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1.1Ecco la notte, il cui stellato manto
1.2Dipingon mille ardenti e be’ colori:
1.3Ecco ch’ognun s’acqueta, ecco che tace
1.4E dorme ogni onda; io sol ritorno al pianto,
1.5Esca sempre più nova a’ miei dolori;
1.6Né posso meco aver mai tregua o pace,
1.7O che rallegri il giovenetto giorno
1.8Col primo sol l’oriental contrada,
1.9O che l’ombra da’ monti il fosco velo
1.10Dispieghi e stenda e chiuda l’aria intorno,
1.11O ch’io peschi o ch’io nuoti, o posi o vada,
1.12Tra speranza e timor, tra foco e gelo,
1.13Un pensier mi combatte, un pensier solo
1.14Mi sforza a doler sempre; e quand’io spero
1.15Quetarmi in parte, allor veggio più nova
1.16La fiamma in mezzo il cor, più forte il duolo,
1.17E te più bella dentro al mio pensero;
1.18Né cosa al mondo mi diletta o giova.
2.1O Filli mia, che pro, s’ambo noi preme
2.2Un pari giogo, un pari ardor riscalda,
2.3S’un laccio et uno stral ne lega e punge,
2.4Se l’alme nostre ognor vivono inseme,
2.5Se quanto è più la voglia ardente e calda,
2.6Tanto dal fin più la speranza è lunge?
2.7Lasso, Filli, tu dormi, e mentre il sonno
2.8Dintorno agli occhi tuoi forse volando
2.9Di fiamma acceso è non men forte e viva,
2.10Io qui dolente piango, e mai non ponno
2.11Chiudersi gli occhi stanchi, e te cercando
2.12Di piaggia in piaggia vo, di riva in riva.
2.13Ma poi che non ti trovo in nulla parte,
2.14Ché gelosia mel vieta, e mi ti toglie
2.15L’empia matrigna, ovunque intorno al lido
2.16Le tue vestigie scorgo impresse o sparte,
2.17Orno di fiori e d’odorate foglie,
2.18E con questi occhi poi le bagno, e grido:
3.1«O Filli, ove ne vai? Qui potrai meco
3.2Al mormorar di be’ puri cristalli,
3.3Mentre a l’occhio del sole arde ogni cosa,
3.4A diporto seder: questo è lo speco
3.5Ove con Massa in amorosi balli
3.6Vico si gode; ove Cermena ascosa
3.7Giacque col suo Marisco, ove contento
3.8E lieto il fece al fin; né molto poi
3.9Cangiato fu per amoroso sdegno
3.10Nel cristallino mar del bel Sorrento
3.11D’Amalfi in sasso: Amalfi, che co’ suoi
3.12Pomi, co’ suoi licori, in tutto il regno
3.13Di Teti e di Nereo è la maggiore
3.14E la più bella e più vezzosa maga.
4.1Qui potrem consumar securi il die,
4.2Né ci potrà veder altri ch’Amore.
4.3Qui potrai, del mio strazio ingorda e vaga,
4.4Udir l’istoria de le pene mie,
4.5E quanto leve il dolce peso io senta.
4.6Come dal dì che ’n mar ti vidi ignuda
4.7Bagnar, tosto restai legato e preso.
4.8E mentre tutta a le mie voci intenta
4.9Forse starai men orgogliosa e cruda,
4.10Di voglia onesta et amorosa acceso
4.11Or i’ t’involerò quel bacio, or questo;
4.12E frema pur il mar, soffi Aquilone,
4.13Che non potran turbar l’alta mia gioia;
4.14E ti vedrai da me cinto e contesto
4.15Di mille il biondo crin varie corone;
4.16E se da presso il mar ti darà noia,
4.17Potrem salir su quel vicino colle,
4.18Ove non mai verno nevoso e rio
4.19Si sente, ove di piante giovenette
4.20Si vede selva, che rigata e molle
4.21È dal liquido piè d’un picciol rio,
4.22Ricca d’eterni fior, d’eterne erbette.
4.23Quindi Capri si vede in grembo a l’acque,
4.24E Vesevo con l’una e l’altra cima
4.25Alzarsi al cielo, e il monte più lontano
4.26In cui Tifeo già fulminato giacque;
4.27Ove Nice tra prime eletta e prima
4.28Tranquilla il mar col dir dolce e sovrano,
4.29E potrebbe quetar Cerbero irato:
4.30Nice, che nova Safo il magno sposo
4.31Ha tolto a morte e al mio Licida caro
4.32De la rete toscana il pregio ha dato.
5.1Quindi Procida ancor, quindi il fumoso
5.2Solforeo colle, e ’l sempre ameno e chiaro
5.3Pausilipo si vede, e ’l bel terreno
5.4Che la nobil Sirena orna et onora
5.5Col suo sepolcro e bagna il mio Sebeto.
5.6Quindi Baia vedrai, quindi Miseno,
5.7E Nisida, già ninfa un tempo et ora
5.8Novello scoglio, e ’l picciolo laureto
5.9De la figlia d’Amore e di Talia,
5.10Egla, ch’a par del sol chiara risplende
5.11Quando vien fuor de’ liti Eoi estremi,
5.12U’ la sua pena insieme e dolce e ria
5.13Licida piange, Licida, che fende
5.14Primiero il nostro mar con toschi remi,
5.15E pesca e nuota in disusati modi,
5.16E sì canta talor, che ben diresti
5.17Che torna altrui tosto quel canto a mente.
6.1Lasso, ben parlo a l’onde; io so che m’odi,
6.2O Filli mia; so che venir vorresti
6.3Qui dove è Tirsi tuo, ma nol consente
6.4La vecchia a’ prieghi miei sempre più dura.
6.5Qual Austro il fior d’ogni mio ben disperde?
6.6Qual aspe fiero morde et avelena
6.7La vita mia, ch’a forza in fin qui dura?
6.8La vita ch’al dolor sempre è più verde,
6.9Deserto scoglio, abbandonata rena.
7.1Ahi con quanta ragion piangendo, Meri,
7.2Presago del mio mal, mi disse: «O Tirsi,
7.3Fuggi Filli, per Dio: fuggi, ch’io veggio
7.4Che di seguire il vento agogni e speri,
7.5E non giova dapoi tardi il pentirsi,
7.6Che ’l ciel t’è contra e ti minaccia peggio».
8.1Misero, e chi m’ascolta, a che mi doglio?
8.2Ecco sparita l’ombra, ecco il dì luce:
8.3Forse Filli vedrò, che ’l mio cordoglio
8.4Farà minor con la sua bella luce.
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