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LXXXVII

Sonetti

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1.1“Io perché no? chi m'incatena il moto?
1.2Ho ben d'un Dio svenato il core erede.
1.3Voi de l'Indo rubel barbare prede
1.4già sospendo a la Croce, e sciolgo il voto.
2.1Terrò in faccia a più stragi il guardo immoto,
2.2ché non teme il morir spirto di Fede”.
2.3Così sogna Xaverio; e in ombra vede
2.4tributario a' suoi piedi un Orbe ignoto.
3.1Un Moro orrido in viso, irto la chioma,
3.2gli preme il dosso; e di sudor profondo
3.3fa che gioisca e gema a tanta soma.
4.1Ponga giù Atlante de le sfere il pondo,
4.2or che gli Alcidi suoi nascono a Roma,
4.3che addormentati ancor portano un Mondo.
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