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I

Antonio di Guido (????–????)
Poesie

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1.1Dormi Giustíniano e non aprire
1.2gli occhi a veder le tue leggi corrotte,
1.3ché, veggendol, faresti mille morti;
1.4vedresti chi più erra il buon punire,
1.5e que che son nella più tetra notte
1.6son que' che si ripùtano e più acorti;
1.7rapine, incendi e torti
1.8s'usano in cambio di tua data legge.
1.9Nella pecoril gregge
1.10si truova una caterva d'aspri lupi,
1.11c'hanno i ventri sì cupi,
1.12che ciò che pòn veder non gli ríempie;
1.13né più ròse le tempie
1.14Tideo di Menelippo, ch'oggi questi
1.15fanno agli agnei più mesti.
1.16Però, Giustinían, dormiti in pace,
1.17e lascia a me veder quel che mi spiace.
2.1Io veggio Circe andar col vessillo alto
2.2che mai non ebbe nella sua pastura
2.3turba quant'oggi trasmutata in fere;
2.4e però, se d'un duolo a molti salto,
2.5qual maraviglia poi che la natura
2.6veggio quasi corrotta in aparere?
2.7Chi più sa vuol tacere,
2.8ché sa ch'è meglio il silenzio che 'l tedio.
2.9O Iddio, ponci rimedio,
2.10e non voler che' buon perin pe' pravi!
2.11Molti si tengon savi,
2.12che son poi stolti a punto di ragione;
2.13ma questa oppeníone
2.14gli terrà sempre in calamità strema.
2.15La vita ogni dì scema,
2.16e fassi in questo picciol corso tanto
2.17di mal, che m'è cagion d'amaro pianto.
3.1Anticamente si solea usare.
3.2s'alcun vedea il suo prossimo afflitto,
3.3quel sovenir con ogni ingegno e arte,
3.4consigliarlo, essortarlo e reparare
3.5per preservargli il suo stato diritto,
3.6sanza lasciarlo mai da niuna parte.
3.7Oggi con false carte
3.8testimoni, spergiuri e omicidi
3.9par che ciascun si guidi,
3.10e chi me' lo sa far, quel ci val più;
3.11el dir voi e 'l far tu
3.12per la volpina calle sempre s'usa,
3.13ogn'altra strada è chiusa,
3.14e 'n questa è tanti e tali adulatori
3.15che voglion che gli errori
3.16sien singular virtù; ond'io rimango
3.17quasi confuso e sol di questo piango.
4.1Non son più quelle donne altere e belle,
4.2che solièno imperare in questa vita,
4.3e non son morte no, ma vive in cielo,
4.4dov'è quel sol ch'allumina le stelle,
4.5dove la vista lor non è impedita,
4.6dove non è dolor, caldo, né gelo,
4.7né d'ignoranza il velo,
4.8e sette e sette donne ornate inseme
4.9di pulcre díademe,
4.10che s'abracciano insieme en vista allegra;
4.11e questa parte negra
4.12hanno lasciato a noi miseri e lassi,
4.13con pensier vani e bassi,
4.14in compagnia di sette ardenti furie
4.15onde tutte le 'ngiurie
4.16per mezzo di costoro a Dio si fanno,
4.17tal ch'io piangerò sempre questo danno.
5.1Chi sa lo stile imitar d'Antenòre,
5.2di Tolomeo, di Cassio e di Bruto,
5.3quello è colui che si dice eccellente;
5.4ma chi fosse un solenne detrattore
5.5e ben doppio e fellone, è ricevuto,
5.6e vuollo ognun per amico e parente;
5.7e chi è più diligente
5.8a fornicare, a strupi e sacrilegi,
5.9quello è di maggior pregi;
5.10e chi fosse filosafo morale,
5.11divino o naturale,
5.12è sì in dispetto all'ignorante turba,
5.13ch'ognun la via gli sturba
5.14con antri e con iscogli e lacci e spine,
5.15tal ch'al debito fine
5.16giugner non può colle diritte tempre:
5.17piangere ho pianto, e credo pianger sempre.
5.18— Canzon piena di lagrime e sospiri,
5.19fatta ove surge una tranquilla fonte,
5.20c'ha volto il corso suo verso oríente,
5.21dove regge le piante il maggior monte
5.22che presso a Fiesol sia verso occidente,
5.23dipartiti da me pien di martiri
5.24e ne' floridi giri
5.25va' dove tu vedrai in bruna vesta
5.26una efige modesta.
5.27Amator di virtù fa' che ti legga,
5.28e pregal che corregga
5.29e mancamenti tuoi, e di' ch'io spero
5.30anche intender da lui s'io dico il vero.
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