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CCXXXVII

Rime

PoeTree.it

1.1Lasciare il freno omai al largo pianto
1.2chi mi divieta e disfogar il duolo
1.3poi che ramingo e solo
1.4morte mi lascia e colmo d'ogni doglia?
1.5Fermate augelli il vostro altero volo,
1.6né più si senta in voi l'usato canto;
1.7ma meco il viso santo
1.8morto piangete che di ben mi spoglia.
1.9Arbor non sia che mova al vento foglia,
1.10le fiere snelle fra gl' erbosi chiostri
1.11restino quete al mio dolore atroce;
1.12ecco la mesta voce
1.13mai sempre segno al lacrimar mi mostri.
1.14Fermesi il Mincio a gl'occhi tanto umore
1.15dando, che basti a distillarm'il core.
2.1Almo, felice e fortunato spirto
2.2che lasciando le membra in terra sparte
2.3or sei salito in parte
2.4ch'apresso il tuo Fattor, beato godi,
2.5per quella fé che mai da me non parte,
2.6ma sempre è verde come alloro e mirto,
2.7per l'annellato ed irto
2.8tuo crin, ch'al cor mi fe' cotanti nodi
2.9non mi lasciar solingo star in terra,
2.10ma fa' che questa travagliata vita,
2.11ch'ad ogni modo è gita,
2.12co' 'l pianto ponga fine a tanta guerra,
2.13che di te privo il viver mio non vive
2.14onde pietà sarà ch'a morte arrive.
3.1Ché la mia vita avea da' tuoi begl'occhi
3.2favor che vivo allor mi mantenea,
3.3né sorte acerba o rea
3.4era possente a darmi alcuna noia;
3.5ogni piacer il cor in te godea,
3.6né creggia che già mai tal grazia fiocchi
3.7(dicalo amante), o tocchi
3.8ad altri una scintilla di mia gioia;
3.9quanto di bene al mondo un uom disnoia
3.10tutto era accolto ne 'l tuo vago viso
3.11ove bellezza ed onestade a paro,
3.12com'al presente imparo,
3.13facevan dolcemente un paradiso,
3.14la cui memoria ancor ha tanta forza
3.15che di niente la doglia scema o smorza.
4.1Ma poi che morte tanto ben ha tolto,
4.2anzi riposto per più gloria in cielo,
4.3ardendo in mezzo al gielo
4.4stòmi, e nel giaccio son ne 'l vivo foco.
4.5L'invisibil sua forza senza velo,
4.6o dorma o sia dal sonno in tutto sciolto,
4.7con più sereno volto
4.8colma si mostra di diletto e gioco
4.9e 'l largo pianto asciuga a poco a poco,
4.10e cose assai mi dice che redire
4.11i' non saprei, ché tremo a ripensarle;
4.12né voglio ch'altri parle
4.13ché mortal lingua tanto non può dire.
4.14Ond'io tornando al duro pianto sempre
4.15piango, né so cangiar costumi e tempre.
5.1Ché teco allor da terra ogni conforto
5.2partì, per cui mendico qui rimasi
5.3anzi pur morto o quasi,
5.4ché senza te la vita non mi piace.
5.5Ben diede segno de' miei duri casi
5.6il ciel, quel dì che Febo freddo e smorto,
5.7il gran publico scorto,
5.8pianse celando a noi la chiara face!
5.9Il Mincio, che d'intorno armato giace,
5.10con torbid'onde allor mostrossi e corse
5.11subito in dietro al gran Benaco in grembo.
5.12D'oscura pioggia un nembo
5.13con focosi baleni Giove porse,
5.14l'erbe aduggiate diventorno e i fiori
5.15tutti perser quel dì suoi grandi odori.
6.1Che debb'io, ahi lasso, far, alma cortese,
6.2se nulla è qui che mi diletti o piaccia
6.3e 'l cor di duol s'aggiaccia
6.4bramoso di morir per seguitarti?
6.5Quando mai rivedrò quell'alma faccia,
6.6che per mio ben mi fe' tante contese
6.7e le mie voglie accese
6.8temprò più volte con suoi modi ed arti?
6.9O mie fatiche, o passi indarno sparti,
6.10o travagliate notti, o mie speranze,
6.11o martir duri per me sempre vivi,
6.12quando sarà ch'arrivi
6.13a fine il duol che par ch'ogn'or avanze?
6.14Ché pur è gionto a fin di quanto bene
6.15mai mi promise Amor in tante pene.
7.1E voi, leggiadre Ninfe, cui l'ondoso
7.2nido de 'l Mincio in dote diè Natura,
7.3la bella sepoltura
7.4di vari odor spargete d'ogn'intorno.
7.5Io per me, lasso, con perpetua cura
7.6negando alla mia spoglia ogni riposo,
7.7il loco aventuroso
7.8piangendo bagnarò la notte e 'l giorno,
7.9e dello fiume l'un e l'altro corno
7.10a gl'occhi prestarà sì larga vena
7.11ch'al fine, lacrimando, la trist'alma
7.12in polve questa salma
7.13vedrà disfarsi per soverchia pena
7.14e poi volando andar alla sua donna,
7.15che così morta ancor in me s'indonna.
8.1Tra questi marmi adunque e freddi sassi,
8.2chiuse le belle membra son di quella
8.3cui par né sol né stella
8.4vider in terra né vedran più mai?
8.5In questa tomba, in questa fosca cella,
8.6in così poco spazio lieta stassi,
8.7ahi lasso, e terra fassi,
8.8colei che mi mantiene in duri lai.
8.9Dunque ha compiuti, ahi dura e cruda sorte,
8.10la bella donna mia suoi giorni gai?
8.11Perché son vivo ancor, perché non moro
8.12e vado tra coloro
8.13che gionti in vita son congionti in morte?
8.14Perché non resi 'l spirto allora seco,
8.15s'ella più non dovea trovarsi meco?
9.1Ahi dispietate Parche, che sì presto
9.2da l'onorato capo il biondo crine
9.3troncaste e le divine
9.4luci chiudeste troppo acerbamente;
9.5tra quante mai faceste qui rapine,
9.6s'al parangon si metteran di questo
9.7caso così funesto,
9.8nulla stimate fian da tutta gente
9.9che vide il mondo, ahi lasso, in un repente,
9.10al dipartir di quest'alma gentile,
9.11Amor, ignudo e privo d'ogni grazia,
9.12e poi pietosa e sazia
9.13farsi la morte allor cangiando stile:
9.14ché ben le parve quando questa scelse,
9.15sembianze non veder mai tanto eccelse.
10.1Tu vedi ben, canzon, ch'io non dimostro
10.2di for com'è di dentro il mio tormento,
10.3ché chi può dir di duol poco si dole.
10.4Però le mie parole
10.5al ciel le porti sospirando il vento,
10.6fin che dinanzi a quel che il tutto vede
10.7possi scoprir co 'l duol la ferma fede.
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