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1.1Di sì calloso dosso e sì robusto
1.2non ha né dromedario né elefante
1.3l'odorato Indo o l'Etiope adusto,
2.1che possa star, non che mutar le piante,
2.2se raddoppiata gli è la soma, poi
2.3che l'ha qual può patir; né può più inante.
3.1Non va legno da Gade ai liti eoi,
3.2che di quanto portar possa non abbia
3.3prescritti a punto li termini suoi.
4.1Se stivato di merce anco di sabbia
4.2più si rigrava e più, si caccia al fondo,
4.3tal che né antenna non appar, né gabbia.
5.1Non è edificio né cosa altra al mondo
5.2fatta per sostentar, che non roine,
5.3quando soperchia le sue forze il pondo.
6.1Non val corno né acciai' di tempre fine
6.2all'arco, e sia ancor quel ch'uccise Nesso,
6.3che non si rompa a tirar senza fine.
7.1Ahi lasso! non è Atlante sì defesso
7.2dal ciel, Ischia a Tifeo non è sì grave,
7.3non è sotto Etna Encelado sì oppresso,
8.1come mi preme il gran peso che m'ave
8.2dato a portar mia stella o mio destino,
8.3e che a principio sì m'era soave.
9.1Ma poi ch'io fui con quel dritto a camino,
9.2l'accrebbe ad ogni passo e l'accresce anco,
9.3tal ch'io ne vo non pur incurvo e chino,
10.1non pur io me ne sento afflitto e stanco,
10.2ma, se di più sol una dramma leve
10.3giunta mi fia, verrò sùbito a manco.
11.1La nave son che assai più che non deve
11.2piena e grave sen va per troppo carco
11.3nel fondo, onde mai più non si rilieve.
12.1Son quello oltra il dover sempre teso arco
12.2che per rompermi sto, non per ferire,
12.3se di tirar l'arcier non è più parco.
13.1Meta è al dolor quanto si può patire;
13.2tal che, ogni poca alterazion che faccia,
13.3lo muta in spasmo, e ne fa l'uom morire.
14.1Stolto serò quando io perisca e taccia
14.2sotto il gran peso intolerando e vasto,
14.3sì che dirò, prima ch'oppresso giaccia,
15.1c'ho fatto oltra il poter, e a più non basto.
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