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XLVII.

Rime

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1.1Io ch'a ragion tengo me stessa a vile,
1.2né scorgo parte in me che non m'annoi,
1.3bramando tormi a morte e viver poi
1.4ne le carte d'un qualche a voi simile,
2.1cercando vo per questo lieto aprile
2.2d'ingegni mille, non pur uno o doi
2.3suggetti degni de i più alti eroi,
2.4e d'inchiostro al mio tutto dissimile.
3.1Però dovunque avvien, che mai si nome
3.2alteramente alcuno, indi m'ingegno
3.3trar rime, onde s'eterni il nome nostro.
4.1E spero ancor, se 'l mio cangiar di chiome
4.2non rende pigro questo ardito ingegno,
4.3d'Elicona salire al sacro chiostro.
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