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Monte Oliveto

Il monte Oliveto

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1.1Santo Spirto divin, Spirto fecondo,
1.2E del Padre e del Figlio eterno amore,
1.3Tu, che sol di te stesso il Ciel profondo
1.4E 'l lieve foco, e l'aria e 'l salso umore
1.5Riempi, e la gran madre, e reggi il mondo,
1.6Non sol l'alma devota e 'l puro core:
1.7Tu spira il mio concetto, e i chiari accenti,
1.8Come allor ch'apparisti in lingue ardenti.
2.1La mia tu movi, e il pigro ingegno desta,
2.2Che di cantar con la tua grazia elegge
2.3I bei principi e la cangiata vesta,
2.4Quasi candido vello in puro gregge;
2.5L'Ordine sacro, e de la vita onesta
2.6Il santo esempio e la severa legge:
2.7E l'Oliveto monte, e 'l tempio adorno,
2.8E i verdi chiostri, e il precipizio intorno.
3.1E tu, che in Vatican di lucido ostro,
3.2Circondi, Antonio, la sacrata chioma,
3.3O gran sostegno, o gloria, o lume nostro
3.4Non pur, ma de la Chiesa alta di Roma,
3.5Gradisci queste carte e questo inchiostro,
3.6E questo peso alleggia e questa soma,
3.7Chè di portar ricusa il debil tergo,
3.8Tal che a gran pena or mi sollevo ed ergo.
4.1Io primo riportar dal sacro Monte
4.2Spero, la tua mercè, palma ed oliva:
4.3E pria di lauro incoronar la fronte
4.4Ne' colli toschi, e in questa antica riva;
4.5Ed umilmente asperso al puro fonte,
4.6L'imagine drizzar quasi votiva:
4.7E questo, come statua o simulacro,
4.8Al tuo nome, Signor, drizzato e sacro.
5.1Ma degni appena i bei metalli, e i marmi
5.2Da Fidia sculti, o d'altra illustre mano,
5.3Sarebbon d'onorarti: o i dotti carmi
5.4Scritti nel greco e nel parlar romano,
5.5Non che questi: ond'io tento alzarmi
5.6E portarlo su l'ale omai lontano,
5.7Al Tago, al Reno, al Gange ed a l'Idaspe,
5.8E dal vermiglio mare a l'onde Caspe.
6.1Già trapassati, come stral volando,
6.2Eran mille trecento e dodici anni,
6.3E per le oblique strade in ciel rotando
6.4L'altro spiegava ancor rapido i vanni,
6.5Dal giorno sempre lieto e venerando
6.6Che nacque Cristo: e ne' primieri scanni
6.7Sedea Clemente il quinto, eletto in terra
6.8Con le chiavi onde il Ciel apre e disserra.
7.1Quando Giovanni, il giusto, a Dio converse
7.2L'anima saggia e 'l suo pensier devoto:
7.3E la sua libertà gradita offerse,
7.4A l'offerta aggiungendo il santo voto.
7.5Questi di sacre leggi il guado aperse,
7.6E mostrò quasi a fonte il senso ignoto:
7.7E la 've il giusto e il vero altrui s'insegna,
7.8Di gemino valor portava insegna.
8.1Ebbe con la città la stirpe antica
8.2Fra' magnanimi Toschi illustre grido;
8.3L'una fra colli siede in parte aprica,
8.4Non lungi a l'Arbia che se 'n corre al lido:
8.5L'altra di pace e libertade amica
8.6Accrescea fama e pregio al suo bel nido:
8.7Più amava la patria, amava il dritto,
8.8Che 'l regno i Tolomei del verde Egitto.
9.1Di questo seme la felice pianta
9.2Crebbe, che dolci frutti ancor produce,
9.3Via più di quella onde Grecia si vanta,
9.4Perchè cede Solone al nostro duce.
9.5Or mentre ch'attendea l'anima santa
9.6A dar luce a le leggi, al mondo luce,
9.7Luce a gl'ingegni tenebrosi e loschi,
9.8Facea gli occhi del corpo infermi e foschi.
10.1Così perdendo la terrena vista,
10.2Rivolgea l'altra umilemente al Cielo,
10.3Pregando Lui, ch'i suoi fedeli attrista,
10.4Poi li consola con pietoso zelo.
10.5Oh maraviglia! Ecco per grazia acquista
10.6L'usata luce e si disgombra il velo;
10.7Ma insolito splendor di nova fiamma
10.8Dentro risplende, e la sua mente infiamma.
11.1Scorto da questo lume, e in questo foco
11.2Fervido il petto e fervida la mente,
11.3Venne a le scuole, e da sublime loco
11.4Novo soggetto incominciò repente:
11.5Sì ch'appo lui muto starebbe o roco,
11.6Quel greco che parea fulmine ardente,
11.7O quel Roman, la cui sonora lingua
11.8Par che le fiamme de la patria estingua.
12.1Il tema tu di quel parlar facondo,
12.2Che sparse i semi onde si miete a Cristo,
12.3Come si sprezzi, anzi si fugga il mondo,
12.4E si faccia del Cielo eterno acquisto.
12.5E qual fonte lavava il core immondo
12.6D'ogni vizio, ond'e' sia dolente e tristo;
12.7E quasi tuon dava terror interno
12.8A l'alma che paventa il danno eterno.
13.1Altra (dicea) più certa antica legge
13.2Proporrò, se credete al mio consiglio,
13.3Che significa quel di cui si legge,
13.4Disponete rifugi al gran periglio:
13.5Là dove il micidial che non elegge
13.6Percoter l'alma, scampi in duro esiglio:
13.7O quai città sian quelle oltre il Giordano,
13.8O pur di quà, dov'ei non fugge invano.
14.1Sei citta, sei rifugi, alto mistero,
14.2Alto secreto de gli occulti sensi,
14.3Altissimo pensier che scopri il vero,
14.4Tutti siano or per voi gli spirti accensi:
14.5La prima, quasi regia, ove ogn'impero,
14.6Ogn'intelletto umiliar conviensi,
14.7È conoscer il vero, e quella forma
14.8Di santa vita, che da lui s'informa.
15.1Giacciono a questa l'altre cinque intorno,
15.2Pur città de' Leviti: è la seconda
15.3Il pensar come Dio facesse adorno
15.4Il Cielo e quanto il Cielo in sè circonda,
15.5Dando lume a la notte, e lume al giorno,
15.6Che si mostri alternando e si nasconda.
15.7La terza è il contemplar devoto ingegno
15.8La podestà di quel celeste regno:
16.1E quella maestà, che in Dio risplende
16.2Eternamente, come luce in luce.
16.3La quarta è vista di colui ch'intende
16.4Al propizio favor del sommo duce.
16.5La quinta pur contempla e pur dipende
16.6Da sua legge, che l'alme al Ciel riduce
16.7Al comandar di suo immortal decreto.
16.8Parte è l'estrema sol d'alto divieto.
17.1Ecco i rifugi d'impensate morti:
17.2Ecco il perdon del fallo e de la pena:
17.3Ecco il ricetto e quasi i seni e i porti
17.4E da' venti sicuri e da l'arena;
17.5Ma quei di là son più sublimi e forti,
17.6E di maggior virtute e più serena:
17.7Questi altri di sua legge e suo favore
17.8Son di virtù men alta e inferiore.
18.1Or con quai remi di celeste aita
18.2Appresseremo a la più alta parte
18.3Questa nave, dal mar quasi sdruscita,
18.4E con rotto governo e stanche sarte?
18.5O con quai penne di più santa vita,
18.6Pur come ale veloci a l'aura sparte,
18.7Fuggiremo il peccato e la profonda
18.8Valle, che l'ombra e 'l fango suo circonda?
19.1Deh! fuggiam questo serpe e questo drago,
19.2Che n'avvolge co' nodi e preme e ingombra:
19.3Questo fero leon che tanto è vago
19.4Di nostra morte, e ruota e mugge a l'ombra:
19.5Il fuggir il peccato è farsi imago
19.6Del nostro Dio, che scaccia i vizi e sgombra:
19.7È farsi a lui sembiante, e col suo lume,
19.8Saggio e perfetto d'opre e di costume.
20.1Il fuggir il peccato è seguir l'orme
20.2Di Lui che le segnò col proprio sangue:
20.3È vestir di virtù le vere forme,
20.4Superato il leone e vinto l'angue.
20.5Quel che fugge il peccato, a Dio conforme,
20.6Seco in croce s'affigge e seco langue:
20.7Seco morto sostiene e spira l'alma,
20.8Seco ha trionfo e 'n Ciel corona e palma.
21.1Deh! fuggiamo il peccato e il suo piacere,
21.2Che qual tiranno furioso e stolto
21.3Segue l'uom, s'egli fugge: e in suo potere
21.4Più cerca di recarlo ov'è più sciolto:
21.5E se l'aggiunge alfin, l'impiaga e fere,
21.6L'infiamma ed arde e 'l tien di lacci avvolto;
21.7Nè gli concede mai pace nè posa
21.8Nel chiaro giorno e ne la notte ombrosa.
22.1Deh! fuggiam l'avarizia e tanti nostri
22.2Interni vizi, ove han riparo e schermo
22.3Tanti feri tiranni e tanti mostri,
22.4E tanti morbi pur del core infermo;
22.5Fuggiam per quei sentieri a voi dimostri,
22.6A quelle mète, ove il riposo è fermo;
22.7Fuggiam, e fugga il saggio e fugga il forte,
22.8Perchè la fuga è qui vittoria e morte.
23.1Gloriosa è la fuga, chè la faccia
23.2Del peccato si fugge e il suo spavento:
23.3Così fuggì Giacob, quest'è la traccia,
23.4E 'n cercar terra estrania ei non fu lento;
23.5Così Mosè, nè con timore il caccia
23.6O di morte crudele o di tormento,
23.7Superbo aspetto di tiranno atroce:
23.8Ma per non si macchiar fuggì veloce.
24.1E così ancor seguendo il Duce invitto,
24.2Il buon popolo ebreo lasciò le sponde
24.3Del Nilo, e sen fuggì da l'empio Egitto,
24.4E la sua fede aperse in mezzo a l'onde
24.5Ampio varco nel mare e calle dritto,
24.6Per ch'egli non vi pera e non v'affonde:
24.7Così dal volto del suo re turbato
24.8Fuggì David: poi dal suo figlio ingrato.
25.1Così Giona fuggì di riva in riva,
25.2E nel profondo de l'orribili acque,
25.3E nel pesce trovò quando ei fuggiva,
25.4Quasi caverna, il ventre ov'ei si giacque;
25.5Vivo il sepolto, e quella tomba è viva,
25.6Onde il dì terzo uscì com'a Dio piacque:
25.7Vivo tipo di Cristo, e chiude e serra
25.8Il corpo in mar, com'egli fece in terra.
26.1Or chi brama fuggir non pigro o tardo,
26.2E là poggiare, ove poggiar conviene,
26.3Deh! non rivolga a le più vaghe il guardo
26.4Parti del mondo e in lieta vista amene:
26.5Ma sol ne le dolenti abbia riguardo
26.6E le segua di pianto e duol ripiene:
26.7Meglio è venir dov'ha magione il lutto,
26.8Che in falso albergo, dal piacer costrutto.
27.1Nè già il Padre primier saria disceso
27.2Dal Paradiso a sostener gli affanni,
27.3E questo così grave e duro peso,
27.4A cui la colpa sua par ci condanni:
27.5Se dal piacer non era vinto e preso,
27.6Da sue dolci lusinghe e dolci inganni.
27.7Così trabocca il tralignato seme,
27.8E sola è ferma in Dio fondata speme.
28.1Sol de la mente in Dio gli occhi rivolga
28.2Chi fugge il precipizio e le ruine:
28.3Nè mai in cosa che la terra accolga
28.4Ne l'amplissimo grembo il guardo inchine:
28.5Non riguardi le false, ma si dolga
28.6D'aver sol vanità mirato al fine:
28.7E per seguir la via solinga ed erta,
28.8In sè medesmo i lumi e in Dio converta.
29.1È vanità quanto più sembra adorno
29.2E quanto al mondo più diletta e piace.
29.3Vano il circo e le mète, a cui d'intorno
29.4Vanno i cavalli, e 'l corso lor fallace:
29.5Vano il teatro, ove la notte in giorno
29.6Si muta a' raggi di notturna face:
29.7Vano ogni gioco, ogni sua pompa: e parmi
29.8Vano il trionfo e lo splendor de l'armi.
30.1Tutte son vanità le cose al mondo,
30.2Chi cerca in lui salute è vano ed erra:
30.3Dunque fugga da lui, che è tutto immondo,
30.4E fugga questa interna orribil guerra:
30.5Ed alleggiando il suo gravoso pondo,
30.6Abbandoni lontana al fin la terra:
30.7E sovra il mondo e sovra ogni periglio
30.8Ricerchi, appresso il Padre Eterno, il Figlio.
31.1Fuggiamo a Lui, come a sicuro tempio,
31.2Da questa parte oscura e tenebrosa,
31.3Ove esaltato vien l'iniquo ed empio,
31.4Che però tanto insuperbisce ed osa:
31.5Seguiam, passando, di quel re l'esempio,
31.6A cui già detto fu: passa e riposa.
31.7Passiam, quasi Mosè: sciogliamo il laccio
31.8Che ne ritien d'ogni terreno impaccio.
32.1Sciogliamo nel passare i duri nodi,
32.2Che distringono il piè per via sì lunga:
32.3L'avarizia fuggiam, fuggiam le frodi,
32.4Fuggiam l'iniquità, che non ci aggiunga;
32.5Noi siam troppo impediti e in troppi modi,
32.6Ella troppo veloce i passi allunga:
32.7Cerchiam la pace, e s'ella in Ciel si trova,
32.8Il ricercarla in terra omai che giova?
33.1Deh, lasciam l'ombra in ricercando il sole,
33.2Lasciamo il fumo in seguir chiara luce.
33.3Fumo è l'iniquità, per cui si duole
33.4Di nostra vita l'una e l'altra luce.
33.5Fuggiam siccome augel, che sciolto vole
33.6Per la sublime via che al Ciel conduce;
33.7Ma l'ali nostre e i vanni or son gravosi,
33.8E in questa via mille lacciuoli ascosi.
34.1Quegli c'ha gravi, o che non ha le piume,
34.2Cerchi d'altrui che l'abbia, e chi le presta;
34.3Chè fia che l'alma a l'alto volo imprime,
34.4E sciolga il laccio che tra via l'arresta:
34.5Se com'aquila affissa al chiaro lume
34.6Ella andar non può leggiera e presta,
34.7Come passare almeno or l'abbia pronte,
34.8E se non vola al Ciel, se 'n vole al monte.
35.1Lasci la valle e questo umor palustre,
35.2E quest'aria compressa e intorno astretta,
35.3E cerchi il monte e la cittade illustre,
35.4Città di pace, alta cittade eletta:
35.5Per ch'indi pietà vera il mondo illustre
35.6La 've il sangue d'Abel chiamò vendetta;
35.7Ma quel di Cristo in più mirabil suono
35.8Sovra ogni sordo cor gridò perdono.
36.1O tu, che non ancora affretti il piede,
36.2Perchè preso non sia, fuggi repente:
36.3Spoglia il mondo, e del mondo aduna prede,
36.4Non da l'Egitto solo o d'Oriente:
36.5Se carco vai di colpa, e 'l tempo il chiede,
36.6Deponi il parto de la grave mente,
36.7E no 'l portar quasi divelto appena
36.8Da la mammella, ma spedito il mena.
37.1Picciolo no, ma già perfetto in Cristo;
37.2Nè sia la fuga in ozioso verno,
37.3Ma in faticosa state: ed ozio, o tristo
37.4Pallor non sappia, o duolo, o scorno, o scherno:
37.5Impigro peregrin nel santo acquisto
37.6La via celeste vuole, e il regno eterno
37.7Valoroso guerrier con aurea spoglia,
37.8E ricco agricoltor, che frutti accoglia.
38.1Egli sparga accogliendo, egli disperga,
38.2Chè si ricerca ben se non s'emenda,
38.3Che di sue colpe la polisca e terga,
38.4E tema il suo Signor, nè più l'offenda;
38.5Ma il cerchi e 'l segua in alto calle e s'erga
38.6Per le sue orme e le sue vie comprenda:
38.7La penitenza è fuga e fuga è certo
38.8Rifugio: e la sua grazia è il suo deserto.
39.1Là dove ei si fuggì, là dove prima
39.2Il buon profeta Elia ebbe fuggito
39.3Di Gezabel la donna a l'erta cima
39.4Del monte Oreb, e visse in lui romito,
39.5Quivi il secol fuggì, se 'l ver si stima,
39.6E da gli augei ministri era nodrito:
39.7Nè sol terrena fu, che 'n vita il tenne
39.8Esca portata da celesti penne.
40.1Ma di cibo divin (miracol grande!)
40.2Virtù quaranta giorni il move e regge,
40.3Senza gustar giammai d'altre vivande,
40.4Per figurar quel che da poi si legge;
40.5Non paragoni ancor l'antiche ghiande
40.6Il secol favoloso e senza legge,
40.7Perchè si nomi pur dal lucid'oro,
40.8Battista, al tuo, ch'io no 'l fuggendo onoro.
41.1Il saggio re giudeo, pur in figura
41.2D'un'altra donna, di fuggir c'insegna
41.3Questo mondo corrotto e l'arte impura,
41.4Ond'ei lusinga e di piacer s'ingegna;
41.5Questa è la falsa, onde con tanta cura
41.6Fuggir dobbiam, che non c'inganni e tegna:
41.7Deh! non declini il cor per vaga strada,
41.8Onde precipitando a morte ei vada.
42.1Ma in quella santa mano or fia riposto
42.2Ov'è de' regi il core, il nostro ancora.
42.3Regger l'impero e soggiogar discosto
42.4I regni de l'Occaso e de l'Aurora,
42.5Saria men che 'l suo interno aver composto
42.6Pur come regno in cui virtù s'onora;
42.7Quel che regge sè stesso è re soprano,
42.8E al Re de' Regi il core ha dato in mano.
43.1Qual meraviglia è poi ch'al bene il volga
43.2Egli, ch'è sommo bene e ben perfetto?
43.3A Lui dunque si stringa e in Lui raccolga
43.4Sè stesso sparso dietro al van diletto:
43.5Nè da Lui si divida, o si disciolga
43.6Per terreno pensiero od altro affetto:
43.7E 'n Lui ricerchi e non in altra sede
43.8Le pace che la mente e 'l senso eccede.
44.1De l'alta fuga adunque alta cagione
44.2È gir dal male al ben, dal dubbio al certo,
44.3A chiara libertà d'atra prigione,
44.4Da l'error, da la pena, al premio eterno:
44.5Iddio stesso ci mostra e ci propone
44.6Il male e 'l ben, ma più solingo ed erto:
44.7E par ch'egli ci additi e ci discerna
44.8Non la vita mortal, la vita eterna.
45.1Se questa vita è rea, che quasi al vento
45.2Nebbia infeconda pare o secca polve,
45.3(Così fugace e leve in un momento,
45.4O si dilegua, o si raggira e volve)
45.5È buona quella che veloce o lento
45.6Non ha il suo corso, e non si cangia o solve:
45.7Adunque fuggiam questa e questi giorni,
45.8Che son sì rei, cercando altri soggiorni.
46.1Cerchiamli in Cielo, e dove ei più sublima
46.2L'altissima sua parte e più lucente,
46.3S'erga da questo peso ed ivi imprima
46.4Il suo vestigio peregrina mente:
46.5Questo è fuggrir, non d'uno in altro clima
46.6Andar cercando l'Austro e l'Oriente:
46.7Questo è fuggir, saper ove ritrarsi,
46.8E sovra il corpo e sovra il mondo alzarsi.
47.1Questo è fuggir, morire al falso mondo
47.2E nascondere in Dio la propria vita:
47.3In quel mare, ove mai pensier profondo,
47.4O mente umana in contemplando ardita,
47.5Ritrovar non potè la riva o il fondo:
47.6In quel porto de l'alma sbigottita,
47.7In quel placido sen, cui non perturba
47.8Fortuna, o fato, o tempestosa turba.
48.1Or chi fuggir non vuol, s'è vero ostello
48.2Di malizia la terra, e carcer tetro
48.3Dove il buon si tormenta, e ride il fello?
48.4Antro, dove riman chi guarda in dietro:
48.5Fucina, ove fa l'arme il gran rubello:
48.6Ov'è il mal di diamante, il ben di vetro:
48.7Labirinto d'error e mar di sabbia,
48.8Etna di cupidigia, anzi di rabbia.
49.1Chi non brama fuggir repente e lunge
49.2Con ogni studio al Ciel, con ogni possa,
49.3Là dove la malizia unqua non giunge;
49.4Benchè s'innalzi a Pelio, Olimpo ed Ossa
49.5La torre, ch'a le nubi alto congiunge
49.6La fronte, e cada poi dal Ciel percossa,
49.7Non ha loco là sù: vaneggia ed erra:
49.8Qui la malizia ingombra ognor la terra.
50.1Qui solo incrudelisce e qui circonda:
50.2Sè stessa infonde qui, nè lei sommerse
50.3Il gran diluvio in quella orribil onda
50.4Che s'inghiottì la terra e la coperse:
50.5Nè l'arse poi l'incendio, anzi feconda
50.6Germogliando ne' semi, al fin converse
50.7Ferro micidiale e l'empia mano
50.8Ne la salute, il suo furor profano.
51.1Giusta legge condanna il fatto atroce,
51.2Il mal non toglie: odi il tumulto e il suono
51.3D'iniqui ed empi, ond'è confitto in croce
51.4Chi del peccato fea pietoso dono:
51.5Tardo a l'alta vendetta, e sol veloce
51.6A la grazia, morendo, ed al perdono;
51.7Perch'ei non fece il male, al ben è presto,
51.8E il mal dal reo venuto è quasi innesto.
52.1La vendetta s'indugia, acciò sia vinto
52.2Pur da gli stessi, a cui l'inganno ordiva;
52.3Non è però fra tanto il vizio estinto,
52.4Ma la malizia in ogni parte è viva.
52.5Non portiam dunque al piè coturno accinto,
52.6Ma la scarpa, onde Pietro umil se 'n giva;
52.7Perchè tra l'erbe il serpe occulto giace,
52.8Nè fa con l'uom giammai tregua nè pace.
53.1Deh! fuggiam quinci omai: ma come fugge
53.2L'alma se la ritiene il grave incarco?
53.3Star qui potrà, dove si stenta e mugge,
53.4E trapassar a Dio, quasi in un varco?
53.5Se dopo lui se 'n va, s'a lui rifugge,
53.6E segue la sua via l'animo scarco,
53.7È la virtù rifugio, è Dio rifugio:
53.8E chi può gire a lui non cerchi indugio.
54.1E s'Egli è in Ciel, e sopra il Cielo, e sopra
54.2Il suo cristallo eterno e 'l foco ardente,
54.3Là, ratto fugga e si riponga e copra
54.4In quella nube più del sol lucente;
54.5Ivi è il riposo d'ogni affanno ed opra,
54.6Ed ivi ha pace in Dio la nostra mente:
54.7Ivi si fa il convito, in cui si pasce
54.8L'alma, che, morta al mondo, in Dio rinasce.
55.1Dunque chi fugge a Dio, fa poi ritorno?
55.2E, già morto al peccato, a lui se 'n riede?
55.3Riede da quell'illustre alto soggiorno
55.4A questa tenebrosa ed umil sede?
55.5Da quell'onor sublime a questo scorno,
55.6Di gloria no, ma sol di morte erede?
55.7E rifiutato il mondo e l'uso primo,
55.8S'affigge pur nel suo tenace limo?
56.1Deh, quinci omai fuggiam, ch'è breve il tempo!
56.2Fugge chi le sue merci addietro lassa;
56.3Fuggiamne pur, chè nel fuggir per tempo
56.4L'ombra di questo mondo ancor trapassa.
56.5E chi passa con lei non fugge a tempo,
56.6Ma nel tardo passar tal fuga è bassa,
56.7E seco passan l'opre e i nostri vanti;
56.8Rimanti in Cristo, e in Verità rimanti.
57.1Cristo è la verità: s'attiene al vero
57.2Quegli, ch'a lui s'attiene e seco resta;
57.3Se non vogliam ch'ogni operar leggiero
57.4Passi quasi nel mar turbo o tempesta,
57.5Noi trapassiam del suo divino impero,
57.6Pur come sirte al van piacere infesta,
57.7La santa legge: e non passiamo errando,
57.8Grazia di meritarlo in lui cercando.
58.1O se fuggiam l'instabile e protervo
58.2Mondo infelice e la magion terrena,
58.3Fuggiam, come Giacob e 'l fido servo,
58.4A la città ch'è sempre in ciel serena;
58.5O come fugge a' dolci fonti il cervo,
58.6Che sorgon chiari e di feconda vena:
58.7L'alma s'attuffi in Dio, non pur s'istille
58.8Ch'eterno fonte è Dio d'acque tranquille.
59.1Nè mai d'altra fontana o d'altro rio
59.2L'onda estinguer potrà l'ardente sete;
59.3Ma più bevendo infiamma il suo desio
59.4L'uom che sparge diletto e doglia miete:
59.5Nè del nostro dolor induce oblio
59.6Altro gorgo nel mondo, od altro Lete:
59.7Chi bee del mondo e sol di lui si stampa,
59.8Sol poi bevendo in Dio risana e scampa.
60.1È Dio quel fonte, ove l'accesa fiamma
60.2Del van diletto è spenta e 'l folle ardore;
60.3Ma di foco divin subito infiamma,
60.4S'estinto ei trova e in lui gelido core:
60.5O fortunata la veloce damma,
60.6Che in Lui s'accende di celeste amore;
60.7E chi l'amor terren bevendo ammorza,
60.8Nè teme al dolce fonte inganno o forza!
61.1O fonte, ch'ognor piena e sempre larga
61.2Sei di tue sante grazie, e più nel Cielo;
61.3E sempre fervi, ove ripiega e allarga
61.4La notte intorno il tenebroso velo:
61.5L'anima che ti brama, in te si sparga,
61.6E smorzi ogni altra voglia, ogni altro zelo:
61.7Come Susanna estingua i suoi desiri,
61.8E l'incendio del corpo, ove altri il miri.
62.1Fuggite, e nel fuggir lasciate a volo
62.2Quella gente onde il tuono a voi rimbomba:
62.3Se diran gli altri poi: celeste è il volo,
62.4Quando tanto salì nube o colomba?
62.5Come varcaste il mar da polo a polo
62.6E non sol quello ov'ebbe Egeo la tomba?
62.7Accogliete il tesor, lentate il morso,
62.8Ed a' porti del Ciel drizzate il corso.
63.1Così parlava, e 'l suo parlar ne' cori
63.2(Pur come spirto sia d'aura celeste)
63.3Destò santo pensier: e in santi ardori
63.4Poteo dentro infiammar le voglie oneste:
63.5Omai false ricchezze e falsi onori,
63.6Omai serica pompa ed aurea veste
63.7Spiacciono a molti, e par che loro incresca
63.8Ciò che lusinga i sensi e l'alma adesca.
64.1Siccome suol de le deserte arene
64.2Di tempestosa piaggia o d'ermo lido,
64.3Star la gente che Borea ancor ritiene
64.4In mal sicuro porto e 'n seno infido:
64.5Poi se vede onde quete, aure serene,
64.6Desia di far ritorno al proprio nido:
64.7Nè dal nocchiero il novo invito aspetta,
64.8Che tutti accoglie e molto più s'affretta;
65.1Così questi lasciar l'orride sponde
65.2Braman del mondo e la mal fida stanza,
65.3Ove perturba il vento il porto e l'onde,
65.4Mentre, d'àncora in vece, hanno speranza
65.5Di navigar con aure omai seconde,
65.6Chè la fortuna cessa e l'arte avanza
65.7Di lui ch'esperto siede a lor governo,
65.8E sa tutte le vie del regno eterno.
66.1Nè perchè rallentar voglie sì pronte
66.2Pur soglia alcuna e intiepidire il zelo,
66.3Egli ritarda, a cui le vie son conte,
66.4Egli che già sentia chiamarsi al cielo,
66.5Ma se 'n fuggì con due compagni al monte,
66.6A soffrir sete e fame, ardore e gelo:
66.7A privarsi di sonno e di riposo,
66.8In Dio pregando, e 'n servir lui bramoso.
67.1Qui dov'egli solea de' propri frutti
67.2Dianzi ricco menar splendida vita,
67.3In povertà di spirto i giorni tutti
67.4Viver pensò con mente in sè romita:
67.5E tra preghiere, e tra sospiri e lutti
67.6Pianger le colpe omai d'alma pentita;
67.7E fu Patrizio l'un, l'altro compagno
67.8Picciol di nome, e di valor fu magno.
68.1Mentre così tenea santo costume,
68.2Dal Ciel (come si crede) alto messaggio
68.3Spiegò sovente d'oro e bianche piume
68.4Per consolarlo e fe' lungo viaggio.
68.5A guisa di celeste e chiaro lume
68.6Che segni in fosca notte ardente raggio:
68.7E il monte ne splendeva, e il Cielo intorno
68.8Mostrossi in vista, oltre l'usato, adorno.
69.1Ben eleggi, s'udia, l'ottima parte,
69.2Che non ti si torrà per volger d'anni,
69.3Lasciato il mondo e ciò che scevra e parte
69.4L'alma dal Ciel co' suoi fallaci inganni;
69.5Mentre a quel Sol ch'illuminò le carte,
69.6Pur com'aquila spieghi i santi vanni:
69.7Soffri, com'hai comincio: e più non rompa
69.8Sì alto volo onor mondano o pompa.
70.1Non t'incresca lasciar quell'uso antico,
70.2Onde il tuo nome crebbe e 'n pregio salse,
70.3Non il tuo caro nido, o d'altro amico,
70.4O d'altra cosa onde ti cale, o calse:
70.5Vedi che il mondo hai contra e quel nemico,
70.6Che in tante forme e in tanti modi assalse:
70.7Spera in lui, che n'aita e n'incorona,
70.8Sol dando a chi combatte alta corona.
71.1Più bella che di quercia, ovver di lauro,
71.2Di giustizia l'avrai: nè sì risplende
71.3In fronte a' regi di rubini e d'auro,
71.4E d'altra gemma, che si compra e vende:
71.5Altra mercè più degna, altro tesauro,
71.6Altra gloria immortal là sù n'attende
71.7Tra quei che già lasciar, come si legge,
71.8Qua giù di santa vita ordine e legge.
72.1Molti seguir vorran quel santo esempio,
72.2Che lasciò loro Benedetto in prima;
72.3E fia rifugio a' buoni incontra l'empio
72.4Sovra questa del monte orrida cima:
72.5E qui sorger vedran famoso tempio
72.6Qual sul Carmelo, o in altro estranio clima;
72.7E qui dove ora son fronde e virgulti
72.8Splender l'oro e i colori e i marmi sculti.
73.1Già viene il tempo a cui parrà vetusto
73.2Questo, in cui parlo: e qui saranno insieme
73.3Il terzo Paolo e il glorioso Augusto,
73.4Che vinti i regni oltre le mète estreme,
73.5E trionfato il Gallo e il Mauro adusto,
73.6Che ne la fuga ha sol difesa e speme,
73.7E liberato il mar, presa la terra,
73.8E 'l tiranno african sbandito in guerra:
74.1E l'aquila spingendo assai più lunge,
74.2Che mai portasse imperatore invitto,
74.3D'or nuove spoglie a l'auro vello aggiunge,
74.4Giungendo e spaventando Asia ed Egitto:
74.5E pensa riunir quanto disgiunge
74.6Il gran nemico, ond'è l'imperio afflitto:
74.7E imposto a la Germania il giusto pondo
74.8Poi dà pace a la chiesa e pace al mondo.
75.1Qui spirerà col Padre eterno il Figlio
75.2La santa impresa e santa eterna gloria:
75.3Qui sarà loco scelto al gran consiglio,
75.4E qual il modo fia d'alta vittoria:
75.5E qui verranno poi con umil ciglio
75.6A venerarne l'immortal memoria:
75.7Qui Paolo e Carlo onor perpetuo avranno,
75.8Mentre per vie stellanti aggiri l'anno.
76.1Di tal nome avverrà che un poggio s'erga
76.2Ad altezza minore, a gloria eguale:
76.3Ove il cipresso fia piccola verga,
76.4Perchè morendo al Ciel si poggia e sale:
76.5Quivi Napoli bella i regi alberga,
76.6Città vittoriosa e trionfale:
76.7Veggio altri tempi ancor, e in altri monti
76.8Quel ch'ora innalza tre sublimi fronti.
77.1Così disse lo spirto in sua favella
77.2Con angelica voce, e poi disparve,
77.3Come sparisce mattutina stella,
77.4Non come fumo, o come nebbia, o larve;
77.5Restò lieto Giovanni, e di novella
77.6Vita contento: e poi sovente apparve
77.7L'Angelo a consolarlo. Oh, lui beato,
77.8Col Cielo in terra a conversar usato!
78.1Quivi talor rapito, orando intese
78.2Misteri involti entro a più oscuri sensi:
78.3Scala infiammata tra le nubi accese
78.4Gli appar candida in Ciel, ch'al sole attiensi:
78.5Quivi, a vicenda, donde pria discese,
78.6Vede schiera salir di spirti accensi,
78.7Come pria vide in luogo sacro e adorno
78.8Quei già ch'al fratel suo fe' danno e scorno.
79.1Quali sembran talor agili e preste
79.2L'amorose colombe, ove più sparte
79.3Son tra lor gareggiando or liete or meste,
79.4Sol intente a volar di parte in parte:
79.5Tai vide Angeli eccelsi in bianca veste
79.6Fregiata d'or con magistero ed arte,
79.7Prender da terra i spirti stanchi e lassi,
79.8Poi verso Dio volger contenti i passi.
80.1Quindi intese dal Ciel le sante leggi,
80.2Gli esempi eccelsi, l'arte e il magistero,
80.3Gli ordini, i gradi, i cori, i lumi, i seggi,
80.4Ed ogni più sublime alto mistero:
80.5E Te, che tutto intendi e tutto reggi
80.6In stabil regno, e struggi ogni altro impero;
80.7E il cor già fermo contemplando avvezzo
80.8Ne la fuga del mondo e 'n suo disprezzo.
81.1E il voto stabilì d'alma costante,
81.2Onde il suo vecchio voto a Dio rinnova
81.3Più che 'n diaspro saldo, o in adamante,
81.4E in pietra, ch'Euro non divelli o mova;
81.5E tra quelle frondose antiche piante
81.6Celarsi al mondo, quanto può, gli giova;
81.7E le frodi fuggir de gli empi e l'opre,
81.8Dove elce in rupe, o cavo sasso copre.
82.1Qui vincea spesso i più canori augelli,
82.2Quando che 'l cielo è meno oscuro e fosco,
82.3Tra verdi rami e lucidi ruscelli
82.4Chiaman il sole, onde risuona il bosco:
82.5E mormorar le frondi e i rivi snelli
82.6S'udiano intorno al bel paese Tosco,
82.7A la sacra armonia d'alte parole,
82.8Che loda in Oriente il vero Sole.
83.1Già fida accorra a lui turba devota,
83.2Quai rivi al fiume, o come fiumi al mare;
83.3Già spone il verbo, e quasi ardente rota
83.4Segna le vie: già splende il sacro altare:
83.5Già del suo nome in parte indi remota
83.6Vien che la vaga fama il suon rischiare:
83.7Già opporsi turba a' bei principi indarno
83.8L'invidia, e turba il Serchio e l'Arbia e l'Arno.
84.1Egli del primo rischio allor s'avvede,
84.2E i padri aduna più canuti e saggi:
84.3E col voler di tutti, a chi risiede
84.4Del Re del Cielo in vece, invia messaggi;
84.5Non era in Roma allor l'antica sede,
84.6Che per onte depressa, o per oltraggi
84.7Divinità non perde, anzi più alta
84.8Il successor di Pietro al Cielo esalta.
85.1Ma già translata in più lontana parte,
85.2A Roma la togliea barbara terra;
85.3Ond'ella è mesta, e tra ruine sparte
85.4Quanto mai fosse in servitute e in guerra:
85.5Però quel monte che l'Italia parte,
85.6Questi passaro, e quel che poi la serra;
85.7Entrar ne la cittade, in cui discende
85.8Il fiume che dal lago al mar si stende.
86.1Qui del viaggio e del lor corso al fine,
86.2Videro i templi a tanta gloria angusti,
86.3E circondar di tre corone il crine
86.4Quel, che fa i regni e li concede a i giusti:
86.5E baciar con ginocchia a terra inchine
86.6Il piè, ch'umilia i regi e i grandi Augusti:
86.7E che potea il leon calcare e il drago
86.8Quando di Roma fu minor l'imago.
87.1E riverenti e con parlar umile,
87.2Sposero il comun voto al sommo Padre,
87.3Ch'è di fuggir il mondo e il secol vile,
87.4E le cose più care e più leggiadre;
87.5E por quasi un ovil in altro ovile,
87.6Pur come figli de l'istessa madre;
87.7Farsi un pastor, ch'a lui s'inchina, e stringa
87.8Quanto può vita in contemplar solinga.
88.1E l'accuse purgaro, onde li morse
88.2L'iniqua invidia e i suo veleni sparti,
88.3Mostrando che giammai non torce, o torse,
88.4Pur un lor passo da le sane parti;
88.5Nè falso errore o vano in lor risorse:
88.6Ma son pietose l'opre, i modi e l'arti,
88.7E vero il culto e il zelo, e giusti i prieghi,
88.8Perchè l'alta sua mente allor si pieghi.
89.1E il pregar ch'a la fede e pura e prisca,
89.2A la pietà sembiante a quella antica,
89.3Ei propizio si mostri, e sbigottisca
89.4Quinci l'invidia al bene oprar nemica:
89.5Perchè i principi suoi seguire ardisca
89.6Del casto fondator l'alma pudica,
89.7Confermati da lui che lega e scioglie,
89.8Nè giuste grazie niega a giuste voglie.
90.1Consentì il sommo Padre a quanto disse
90.2L'uno e l'altro orator di fede armato;
90.3Quinci a Guidon, ciò che voleva, scrisse,
90.4Qual sopra il dorso l'Appenin gelato
90.5Pascea le greggi; egli il digiuno indisse,
90.6Perchè si preghi Iddio com'era usato:
90.7E rifulse la mente al sacro veglio
90.8Del suo splendor, come lucente speglio.
91.1In sogno a lui mostrò raggio celeste,
91.2De gli Angeli e del Ciel l'alta Regina,
91.3Che 'n forma di corona avea conteste
91.4Le stelle, onde spargea luce divina:
91.5Candida il manto e candida la veste
91.6Come tenera neve, o fredda brina,
91.7O quai del cigno son bianche le piume,
91.8O come è del sol bianco il chiaro lume.
92.1De l'istesso color dargli parea
92.2L'abito sacro in quel lume sereno,
92.3Questa (se lece dir) vergine Dea,
92.4Che fece tempio a Dio nel casto seno:
92.5Le sante leggi ancora a lui porgea,
92.6Che sono al viver norma e quasi freno:
92.7E con la Croce poi la sacra insegna,
92.8Che in guerra è qui, nel Ciel trionfa e regna.
93.1E tre candidi monti, e quinci e quindi
93.2A lor frondeggia pur la sacra oliva,
93.3Quasi prometta omai la pace a gl'Indi,
93.4Che son del Gange o de l'Idaspe in riva:
93.5Ed a te, che da noi ti parti e scindi,
93.6Terra di fede già sfornita e priva:
93.7Non pur qui dove crebbe, e quasi in fasce,
93.8Perch'ella mai non ci abbandoni o lasce.
94.1Quasi volesse dir: sia questo in vice
94.2Di quel che 'l mio Figliuol calcò sì spesso:
94.3Qui con l'esempio suo poggiar vi lice,
94.4Perchè restò d'alti vestigi impresso.
94.5Poi rivolò ne la magion felice
94.6Con mille spirti alati intorno e appresso,
94.7Che l'aggiran le chiome e i piedi e il lembo,
94.8E corona le fanno e nube e nembo.
95.1Come pronti guerrieri, ove gli addita
95.2Di chiara tromba il suono, ad alte imprese
95.3Danno il lor nome, e con sembianza ardita
95.4Prendon colori, insegne, armi ed imprese:
95.5Così turba fedel pregando unita
95.6Vestì candide spoglie e il segno prese:
95.7E disegnò l'albergo, ove sia fermo
95.8Il primo voto, in chiuso loco ed ermo.
96.1A quella parte ove cadendo oscura
96.2Ne l'occidente il giorno, è volto il colle
96.3Non di pietra, che l'alpe al ferro indura,
96.4Ma costrutto di tufo e creta molle:
96.5Là per arte sublime e per natura
96.6Tra ruine e dirupi al Ciel s'estolle;
96.7Ma chi riguarda in quella orribil ombra
96.8Il cor s'agghiaccia e di terror s'ingombra.
97.1Tal che ritrae da parte ima e profonda
97.2La vista paurosa e insieme il piede,
97.3Chè riparo no 'l guarda o no 'l circonda,
97.4Ma a largo precipizio il calle ei vede:
97.5Ne la sua forma par selvaggia fronda
97.6Il colle angusto e di lunghezza eccede;
97.7Ma diventò (qual fosse il suo maestro)
97.8Vago e colto, di rozzo e di silvestro.
98.1Qui la torre drizzò che guarda il passo,
98.2Là dove il dorso in un si spicca o fende:
98.3E gran fossa scavò, che manda al basso
98.4L'acqua, pur come d'alto il Nil discende;
98.5Fece il ponte e il bel tempio ove più basso
98.6Il verde colle giù declina e pende:
98.7Appresso ombrosi seggi e chiostra e loggia.
98.8Là 've si scende contemplando e poggia.
99.1Da vie d'ombre coperte intorno è cinto,
99.2Quai da ghirlande al novo sol frondose:
99.3Da l'istesse è diviso, anzi è distinto
99.4Da le vermiglie e da le bianche rose:
99.5E d'ogni altro colore ha il suol dipinto
99.6Quel, che le piante e i fior così dispose:
99.7Ombre vi fa di foglie insieme ordite,
99.8E quasi gemme la feconda vite.
100.1Spiega quivi il cipresso a l'aura i crini,
100.2Quasi in funesta pompa il colle ornando;
100.3S'ergono in parte ancor gli abeti e i pini
100.4Con l'alte cime eccelsi il ciel mirando:
100.5Non è dove il terren s'innalzi o inchini,
100.6Che giammai de' suoi frutti ivi mancando
100.7Non verdeggi o risplenda, o non s'infiori
100.8Frondosa oliva entro la chiostra o fuori.
101.1Vi sono i vasi in che s'accoglie e serba
101.2L'acqua che de le nubi il cielo distilla;
101.3Vi son chiari lavacri, e i fiori e l'erba
101.4Sempre vide irrigar fonte tranquilla;
101.5Monte in più vaga forma e più superba
101.6Non frondeggia, non gela, e non sfavilla:
101.7Nè con più sacro aspetto altrui si mostra
101.8Tra selve ascose antico tempio o chiostra.
102.1Così crebbe l'albergo al Re superno
102.2Di materie lucente e di lavoro:
102.3Ma via più crebbe l'edifizio interno,
102.4E più risplende che metalli ed oro:
102.5E quanto avrà pruine e ghiaccio il verno,
102.6E fronde il mirto e il trionfale alloro,
102.7Tanto fian l'opre gloriose e pronte
102.8Di que' candidi padri in verde monte.
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