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1.1Vedèstu mai, o acorto mio lettore,
1.2componere scolari il tema a mente,
1.3taciti seguitando il precettore?
1.4Così la guida noi nostra eccellente
1.5seguitamo con silenzïo grato,
1.6pensando a la disputa antecedente.
1.7Ma avendo il vago colle dismontato,
1.8nostro dolce pensier ne fu impedito
1.9da gente che giongevan da ogni lato,
1.10ché ognuno il camin breve e più espedito
1.11con gran solicitudine cercava,
1.12per venir presto al fortunato sito;
1.13e tanta turba al fin se radunava
1.14ivi, che nostra scorta ebbe suspetto
1.15di loro e abandonarci in dubio stava.
1.16Ma vòlto a noi suo reverendo aspetto
1.17dicea con bassa voce: – O amici mei,
1.18raro per tal camin va spirto eletto:
1.19questo è sentir vulgare e de plebei,
1.20inconveniente a voi, e sentiresti,
1.21per quello andando, mille strani omei,
1.22e sì impediti da costor saresti,
1.23sì dannosa saria sua compagnia,
1.24che poi me vostra guida perderesti;
1.25e però prenderem questa altra via
1.26qua da man destra sì spinosa e erta,
1.27qual credo certo più secura sia.
1.28E ben che para strada aspra e deserta
1.29in nel principio, pria ch'al fin giongiamo,
1.30la trovaremo amena, piana e aperta –.
1.31E noi a lei: – O donna pronti siamo
1.32far sempre il tuo volere infino a morte;
1.33a tuo piacer di questa strada usciamo –.
1.34Così con cor disposto ognuno e forte,
1.35intrassemo per l'ardüo camino,
1.36qual fa al suo viator le membra smorte;
1.37ma poi come più se alza il peregrino,
1.38tanto si sente accrescer magior lena
1.39e l'animo purgare e far divino,
1.40come chi gionge in regïon serena
1.41partito da una valle nebulosa,
1.42che sente l'alma di dolcezza piena.
1.43Così per quella via tanto sassosa
1.44cominciò a ognun di noi sudar la fronte
1.45portando in s– la salma ponderosa,
1.46e de sudor da noi stillava un fonte
1.47come da quei che tirano l'anzana
1.48presso al fiume nel qual cadde Fetonte.
1.49Con gran fatica la montata strana
1.50ascesi, al fine, ansando forte ancora,
1.51cominciamo trovar la via più piana,
1.52e dil duro camino usciti fuora,
1.53giongemmo ad uno albergo dilettoso
1.54nel qual la Contentezza fa dimora.
1.55E desïando pur qualche reposo,
1.56con l'ospita sì grata quella sera
1.57restassem fine al giorno luminoso.
1.58Il seguente matin la via legera
1.59sì ne parea come a colui ch'ha avuto
1.60premio di sue fatiche o averlo spera,
1.61che quel grato guadagno recevuto
1.62gli leva de memoria il grave stento
1.63che già per acquistarlo ha sostenuto:
1.64di sue fatiche ognun di noi contento
1.65andava in ver la sacra e alma diva
1.66che fa l'uom vivo ancor, de vita spento.
1.67Già agli ochi nostri chiaro se scopriva
1.68il bello albergo de la dea immortale,
1.69per cui l'umana gloria resta viva.
1.70– Ma a questa cima poca gente sale –,
1.71dicea la guida nostra in viso mesta,
1.72ché gli dolea de sì publico male,
1.73vedendo ormai da ognun sprezzata questa,
1.74mal frequentato il venerando loco,
1.75per parer quella via troppo molesta.
1.76Aprossimati adonque a poco a poco
1.77al sacro ostello di Virtù che splende
1.78più assai che 'l sole col suo chiaro foco,
1.79cominciammo veder cose stupende,
1.80qual ben redirle non saprei a pieno,
1.81ché 'l numero la mia memoria offende.
1.82La diva col bel viso suo sereno
1.83fecesi incontra a noi, poi che vicini
1.84giongemmo al capo dil bel monte ameno,
1.85e come soi devoti peregrini
1.86nel sacro albergo suo ne introduceva,
1.87quale era pien de spiriti divini
1.88e tanto grato odore a noi rendeva
1.89e tanta luce il sacro aspetto loro,
1.90che ognun di noi recreazion prendeva
1.91de le fatiche e placido restoro.
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