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LIII.

Rime

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1.1Signor nel cui divino alto valore
1.2tanto si gloria l'una Gallia altera,
1.3e l'altra tutta mesta e afflitta spera
1.4por fin a l'aspro suo grave dolore,
1.5poscia che voi tornando, il suo splendore
1.6torna e fa bella Roma:
1.7ecco la sparsa chioma,
1.8ella v'accoglie lieta, e manda fore,
1.9voci gioconde a asciuga gli occhi molli,
1.10e Tornon grida 'l Tebro e i sette colli.
2.1La pace, la letizia, a la sublime
2.2schiera de le virtù sacre, ch'a noi
2.3spariro al partir vostro, ora con voi
2.4riedono, e fan contesa al tornar prime
2.5le Muse a celebrarvi in versi e in rime;
2.6destano i chiari spirti,
2.7ond'or s'ergano i mirti,
2.8e i lauri spargon l'onorate cime,
2.9e prima de l'usato il mondo infiora,
2.10e l'aria empie d'odor Favonio e Flora.
3.1Fra tanto almo gioir, fra tanta festa,
3.2ch'oggi al vostro tornar si mostra e sente,
3.3anch'io la speme, e la letizia spente
3.4poter nudrir ne l'alma dubbia e mesta,
3.5se mirate, Signor, quel che m'infesta
3.6noioso e aspro duolo
3.7che voi potete solo
3.8ridurmi in porto da crudel tempesta,
3.9e volgendo ver me pietoso il ciglio
3.10trar mia vita di doglia e di periglio.
4.1Canzon, se innanzi a lui per grazia arrivi,
4.2che dee chiuder di Giano il tempio aperto,
4.3benché nulla è 'l mio merto
4.4pregal, che sola non mi lasci in guerra
4.5poi che per lui si spera pace in terra.
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