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1.1– Prima che la mortal spoglia a la terra
1.2rendesse il patre mio, la cruda un poco
1.3mi lusingò per farmi puoi più guerra:
1.4fece come colui che accende il foco,
1.5che in l'esca con carezze lo fomenta
1.6fin che apicciato il vede in ogni loco,
1.7poi prima tutta cenere diventa,
1.8essendo in quella il grande ardore acceso,
1.9che de lo incendio sia tal fiamma spenta.
1.10D'alora in qua questa m'ha sempre offeso
1.11in me multiplicando il suo furore
1.12e in mitigarla ho in vano il tempo speso.
1.13Se ebbe mai parte alcuna del favore
1.14con qual suol far felice alcun mortale,
1.15sempre il pagai di affanno e di dolore;
1.16e se Natura pur ben corporale
1.17mi ha dato, questa cerca la ruina
1.18con novi affanni sempre e novo male,
1.19e come in ver l'occaso il sol declina,
1.20così mia vita verso la vechiezza
1.21speronata da lei ratto camina.
1.22Poi questo è quel che più mi dà tristezza,
1.23o ne le Muse frati mei maggiori,
1.24che noi umani par che Dio non prezza:
1.25non son già de' mortali infra i peggiori,
1.26perché donque mi offende questa dura
1.27come un de' più scelesti peccatori?
1.28E se, come se dice, ha di noi cura
1.29il regnator dil ciel, perché consente
1.30straci costei mia vita e faci oscura
1.31e sia la iniqua (ahi lasso!) sì potente,
1.32che volga ogni mortal come gli piace
1.33e un giocco facia de l'umana gente?
1.34Non giovan preghi al ciel per aver pace,
1.35né par sia in Dio providenza alcuna
1.36e al vizio la virtù subietta iace.
1.37Chi disse onnipotente la Fortuna,
1.38ebbe, secondo me, iudizio intiero,
1.39ché diffesa con lei non val veruna;
1.40e chi considra rettamente il vero,
1.41con la esperienza troverà in effetto
1.42ogni cosa mortal sotto il suo impero;
1.43ma non mi può caper ne l'intelletto
1.44che la Fortuna volontate sia
1.45dil sommo Giove, come alcuni han detto:
1.46Dio donque ingiusto e instabile seria,
1.47secondo l'opinion di questi stolti,
1.48e inesorabil come questa ria?
1.49In quanto error son quelli umani involti,
1.50che pensan possa mai dal sommo bene
1.51procedere un sol mal, non che pur molti!
1.52Perché so che sapete le mie pene,
1.53ad uno ad un narrar mei gravi affanni
1.54non mi affaticarò, ch'or non conviene:
1.55un piciol tema i mali de molti anni
1.56esser non ponno, e con parole o in carte
1.57esprimer non potrei mei tanti danni.
1.58Ma dil mio duolo questa è una gran parte,
1.59ch'io non so chi me offenda, e la cagione
1.60dil mio mal vo cercando con ogni arte:
1.61combatte in me esperienza e la ragione
1.62e dice l'una che Fortuna regge
1.63il mondo tutto sotto sua dizione,
1.64dice poi l'altra a le sue ingiuste legge
1.65esser non può subietto il sapïente,
1.66che col saper il suo furor corregge.
1.67Per esperienza vedo poi sovente
1.68che nostra forza o vero uman sapere
1.69a contrastar con lei non è potente.
1.70Donque di chi mi deggio, ahimè!, dolere:
1.71di me stesso o dil cielo o di mia sorte?
1.72E a chi tocca a' mei danni provedere?
1.73Mi sforzarò espettar securo e forte
1.74che voglia muti, e pur se ella non vòle,
1.75al suo dispetto adiuterammi Morte:
1.76questa pur a ogni misero esser suole
1.77medella, e le insanabile ferite
1.78resana questa sola sotto il sole,
1.79e con Fortuna finirò mia lite
1.80se vorà Morte, e sol sul terren spoglio
1.81potere arà Fortuna ingiusta e immite;
1.82però sì come in mezzo a l'onde un scoglio
1.83fermo a' colpi di mar, io starò ognora
1.84contra l'impeto saldo dil suo orgoglio;
1.85come colui chi cava i' farò ancora
1.86da amaro assenzio acqua dolce alquanto,
1.87che la fa con il fuoco stillar fuora:
1.88così stillando da' mei occhi il pianto
1.89de gli amari pensier ch'ho dentro il seno
1.90pel foco acceso in me, fia dolce tanto,
1.91che 'l sapor ad alcun piacerà almeno –.
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