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1.1E conosciuta certo
1.2tu non m'avevi, Linco?
2.1Chi ti conoscerebbe
2.2sotto queste sì rozze, orride spoglie
2.3per Dorinda gentile?
2.4S'io fossi un fiero can, come son Linco,
2.5mal grado tuo t'avrei
2.6troppo ben conosciuta.
2.7Oh, che veggio? oh, che veggio?
3.1Un affetto d'amor tu vedi, Linco,
3.2un effetto d'amare
3.3misero e singolare.
4.1Una fanciulla, come tu, sì molle
4.2e tenerella ancora,
4.3ch'eri pur dianzi, si può dir, bambina;
4.4e mi par che pur ieri
4.5t'avessi tra le braccia pargoletta,
4.6e, le tenere piante
4.7reggendo, t'insegnassi
4.8a formar “babbo” e “mamma”,
4.9quando ai servigi del tuo padre i' stava;
4.10tu che qual damma timida solevi,
4.11prima ch'amor sentissi,
4.12paventar d'ogni cosa
4.13ch'a lo 'mprovviso si movesse; ogn'aura,
4.14ogn'augellin che ramo
4.15scotesse, ogni lucertola che fuori
4.16de la fratta corresse,
4.17ogni tremante foglia
4.18ti facea sbigottire;
4.19or vai soletta errando
4.20per montagne e per boschi,
4.21né di fèra hai paura né di veltro?
5.1Chi è ferito d'amoroso strale,
5.2d'altra piaga non teme.
6.1Ben ha potuto in te, Dorinda, amore,
6.2poi che di donna in uomo,
6.3anzi di donna in lupo ti trasforma.
7.1Oh! se qui dentro, Linco,
7.2scorger tu mi potessi,
7.3vedresti un vivo lupo,
7.4quasi agnella innocente
7.5l'anima divorarmi.
8.1E qual è il lupo? Silvio?
9.1Ah! tu l'hai detto.
10.1E tu, poi ch'egli è lupo,
10.2in lupa volentier ti se' cangiata,
10.3perché, se non l'ha mosso il viso umano,
10.4il mova almen questo ferino, e t'ami.
10.5Ma dimmi: ove trovasti
10.6questi ruvidi panni?
11.1I' ti dirò. Mi mossi
11.2stamani assai per tempo
11.3verso là dove inteso avea che Silvio,
11.4a piè de l'Erimanto,
11.5nobilissima caccia
11.6al fier cignale apparecchiata avea;
11.7e, ne l'uscir de l'eliceto a punto,
11.8quinci non molto lunge,
11.9verso il rigagno che dal poggio scende,
11.10trovai Melampo, il cane
11.11del bellissimo Silvio, che la sete
11.12quivi, come cred'io, s'avea già tratta
11.13e nel prato vicin posando stava.
11.14Io, ch'ogni cosa del mio Silvio ho cara,
11.15e l'ombra ancor del suo bel corpo e l'orma
11.16del piè leggiadro, non che 'l can da lui
11.17cotanto amato, inchino,
11.18subitamente il presi;
11.19ed ei, senza contrasto,
11.20qual mansueto agnel meco ne venne.
11.21E, mentre i' vo pensando
11.22di ricondurlo al suo signore e mio,
11.23sperando far, con dono a lui sì caro,
11.24de la sua grazia acquisto,
11.25eccolo a punto che venìa diritto
11.26cercandone i vestigi, e qui fermossi.
11.27Caro Linco, non voglio
11.28perder tempo in narrarti
11.29minutamente quello
11.30ch'è passato tra noi;
11.31ma dirò ben, per ispedirmi in breve,
11.32che, dopo un lungo giro
11.33di mentite promesse e di parole,
11.34mi s'è involato il crudo,
11.35pien d'ira e di disdegno,
11.36col suo fido Melampo
11.37e con la cara mia dolce mercede.
12.1Oh dispietato Silvio, oh garzon fiero!
12.2E tu che festi allor? non ti sdegnasti
12.3de la sua fellonia?
13.1Anzi, come s'a punto
13.2il foco del suo sdegno
13.3fosse stato al mio cor foco amoroso,
13.4crebbe per l'ira sua l'incendio mio;
13.5e, tuttavia seguendone i vestigi
13.6e pur verso la caccia
13.7l'interrotto cammin continuando,
13.8non molto lunge il mio Lupin raggiunsi,
13.9che quinci poco prima
13.10di me s'era partito; onde mi venne
13.11tosto pensier di travestirmi e 'n questi
13.12abiti suoi servili
13.13nascondermi sì ben, che tra pastori
13.14potessi per pastore esser tenuta
13.15e seguir e mirar comodamente
13.16il mio bel Silvio.
14.1E 'n sembianza di lupo
14.2tu se' ita a la caccia,
14.3e t'han veduta i cani e quinci salva
14.4se' ritornata? Hai fatto assai, Dorinda.
15.1Non ti maravigliar, Linco, ché i cani
15.2non potean far offesa
15.3a chi del signor loro
15.4è destinata preda.
15.5Quivi confusa infra la spessa turba
15.6de' vicini pastori,
15.7ch'eran concorsi a la famosa caccia,
15.8stav'io fuor de le tende
15.9spettatrice amorosa
15.10via più del cacciator che de la caccia.
15.11A ciascun moto de la fèra alpestre
15.12palpitava il cor mio;
15.13a ciascun atto del mio caro Silvio
15.14correa subitamente
15.15con ogni affetto suo l'anima mia.
15.16Ma il mio sommo diletto
15.17turbava assai la paventosa vista
15.18del terribil cignale
15.19smisurato di forza e di grandezza.
15.20Come rapido turbo
15.21d'impetuosa e subita procella,
15.22che tetti e piante e sassi e ciò ch'incontra
15.23in poco giro, in poco tempo atterra;
15.24così, a un solo rotar di quelle zanne
15.25e spumose e sanguigne,
15.26si vedean tutti insieme
15.27cani uccisi, aste rotte, uomini offesi.
15.28Quante volte bramai
15.29di patteggiar con la rabbiosa fèra
15.30per la vita di Silvio il sangue mio!
15.31Quante volte d'accorrervi e di fare
15.32con questo petto al suo buon petto scudo!
15.33Quante volte dicea
15.34fra me stessa: «Perdona,
15.35fiero cignal, perdona
15.36al delicato sen del mio bel Silvio!».
15.37Così meco parlava,
15.38sospirando e pregando,
15.39quand'egli di squamosa e dura scorza
15.40il suo Melampo armato
15.41contra la fèra impetuoso spinse,
15.42che più superba ognora
15.43s'avea fatta d'intorno
15.44di molti uccisi cani e di feriti
15.45pastori orrida strage.
15.46Linco, non potrei dirti
15.47il valor di quel cane,
15.48e ben ha gran ragion Silvio se l'ama.
15.49Come irato leon che 'l fiero corno
15.50de l'indomito tauro
15.51ora incontri, ora fugga;
15.52una sola fiata
15.53che nel tergo l'afferri
15.54con le robuste branche,
15.55il ferma sì ch'ogni poter n'emunge:
15.56tale il forte Melampo,
15.57fuggendo accortamente
15.58gli spessi giri e le mortali rote
15.59di quella fèra mostruosa, alfine
15.60l'assannò ne l'orecchia,
15.61e, dopo averla impetuosamente
15.62prima crollata alquante volte e scossa,
15.63ferma la tenne sì, che potea farsi
15.64nel vasto corpo suo, quantunque altrove
15.65leggermente ferito,
15.66di ferita mortal certo disegno.
15.67Allor subitamente il mio bel Silvio,
15.68invocando Diana:
15.69«Drizza tu questo colpo,»
15.70disse, «ch'a te fo voto
15.71di sacrar, santa dea, l'orribil teschio».
15.72E, 'n questo dir, da la faretra d'oro
15.73tratto un rapido strale,
15.74fin da l'orecchia al ferro
15.75tese l'arco possente,
15.76e nel medesmo punto
15.77restò piagato ove confina il collo
15.78con l'òmero sinistro il fier cinghiale,
15.79il qual subito cadde. I' respirai,
15.80vedendo Silvio mio fuor di periglio.
15.81O fortunata fèra,
15.82degna d'uscir di vita
15.83per quella man che 'nvola
15.84sì dolcemente il cor dai petti umani!
16.1Ma che sarà di quella fèra uccisa?
17.1Nol so, perché men venni,
17.2per non esser veduta, innanzi a tutti;
17.3ma crederò che porteranno in breve,
17.4secondo il voto del mio Silvio, il teschio
17.5solennemente al tempio.
18.1E tu non vuoi uscir di questi panni?
19.1Sì voglio; ma Lupino
19.2ebbe la veste mia con l'altro arnese,
19.3e disse d'aspettarmi
19.4con essi al fonte, e non ve l'ho trovato.
19.5Caro Linco, se m'ami,
19.6va' tu per queste selve
19.7di lui cercando, ché non può già molto
19.8esser lontano. Poserò frattanto
19.9là in quel cespuglio: il vedi? Ivi t'attendo;
19.10ch'io son da la stanchezza
19.11vinta e dal sonno, e ritornar non voglio
19.12con queste spoglie a casa.
20.1Io vo. Tu non partire
20.2di là fin ch'io non torni.
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