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1.1Con dotto ragionar pien di conforto
1.2cominciò, poi ch'io tacqui, il Simoneta
1.3meco a dolerse dil mio grave torto;
1.4come persona poi sagia e discreta
1.5con sue parole accorte e argumenti
1.6si sforzava di far mia mente lieta,
1.7e disse a me: – Ricordati che i venti
1.8in vil piscina mai non fan procelle,
1.9ma forte in alto mar soffiar li senti
1.10e spingon l'onde al centro, ora a le stelle:
1.11così Fortuna non mortali abietti
1.12travaglia, ma chi gli altri umani eccelle.
1.13Contrasta questa a' glorïosi petti
1.14che ardiscon contra lei di far diffesa
1.15e non a' soi mancipi e soi subietti;
1.16e quanto fatto n'abbia grave offesa
1.17io so che l'hai, Fregoso, in la memoria
1.18e in quanto furor ver noi fu accesa.
1.19Dil magno Cecco quanto era la gloria,
1.20qual fu mio zio, senza in dir mi affanni
1.21a tutta Europa credo sia notoria,
1.22e quanta fede fine a gli ultimi anni
1.23fu nel suo santo petto a ognuno è chiaro,
1.24ché fede causò in lui tutti i suoi danni;
1.25perché fu fra gli umani rari raro
1.26di probità e prudenza, a la Fortuna
1.27parve espugnarlo un fàcino preclaro,
1.28e pose ogni sua forza, l'importuna,
1.29contra di lui, credendo far di certo
1.30più degna impresa sotto de la luna.
1.31E però ciascadun veder può aperto
1.32che Fortuna secundo il suo volere
1.33gli umani tratta e non secondo il merto,
1.34unde che molti han detto al suo parere
1.35che sol felice dir si può chi nasce
1.36con bono influsso de le eterne sfere,
1.37e di nebbia e di vento al fin si pasce
1.38ch'altra Fortuna crede, e il bene e il male
1.39dal cielo è datto a noi fin ne le fasce.
1.40Dicono alcun che da Virtù immortale
1.41Fortuna molte volte è superata,
1.42che per se stessa al ciel s'alza con l'ale;
1.43pur se vede Virtute infortunata,
1.44tal che convegli alora al suo dispetto
1.45iacer sotto Fortuna conculcata;
1.46e in molti già visto si è l'effetto,
1.47che fin che piacque a lei furno estimati
1.48prudenti e con angelico intelletto,
1.49irata poi con lor, son ruinati;
1.50e visto ho rudi e vili in un momento
1.51esser da questa a dignità esaltati.
1.52Nel mar di nostra vita turbulento
1.53chi in porto intrar desia de' ben mondani,
1.54convien le vele impir dil suo bon vento.
1.55Nostri desegni contra lei son vani,
1.56dicono questi, perché tien la briglia
1.57di nostra vita sola infra le mani,
1.58però chi contra lei la pugna piglia,
1.59quasi sempre la perde, e se gli avviene
1.60che vinca, scrival pur per maraviglia –.
1.61E io a lui: – Oh, quanto si conviene
1.62meco il tuo dir, né m'era cosa nova:
1.63veramente è così chi pensa bene,
1.64ché certo nostro uman pregar non giova:
1.65quel ch'esser debbe al fin convien che sia,
1.66né credo che dil ciel l'ordin se mova –.
1.67E el respose a me: – Questa è eresia
1.68se 'l credi senza alcuna eccezïone
1.69e alcun libero arbitrio non saria;
1.70ma adesso dir ti voglio l'opinione
1.71ch'io tengo nel mio petto e chiara farte
1.72la mia sentenza con sotil ragione;
1.73e se mio ragionar dal ver si parte,
1.74il Curzïo secondo il suo giudizio
1.75iudichi poi e dica la sua parte,
1.76ché d'un fidel amico è il vero offizio
1.77aiutar l'altro; e ragionando insieme,
1.78chi sia Fortuna trovaremo indizio.
1.79Perché detto hai che 'l core assai ti preme
1.80il non saper chi sia quel chi ti offende,
1.81non arai forse poi doglie sì estreme,
1.82ché chi la causa dil suo mal intende,
1.83proveder gli può assai più facilmente
1.84che quando la cagion non si comprende.
1.85Farò sì come il fisico prudente,
1.86che 'l caso prima qual medicar vuole
1.87intitula, se alcun doler si sente:
1.88e ora così qui con mie parole,
1.89con il sacro aiutorio di Parnaso,
1.90per sanarte dil mal che sì ti duole,
1.91intitularmi sforzarò il tuo caso –.
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