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1.1Passar quest’onde e gir di riva in riva
1.2Convien, Melanto, e ’n più secura arena
1.3Spiegar le reti et oprar l’amo e l’esca.
1.4Chi vuol viver così, per me si viva,
1.5Io già non voglio: andrò dove mi mena
1.6Il nemico destin; poiché non pesca
1.7Uom qui dintorno, che la preda a forza
1.8Nova arpia non gl’invole, e nova sfinge,
1.9E renda il suo sperar vano e fallace.
2.1Quella cagion che fa dolerti e sforza,
2.2O Crati, a lamentar, quella mi spinge
2.3A tacer mal mio grado. O lieta pace,
2.4O felici ore, o mia vita beata,
2.5O cari scogli, o dilettosa piaggia,
2.6O dolce lito mio, chi mi ti toglie?
3.1O vecchiezza deserta e sconsolata,
3.2O veramente fera erma e selvaggia,
3.3O ben mostro infelice! A che non scioglie
3.4La vita mia, serbata a veder questo,
3.5Il duol, che ’l poria far, ma nol consente,
3.6Acciò ch’io porti a forza il fascio e ’l peso
3.7Di questa età più grave e più molesto!
4.1Scaccia questi pensier ch’ognor la mente
4.2Combatter veggio, e t’han già vinto e preso,
4.3Ch’a te per favellar d’altro ne vegno.
4.4Ben ti dei ricordar quel che l’altr’ieri
4.5Mi promettesti dir sotto quell’elce.
4.6Deh su, comincia omai, mentre il tuo legno
4.7Traggon del mare al secco Aminta e Meri,
4.8Et io m’appoggio a la vicina selce.
5.1Or poi che pietra i dolorosi amanti
5.2Vider la cara donna, e in van chiamaro
5.3L’amato nome, e lungo strazio e guerra
5.4Fero a se stessi con sospiri e pianti,
5.5Ecco dal duol Vesevo interno amaro
5.6Rotto già cade, e poi tosto da terra
5.7Sorge, e crescendo d’ora in ora un monte
5.8Rassembra in vista, et è la barba il crine
5.9Selva già fatta che ’l circonda e cigne.
5.10L’ossa divengon sassi, e in due la fronte
5.11Parti si parte, e ’l miser tutto al fine
5.12Rivolto in nova forma in un si strigne;
5.13Ma, quel che parve più meraviglioso,
5.14L’ardor, ch’intorno il cor via più s’infiamma
5.15Dal vento di sospir, lunga stagione
5.16Tra le vene restò più forte ascoso,
5.17E sospirando uscì la chiusa fiamma
5.18Del monte fore, e già mi disse Egone,
5.19Che l’avo gliel contò, ch’insino al sasso
5.20De la cangiata ninfa e lungo il lido
5.21Mandò prima faville, onde ancor Arse
5.22Vedi le Pietre star di passo in passo.
6.1Né dopo molto poi s’intese il grido
6.2Che cotante dal cor lagrime sparse
6.3Sebeto, che ’l cordoglio in mezzo il foco
6.4Del petto, contra il natural costume,
6.5Ratto di pianto ampio ruscello aperse:
6.6Ond’egli dileguato a poco a poco,
6.7E liquido già tutto, in picciol fiume,
6.8Ch’ancor serba il suo nome, si converse;
6.9E parte e riga presso il bel paese
6.10Rendendo viva e rugiadosa l’erba
6.11Col pianto suo, finché raccolto in seno
6.12È dal padre Tirren pronto e cortese.
6.13E qualor li sovien de l’empia acerba
6.14Sventura de la ninfa, irato e pieno
6.15Correndo oltra l’usato, in vista sembra
6.16Rompere a forza il bel prato vicino
6.17E far oltraggio al margine fiorito.
7.1Deh, Crati, non più, no, che per le membra
7.2Ir sento non so che, che già vicino
7.3I’ corro a morte in me stesso smarrito.
8.1Se tolta pur la fredda e lunga etate
8.2La memoria non m’ha con l’altre cose,
8.3Soviemmi ancor, ch’al più cocente sole,
8.4E ben di pianto degna e di pietate
8.5È la memoria, in voci alte e dogliose
8.6Disse Sebeto un dì queste parole.
9.1O sorda più del mar, nata di scoglio,
9.2Nutrita di velen da le balene,
9.3Deh ferma il passo, e rompi il duro orgoglio.
10.1L’istoria de le lunghe aspre mie pene
10.2Non ti dirò, che annoverar sarebbe
10.3Tutte di Libia le minute arene.
11.1Basti saver, che ben mi si devrebbe
11.2Giusta pietà da que’ begli occhi onesti
11.3Onde la fiamma al cor ne venne e crebbe.
12.1So che conosci Alcippe, e ch’intendesti
12.2Quanto ardea già di me, né mai la volli:
12.3Così l’anima mia legar sapesti.
13.1Omai ti san chiamare i sassi, i colli:
13.2Tante volte i’ ti chiamo, e così spesso
13.3Son da questi occhi il dì bagnati e molli.
14.1Io son Sebeto tuo, se pur me stesso
14.2Conosco bene, e tu ’l conosci; ascolta:
14.3I’ son quel ch’era dianzi, i’ son quel desso.
15.1Questa colomba ch’a la madre ho tolta
15.2Staman del nido, e tra fior bianchi e gialli
15.3Questa ghirlanda in mille nodi avolta
16.1Io t’ho serbato, e questi be’ coralli
16.2Purpurei e bianchi, che del nostro mare
16.3Colsi l’altrier ne’ lucidi cristalli.
17.1È ombra, anzi non è quel ch’esser pare
17.2Quel ch’ir ti fa superba; è men d’un fiore,
17.3Che non sarà diman com’oggi appare.
18.1Non vive sempre il bel vivo colore
18.2Del giglio e in un matin la spina perde
18.3Il tesor de le rose, il breve onore.
19.1A pena vien tra noi, che si disperde,
19.2E quasi insieme appare e si nasconde
19.3Mortal beltà, ch’a un punto è secca e verde.
20.1Nettuno è il padre mio, re di quest’onde;
20.2Né pescator è qui presso o lontano,
20.3Che più di me di nasse o reti abonde.
21.1Chi nuota più, chi più destra la mano
21.2Tiene al pescar, sia pur la notte o ’l giorno,
21.3Sia pur turbato il mar, sia queto e piano?
22.1Deh vieni omai: la piaggia, il lito intorno
22.2Ti chiama meco a l’ombra, et io ti chiamo
22.3Di questo lauro di be’ rami adorno,
23.1Poiché lasciai per te già l’esca e l’amo.
24.1Non disse più, ch’udir ben si potesse,
24.2Perché troncando il suon de’ suoi lamenti,
24.3Eco mossa a pietà per tutto il colle
24.4Con voci rispondea flebili e spesse;
24.5Né pietra il monte avea che de’ cocenti
24.6Sospir non s’infiammasse, o fatta molle
24.7Non fosse da l’umor degli occhi suoi.
25.1Questo fu il fin de’ gioveni infelici,
25.2Misero exempio di dolore eterno.
25.3Io non curo altro più: se meco vuoi,
25.4Potrai venir, ché in liti più felici
25.5Pescar ne fie concesso e state e verno.
26.1Verrò dovunque andrai; ma perché temo
26.2Che non m’aspetti indarno al lito Iola,
26.3E sfornita ho la barca, e rotto un remo,
26.4E la rete lasciai bagnata e sola,
26.5Diman poi ragionar di ciò potremo.
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