quella è, che 'l parlar vostro ora m'impone:
71.7ma quest'alma beltà tai forze aviva
71.8in me, che spero addur l'impresa a riva. —
72.1Così detto, il destrier veloce gira,
72.2e tosto gionto a quei guerrieri a fronte,
72.3pria le fattezze altere intento mira,
72.4poi così parla con audace fronte:
72.5— Valorosi signor, non sdegno od ira,
72.6non da voi ricevute ingiurie ed onte,
72.7ma più bella cagion ora mi sforza
72.8provar quanto s'estenda in voi la forza.
73.1Accingetevi dunque a la battaglia,
73.2che si vedrà chi di servir più degno
73.3sia l'alta dama, e più ne l'armi vaglia,
73.4tosto con chiaro ed apparente segno. —
73.5Il forte Alcasto allor, cui di Tessaglia,
73.6morto 'l padre, obedir doveva il regno,
73.7qual uom d'amore acceso e qual superbo,
73.8così rispose con parlare acerbo:
74.1— Ben come hai detto, folle, or or vedrai
74.2quanto sia questa lancia e soda e dura;
74.3e qual error commette ancor saprai
74.4quel che le forze sue non ben misura. —
74.5Avea di Grecia in Francia a trager guai
74.6costui condutto empia sua ventura,
74.7ch'in Clarice non pria fisò lo sguardo,
74.8ch'al cor sentio d'amor l'acuto dardo.
75.1E sendo tra il re Carlo e 'l genitore
75.2molti anni pria grave odio e sdegno nato,
75.3non si volse scoprir, ch'ebbe timore
75.4di non essere offeso e oltraggiato;
75.5ma spinto, lasso! dal tiranno Amore,
75.6esser fingendo di più basso stato,
75.7s'era a' servigii posto ei di Clarice,
75.8ch'in ciò la sorte alquanto ebbe adiutrice.
76.1E perché amor da gelosia diviso
76.2rado o non mai del tutto esser si vede,
76.3con fiera voce e con turbato viso
76.4la superba risposta allor ei diede.
76.5Ma Rinaldo, che sente a l'improviso
76.6che con detti orgogliosi altri lo fiede,
76.7volge 'l cavallo e pon la lancia in resta:
76.8né men tardo di lui quegli l'arresta.
77.1L'uno e l'altro la lancia a un tempo impugna,
77.2e l'un si move e l'altro anco in un punto;
77.3ma l'un mira che 'l colpo a l'elmo giugna
77.4là dove è con la fronte il crin congiunto;
77.5l'altro che via men dotto è di tal pugna,
77.6cerca che 'l petto sia dal ferro punto;
77.7nessun l'asta nerbosa indarno corse,
77.8ma con quella al nemico affanno porse.
78.1A mezo 'l petto il fier garzon fu colto
78.2dal forte Alcasto col nodoso legno,
78.3ch'ogn'uom più saldo avria sozzopra volto,
78.4ed ei non fece di cader pur segno.
78.5Fu il nemico da lui più offeso molto,
78.6che la terra calcò senza ritegno,
78.7ferito in testa d'aspra e mortal piaga,
78.8sì che 'l terren di sangue intorno allaga.
79.1Rinaldo in sella si rassetta, e poscia
79.2verso gli altri guerrier ratto si scaglia:
79.3un ferisce nel capo, un ne la coscia,
79.4e pon fin con duo colpi a la battaglia.
79.5Indi agli altri col tronco estrema angoscia
79.6porge, e con l'urto ancor gli apre e sbaraglia:
79.7ma in pochi colpi rotti in su la strada
79.8convien ch'in mille pezzi il tronco vada.
80.1Nel cader del troncon, speme e baldanza
80.2negli aversarii suoi poggiando sorse;
80.3non già l'ardir si rompe o la speranza
80.4nel fier garzon, che rotto esser lo scorse,
80.5ché questa e quello in lui tanto s'avanza,
80.6quanto 'l suo stato più si trova in forse:
80.7così ben spesso core invito e forte
80.8prende vigor da la contraria sorte.
81.1Clarice in questa con immote ciglia
81.2mira 'l valor del nobil giovinetto;
81.3dal valor nasce in lei la maraviglia,
81.4e da la maraviglia indi il diletto:
81.5poscia il diletto che in mirarlo piglia
81.6le accende il cor di dolce ardente affetto;
81.7e mentre ammira e loda 'l cavaliero,
81.8pian piano a nuovo amore apre 'l sentiero.
82.1Erano corsi più feroci a dosso
82.2al gran guerriero i suoi nemici intanto,
82.3ed altri l'elmo del cimier gli ha scosso,
82.4altri lo scudo in varie parti infranto,
82.5altr'il viso, altr'il braccio, altri percosso
82.6gli have l'armato corpo in ogni canto.
82.7Rinaldo or spinge inanzi, or si ritira,
82.8e coraggioso a la vittoria aspira.
83.1E 'l cavallo volgendo a la man dritta,
83.2il più feroce a mezzo 'l collo afferra;
83.3e scrollandolo poi ben lungi il gitta
83.4da sé disteso e tramortito in terra.
83.5Un che la lancia a lui ne l'elmo ha fitta,
83.6e crede omai finita aver la guerra,
83.7con l'urto del corsier manda sozzopra,
83.8poi con un altro il grave pugno adopra.
84.1Di sì terribil pugno un ne percosse,
84.2che, rotto l'elmo, gli stordì la testa,
84.3e d'ogni senso e di vigor lo scosse.
84.4Né per questo il furor degli altri arresta,
84.5ché Linco, un di color, ver' lui si mosse
84.6ratto sì che la fiamma è via men presta,
84.7e venne seco a perigliosa lotta,
84.8credendo aver la man più forte e dotta.
85.1Ma da l'arcion Rinaldo il leva a forza,
85.2e rotandol per l'aria entorno il gira;
85.3indi con strano modo e molta forza
85.4tra l'inimici suoi scagliando il tira,
85.5onde a ritrarsi al fin gli induce e sforza,
85.6ed a schivare il suo disdegno e l'ira.
85.7Clarice allor d'alto stupor ripiena
85.8n'andò con fronte a lui lieta e serena,
86.1e disse: — Alto guerriero, a pruova aperta
86.2già tutte viste abbiam la virtù vostra,
86.3e qui nulla è di noi che non sia certa
86.4ch'oggi vinta riman la gente nostra,
86.5e che la palma sol da voi si merta.
86.6Cessi omai dunque sì terribil giostra:
86.7e poi che cessa la cagione, insieme
86.8cessi il furor, ch'ogn'uom vi cede e teme. —
87.1Come, allor che 'l Tiren torbo e sonante
87.2leva al ciel l'onde, e i legni al fondo caccia,
87.3se Nettuno in sul carro trionfante
87.4scorge ir con lieta e venerabil faccia,
87.5la furia affrena e 'n placido sembiante
87.6par che senz'onda nel suo letto giaccia:
87.7così al caro apparir, a l'amorose
87.8note, ogni sdegno il cavalier depose.
88.1Ma perché Appollo in ver' gli esperii liti
88.2già dechinava l'auree rote ardenti,
88.3sopra più barre por fatto i feriti
88.4ed inanzi portar quei da' serventi,
88.5donne e guerrieri in vaga schiera uniti
88.6partir di là con passi tardi e lenti;
88.7e con la sua bellissima Clarice
88.8gia ragionando il cavalier felice,
89.1che tra via pur tal volta a lei movea
89.2d'amor parole e tacite preghiere:
89.3ma sempre o non intenderle fingea,
89.4o gli dav'ella aspre risposte altere,
89.5con le quai l'alma al giovin traffigea
89.6e sciemava in gran parte il suo piacere;
89.7ché, benché eguale ardore al cor sentisse,
89.8non volea ch'in lei quello altri scoprisse.
90.1Lassa! non sa che l'amorosa face,
90.2se vien celata, più ferve e s'avanza,
90.3sì come fuoco suol chiuso in fornace,
90.4ch'arde più molto ed ha maggior possanza.
90.5Pur il guerrier, che ciò ch'ascoso giace
90.6sotto sdegnosa e rigida sembianza
90.7scorger non puote e crede al finto volto,
90.8si trova in mille acerbe pene involto.
91.1Deh! quante donne son ch'aspro rigore
91.2mostran nel volto ed indurato sdegno,
91.3c'hanno poi molle e delicato il core,
91.4degli strali d'amor continuo segno;
91.5incauto è quel che ciò ch'appar di fuore
91.6tien del chiuso voler per certo pegno:
91.7ch'un'arte è questa per far scempi e prede
91.8d'uom che drieto a chi fuga affrett'il piede.
92.1Quel che più rende il cavalier doglioso
92.2è, perché non gli sembra esser amato
92.3per lo suo poco merto, a lei d'ascoso
92.4fuoco il cor non vedendo arso e infiammato;
92.5ma speme ha pur di farsi ancor famoso,
92.6sì che da lei ne deggia esser pregiato:
92.7così ad un nobil core amor sovente
92.8è qual lo sprone ad un destrier corrente.
93.1Giunto intanto al castel, congiedo prese
93.2l'acceso cavalier da la donzella,
93.3ch'a restar seco l'invitò cortese,
93.4raddolcendo lo sguardo e la favella;
93.5ei, che prima ha disposto illustri imprese
93.6condur al fin per farsi grato a quella,
93.7ai dolci umani inviti il cor non piega,
93.8e ciò che brama a se medesmo niega.
Supported by the Czech Science Foundation (GA23-07727S)