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1.1Quel fervente desio, quel vero ardore
1.2che diè principio e mezo a' desir mei,
1.3darà ancor fine a' miei stenti e sudore.
2.1Né curo i sospir più, né tanti omei,
2.2né le minacce, ire, téme e paura,
2.3l'abisso, il mondo, il ciel, uomini e dèi:
3.1ché una fondata rocca, alta e sicura,
3.2mi guarda il regno mio, detta costanzia,
3.3che ferro in fuoco a martellar non cura.
4.1Li fondamenti, ove si posa e stanzia,
4.2son di stabilità viva fermezza;
4.3la calce e pietre è sol perseveranzia;
5.1l'inespugnabil mur viva fortezza;
5.2le sue difese, scudi e bastione,
5.3son fé che ogni timore fugge e sprezza.
6.1Regge speranza il mastro torrione
6.2sotto due guardie; una, fedel, chiamata
6.3prudenzia, e l'altra, svegliata, ragione.
7.1Castellano è un amor fermo e provato,
7.2che scorge il tutto; li sergenti èn poi
7.3solliciti pensier, ciascun fidato.
8.1L'artelaria, i sassi e i dardi soi,
8.2è audacia, i parlar pronti e acuti sguardi,
8.3come dicesse: – Accóstati, se pòi. –
9.1Son cocenti desìr quel fuoco che ardi;
9.2polvere ardente il ton che romba in lutto,
9.3resoluti sospir saette e dardi.
10.1Provisto antiveder, sagace, instrutto,
10.2son poi le monizion che d'ora in ora
10.3dà agli inimici alle occorrenzie in tutto.
11.1Li inimici, lo assedio ch'è di fuora,
11.2son gelosia, timor, odio, disdegno,
11.3disprezzo, crudeltà, lunga dimora.
12.1Ma tutte le lor forze e 'l lor disegno
12.2è 'n tagliar d'acqua e in batter d'adamante,
12.3ch'è troppo il castellan provido e degno.
13.1Dunque, con quel pensier fermo e costante
13.2che incominciai la mia amorosa guerra,
13.3con quel seguitarò la impresa inante:
14.1ché una rocca di fé mai non si atterra.
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