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1.1A pena uscito il sol di mezzo il mare
1.2Asciutte ben le chiome d’oro avea,
1.3Quando dal sasso, ove superba e bella
1.4Sovra de l’onde Mergillina appare,
1.5Dorila pescator così dicea:
2.1«Ora, ch’è la stagion verde e novella,
2.2E scherza al lito il mar tacito e queto,
2.3E l’aura più che mai fresca e soave
2.4Col dolce fiato a riposar n’invita:
2.5Or ch’ogni augello innamorato e lieto
2.6Canta di ramo in ramo, e ’l ciel non have
2.7Nebbia d’intorno: or ch’è ricca e vestita
2.8La terra di mille erbe e mille fiori,
2.9E ne mostra il tesor di sua bellezza;
2.10Or che dal ciel con la sua viva fiamma
2.11La bella madre de’ lascivi amori
2.12Combatte il mondo et empie di dolcezza,
2.13E i pesci in mezzo l’acque, e l’acque infiamma,
2.14Corri, Amarilli mia, corrimi in braccio.
2.15Oggi tre giorni son che qui t’aspetto,
2.16Né saper posso ancor chi ti ritiene.
2.17È forse spento il foco, è rotto il laccio,
2.18Che t’arse e ti legò sì dolce il petto,
2.19Né di Dorila tuo più ti soviene?
2.20Dorila tuo, che più che gli occhi amavi,
2.21A cui di rose il crin sovente ornasti,
2.22A cui stanca dal collo ognor pendevi,
2.23Ma il primo scelto fior casta serbavi,
2.24Né del candido sen giamai lasciasti
2.25Toccare i duo be’ pomi, e non volevi
2.26Dopo una breve e dilettosa guerra
2.27Dar quella pace in tutto vinta e stanca,
2.28Ch’a più felici amanti Amor concede.
3.1Qui ne potrem sedere: e se la terra
3.2Non vuoi veder, su questa riva manca
3.3Andrem, dove il mar solo e ’l ciel si vede,
3.4Ove sorge con dolci e fresche linfe
3.5Un puro fonte in grembo a le salse acque,
3.6In cui spesso bagnar si suole il Dio
3.7Di questo mar con le più care Ninfe,
3.8Ov’a diporto con Europa giacque
3.9Giove, quando per mar corse e mugìo.
3.10E poi che arem con languida quiete
3.11Finita l’amorosa e dolce lutta
3.12E di vario color tinte le guancie,
3.13Quasi pesci guizzanti entro la rete,
3.14Intero un giorno et una notte tutta
3.15Consumeremo in queste e in quelle ciancie;
3.16Talor la rete al sol meco spiegando,
3.17E talor raccogliendo, e talor meco
3.18Or quella nassa risarcendo or questa;
3.19Or d’uno in altro scoglio andrem pescando.
3.20Né curerò, pur ch’io soggiorni teco,
3.21Che rubella mi sia l’onda e molesta,
3.22Scarso di pesci il mar, che teco ancora
3.23Rompa mill’ami e mille canne il giorno:
3.24Ché, qual più cara o preziosa preda
3.25Potrebbe darmi il ciel cortese allora
3.26Di te, bella Amarilli? E poich’intorno
3.27N’accorgerem che nullo occhio ne veda,
3.28Ritornerem più arditi e più bramosi
3.29A’ primi vezzi, ai dolci baci stretti,
3.30Coi fiati l’alme mescolando inseme:
3.31Sì che i più fortunati, i più gioiosi
3.32Amanti invidia aran di que’ diletti
3.33Non mai più visti, e de le gioie estreme.
4.1Qui, se ben ti rimembra, anco stendesti
4.2A me prima la mano, e questo è il luogo
4.3Ove il bel sen d’avorio terso e bianco
4.4Sovente mi scopristi, e mi porgesti
4.5Il primo bacio ch’a l’ardente giogo
4.6L’alma mia strinse, e dentro il lato manco
4.7Scolpìo l’atto soave, e non più il cielo
4.8Mi diede allor, che sovragiunse Filli:
4.9Filli, ch’or sì ti fa temer a torto,
4.10Poiché si vanta avermi dato un velo.
5.1Io giuro prima te, cara Amarilli,
5.2Venen mio dolce, e tempestoso porto;
5.3Io chiamo in testimon quest’onde, io giuro
5.4Il gran nume del mar, che se del vero
5.5Si può Filli vantare, o s’io t’inganno,
5.6Che sempre vegga il ciel piovoso oscuro,
5.7Adverso il vento, il mar gonfiato e nero,
5.8E s’arme ogni procella a mio sol danno.
6.1Quanto l’aurora è più vermiglia e chiara
6.2De l’ombra de la notte, e primavera
6.3Più bella assai del pigro e vecchio verno,
6.4Tanto, Amarilli, a me più dolce e cara
6.5D’ogni altra sei; né perché ognor più fiera
6.6Ti mostri, altra avrà mai l’alma in governo.
6.7Lasso, l’altrier, che mi giovò, se volse
6.8La vecchia madre del baiano Aminta
6.9Con la spuma del mar bagnarmi, e ’l lato
6.10Stringer con l’alga verde, e poi lo sciolse,
6.11Se la mia libertà più serva e vinta
6.12Si trova, e langue in doloroso stato?
6.13Deh, che più tardi omai? Se vuoi ch’io viva,
6.14Corri, per Dio, ché l’alma in tanti affanni
6.15Me lascia in tutto, e a te sen fugge e vola.
6.16Corri, per Dio, ma non presso a la riva:
6.17Sai ben ch’è pieno il mar tutto d’inganni;
6.18Che se ninfa talor incauta e sola
6.19Nettuno spaziar vede nel lido,
6.20Ratto la fura, e al mar contra sua voglia
6.21La trae piangendo, e quanto ella più chiama
6.22Soccorso, tanto invan più sparge il grido.
6.23Non creder già ch’io brami altro né voglia,
6.24Che quello che da te si vuole e brama.
7.1Io t’ho di giunchi bianchi inseme e neri
7.2Tessuto un bel canestro, ove vedrai
7.3Vario lavor di meraviglia nova.
7.4Nel fondo è il mar, vere le spume, e veri
7.5Dirai gli scogli, i pesci, e crederai
7.6Che l’onda ancor così finta si mova,
7.7E giureresti udirla nel vicino
7.8Lito già mormorar, se si potesse
7.9Finger con giunchi il mormorar de l’onda.
7.10Vedrai nel mezzo poi sorto un delfino,
7.11Che co’ suoi giri e con le squame spesse
7.12L’abbraccia tutto intorno, e lo circonda,
7.13E cantando Arion porta sul dorso,
7.14Al cui bel canto il mar par che gioisca,
7.15Et egli dal timor vinto trabocche;
7.16E già pentito mostra in mezzo il corso
7.17Voler tornare, e par che non ardisca
7.18Toccar l’acqua col piede, e pur la tocche’.
8.1Dorila non più disse, e gli occhi volti
8.2Vide Amarilli sua corrergli in grembo;
8.3Né fur più visti, perché dentro un nembo
8.4Di fior gli tenne Amor quel giorno occolti.
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