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1.1Il sol ch'è vita d'ogni mortal vita
1.2e dil mondo calor e luce vera,
1.3mostrava già la facia sua espedita
1.4e apparea in oriente sì sincera,
1.5che pur non l'ocupava un nuvoletto,
1.6dal ciel scaciando l'umida ombra e nera,
1.7e refulgeva il suo divino aspetto
1.8sì chiaro, come alor che a prender scese
1.9di la sua amata Climinè diletto.
1.10Già i miseri mortali a le sue imprese
1.11restituiva col suo sacro lume
1.12con menti de diversi desii accese,
1.13quando dal sonno sciolti e da le piume
1.14levati noi, a l'eccellente loco
1.15ne recondusse il nostro fatal nume,
1.16e retornassem a veder il gioco
1.17qual fa Fortuna di la stirpe umana
1.18e quanto il favor suo suol durar poco.
1.19D'ogni region dil mondo ben che strana
1.20gli era come ho già detto intorno a basso,
1.21ché per fin lì la strada era assai piana,
1.22ma gionti poi a quel tanto erto sasso
1.23con gran periglio a pena se poteva
1.24in longo tempo s– salir un passo;
1.25pur secundo la guida che toglieva,
1.26alcun di lor tanto montar men tardo
1.27e con minor pericol se vedeva.
1.28Mentre ch'ognun di noi facea riguardo
1.29a quella gente, ecco uno a l'improviso
1.30videmo ascender s– molto gagliardo,
1.31e una matrona gli ridea nel viso
1.32qual parea tutta dil suo amor accesa,
1.33facendogli favor col grato riso
1.34e l'aiutava a quella ardua ascesa
1.35sporgendogli la man salir sì leve
1.36che andar per piano ad altri assai più pesa.
1.37– A quel che da colei favor receve –,
1.38disse la diva nostra, – o amici, ancora
1.39inimica mortal saragli in breve:
1.40farallo prima in poco spazio d'ora
1.41trionfar nel gran pallagio che vedete,
1.42poi con furor sarà scacciato fuora;
1.43e se saper chi sia costui volete,
1.44che per esser da voi assai lontano
1.45(so che vi è noto) e or nol cognoscete,
1.46dil populoso, ricco e bel Milano
1.47gubernator fia prima, e in dosso il manto
1.48e il ducal scettro gli vedrete in mano:
1.49questo è quel Ludovico Sforza tanto
1.50da questa amato e molto favorito,
1.51ma cangiarasse quel favor in pianto.
1.52Un numero potrei dirvi infinito
1.53de i delusi da lei e ruinati,
1.54ma il giorno pria che 'l dir saria finito:
1.55Vitellio, Ottone e molti altri elevati
1.56nel più felice e onorato seggio
1.57di l'alta rocca da costei son stati,
1.58poi gli ha trattati questa iniqua peggio
1.59che quel che qui vedete, e parea pria
1.60dargli sopra ciascuno il vanto e il preggio.
1.61Però questo vi basti e esempio sia
1.62a farvi ben di sua natura chiari
1.63e cognoscer quanto è fallace e ria;
1.64e a ciò ch'ognun di voi più a pieno impari
1.65sue vanità fugir e soi inganni,
1.66prendete questi occhiali al mondo rari
1.67e poi mirate gli eccellenti scanni
1.68e dil castello le fulgente mura,
1.69e vedarete a che ogni uman s'affanni.
1.70Apparerà ogni cosa in sua natura
1.71a gli occhi vostri e di la prestigiosa
1.72sarà la vostra vita almen secura.
1.73Di l'alta stanza tanto luminosa,
1.74poi che questi mei spechi avete avante,
1.75la vera forma non vi sarà ascosa
1.76e iudicar potrete da qui inante
1.77s'el se debbe estimar cosa sì frale,
1.78come fa il vulgo ceco e ignorante.
1.79Questa di Fortuna è siede regale,
1.80per questa adonque impararete il resto
1.81quanto sia de aprezzare e quanto vale –.
1.82Oh, miracol non mai simil a questo
1.83veduto più, ch'ancor quando gli penso
1.84tutto d'ammirazion confuso resto:
1.85l'aurea rocca, il castel vago e immenso,
1.86il fonte de ricchezza e la minera
1.87il cui splendor vincea de gli occhi il senso,
1.88(chi 'l crederà?) di terra e di fango era
1.89e di fumo e di nebbia gli ornamenti,
1.90e gli abitanti il capo avean di fiera:
1.91pensa se a riguardar stavamo intenti!
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