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I

Poesie

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1.1– «Dilettissima figlia, al mondo sola
1.2degli eccelsi trïunfi e della gloria
1.3ch'i' ebbi in giovinezza giusta erede,
1.4inacrescibil fior, la cui memoria
1.5dell'universo per ciascuna scola
1.6celebrata sarà con degna fede,
1.7impirio occidental, che dentro rede
1.8per mia vecchiezza quasi vilipenso,
1.9per te farò ritorno,
1.10tenendo fuor quel ponderoso corno,
1.11a cui già tutto 'l mondo rende censo.
1.12Né vede 'l sol col suo bell'occhio adorno
1.13terra là dove no' impera disio;
1.14in cielo intorno intorno
1.15'l sol volgerà sopra 'l tenitor mio.
2.1Tu sola in me notabili vestigi
2.2vai seguitando, e sempre con etterni
2.3costumi alla tua possa ti conforme,
2.4sì che a mia simiglianza si prosterni
2.5populi orïentali egregi e stigi
2.6e faccian reverenti alle tue orme;
2.7ma nel tuo viso l'usato disforme
2.8color mi par, se io discerno il vero.
2.9Tu lagrimi e sospiri:
2.10è cagion che dentro ti martiri,
2.11sì che di for si scopre el tuo pensiero,
2.12per questi segni incredibili e miri.
2.13Non mi celar l'amaro tuo concetto,
2.14e' bramosi disii
2.15fa' rimaner contenti col tuo detto –.
3.1– Madre d'impirî, venerabil chioma,
3.2che per le tue incredibili opre
3.3propio t'è dato 'l general nome Urbe,
3.4la fama tua vecchiezza mai non copre,
3.5donna del mondo, lustrissima Roma,
3.6come bramasti; or meco ti conturbe.
3.7Non pon tu mente alle felici turbe
3.8d'i miei figliuoli in quanta afflizïone
3.9condotti hanno se stessi,
3.10né per scherma forza mai soppressi?
3.11Esser potessi per donna offensione
3.12di loro oltra grandigia in basso messi!
3.13Ma, come invidïosi di suo stato,
3.14per infiniti eccessi
3.15l'hann'umilmente in terra soppiantato.
4.1Parmi che Giove, Appolline e Minerva,
4.2congiunti a soppremer tutte mie forze,
4.3sien discesi all'infernali stagni,
4.4e le tre Furie e serpentine scorze,
4.5tutte coperte di rabbia proterva,
4.6dentro affocati e presi per compagni,
4.7e tutti e mie figliuol piccoli e magni
4.8han sì di lor veleno attossicati
4.9che l'un l'altro divora,
4.10sott'ombra di duo nomi, che 'n malora
4.11fùr per guastare Italia fabbricati:
4.12e mia semenza più ch'altri n'accora.
4.13O settima figura in alfabeto,
4.14non se tu spenta ancora,
4.15bagnata in tanto sangue e in tanto fleto?
5.1O lettera infilice di principio,
5.2da te discendon duo maligni nomi
5.3che di mio sangue saziar non si ponno,
5.4e fiorat'hanno a me sì cari pomi
5.5che, se la verità dentro concipio,
5.6in tutto 'l mondo pari a que' non sonno!
5.7O principe del ciel, maestro e donno,
5.8sterpa del mio orto questa pianta,
5.9ch'è con due rami iniqui,
5.10che tutti gli altri mi fa stare obbliqui,
5.11né altro che mal frutto se ne schianta
5.12e pe' tempi moderni e per gli antiqui!
5.13E voi mie figli, seguendo virtute,
5.14distruggansi i reliqui,
5.15que' che 'mpediscon la vostra salute!
6.1– Erati novo ancor, cara mie figlia,
6.2de' mondan beni la volubil rota,
6.3che per natura sua non può star ferma;
6.4l'usanza di Fortuna a tutti è nota:
6.5contra a sua forza indarno si consiglia,
6.6secondo che 'l Poeta tuo conferma,
6.7dicendo con sua forza niun si scherma.
6.8E se di questo vuoi veder più chiara
6.9ancor la sperïenza,
6.10recati a mente tutta mia semenza,
6.11e vedrai quanta turba diè amara;
6.12sopra me si mostrò la suo semenza,
6.13come per le tue scole ancor s'impara,
6.14e ne' tuoi fondamenti puoi vedello:
6.15ché vil discordia e gara
6.16uccider fece l'un l'altro fratello.
7.1Lungo sarebbe a contar quanti e quali
7.2fùr le discordie e le divisioni,
7.3or fra 'l sanato, popolo e tribuni,
7.4or fra' consoli e regi, e le quistioni
7.5e gli omicidi tradimenti e mali
7.6che ne seguiro, privati e comuni;
7.7e perché tutti e miei pensieri aduni
7.8settecento anni, ch'è da Tulio Ostilio
7.9fino a Cesere Augusto,
7.10non fu stato tranquillo né venusto,
7.11se non solo una state al mio concilio.
7.12Non creder dunque che 'l tempo vetusto
7.13sie piu filice che 'l presente essilio:
7.14l'etterno Imperador sì ti martella,
7.15per che 'l nostro concilio
7.16dal temporale amor tutto ci svella.
8.1E se non che 'l mio cor delle mie plaghe
8.2nella memoria ancor mi si spaventa,
8.3i' ti direi di più crudeli eccessi:
8.4prima di Mario, che sì turbulenta
8.5tempesta seminò con tante plaghe
8.6sopra a' mie figli, nella sua man messi,
8.7acciò che più diletto non prendessi
8.8(per tutta la città fece appiccare
8.9teste del popol morto);
8.10e Silla scelerato a maggior torto
8.11n'uccise, per volersi vendicare,
8.12venticinque migliaia a simil porto,
8.13ed a Porta Colina più m'offende,
8.14ché, per darmi conforto,
8.15ottantamila di vita ne spense.
9.1Poi dentro a' muri miei sì crudelmente
9.2usò la sanguinosa sua vittoria
9.3che' suoi ministri, attenti a uccisioni,
9.4pregaron sua testabile memoria
9.5ch'almen si riserbasse tanta gente
9.6che bastasse a servire e suo baroni.
9.7Or taccio l'altre suo condizïoni
9.8e 'l numero de' nati e de' presenti;
9.9quant'esser su ti pensi
9.10gli altri mie danni e' pericoli immensi,
9.11di che furon continuo trafitti
9.12que' miei figliuoli, in tanta gloria 'scensi
9.13ch'a loro imperio il mal non fu ribelle,
9.14e, di virtute accensi
9.15terminaron la fama colle stelle.
10.1Però, dinanzi, figlia, al sommo Padre
10.2gli occhi dello 'ntelletto umilemente,
10.3pregando lui ch'un poco ti riposi,
10.4spera che l'afflïzione presente
10.5farà le tue bellezze più leggiadre
10.6e' tuo figliuoli al mondo più famosi,
10.7se coloro che son or vittoriosi,
10.8avendo i lor nemici soggiogati,
10.9colla mente tranquilla
10.10non vorranno immitar Mario né Silla –.
10.11Vattene canzon mia a quel felice
10.12e glorioso popol di Firenza,
10.13se fia pien di piatà, com'esser suole,
10.14e, combattendo, di' non si disdice
10.15esser molt'aspro, ma sol la clemenza
10.16sopra que' son vicini usar si vuole.
10.17Poi dolcemente di' in tutto piatosa:
10.18– Non sia vostra vittoria sanguinosa –.
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