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Rime

PoeTree.it

1.1L'erboso prato e i verdeggianti allori,
1.2l'aura soave e 'l bel rivo corrente,
1.3m'invitan teco a far lieto soggiorno
1.4e ragionar del mio soave foco.
1.5Muse, Muse, mentr'io di lei favello,
1.6avvolgetemi alcun di questi rami
1.7intorno al crine, e non mi siate avare
1.8del favor vostro: i' canto il vostro onore.
1.9E tu, iro mio, mentr'io ricorro
1.10quel che mi detta Amor, le mie parole
1.11va ricogliendo, e 'n quel sorgente tronco
1.12le ripon di tua man; col tronco insieme
1.13surgeranno il suo nome e i nostri amori.
2.1Dunque avrò da lodar la mia fortuna,
2.2che qui a quest'ora ha volto il mio camino;
2.3che, se brami Dameta ch'el suo nome
2.4per le piante si legga, non ti dee
2.5noiar che Tirse, tuo fedele amico,
2.6l'oda sonar ancor per la tua lingua.
3.1Tu se' qui Tirse? Anzi a me è caro assai
3.2che tu ci sia, che con la tua zampogna
3.3porger potrai soccorso a le mie note
4.1Ciò ch'a te piace. Ma saper disìo
4.2qual sia quella beata a cui tu intendi
4.3d'acquistar lode con tue eterne rime.
5.1Anzi sarian beate le mie rime
5.2se pareggiasser le sue eterne lode.
5.3Di Tirrenia cantar è 'l mio pensiero.
6.1Di Tirrenia? Ho più volte in queste selve
6.2il bel nome seno; ma di lei
6.3non ho particolare altra contezza.
7.1Gran danno a lei, ch'un sì gentile spirto
7.2non le sia in tempo alcun stato soggetto:
7.3a te, che del suo chiaro e vivo lume
7.4ancor non t' hai sena l'alma accesa.
8.1Nova querela, udir ch'altri si doglia
8.2ch'altri non arda del medesmo foco.
9.1Da diverse cagion diversi effetti
9.2nascon, mio Tirse, e altramente s'ama
9.3cosa pura mortale, altri disiri
9.4son quei che movon da cose divine.
9.5Come, perché dal sole il lume prenda
9.6una copia infinita d'animanti
9.7non perciò il suo splendore alcuno è scemo;
9.8così qual uom si sente l'alma piena
9.9de' diletti de l'alma, non si sente
9.10scemar il ben perch'altri ancor ne goda.
9.11Anzi gode quel cor, ch'oggetto eterno
9.12ha in sé scolpito, che per molti cori
9.13cresca la gloria del superno raggio.
9.14E di quel ch'io ti dico, chiara luce
9.15di Tirrenia ne porge il divo lume.
10.1Bramo di quel che di' saperne il come.
11.1Tirse, non ha veduto il secol nostro
11.2pastor ch'io creda alcun, che d'alcun pregio
11.3abbia colto ghirlanda in Elicona,
11.4che s'ha lei vista, e se gli accenti suoi
11.5ha ne l'alma raccolti, tale ardore
11.6non abbia conceputo, che 'l suo ingegno
11.7n'ha poi fuor dimostrati ardenti lampi.
11.8Né tra color giammai si vide o udìo
11.9che ne nascesse invidia o gelosia;
11.10anzi di lodar lei fa ognuno a gara,
11.11e ne l'udir di lei ciascun si gode
11.12de le sue laudi, e l'un l'altro n'invita
11.13a dir del bel suggetto. E 'n lei n'avviene
11.14quel ch'avvien de le cose rare e nove
11.15e ch'avverrìa se sopra l'orizzonte
11.16cominciasse a scoprirsi un nuovo sole
11.17a gli occhi nostri: che com'altri scorto
11.18prima l'avesse, così immantenente
11.19si volgerebbe a dimostrarlo altrui.
11.20E ciò n'avvien peroché al suo focile
11.21non s'accende altro che gentil disire.
12.1Nuovo ben, nuove grazie e santi amori.
12.2Ma bram'io da te, se non t'annoia,
12.3Dameta mio, che tu mi scopri ancora
12.4que' pastor onorati che pur dianzi
12.5hai detto c'han per lei cantato e arso.
13.1E questo, Tirse, ancor farò di grado,
13.2né penso ch'altri altra più chiara fede
13.3possa altrui far del suo valor soprano
13.4che con sì gloriosi testimoni.
13.5Dirò di loro, e dirò con tal legge,
13.6che senza servar legge, di quel prima
13.7ch'a la mia mente pria farà ritorno,
13.8m'udirai favellar. Né creder dei
13.9ch'io sia per ricordargli tutti a pieno;
13.10che lungo fora, e poi non m'assicuro
13.11di tutti aver memoria o conoscenza.
14.1Com'a te aggrada: io ad ascoltare intendo.
15.1Fra i primi che cantaro in riva al Tebro
15.2de la bella Tirrenia fu un pastore
15.3d'antico sangue e di gente Latina,
15.4e nel cui nome suona la sua gente
15.5e del cui canto ancor, e del cui suono,
15.6suonan le trionfali e altere sponde.
15.7Arse colui per lei lunga stagione:
15.8e ancor dolcemente se sospira.
16.1E per lei sospirò quel chiaro spirto
16.2che morendo lasciò dubbiosi i boschi
16.3tra le Muse di Lazio e di Toscana
16.4quali al suo dir sian state più benigne.
16.5Dico di quel che per li sette colli
16.6abbandonò le piaggie di Panara.
17.1E un altro di patria a lui vicino
17.2per li paschi del Po ne 'l bel soggetto
17.3affaticò sovente le sue canne.
17.4Tirinto dico, a costui 'l nostro Reno
17.5dié 'l patrio albergo; e poi, come 'l ciel volse,
17.6fu costretto a lasciare i dolci gioghi
17.7e pascer le sue gregge per le valli
17.8che 'l fiume, che detto ho, parte e abbraccia.
18.1Che dirò del pastor che l'Arbia onora?
18.2Di quel dotto pastore i cui vestigi
18.3van seguitando e pastorelli e ninfe,
18.4non altramente che lasciva greggia
18.5la lanuta sua guida? Ei le sue rime
18.6del bel nome ch'io canto ha fatte adorne.
19.1Tu di', s'io non m'inganno, di colui
19.2ch'un tempo parlar feo le nostre Muse
19.3con quelle leggi e con quelle misure,
19.4che già servò 'l Permesso, il Mincio e 'l Tebro.
20.1Di' pur che dir di lui mia lingua intese.
20.2E di lei cantò ancor un'altro Tosco,
20.3un giovin pastor, ch'in riva d'Arno
20.4mentre ch'a lui spargeano il novo fiore
20.5le molli guance, con sì dolci note
20.6tenne le ninfe, i satiri e i silvani,
20.7de le donne cantando i pregi eterni,
20.8che ne parlano ancor per questi poggi
20.9le quercie e gli olmi; e se da morte acerba
20.10non era tolto, a lui nel secol nostro
20.11si convenia l'onor de i primi allori.
21.1Né ci mancano ancor tra queste rive
21.2di quei che van segnando il chiaro nome
21.3in piante e in sassi. E sopra gli altri s'ode
21.4risonar Batto: Batto, che per l'erta
21.5del sacro monte sale a' sì gran varchi,
21.6che fatica è notar le sue pedate.
21.7Ei d'or in or a lei volgendo gli occhi
21.8prende virtute a gli alti e bei suggetti.
22.1Per lei fatto anco ha risonare i boschi
22.2colui, che sceso da gli alpestri gioghi
22.3onde discendon l'acque a i lieti paschi,
22.4de' pastor d'Insubria, in su le sponde
22.5del Re de' fiumi fe' 'l suo nome chiaro
22.6cantando a l'ombra d'un gentil ginebro.
23.1Fu cantata costei da l'aurea cetra
23.2d'un ben dotto pastore, a cui Parnaso
23.3concedette non sol tener le Ninfe
23.4al dolce suon de le palustri canne,
23.5ma gli mostrò i secreti di natura,
23.6e render la salute a i membri infermi.
24.1Forse di lui vuoi dir, che già discese
24.2dal chiaro sangue di quel gran bifolco,
24.3che fuggendo l'incendio e la ruina
24.4de la sua patria, penetrando i seni
24.5de l'aspra Illiria e di Liburni e d'Istri,
24.6non lunge d'Adria pose la sua mandra?
25.1Di lui dir volli. E dir ti voglio ancora
25.2che 'l ricordar de gl'Istri a la mia mente
25.3tornato ha Mopso; Mopso, in cui contende
25.4il favor de le Muse e lo intelletto
25.5del terminar le sanguinose liti
25.6de' più audaci pastor. Or quanto e dove
25.7ei sia per Tirrenia arso e quanto egli arda,
25.8e quanto abbia per lei cantato e canti,
25.9fan chiara fede il Po, il Ticino e l'Arno
25.10che mille piante han di sue rime impresse.
26.1Ma dove lascio, lasso, il buono Iola,
26.2Iola che col dotto e nuovo suono
26.3de ben temprati calami, a' pastori
26.4solea far corto e agevole sentiero
26.5di gir al fonte che fa i nomi eterni?
26.6Questi venuto da gli aperti campi
26.7che bagna l'uno e l'altro Tagliamento,
26.8sé di gloria colmò, d'invidia altrui.
26.9Ei col vivace lume del suo ingegno
26.10solea in Tirrenia, come aquila in sole,
26.11gli occhi affissare e da' suoi chiari raggi
26.12formar lo stile, e le parole, e 'l canto.
26.13Morte pose silenzio a le sue note.
27.1Invida morte, a lei rapisti ancora
27.2e al mondo insieme un'altra chiara luce
27.3d'un gran pastor, che nato in queste piagge
27.4fu cultor del giardin de' pomi d'oro.
27.5Poi trapassando a le ricche pasture
27.6e a gli orti di Celio e d'Aventino,
27.7si trovò non pur d'edere e di mirti,
27.8ma di purpurei fior cinte le tempie.
27.9Fior di gloria mortal com'è caduco!
27.10Ne sospirano ancor i sette colli
27.11del caso acerbo; e Virbio nei sospiri
27.12suona d'intorno. Virbio almo pastore
27.13e poeta e materia de' poeti;
27.14viverà in mille versi il pastor sacro
27.15e 'l pregio di Tirrenia ne' suoi versi.
28.1Non patisce la gloria di costui
28.2ch'altri d'altro pastor, d'altro poeta,
28.3faccia memoria: e a te bastar ben puote
28.4d'aver seno come tali e tanti,
28.5e poeti, e pastori, i loro ingegni
28.6abbian stancati intorno al caro oggetto.
29.1Come sollecita ape per li prati
29.2suol la novella state errando intorno
29.3di fior in fior gustare il dolce succo:
29.4o come innamorata pastorella
29.5di varii fiori al suo diletto amante
29.6trecciar si vede una ghirlanda fresca,
29.7così visto ho Dameta la tua lingua
29.8andar cogliendo il fior de i chiari spirti,
29.9onde composto è 'l mel di quelle lode,
29.10che rese ha 'l mondo a la tua cara amata,
29.11e coronata d'immortal corona.
30.1Ma non men gloriosa è la corona
30.2ch'ella tesse a sé stessa: ch'oltra quelle
30.3rime che d'ella col favor suo ispira
30.4a chi del suo amor arde, che da lei
30.5non men provengon che da l'altre Muse
30.6le rime e i versi de gli altri poeti.
30.7Ella suol d'or in or con le sue rime
30.8destare i boschi intorno; e ad ora ad ora,
30.9co' i più rari pastor cantando a prova
30.10tiene intenti al suo dir Fauni e Napee.
30.11Già sono impressi in più ch'in una pianta
30.12gli alti suoi amori; e la virtù d'amore
30.13quanto sia grande e come sia infinita,
30.14si legge da lei scritta in nuove scorze:
30.15e suggetti altri, che felicemente
30.16viveran col suo nome chiari e eterni.
31.1Ragion è adunque che sì altero spirto
31.2cantato sia da gli spirti più chiari.
32.1Tirse, non vo' lasciare ancor di dirti
32.2che se di lei scorgessi il divo aspetto,
32.3e le dolci maniere e i bei sembianti:
32.4s'udissi il suon de l'alte sue parole,
32.5e le sentenze de' profondi detti, ,
32.6protesti dir, non quel che di Medusa
32.7si favoleggia che sua fiera vista
32.8altrui mutava in insensibil pietra;
32.9ma c'ha virtute a l'insensibil pietre
32.10d'ispirar sentimento e intelletto.
32.11O s'udissi talor quando accompagna
32.12la voce al suon de la soave cetra:
32.13o quando assisa tra Ninfe e Pastori
32.14move tra lor la lingua a dolci note:
32.15s'udissi, dico, come in nuovi accenti,
32.16e come in suavissimi sospiri
32.17l'aria intorno addolcisca, e i vaghi augelli
32.18tra le frondi si stiano intenti e muti,
32.19e come i colli, e gli alberi, e le grotte
32.20mandin cantando al ciel novelle voci,
32.21so che non chiederiano i tuoi disiri
32.22altre Muse, altro Apollo, altro Elicona.
33.1Grazie son queste così belle e care,
33.2ch'in lei racconti, che fan dubbio altrui
33.3se sia da dir ch'essa sia rara, o sola.
33.4Ma perché spesso avvien ai nostri cori
33.5che da l'un bel disio l'altro risorge,
33.6poi che m'hai di Tirrenia il gran valore
33.7fatto sì aperto, ancor saper disio
33.8qual sia di lei la stirpe e 'l patrio suolo;
33.9salvo se del parlar già non se' stanco.
34.1Di ragionar di lei sazio né stanco
34.2esser non poss'io mai; poi vizio fora
34.3non sodisfare a sì giusti disiri.
34.4Or porgi orecchie al chiaro nascimento.
35.1In quelle parti ove si corca il sole,
35.2si stende un'onorato ampio paese,
35.3lo qual da l'oceano e dal mar nostro
35.4è cinto d'ogni intorno, se non quanto
35.5lunga costa di gioghi s'attraversa:
35.6e questi son chiamati i Pirenei.
35.7Da questi monti un gran fiume discende,
35.8il qual porta tributo al sale interno,
35.9e Ibero è 'l suo nome: or quanto serra
35.10il giogo, e l'acque dolci, e l'acque salse,
35.11vien nomato Aragon. In quel paese
35.12già sorse un'onorata e chiara stirpe
35.13ch'in tutti que' confin co 'l suo vincastro
35.14diede legge a' pastori ed a' bifolchi;
35.15e questa dal paese il nome tolse.
35.16Poi co 'l girar del ciel volgendo gli anni
35.17passò l'alto legnaggio a i nostri liti,
35.18a gl'italici liti; e s'alcun nome
35.19ci fu mai chiaro o altero, sopra gli altri
35.20questo gran tempo risonar s'udìo.
35.21Che donde di là in Adria il fiume Aterno,
35.22e di quà passa il Liri al gran Tirreno,
35.23quanto circonda 'l mar fin là ove frange
35.24l'orribil Scilla i legni a i duri scogli,
35.25e quanto ara Peloro e Lilibeo
35.26solea già tutto a la famosa verga
35.27del generoso sangue esser soggetto.
36.1Or fra molti altri uscìo del chiaro sangue
36.2un gran pastor, che di purpuree bende
36.3ornato il crine e la sacrata fronte,
36.4com'amor volle, un giorno per le rive
36.5del vago Tebro errando, a gli occhi suoi
36.6corse l'aspetto grazioso e novo
36.7de la bella Iole. Questa tra le sponde
36.8nata del Re de' fiumi, ove si parte
36.9l'acqua del suo gran fiume in molti fiumi,
36.10avea cangiato 'l Po coi sette poggi;
36.11e di questa 'l pastor, di ch'io ragiono,
36.12caldo di dolce amore fe' 'l grande acquisto
36.13di lei, ch'or m'arde il cor d'eterno amore.
37.1Già son si convenìa men chiaro seme
37.2per dare al mondo pianta sì gentile.
38.1E non si convenìa men chiaro loco
38.2al gran concetto e al glorioso parto
38.3che l'onorate piaggie trionfali
38.4de l'almo Tebro, il quale andar si vede
38.5non men superbo che tra le sue arene
38.6sia germogliata pianta sì felice,
38.7che di solenne alcun altro trionfo.
39.1Dunque felice il luogo, e 'l seme, e 'l ventre
39.2onde frutto sì eletto al mondo nacque:
39.3e più felice a cui dal cielo è dato
39.4gli occhi affissar nel lume de' begl'occhi,
39.5ai dolci accenti aver l'orecchie intente,
39.6e aver de gli occhi e de gli orecchi aperte
39.7le porte a l'alma e aver l'alma rivolta
39.8a la beltà del doppio eterno oggetto
39.9da salir sopra 'l cielo. E sopra ogn'altro
39.10felicissima lei, ch' 'l gran legnaggio
39.11e l'alto onor del bel nido natìo
39.12vinto ha col pregio del valore interno.
40.1Ma mentre abbiam la lingua e 'l cor rivolti
40.2al tuo bel Sole, è gia 'l celeste sole
40.3presso che giunto a l'ultimo orizzonte:
40.4perché buon sia che diam luogo a la sera.
41.1Vanne felice. Io pria che 'l vago piede
41.2rivolga altrove, questa bella pianta
41.3sacrare intendo a lei, cui 'l petto ho sacro,
41.4con la memoria de l'amato nome.
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