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1.1Quale architetto di tanto alto ingegno
1.2fia mai che possa a l'eccellente rocca
1.3formar con la sua mano equal desegno?
1.4Come moverò penna o aprirò bocca
1.5a esprimer gli ornamenti in queste carte,
1.6de' quali in fine al ciel la fama tocca?
1.7Se quella che i terreni ben comparte
1.8fondatrice ne fu, ben si convene
1.9che sia del mondo la più ricca parte,
1.10però s'alcuno temeraria tiene
1.11l'impresa mia, ad essermi condutto
1.12quella descriver forse non sconviene.
1.13Dico che di crisolito è costrutto
1.14il bel castello, e in otto anguli un tondo
1.15forma il gran muro che 'l circonda tutto.
1.16Quel nobil sasso in vista sì iocondo,
1.17de fino e lucente oro ha il suo colore,
1.18quale a sé tira quasi tutto il mondo;
1.19congionti ove son gli anguli di fuore,
1.20colonne di diamante son fondate
1.21che adequan con sua altezza il mur maggiore;
1.22di gelido cristallo fabricate,
1.23sopra ognuna di quelle son logette
1.24con vari intagli e con grande arte ornate.
1.25Oh, quanto alora la mia mente stette
1.26(riguardando tale opra) ammirativa,
1.27per veder gli occhi mei cose sì elette!
1.28Così di' mei compagni ognun stupiva
1.29di la materia e rara architettura
1.30e di quella arbor che 'l castel copriva.
1.31I merli intorno a le fulgente mura
1.32eran d'una legiadra e nova foggia
1.33di pietra che somiglia fiamma pura,
1.34sopra quali, fra l'una e l'altra loggia,
1.35copriano il corridor lame d'argento,
1.36facendo tetto dove l'om si appoggia.
1.37Dentro il regal e illustre alogiamento
1.38gli era una piazza amplissima, che avea
1.39di brunito alabastro il pavimento,
1.40e così come in essa si vedea
1.41per esser noi in loco più eminente,
1.42un portico rotondo la cingea
1.43e le colonne d'un zafìr splendente,
1.44di colore dil ciel quando è sereno,
1.45gli archi regean di l'atrïo patente.
1.46Di vaghezza era e legiadria sì pieno
1.47e de diverse gemme tanto adorno,
1.48ch'ogni lingua a narrarlo veria meno,
1.49e sopra l'architravolo d'intorno
1.50un frigio de robin tutto il legava,
1.51sì chiari che di notte facean giorno;
1.52poi l'eccellenza dei camin mostrava
1.53qual esser dovean dentro le gran sale
1.54e il fumo che di quei fuora esalava,
1.55però che a noi rendeva uno odor tale,
1.56come se dice in Cipro de gli altari
1.57sacrificando a Citerea immortale,
1.58sì che, candidi mei lettori e cari,
1.59le gran delizie immaginate voi
1.60e i lochi dentro e gli apparati rari,
1.61però che certo in quel né pria né poi
1.62intrassemo, né intrar cercassem mai,
1.63ma dal monte il vedeva ognun di noi.
1.64Quatro gran porte avea magior assai
1.65che arco trionfal che in Roma fu né sia,
1.66se ben con l'occhio alor le misurai;
1.67ogni arco una gran torre sostenia
1.68di calcedonio fatte a tal mainera
1.69d'anguli, come il mur qual dissi pria,
1.70e sopra ognuna d'esse un collosso era
1.71mirabilmente d'oro fabricato,
1.72posto in la cima in vece d'una sfera;
1.73un prospetto sotto essi molto grato
1.74s'apriva, da rotondi colonelli
1.75di vibrante berillo circondato,
1.76d'orïental granata i capitelli
1.77son e le basse e tutto il parapetto:
1.78Vitruvio mai non desegnò i più belli;
1.79alta è la torre da l'argenteo tetto
1.80che copre i merli e il corridor da basso
1.81quanto è una fiata l'edifficio netto;
1.82d'una simmetria poste col compasso
1.83ne l'otto facce di la torre magna
1.84stanno figure di prezioso sasso:
1.85ciascuna in la fatica par compagna,
1.86che par che reggon quelle logge chiare
1.87qual signoreggian tutta la campagna.
1.88Ma che in scriver mi voglio affaticare?
1.89Biasmar non sapria Momo in parte alcuna
1.90il gran pallagio eccelso e singulare:
1.91basta dica che è regia di Fortuna.
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