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1.1Costui crede a Corisca? e segue l'orme
1.2di lei ne la spelonca d'Ericina?
1.3Stupido è ben chi non intende il resto.
1.4Ma certo e' ti bisogna aver gran pegno
1.5de la sua fede in man, se tu le credi,
1.6e stretta lei con più tenaci nodi
1.7che non ebb'io quando nel crin la presi.
1.8Ma nodi più possenti in lei dei doni
1.9certo avuto non hai. Questa malvagia,
1.10nemica d'onestate, oggi a costui
1.11s'è venduta al suo solito, e qui dentro
1.12si paga il prezzo del mercato infame.
1.13Ma forse costà giù ti mandò il cielo
1.14per tuo castigo e per vendetta mia.
1.15Da le parole di costui si scorge
1.16ch'egli non crede invano, e le vestigia,
1.17che vedute ha di lei, son chiari indizi
1.18ch'ella è già ne lo speco. Or fa' un bel colpo:
1.19chiudi il foro dell'antro con quel grave
1.20e soprastante sasso, acciò che quinci
1.21sia lor negata di fuggir l'uscita.
1.22Poi vanne, e 'l sacerdote e' suoi ministri
1.23per la strada del colle a pochi nota
1.24conduci, e fàlla prendere, e, secondo
1.25la legge e' i suoi misfatti, alfin morire.
1.26E so ben io che data a Coridone
1.27ha la fé maritale, il qual si tace
1.28perché teme di me, che minacciato
1.29l'ho molte volte. Oggi farò ben io
1.30ch'egli di due vendicherà l'oltraggio.
1.31Non vo' perder più tempo. Un sodo tronco
1.32schianterò da quest'elce... a punto questo
1.33fia buono..., ond'io potrò più prontamente
1.34smover il sasso. Oh com'è grave! oh come
1.35è ben affisso! Qui bisogna il tronco
1.36spinger di forza e penetrar sì dentro,
1.37che questa mole alquanto si divella.
1.38Il consiglio fu buono. Anco si faccia
1.39il medesmo di qua. Come s'appoggia
1.40tenacemente! È più dura l'impresa
1.41di quel che mi pensava. Ancor non posso
1.42svellerlo, né per urto anco piegarlo.
1.43Forse il mondo è qui dentro? o pur mi manca
1.44il solito vigor? Stelle perverse,
1.45che machinate? il moverò mal grado.
1.46Maladetta Corisca e, quasi dissi,
1.47quante femmine ha il mondo! O Pan Liceo,
1.48o Pan che tutto se', che tutto puoi,
1.49moviti a' prieghi miei:
1.50fosti amante ancor tu di cor protervo.
1.51Vendica ne la perfida Corisca
1.52i tuoi scherniti amori.
1.53Così virtù del tuo gran nume il movo,
1.54così in virtù del tuo gran nume e' cade.
1.55La mala volpe è ne la tana chiusa;
1.56or le si darà il foco, ov'io vorrei
1.57veder quante son femmine malvage
1.58in un incendio solo arse e distrutte.
2.1Come se' grande, Amore,
2.2di natura miracolo e del mondo!
2.3qual cor sì rozzo o qual sì fiera gente
2.4il tuo valor non sente?
2.5ma qual sì scaltro ingegno e sì profondo
2.6il tuo valor intende?
2.7Chi sa gli ardori che 'l tuo foco accende,
2.8importuni e lascivi,
2.9dirà: «Spirto mortal, tu regni e vivi
2.10ne la corporea salma».
2.11Ma chi sa poi come a virtù l'amante
2.12si desti e come soglia
2.13farsi al suo foco, ogni sfrenata voglia
2.14subito spenta, pallido e tremante,
2.15dirà: «Spirto immortale, hai tu ne l'alma
2.16il tuo solo e santissimo ricetto».
2.17Raro mostro e mirabile, d'umano
2.18e di divino aspetto;
2.19di veder cieco e di saver insano;
2.20di senso e d'intelletto,
2.21di ragion e desio confuso affetto!
2.22e tale, hai tu l'impero
2.23de la terra e del ciel ch'a te soggiace.
2.24Ma (dirol con tua pace)
2.25miracolo più altèro
2.26ha di te il mondo e più stupendo assai,
2.27però che quanto fai
2.28di maraviglia e di stupor tra noi,
2.29tutto in virtù di bella donna puoi.
2.30O donna, o don del cielo,
2.31anzi pur di Colui
2.32che 'l tuo leggiadro velo
2.33fe', d'ambo creator, più bel di lui,
2.34qual cosa non hai tu del ciel più bella?
2.35Ne la sua vasta fronte,
2.36mostruoso ciclope, un occhio ei gira,
2.37non di luce a chi 'l mira,
2.38ma d'alta cecità cagione e fonte.
2.39Se sospira o favella,
2.40com'irato leon rugge e spaventa;
2.41e non più ciel, ma campo
2.42di tempestosa ed orrida procella,
2.43col fiero lampeggiar folgori avventa.
2.44Tu col soave lampo
2.45e con la vista angelica amorosa
2.46di duo soli visibili e sereni,
2.47l'anima tempestosa
2.48di chi ti mira, acqueti e rassereni.
2.49E suono e moto e lume
2.50e valor e bellezza e leggiadria
2.51fan sì dolce armonia nel tuo bel viso,
2.52che 'l cielo invan presume
2.53(se 'l cielo è pur men bel del paradiso)
2.54di pareggiarsi a te, cosa divina.
2.55E ben ha gran ragione
2.56quell'altèro animale
2.57ch'“uomo” s'appella ed a cui pur s'inchina
2.58ogni cosa mortale,
2.59se, mirando di te l'alta cagione,
2.60t'inchina e cede; e, s'ei trionfa e regna,
2.61non è perché di scettro o di vittoria
2.62sii tu di lui men degna,
2.63ma per maggior tua gloria,
2.64ché quanto il vinto è di più pregio, tanto
2.65più glorioso è di chi vince il vanto.
2.66Ma che la tua beltate
2.67vinca con l'uomo ancor l'umanitate,
2.68oggi ne fa Mirtillo a chi nol crede
2.69maravigliosa fede.
2.70E mancava ben questo al tuo valore,
2.71donna, di far senza speranza amore.
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