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1.1Non t'asconder già più, sorella mia.
2.1(Meschina me, son discoperta!)
3.1Il tutto
3.2ho troppo ben inteso. Or non m'apposi?
3.3non ti diss'io ch'amavi? Or ne son certa.
3.4E da me tu ti guardi? a me l'ascondi?
3.5a me che t'amo sì? Non t'arrossire,
3.6non t'arrossir, ché questo è mal comune.
4.1Io son vinta, Corisca, e tel confesso.
5.1Or che negar nol puoi, tu mel confessi.
6.1E ben m'avveggio, ahi, lassa!
6.2che troppo angusto vaso è debil core
6.3a traboccante amore.
7.1O cruda al tuo Mirtillo,
7.2e più cruda a te stessa!
8.1Non è fierezza quella
8.2che nasce da pietate.
9.1Aconito e cicuta
9.2nascer da salutifera radice
9.3non si vide già mai.
9.4Che differenza fai
9.5da crudeltà ch'offende,
9.6a pietà che non giova?
10.1Oimè, Corisca!
11.1Il sospirar, sorella,
11.2è debolezza e vanità di core,
11.3e proprio è de le femmine da poche.
12.1Non sarei più crudele,
12.2se 'n lui nudrissi amor senza speranza?
12.3Il fuggirlo è pur segno
12.4ch'i' ho compassione
12.5del suo male e del mio.
13.1Perché senza speranza?
14.1Non sai tu che promessa a Silvio sono?
14.2Non sai tu che la legge
14.3condanna a morte ogni donzella ch'aggia
14.4violata la fede?
15.1O semplicetta! ed altro non t'arresta?
15.2Qual è tra noi più antica,
15.3la legge di Diana o pur d'Amore?
15.4Questa ne' nostri petti
15.5nasce, Amarilli, e con l'età s'avanza;
15.6né s'apprende o s'insegna,
15.7ma negli umani cuori,
15.8senza maestro, la natura stessa
15.9di propria man l'imprime;
15.10e dov'ella comanda,
15.11ubbidisce anco il ciel, non che la terra.
16.1E pur, se questa legge
16.2mi togliesse la vita,
16.3quella d'Amor non mi darebbe aita.
17.1Tu se' troppo guardinga. Se cotali
17.2fusser tutte le donne
17.3e cotali rispetti avesser tutte,
17.4buon tempo, addio! Soggette a questa pena
17.5stimo le poche pratiche, Amarilli;
17.6per quelle, che son sagge,
17.7non è fatta la legge.
17.8Se tutte le colpevoli uccidesse,
17.9credimi, senza donne
17.10resterebbe il paese; e, se le sciocche
17.11v'inciampano, è ben dritto
17.12che 'l rubar sia vietato
17.13a chi leggiadramente
17.14non sa celare il furto,
17.15ch'altro alfin l'onestate
17.16non è che un'arte di parere onesta.
17.17Creda ognun a suo modo: io così credo.
18.1Queste son vanità, Corisca mia.
18.2Gran senno è lasciar tosto
18.3quel che non può tenersi.
19.1E chi tel vieta, sciocca?
19.2Troppo breve è la vita
19.3da trapassarla con un solo amore;
19.4troppo gli uomini avari,
19.5o sia difetto o pur fierezza loro,
19.6ci son de le lor grazie.
19.7E sai? tanto siam care,
19.8tanto gradite altrui, quanto siam fresche.
19.9Levaci la beltà, la giovinezza;
19.10come alberghi di pecchie
19.11restiamo, senza favi e senza mèle,
19.12negletti aridi tronchi.
19.13Lascia gracchiar agli uomini, Amarilli,
19.14però ch'essi non sanno
19.15né sentono i disagi de le donne,
19.16e troppo differente
19.17da la condizion de l'uomo è quella
19.18de la misera donna.
19.19Quanto più invecchia, l'uomo
19.20diventa più perfetto,
19.21e, se perde bellezza, acquista senno.
19.22Ma in noi con la beltate
19.23e con la gioventù, da cui sì spesso
19.24il viril senno e la possanza è vinta,
19.25manca ogni nostro ben; né si può dire
19.26né pensar la più sozza
19.27cosa né la più vil di donna vecchia.
19.28Or, prima che tu giunga
19.29a questa nostra universal miseria,
19.30conosci i pregi tuoi.
19.31Se t'è la vita destra,
19.32non l'usar a sinistra.
19.33Che varrebbe al leone
19.34la sua ferocità, se non l'usasse?
19.35Che gioverebbe a l'uomo,
19.36l'ingegno suo, se non l'usasse a tempo?
19.37Così noi la bellezza,
19.38ch'è virtù nostra, così propria come
19.39la forza del leone
19.40e l'ingegno de l'uomo,
19.41usiam mentre l'abbiamo.
19.42Godiam, sorella mia,
19.43godiam, ché 'l tempo vola e posson gli anni
19.44ben ristorar i danni
19.45de la passata lor fredda vecchiezza;
19.46ma, s'in noi giovinezza
19.47una volta si perde,
19.48mai più non si rinverde.
19.49Ed a canuto e livido sembiante
19.50può ben tornar amor, ma non amante.
20.1Tu, come credo, in questa guisa parli
20.2per tentarmi, Corisca,
20.3più tosto che per dir quel che ne senti.
20.4E però sii pur certa
20.5che, se tu non mi mostri agevol modo,
20.6e sopra tutto onesto,
20.7di fuggir queste nozze,
20.8ho fatto irrevocabile pensiero
20.9di più tosto morir che macchiar mai
20.10l'onestà mia, Corisca.
21.1(Non ho veduto mai la più ostinata
21.2femmina di costei.)
21.3Poi che questo conchiudi, eccomi pronta.
21.4Dimmi un poco, Amarilli:
21.5credi tu forse che 'l tuo Silvio sia
21.6tanto di fede amico
21.7quanto tu d'onestate?
22.1Tu mi farai ben ridere: di fede
22.2amico Silvio? e come,
22.3s'è nemico d'amore?
23.1Silvio d'amor nemico? O semplicetta!
23.2tu nol conosci. E' sa far e tacere,
23.3ti so dir io. Quest'anime sì schife, eh?
23.4non ti fidar di loro.
23.5Non è furto d'amor tanto sicuro
23.6né di tanta finezza,
23.7quanto quel che s'asconde
23.8sotto il vel d'onestate.
23.9Ama dunque il tuo Silvio,
23.10ma non già te, sorella.
24.1E quale è questa dea,
24.2ché certo esser non può donna mortale,
24.3che l'ha d'amore acceso?
25.1Né dea né anco ninfa.
26.1Oh che mi narri!
27.1Conosci tu la mia Lisetta?
28.1Quale
28.2Lisetta tua? la pecoraia?
29.1Quella.
30.1Di' tu vero, Corisca?
31.1Questa è dessa,
31.2questa è l'anima sua.
32.1Or vedi se lo schifo
32.2s'è d'un leggiadro amor ben provveduto!
33.1E sai come ne spasima e ne muore?
33.2Ogni giorno s'infinge
33.3d'ire a la caccia...
34.1Ogni mattina a punto
34.2sento su l'alba il maladetto corno.
35.1... e sul fitto meriggio,
35.2mentre che gli altri sono
35.3più fervidi ne l'opra, ed egli allotta
35.4da' compagni s'invola e vien soletto
35.5per via non trita al mio giardino, ov'ella
35.6tra le fessure d'una siepe ombrosa,
35.7che 'l giardin chiude, i suoi sospiri ardenti,
35.8i suoi prieghi amorosi ascolta, e poi,
35.9a me gli narra e ride. Or odi quello
35.10che pensato ho di fare, anzi ho già fatto,
35.11per tuo servigio. Io credo ben che sappi
35.12che la medesma legge, che comanda
35.13a la donna il servar fede al suo sposo,
35.14ha comandato ancor che, ritrovando
35.15ella il suo sposo in atto di perfidia,
35.16possa, mal grado de' parenti suoi,
35.17negar d'essergli sposa, e d'altro amante
35.18onestamente provvedersi.
36.1Questo
36.2so molto bene, ed anco alcuno esempio
36.3veduto n'ho: Leucippe a Ligurino,
36.4Egle a Licota, ed a Turingo Armilla,
36.5trovati senza fé, la data fede
36.6ricoveraron tutte.
37.1Or tu m'ascolta.
37.2Lisetta mia, così da me avvertita,
37.3ha col fanciullo amante e poco cauto
37.4d'esser in quello speco oggi con lei
37.5ordine dato, ond'egli è 'l più contento
37.6garzon che viva, e sol n'attende l'ora.
37.7Quivi vo' che tu 'l colga. I' sarò teco
37.8per testimon del tutto, ché senz'esso
37.9vana sarebbe l'opra, e così sciolta
37.10sarai senza periglio, e con tuo onore
37.11e con onor del padre tuo, da questo
37.12sì noioso legame.
38.1Oh quanto bene
38.2hai pensato, Corisca! Or che ci resta?
39.1Quel ch'ora intenderai. Tu bene osserva
39.2le mie parole. A mezzo de lo speco,
39.3ch'è di forma assai lunga e poco larga,
39.4su la man dritta, è nel cavato sasso
39.5una, non so ben dir se fatta sia
39.6o per natura o per industria umana,
39.7picciola cavernetta, d'ogni intorno
39.8tutta vestita d'edera tenace,
39.9a cui dà lume un picciolo pertugio
39.10che d'alto s'apre, assai grato ricetto
39.11ed a' furti d'amor comodo molto.
39.12Or tu, gli amanti prevenendo, quivi
39.13fa' che t'ascondi e 'l venir loro attendi.
39.14Invierò la mia Lisetta intanto;
39.15poi, le vestigia di lontan seguendo
39.16di Silvio, come pria sceso ne l'antro
39.17vedrollo, entrando anch'io subitamente,
39.18il prenderò perché non fugga, e 'nsieme
39.19farò (ché così seco ho divisato)
39.20con Lisetta grandissimi rumori,
39.21a' quali tosto accorrerai tu ancora
39.22e, secondo il costume, esequirai
39.23contra Silvio la legge; e poi n'andremo
39.24ambedue con Lisetta al sacerdote,
39.25e così il marital nodo sciorrai.
40.1Dinanzi al padre suo?
41.1Che 'mporta questo?
41.2Pensi tu che Montano il suo privato
41.3comodo debbia al publico antiporre?
41.4ed al sacro il profano?
42.1Or dunque, gli occhi
42.2chiudendo, fedelissima mia scorta,
42.3a te regger mi lascio.
43.1Ma non tardar; entra, ben mio.
44.1Vo' prima
44.2girmene al tempio a venerar gli dèi,
44.3ché fortunato fin non può sortire,
44.4se non la scorge il ciel, mortale impresa.
45.1Ogni loco, Amarilli, è degno tempio
45.2di ben devoto core.
45.3Perderai troppo tempo.
46.1Non si può perder tempo
46.2nel far preghi a coloro
46.3che comandano al tempo.
47.1Vanne dunque, e vien' tosto.
47.2Or, s'io non erro, a buon camin son vòlta.
47.3Mi turba sol questa tardanza. Pure
47.4potrebbe anco giovarmi. Or mi bisogna
47.5tesser novello inganno. A Coridone
47.6amante mio creder farò che seco
47.7trovar mi voglia; e nel medesim'antro
47.8dopo Amarilli il manderò, là dove
47.9farò venir per più segreta strada
47.10di Diana i ministri a prender lei,
47.11la qual, come colpevole, a morire
47.12sarà senz'alcun dubbio condennata.
47.13Spenta la mia rivale, alcun contrasto
47.14non avrò più per ispugnar Mirtillo,
47.15che per lei m'è crudele. Eccol a punto.
47.16Oh come a tempo! I' vo' tentarlo alquanto,
47.17mentre Amarilli mi dà tempo. Amore,
47.18vien' ne la lingua mia tutto e nel volto.
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