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1.1Son ben io stato infin a qui sospeso
1.2nel prestar fede a quel che di Corisca
1.3testé m'ha detto il Satiro, temendo
1.4non sua favola fosse a danno mio
1.5così da lui malignamente finta;
1.6troppo dal ver parendomi lontano
1.7che nel medesmo loco ov'ella meco
1.8esser dovea (se non è falso quello
1.9che da sua parte mi recò Lisetta),
1.10sì repentinamente oggi sia stata
1.11con l'adultero còlta. Ma, nel vero,
1.12mi par gran segno e mi perturba assai
1.13la bocca di quest'antro in quella guisa
1.14ch'egli a punto m'ha detto e che si vede,
1.15da sì grave petron turata e chiusa.
1.16O Corisca, Corisca! i' t'ho sentita
1.17troppo bene a la mano, ch'incappando
1.18tu così spesso, alfin ti conveniva
1.19cader senza rilievo. Tanti inganni,
1.20tante perfidie tue, tante menzogne
1.21certo dovean di sì mortal caduta
1.22esser veri presagi a chi non fosse
1.23stato privo di mente e d'amor cieco.
1.24Buon per me, che tardai! Fu gran ventura
1.25che 'l padre mio mi trattenesse (sciocco!),
1.26quel che mi parve un fiero intoppo allora;
1.27ché, se veniva al tempo che prescritto
1.28da Lisetta mi fu, certo poteva
1.29qualche strano incidente oggi incontrarmi.
1.30Ma che farò? debbi'io, di sdegno armato,
1.31ricorrer agli oltraggi? a le vendette?
1.32No, ché troppo l'onoro; anzi, se voglio
1.33discorrer sanamente, è caso degno
1.34più tosto di pietà che di vendetta.
1.35Avrai dunque pietà di chi t'inganna?
1.36Ingannata ha se stessa, che, lasciando
1.37un che con pura fé l'ha sempre amata,
1.38ad un vil pastorel s'è data in preda,
1.39vagabondo e straniero, che domani
1.40sarà di lei più perfido e bugiardo.
1.41Che? debb'io dunque vendicar l'oltraggio
1.42che seco porta la vendetta, e l'ira
1.43supera sì, che fa pietà lo sdegno?
1.44Pur t'ha schernito, anzi onorato; ed io
1.45ho ben onde pregiarmi, or che mi sprezza
1.46femmina ch'al suo mal sempre s'appiglia
1.47e le leggi non sa né de l'amare
1.48né de l'esser amata, e che 'l men degno
1.49sempre gradisce e 'l più gentile aborre.
1.50Ma dimmi, Coridon: se non ti move
1.51lo sdegno del disprezzo a vendicarti,
1.52com'esser può che non ti muova almeno
1.53il dolor de la perdita e del danno?
1.54Non ho perduta lei, che mia non era;
1.55ho ricovrato me, ch'era d'altrui.
1.56Né il restar senza femmina sì vana
1.57e sì pronta e sì agile a cangiarsi,
1.58perdita si può dire. E finalmente
1.59che cosa ho io perduto? una bellezza
1.60senza onestate, un volto senza senno,
1.61un petto senza core, un cor senz'alma,
1.62un'alma senza fede, un'ombra vana,
1.63una larva, un cadavero d'Amore,
1.64che doman sarà fracido e putente.
1.65E questa si dé' dir perdita? acquisto
1.66molto ben caro e fortunato ancora.
1.67Mancheranno le femmine, se manca
1.68Corisca? mancheranno a Coridone
1.69ninfe di lei più degne e più leggiadre?
1.70Mancherà ben a lei fedele amante
1.71com'era Coridon, di cui fu indegna.
1.72Or, se volessi far quel che di lei
1.73m'ha consigliato il Satiro, so certo
1.74che, se la fede a me già da lei data
1.75oggi accusassi, i' la farei morire.
1.76Ma non ho già sì basso cor, che basti
1.77mobilità di femmina a turbarlo.
1.78Troppo felice ed onorata fôra
1.79la femminil perfidia, se con pena
1.80di cor virile e con turbar la pace
1.81e la felicità d'alma bennata
1.82s'avesse a vendicar. Oggi Corisca
1.83per me non moia e per altrui si viva:
1.84sarà la vita sua vendetta mia.
1.85Viva a l'infamia sua, viva al suo drudo,
1.86poi ch'è tal, ch'io non l'odio ed ho più tosto
1.87pietà di lei che gelosia di lui.
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