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1.1Mentre andavamo con quella alma diva,
1.2per far leve parer tanto aspra via,
1.3con noi parlando il suo camin seguiva,
1.4e dicea: – O amici mei, e chi diria,
1.5se un fanciul patre e matre sua simiglia,
1.6che generato da lor doi non sia?
1.7E se crescendo poi ancora piglia
1.8oltra l'effigie tutti i suoi costumi,
1.9chi crederà non sia suo figlio o figlia?
1.10Chi da pescator nasce, a canto a' fiumi
1.11volontiera usa, e la rete gli piace
1.12come al nato del dotto i bei volumi,
1.13ben che talor tal regula è fallace,
1.14come nel figlio mio si vede prova,
1.15ché quel che piace a me, sempre a lui spiace.
1.16Ma pur più vero indizio non si trova
1.17di questa simiglianza infra le genti
1.18a aver certezza di sua stirpe nova,
1.19e però con ragion troppo evidenti
1.20io spero facilmente farvi piano
1.21chi di Fortuna fussero i parenti.
1.22Dico che nata è dal Iudizio umano
1.23questa Fortuna e al patre è simigliante,
1.24qual quasi è sempre mai fallace e vano;
1.25la matre di costei ceca e ignorante
1.26Opinione è chiamata e il ver rar vede,
1.27ben che spesso talor l'abia davante.
1.28Se a mie parole pur qualcun non crede,
1.29dil mal iudizio dil troian pastore
1.30recordasi, ché, poi, mi darà fede
1.31di lo eccidio di Troia fu l'autore
1.32sol questo: e di la lor fortuna avversa
1.33chi negarà non fusse genitore?
1.34Quanta gente si vede andar dispersa
1.35per il falso iudizio de' mortali,
1.36quanta virtù per quel iacer summersa,
1.37quanti boni depressi e quanti mali
1.38si vedeno esaltati da li ignari
1.39et estimati come dei immortali!
1.40Per il Iudizio son gli umani avari,
1.41ché sua felicitate e sommo bene
1.42secondo il suo iudizio è aver denari;
1.43di probità più conto non si tiene,
1.44anzi non è più cognosciuta ormai,
1.45e sol pel mal iudizio questo avviene.
1.46Splende Virtù più ch'altra luce assai,
1.47né vulgar occhio può mirar in quella,
1.48come non può lo alocco i solar rai:
1.49e che non può veder quanto sia bella,
1.50se 'l cieco dil color non dà iudizio,
1.51come potrà prezar sì chiara stella?
1.52Quanti scelesti eletti a magno offizio
1.53sono per questo, quale a la cittate
1.54son Paris novi e ultimo suo esizio!
1.55Raro si trova gran felicitate
1.56in un, che ancor non sia miseria a molti,
1.57se de Cesare ben vi recordate.
1.58Dal iudizio di saggi o ver di stolti
1.59de tutto el mondo la fortuna pende,
1.60come in esempli alcun hanno recolti.
1.61Secondo il vulgo, nobiltà depende
1.62da l'aver gran divizie e gran favori,
1.63però di averne ciascadun si accende
1.64e ogni dì cometten novi errori:
1.65offendeno altri o ver son lor offesi,
1.66e tutti vogliono esser i maggiori,
1.67e sono in tal furor talor sì accesi,
1.68che ne segue omicidi, esili e guerra,
1.69che è poi mala fortuna de' paesi.
1.70Per questo le città cadeno a terra,
1.71e è la Caritate in tutto estinta,
1.72e Probità dispersa pel mondo erra.
1.73Ormai non è amicizia se non finta
1.74per la ceca Opinion fallace e fiera,
1.75ma in forma di la Fé Fraude è depinta,
1.76per lei perso è dil viver la via vera:
1.77però mi son nel fonte sepelita,
1.78ché avea pochi soldati in la mia schiera.
1.79Ahimè, da quanti lochi son bandita!
1.80Che se mi accade andarli per sciagura,
1.81sempre soglio partirmene ferita.
1.82Ma dentro tornarò in quella onda oscura
1.83come io vi lassi, e ivi starò ascosa
1.84fin che nel mondo arò meglior ventura.
1.85Il patre mio immortal, che mai non posa,
1.86ancor mi trarà fuor di la fontana
1.87e secarà quella arbore frondosa:
1.88e alora abitarò fra gente umana
1.89e alora il mio pianto sarà sciutto,
1.90né più tenuta forse sarò vana,
1.91però che 'l Tempo al fin può pur il tutto –.
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