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1.1Or poi che il fato mio malvagio e crudo
1.2Vuol ch’i’ t’incontri e ti riveggia, e sia
1.3La tua vista principio al novo giorno,
1.4Potrò ben io tornar povero e nudo
1.5Di preda a la magion: da la man mia
1.6Nel cavernoso e liquido soggiorno
1.7Staran securi i pesci. Or quale in terra
1.8Di più sinistro augurio esser può mostro
1.9Di te, che se’ del mar tempesta e fame?
2.1Fame tempesta pestilenza e guerra
2.2Di tutti gli elementi al secol nostro
2.3Solo se’ tu: né so com’io ti chiame.
3.1Fuggite, o pescatori, ite lontani,
3.2Traete pur le reti, i legni al secco,
3.3E raccogliete e vele e remi e sarte:
3.4Ecco Scilla latrar cinta di cani,
3.5Ecco Cariddi assai più fiera, et ecco
3.6Importuna procella in ogni parte.
4.1O rive sconsolate, o piaggie meste!
4.2Uscito a pena fuor se’ per l’arena,
4.3Ch’ogni cosa è cangiata in peggior forma.
5.1O infelice il corpo che ti veste,
5.2Spirto dannato a sempiterna pena,
5.3Per gire a Stige vera strada et orma.
6.1Sventurata la rete il remo il legno,
6.2Sventurata la canna e l’amo e l’esca
6.3Che t’obedisce e serve; e guai a’ pesci,
6.4Trionfo vil di vincitore indegno.
6.5Miser colui che teco vive e pesca.
6.6Taci, per Dio, ch’a tutto ’l mondo incresci.
7.1Non se’ quel Gillo tu, snello et accorto,
7.2Che pur discinto e scalzo saltando ieri
7.3Da la tua barca al sasso di Filito
7.4(Et era men di mezzo braccio corto
7.5Lo spazio al salto) i piè destri e leggieri
7.6Cotanto avesti, e sì pronto et ardito
7.7Fosti, che come piombo in mar cadesti?
7.8E se non fosse stato o Glauco o Forco,
7.9Io non so ben chi fu, che con la mano
7.10Sua ti sostenne a forza, in mar saresti
7.11Rimasto cibo allora o d’orca o d’orco,
7.12O senza te felice il seme umano!
8.1O beato colui, non mi sovene
8.2Se fu spagnuolo o pur francese Ulisse,
8.3Che de’ compagni suoi chiuse l’orecchie
8.4Al canto micidial de le Sirene;
8.5Né so s’un cieco o pur zoppo ne scrisse.
8.6E se coi morbi novi usar le vecchie
8.7Medicine uom potesse, o quanto, o quanto
8.8Grato mi fora oggi serrar le mie:
8.9O quanto volentier le chiuderei
8.10Per non udir così stridevol canto,
8.11Ch’apporta mezza notte a mezzo il die,
8.12Di Sirena infernal come tu sei.
9.1Io seguo pur, di’ ciò che vuoi, se il riso
9.2Non interrompe a le parole il corso.
10.1Or, poi che rotti e già squarciati i panni,
10.2Lacero il mento e sanguinoso il viso,
10.3Quasi zoppo delfin curvando il dorso,
10.4Grave d’umor, ma via più grave d’anni,
10.5A gran pena sorgesti al fin dal fondo
10.6Ardendo il viso di purpureo orgoglio,
10.7E ten gisti a sedere in su la rupe,
10.8Quel che più mosse a dolce riso il mondo,
10.9E penso ne ridesse anco lo scoglio,
10.10Fu che, credendo star ne l’alte e cupe
10.11Valli del mare, or l’uno or l’altro braccio
10.12Movevi a nuoto, e ’l crin bianco e negletto
10.13(Chiusi gli occhi ch’or apri, e pur non vedi,
10.14Qual cieco inviluppato in rete o laccio)
10.15Cercavi scior da l’alga ond’era stretto,
10.16E credo ch’a te stesso anco non credi;
10.17E talor appoggiato al destro fianco
10.18Versando da la bocca un largo rivo
10.19D’acque spumose e salse, a punto espresso
10.20Parevi il Tebro o l’Arno in saldo e bianco
10.21Marmo scolpito, benché assai più vivo
10.22Direi che di te fosse il marmo stesso.
11.1Io so c’hai voto il sacco, e non ti resta
11.2Altro che dir; ma fia ben ch’odi ancora
11.3Or tu la mia, com’io la tua novella.
12.1Non se’ quel Tico tu, che ne la festa
12.2Che ’l primo dì d’aprile in su l’aurora
12.3Si suol far di Nettuno, in questa, in quella
12.4Sponda del nostro mar, sì presto e leve
12.5Corresti al pregio già, ch’era un tabarro
12.6Azzurro et un cappel di paglia tinto,
12.7Ch’ancor mostrasti al giuoco de la neve
12.8Nulla valer, com’uom dice, e dal carro
12.9Esser con un bue zoppo e giunto e vinto?
12.10Già ti sovien ch’a pena quattro o cinque
12.11Passi movesti al corso, assai più lento
12.12Di formica o testuggine, che quale
12.13Saetta giù cadesti, e le propinque
12.14E le lontane piaggie anco il lamento
12.15De l’ossa peste udiro, e tanto e tale
12.16Allor fu il riso, e tali e tanti i gridi
12.17Nel teatro di ninfe e pescatori,
12.18Che i pesci per timor fuggiro al centro,
12.19E lasciò Alcione i cari nidi.
12.20Ma l’esservi presenti Elenco e Dori
12.21Ti trafissero il cor più forte a dentro:
12.22Elenco il tuo rival, Dori l’amata
12.23Dolce tua pescatrice, anzi nemica.
12.24E quanto sviluppar le braccia, il collo
12.25Da l’arena tenace et ostinata
12.26Tentavi più, tant’ella e più t’intrica,
12.27Né giova forza usar di moto o crollo.
13.1Fra gli arbusti di state udir cicada
13.2Spesso si suole, e risonar la rana
13.3Ne’ laghi e negli stagni è vecchia usanza;
13.4Ma l’una e l’altra udir cosa è ben rada
13.5Ne’ liti e ne l’arene. O nova, o strana
13.6Voce, che l’una e l’altra inseme avanza!
14.1E crederei che non tu solo al gioco
14.2Fosti, ma venne teco anco Lieo.
14.3Che ti bagnò del suo licore e tinse,
14.4Per mostrar la sua forza in ogni loco,
14.5E ch’a Bacco talor cede Nereo;
14.6In cotal guisa ti percosse e vinse.
14.7E tanta e tanta arena a te, ch’immerso
14.8Giacevi in quella, sparsero di sopra,
14.9Che fecer d’ima valle un alto colle;
14.10E poi ch’ivi sepolto, ivi sommerso
14.11T’ebber per far più dilettosa l’opra,
14.12Fosti d’acqua di mar bagnato e molle.
15.1Prima tacer vedrassi a mezzo verno
15.2Il gran campo del mar, quand’è più scosso
15.3Da Borea o d’Austro, o più ’l bagna Orione,
15.4Che taccia la tua lingua, o vivo inferno,
15.5O da l’ira di Giove arso e percosso
15.6Infame scoglio, o furial magione.
16.1Lasciami pur, lasciami dir: le tue
16.2Parole non fur già tronche né rotte
16.3Come le mie da te. Corsero allora
16.4Gli spettatori: et a veder ben fue
16.5Cosa che tutto ’l dì, tutta la notte,
16.6Tenne chi ’l vide in gioia, e tiene ancora;
16.7Corsero dico, e in fin ad or le spalle
16.8Mostran la stampa del novel martiro,
16.9Che due e quattro et otto e dieci e venti
16.10Volte per entro l’arenosa valle,
16.11Or su or giù ti ravolgeano in giro,
16.12Come di polve fan rabbiosi venti;
16.13E ridendo e gridando: «O Palinuro
16.14Risorgi da l’arena, ove sepolto
16.15Giaci, né nudo già come il primero»,
16.16L’ispido crin di giunco e paliuro
16.17Ti coronaro, e ti lavaro il volto
16.18Di spuma, e ten fuggisti; et è pur vero.
17.1Quanto meglio fareste, o trascurati,
17.2A far quel che vi disse il vostro amico,
17.3Che per gir a Misen già la barchetta
17.4Post’ha ne l’acqua, e sono i remi armati.
17.5Sete sordi? A voi parlo, o Gillo, o Tico:
17.6Né altri fuor che voi sul lito aspetta.
18.1O, o, scampa via, Gillo; ecco Cleonte
18.2Vecchio ritroso, or corri, or fuggi, or vola.
19.1O, o, scampa via, Tico; ecco Cleonte
19.2Vecchio ritroso, or corri, or fuggi, or vola.
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