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1.1Affréttati, mio figlio,
1.2ma con sicuro passo,
1.3sì ch'i' possa seguirti e non inciampi,
1.4per questo dirupato e torto calle,
1.5col piè cadente, e cieco.
1.6Occhio se' tu di lui, come son io
1.7occhio de la tua mente.
1.8E, quando sarai giunto
1.9innanzi al sacerdote, ivi ti ferma.
2.1Ma non è quel che colà veggio il nostro
2.2venerando Tirenio,
2.3ch'è cieco in terra e tutto vede in cielo?
2.4Qualche gran cosa il move,
2.5ché da molt'anni in qua non s'è veduto
2.6fuor de la sacra cella.
3.1Piaccia a l'alta bontà de' sommi dèi
3.2che per te lieto ed opportuno giunga.
4.1Che novità vegg'io, padre Tirenio?
4.2Tu fuor del tempio? ove ne vai? che porti?
5.1A te solo ne vengo,
5.2e nuove cose porto e nuove cerco.
6.1Come teco non è l'ordine sacro?
6.2che tarda? ancor non torna
6.3con la purgata vittima e col resto,
6.4ch'a l'interrotto sacrificio manca?
7.1Oh, quanto spesso giova
7.2la cecità degli occhi al veder molto,
7.3ch'allor, non traviata
7.4l'anima ed in se stessa
7.5tutta raccolta, suole
7.6aprir nel cieco senso occhi lincèi!
7.7Non bisogna, Montano,
7.8passar sì leggermente alcuni gravi
7.9non aspettati casi,
7.10che tra l'opere umane han del divino.
7.11Però che i sommi dèi
7.12non conversano in terra
7.13né favellan con gli uomini mortali,
7.14ma tutto quel di grande o di stupendo,
7.15ch'al cieco caso il cieco volgo ascrive,
7.16altro non è che favellar celeste.
7.17Così parlan tra noi gli eterni numi,
7.18queste son le lor voci,
7.19mute a l'orecchie e risonanti al core
7.20di chi le 'ntende. Oh, quattro volte e sei
7.21fortunato colui che ben le 'ntende!
7.22Stava già per condur l'ordine sacro,
7.23come tu comandasti, il buon Nicandro;
7.24ma il ritenn'io per accidente nuovo
7.25nel tempio occorso. Ed è ben tal, che, mentre
7.26vo con quello accoppiandolo, che quasi
7.27in un medesmo tempo
7.28è oggi a te incontrato,
7.29un non so che d'insolito e confuso
7.30tra speranza e timor tutto m'ingombra,
7.31che non intendo, e quanto men l'intendo,
7.32tanto maggior concetto,
7.33o buono o rio, ne prendo.
8.1Quel, che tu non intendi,
8.2troppo intend'io miseramente e 'l provo.
8.3Ma dimmi: a te, che puoi
8.4penetrar del destìn gli alti segreti,
8.5cosa alcuna s'asconde?
9.1Oh figlio, figlio!
9.2Se volontario fosse
9.3del profetico lume il divin uso,
9.4saria don di natura e non del cielo.
9.5Sento ben io ne l'indigesta mente
9.6che 'l ver m'asconde il fato
9.7e si riserba alto segreto in seno.
9.8Questa sola cagione a te mi mosse,
9.9vago d'intender meglio
9.10chi è colui che s'è scoperto padre,
9.11se da Nicandro ho ben inteso il fatto,
9.12di quel garzon ch'è destinato a morte.
10.1Troppo il conosci! Oh, quanto
10.2ti dorrà poi, Tirenio,
10.3ch'ei ti sia tanto noto e tanto caro!
11.1Lodo la tua pietà, ch'umana cosa
11.2è l'aver degli afflitti
11.3compassione, o figlio. Nondimeno
11.4fa' pur che seco i' parli.
12.1Veggio ben or che 'l cielo
12.2quanto aver già solevi
12.3di presaga virtute in te sospende.
12.4Quel padre che tu chiedi
12.5e con cui brami di parlar, son io.
13.1Tu padre di colui ch'è destinato
13.2vittima a la gran dea?
14.1Son quel misero padre
14.2di quel misero figlio.
15.1Di quel fido pastore
15.2che, per dar vita altrui, s'offerse a morte?
16.1Di quel che fa, morendo,
16.2viver chi gli dà morte,
16.3morir chi gli die' vita.
17.1E questo è vero?
18.1Eccone il testimonio.
19.1Ciò che t'ha detto è vero.
20.1E chi se' tu che parli?
21.1Io son Carino,
21.2padre fin qui di quel garzon creduto.
22.1Sarebbe questo mai quel tuo bambino
22.2che ti rapì il diluvio?
23.1Ah! tu l'hai detto,
23.2Tirenio.
24.1E tu per questo
24.2ti chiami padre misero, Montano?
24.3Oh cecità de le terrene menti!
24.4In qual profonda notte,
24.5in qual fosca caligine d'errore
24.6son le nostr'alme immerse,
24.7quando tu non le illustri, o sommo Sole!
24.8A che del saper vostro
24.9insuperbite, o miseri mortali?
24.10Questa parte di noi, che 'ntende e vede,
24.11non è nostra virtù, ma vien dal cielo;
24.12esso la dà come a lui piace, e toglie.
24.13O Montano, di mente assai più cieco
24.14che non son io di vista,
24.15qual prestigio, qual démone t'abbaglia
24.16sì, che, s'egli è pur vero
24.17che quel nobil garzon sia di te nato,
24.18non ti lasci veder ch'oggi se' pure
24.19il più felice padre,
24.20il più caro agli dèi di quanti al mondo
24.21generasser mai figli?
24.22Ecco l'alto segreto
24.23che m'ascondeva il fato!
24.24Ecco il giorno felice,
24.25con tanto nostro sangue
24.26e tante nostre lagrime aspettato!
24.27Ecco il beato fin de' nostri affanni!
24.28O Montano, ove se'? torna in te stesso.
24.29Come a te solo è de la mente uscito
24.30l'oracolo famoso?
24.31Il fortunato oracolo, nel core
24.32di tutta Arcadia impresso?
24.33Come, col lampeggiar ch'oggi ti mostra
24.34inaspettatamente il caro figlio,
24.35non senti il tuon de la celeste voce?
24.36“Non avrà prima fin quel che v'offende
24.37che duo semi del ciel congiunga Amore”...
24.38Scaturiscon dal core
24.39lagrime di dolcezza in tanta copia,
24.40ch'io non posso parlar. “Non avrà prima...
24.41non avrà prima fin quel che v'offende,
24.42che duo semi del ciel congiunga Amore,
24.43e di donna infedel l'antico errore
24.44l'alta pietà d'un pastor fido ammende”.
24.45Or dimmi tu, Montan: questo pastore,
24.46di cui si parla e che dovea morire,
24.47non è seme del ciel, s'è di te nato?
24.48non è seme del cielo anco Amarilli?
24.49e chi gli ha insieme avvinti altro che Amore?
24.50Silvio fu dai parenti e fu per forza
24.51con Amarilli in matrimonio stretto;
24.52ed è tanto lontan che gli strignesse
24.53nodo amoroso, quanto
24.54l'aver in odio è da l'amar lontano.
24.55Ma, s'esamini il resto, apertamente
24.56vedrai che di Mirtillo ha solo inteso
24.57la fatal voce. E qual si vide mai,
24.58dopo il caso d'Aminta,
24.59fede d'amor, che s'agguagliasse a questa?
24.60Chi ha voluto mai per la sua donna,
24.61dopo il fedele Aminta,
24.62morir, se non Mirtillo?
24.63Questa è l'alta pietà del pastor fido,
24.64degna di cancellar l'antico errore
24.65de l'infedele e misera Lucrina.
24.66Con quest'atto mirabile e stupendo,
24.67più che col sangue umano,
24.68l'ira del ciel si placa
24.69e quel si rende a la giustizia eterna,
24.70che già le tolse il femminile oltraggio.
24.71Questa fu la cagion che non sì tosto
24.72giuns'egli al tempio a rinnovar il voto,
24.73che cessâr tutti i mostruosi segni:
24.74non stilla più dal simulacro eterno
24.75sudor di sangue, e più non trema il suolo,
24.76né strepitosa più né più putente
24.77è la caverna sacra; anzi da lei
24.78vien sì dolce armonia, sì grato odore,
24.79che non l'avrebbe più soave il cielo,
24.80se voce o spirto aver potesse il cielo.
24.81O alta Provvidenza, o sommi dèi,
24.82se le parole mie
24.83fosser anime tutte,
24.84e tutte al vostro onore
24.85oggi le consacrassi, a le dovute
24.86grazie non basterian di tanto dono.
24.87Ma come posso, ecco le rendo, o santi
24.88numi del ciel, con le ginocchia a terra
24.89umilmente. Oh, quanto
24.90vi son io debitor perch'oggi vivo!
24.91Ho di mia vita corsi
24.92cent'anni già, né seppi mai che fosse
24.93viver, né mi fu mai
24.94la cara vita, se non oggi, cara.
24.95Oggi a viver comincio, oggi rinasco.
24.96Ma che perd'io con le parole il tempo,
24.97che si de' dar a l'opre!
24.98Ergimi, figlio, ché levar non posso
24.99già senza te queste cadenti membra.
25.1Un'allegrezza ho nel mio cor, Tirenio,
25.2con sì stupenda maraviglia unita,
25.3che son lieto, e nol sento,
25.4né può l'alma confusa
25.5mostrar di fuor la ritenuta gioia,
25.6sì tutti lega alto stupore i sensi.
25.7Oh non veduto mai, né mai più inteso
25.8miracolo del cielo!
25.9Oh grazia senza esempio!
25.10Oh pietà singolar de' sommi dèi!
25.11Oh fortunata Arcadia,
25.12oh sovra quante il sol ne vede e scalda,
25.13terra gradita al ciel, terra beata!
25.14Così il tuo ben m'è caro,
25.15che 'l mio non sento, e del mio caro figlio,
25.16che due volte ho perduto
25.17e due volte trovato, e di me stesso,
25.18che da un abisso di dolor trapasso
25.19a un abisso di gioia,
25.20mentre penso di te, non mi sovviene;
25.21e si disperde il mio diletto, quasi
25.22poca stilla insensibile confusa
25.23ne l'ampio mar de le dolcezze tue.
25.24Oh benedetto sogno,
25.25sogno non già, ma vision celeste!
25.26Ecco ch'Arcadia mia,
25.27come dicesti tu, sarà ancor bella.
26.1Ma che tardi, Montano?
26.2Da noi più non attende
26.3vittima umana il cielo;
26.4non è più tempo di vendetta e d'ira,
26.5ma di grazia e d'amore. Oggi comanda
26.6la nostra dea che, 'nvece
26.7di sacrificio orribile e mortale,
26.8si faccian liete e fortunate nozze.
26.9Ma dimmi tu: quant'ha di vivo il giorno?
27.1Un'ora o poco più.
28.1Così vien sera?
28.2Torniamo al tempio, e quivi immantinente
28.3la figliuola di Titiro e 'l tuo figlio
28.4si dian la fede maritale, e sposi
28.5divengano, d'amanti; e l'un conduca
28.6l'altra ben tosto a le paterne case,
28.7dove convien, prima che 'l sol tramonti,
28.8che sian congiunti i fortunati eroi.
28.9Così comanda il ciel. Tornami, figlio,
28.10onde m'hai tolto. E tu, Montan, mi segui!
29.1Ma guarda ben, Tirenio,
29.2che, senza violar la santa legge,
29.3non può ella a Mirtillo
29.4dar quella fé, che fu già data a Silvio.
30.1Ed a Silvio fie data
30.2parimente la fede, ché Mirtillo
30.3fin dal suo nascimento ebbe tal nome,
30.4se dal tuo servo mi fu detto il vero;
30.5ed egli si compiacque
30.6ch'io 'l nomassi Mirtillo anzi che Silvio.
31.1Gli è vero, or mi sovviene. E cotal nome
31.2rinnovai nel secondo,
31.3per consolar la perdita del primo.
32.1Il dubbio era importante. Or tu mi segui.
33.1Carino, andiamo al tempio. E da qui innanzi
33.2duo padri avrà Mirtillo. Oggi ha trovato
33.3Montano un figlio ed un fratel Carino.
34.1D'amor padre a Mirtillo, a te fratello;
34.2di riverenza a l'un servo ed a l'altro
34.3sarà sempre Carino.
34.4E, poi che verso me se' tanto umano,
34.5ardirò di pregarti
34.6che ti sia caro il mio compagno ancora,
34.7senza cui non sarei caro a me stesso.
35.1Fanne quel ch'a te piace.
36.1Eterni numi, oh come son diversi
36.2quegli alti, inaccessibili sentieri,
36.3onde scendono a noi le vostre grazie,
36.4da que' fallaci e torti,
36.5onde i nostri pensier salgono al cielo!
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