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1.1O crudo Amor, se mai pietate avesti
1.2D’un giovene infelice, odi il lamento
1.3Che seco non ha mai tregua né pace:
1.4Così tu lusinghier legar sapesti
1.5Il poverel sol con due trecce al vento
1.6Disciolte e sparse, e sì sel soffre e tace.
1.7Già se’ tu pescator come son io,
1.8Che ’n largo mar di pianto or questa or quella
1.9Anima la tua man depreda e pesca;
1.10Et è l’ultimo fin del tuo desio
1.11Per vincer donna disdegnosa e bella
1.12Adoprar altre reti altr’amo altr’esca.
1.13E’ ti convien aver cura talora
1.14De’ pescatori, e porger loro aita,
1.15Se di spuma del mar Venere nacque,
1.16E di Venere tu se’ figlio ancora;
1.17Ma tu se’ morte altrui, Venere è vita.
1.18Né devi minor parte aver ne l’acque,
1.19Ch’avesti et hai nel foco. Ahi lasso, al fine
1.20Veggio ch’al mio languir l’orecchia hai chiusa;
1.21Ché la tua donna e mia tal volle e vòle,
1.22Iella, onor de le ninfe marine,
1.23Decima del mar Grazia e quarta Musa,
1.24Degna di Giove e de l’amor del Sole.
2.1Che farò dunque? A te sola mi volgo,
2.2O bella un tempo ninfa, or voce, or suono,
2.3Che ti stai per li scogli e per li sassi.
2.4Pietosa ascolta, o Eco, e s’io mi dolgo,
2.5S’io rompo il tuo silenzio, avrò perdono
2.6Certo da te, che non potesti i passi
2.7Chiuder pur ad Amor, quando al cor fisso
2.8Ti lasciò il caro e vago giovenetto
2.9Che mal già vide il fonte, di se stesso
2.10Omicida crudel vano Narcisso,
2.11Narcisso di se stesso odio e diletto,
2.12Narcisso ch’anco fior te fugge, e spesso
2.13Per non udirti in terra si nasconde,
2.14E ben la terra gli è cortese amica,
2.15Com’a pietà di tua lunga preghiera
2.16Gli fu quel dì che da l’amor de l’onde
2.17A sé ’l raccolse in sen di verde aprica
2.18Piaggia, cangiando in fior quel che uom dianzi era.
3.1Misera, so ben io quante fiate,
3.2Quand’era il sordo amante in fuga volto,
3.3Tu ’l chiamasti gridando: «Ove ne vai,
3.4Narcisso, ove ne vai? La tua beltate
3.5Ti mena a morte. Ah troppo folle, ah stolto,
3.6Ferma il piè, torna indietro. Or quale avrai
3.7Compagna per li colli e per le selve
3.8Che più di me ti segua, e sempre intorno
3.9Ti sia coi veltri e con lo spiedo a lato
3.10Per gir cacciando queste e quelle belve?
3.11Et or sotto una quercia, or sotto un orno,
3.12T’asciugherò le rose e i gigli al fiato
3.13Di Zefiro, le rose e i gigli al viso
3.14Che porti a mezzo verno, e fien cagione
3.15De la tua morte inseme e de la mia’.
4.1Ah, Licida, qual se’ da te diviso?
4.2Chi la memoria in tutto e la ragione
4.3T’ha tolto a un tempo? E pur convien che sia.
4.4Ben ho pur troppo ond’io mi dolga e lagne
4.5Senza cercando gir del male altrui.
4.6Rispondi, o Eco, a mie voci dolenti,
4.7Rispondi, o Eco: i liti e le campagne
4.8Sanno quel ch’oggi i’ son, quel ch’i’ già fui.
4.9Deh accompagna, o Eco, i miei lamenti.
5.1O Cimodoce, o Doto, o Panopea,
5.2Voi chiamo in testimon, che quattro et otto
5.3Volte già mi vedeste in su quel colle,
5.4E so ch’altri che voi non sen dolea,
5.5Stender le braccia a l’aria e ’l capo sotto
5.6Poner al mento, d’amor ebro e folle,
5.7Per voler giù precipitarmi in mare,
5.8Spegner credendo in mezzo l’acque il foco.
6.1Ahi quante volte il dì, quante son corso
6.2Per l’onde fuor notando ad incontrare
6.3O foca, o ceta, e ciò tenne anco a poco
6.4Amor cui nulla val chieder soccorso,
6.5Perché quel mostro m’inghiottisse a un punto.
7.1Ogni cosa ho tentato, e mare e terra,
7.2Et aria e foco e cielo et erbe e tutti
7.3I tempi e le stagioni, et arso e punto
7.4Pur mi ritrovo, e son de la mia guerra
7.5Desperazione e morte al fine i frutti.
7.6Ma vada io pur oltra la Tana e Calpe,
7.7Parli pur io di quella cosa o questa,
7.8Ch’a te convien al fin sempre ritorni,
7.9A te che nata se’ di scoglio e d’alpe.
7.10O Iella crudel, bella et onesta,
7.11Non so qual più, cui le mie notti e i giorni
7.12Tutti già diedi allor che mal ti vidi:
7.13È dunque ver, che non toccò la scorza
7.14Del tuo cor mai sospiro o priego alcuno
7.15E del mio strazio sì ten godi e ridi?
7.16E pur devrebbe aver teco la forza
7.17Amor, c’hai tu con lui, che non pur uno
7.18Ma cento colpi il dì contra te move
7.19In vano, e tu prigion negli occhi il porti,
7.20Rotti gli strali e spennacchiate l’ale.
7.21O che ’l mondo s’invecchi o si rinove,
7.22O che sian lunghi i giorni o che sian corti,
7.23Quanto mi dona il mar, quanto mi vale
7.24Il mar, è tuo; né mai senza il tuo nome
7.25Stesi canna, alzai nassa, o rete sciolsi,
7.26E diedi sempre a te la maggior parte
7.27D’ogni mia preda. Or perché dunque, or come
7.28Mi sprezzi e fuggi? A tutt’altro mi tolsi
7.29Per tutto darmi a te, né volli altr’arte,
7.30Né mai da la città tornai al lito,
7.31Ch’or questo dono or quel non ti recassi.
7.32E pur non son tre giorni, anzi son due,
7.33Ch’io ti comprai un cintolino ordito
7.34A verde, a rosso, ond’il bel fianco ornassi,
7.35Et un velo sottil ch’opra ben fue
7.36O di Pocilla, o de la sua compagna;
7.37E pur i doni e ’l donator non prezzi
7.38Più che soglia vent’onda, od onda scoglio.
8.1Ma poiché invano uom duolsi, in van si lagna,
8.2Che più ritardi, o mano, a che non spezzi
8.3La canna e l’amo? Licida non voglio
8.4Esser più io: al sol, benché per tempo,
8.5Pendan le reti, mie dolci fatiche;
8.6Itene, pesci, pur dove volete.
8.7Lunga stagione e le parole e il tempo
8.8Perduto abbiamo; o liti, o piaggie amiche,
8.9Voi fido testimon ne foste e sete.
9.1Ben fora tempo omai lo stanco legno
9.2Da l’amorose e torbide tempeste
9.3Ritrar in porto, e quella ond’egli è carco
9.4Merce dannosa di Nettuno al regno
9.5Gittar, sì che né polve anco vi reste;
9.6E consecrar, trovato il dritto varco,
9.7La veste mia dal mar rotta e bagnata,
9.8La veste che ben fu d’Aragna un velo,
9.9A chi rifarla e rasciugar può solo.
10.1Tu dunque, alto Signor, cui fu sì grata
10.2Bassa umil voglia, e da la rete al cielo
10.3Chiamasti i pescator, vedi ch’io solo,
10.4Ch’io debile gran mar solco, né posso
10.5Punto da me che rilevar mi vaglia,
10.6Tra perigliose sirti errando sempre.
10.7Il mio navigio già sdrucito e scosso
10.8Ricuci e ferma sì, che la battaglia
10.9Possa schernir de le terrene tempre,
10.10Né giovenil desio più mi distempre.
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