about
people
how to cite
dataset
versions
json schema
resources
browse
search
authors
books
1.1Come il gelo a le piante, ai fior l'arsura,
1.2la grandine a le spiche, ai semi il verme,
1.3le reti ai cervi ed agli augelli il visco,
1.4così nemico a l'uom fu sempre Amore.
1.5E chi “foco” chiamollo, intese molto
1.6la sua natura perfida e malvagia,
1.7ché, se 'l foco si mira, oh come è vago!
1.8ma, se si tocca, oh come è crudo! Il mondo
1.9non ha di lui più spaventevol mostro.
1.10Come fèra divora e come ferro
1.11pugne e trapassa, e come vento vola;
1.12e dove il piede imperioso ferma,
1.13cede ogni forza, ogni poter dà loco.
1.14Non altramenti Amor: ché, se tu 'l miri
1.15in duo begli occhi, in una treccia bionda,
1.16oh come alletta e piace; oh come pare
1.17che gioia spiri e pace altrui prometta!
1.18Ma, se troppo t'accosti e troppo il tenti,
1.19sì che serper cominci e forza acquisti,
1.20non ha tigre l'Ircania e non ha Libia
1.21leon sì fèro e sì pestifero angue,
1.22che la sua ferità vinca o pareggi.
1.23Crudo più che l'inferno e che la morte,
1.24nemico di pietà, ministro d'ira,
1.25è finalmente Amor privo d'amore.
1.26Ma che parlo di lui? perché l'incolpo?
1.27È forse egli cagion di ciò che 'l mondo,
1.28amando no, ma vaneggiando, pecca?
1.29O femminil perfidia, a te si rechi
1.30la cagion pur d'ogni amorosa infamia;
1.31da te sola deriva, e non da lui,
1.32quanto ha di crudo e di malvagio Amore,
1.33ché 'n sua natura placido e benigno,
1.34teco ogni sua bontà subito perde.
1.35Tutte le vie di penetrar nel seno
1.36e di passar al cor tosto gli chiudi,
1.37sol di fuor il lusinghi, e fai suo nido
1.38e tua cura e tua pompa e tuo diletto
1.39la scorza sol d'un miniato volto.
1.40Né già son l'opre tue gradir con fede
1.41la fede di chi t'ama, e con chi t'ama
1.42contender ne l'amare, ed in duo petti
1.43stringer un core e 'n duo voleri un'alma;
1.44ma tinger d'oro un'insensata chioma,
1.45e d'una parte in mille nodi attorta,
1.46infrascarne la fronte; indi con l'altra,
1.47tessuta in rete e 'n quelle frasche involta,
1.48prender il cor di mille incauti amanti.
1.49Oh come è indegna e stomachevol cosa
1.50il vederti talor con un pennello
1.51pinger le guance ed occultar le mende
1.52di natura e del tempo; e veder come
1.53il livido pallor fai parer d'ostro,
1.54le rughe appiani e 'l bruno imbianchi e togli
1.55col difetto il difetto, anzi l'accresci!
1.56Spesso un filo incrocicchi, e l'un de' capi
1.57co' denti afferri, e con la man sinistra
1.58l'altro sostieni, e del corrente nodo
1.59con la destra fai giro, e l'apri e stringi
1.60quasi radente forfice, e l'adatti
1.61su l'inegual lanuginosa fronte;
1.62indi radi ogni piuma e svelli insieme
1.63il malcrescente e temerario pelo
1.64con tal dolor, ch'è penitenza il fallo.
1.65Ma questo è nulla, ancor che tanto: a l'opre
1.66sono i costumi somiglianti e i vezzi.
1.67Qual cosa hai tu, che non sia tutta finta?
1.68S'apri la bocca, menti; e se sospiri,
1.69son mentiti i sospir; se movi gli occhi,
1.70è simulato il guardo. Insomma ogn'atto,
1.71ogni sembiante, e ciò che in te si vede
1.72e ciò che non si vede, o parli o pensi
1.73o vadi o miri o pianga o rida o canti,
1.74tutto è menzogna. E questo ancora è poco.
1.75Ingannar più chi più si fida, e meno
1.76amar chi più n'è degno; odiar la fede
1.77più della morte assai: queste son l'arti
1.78che fan sì crudo e sì perverso Amore.
1.79Dunque d'ogni suo fallo è tua la colpa,
1.80anzi pur ella è sol di chi ti crede.
1.81Dunque la colpa è mia, che ti credei,
1.82malvagia e perfidissima Corisca,
1.83qui per mio danno sol, cred'io, venuta
1.84da le contrade scelerate d'Argo,
1.85ove lussuria fa l'ultima prova.
1.86Ma sì ben figni e sì sagace e scorta
1.87se' nel celar altrui l'opre e i pensieri,
1.88che tra le più pudiche oggi ten vai,
1.89del nome indegno d'onestate altèra.
1.90Oh quanti affanni ho sostenuti, oh quante,
1.91per questa cruda, indignità sofferte!
1.92Ben me ne pento, anzi vergogno. Impara
1.93da le mie pene, o malaccorto amante:
1.94non far idolo un volto, ed a me credi:
1.95donna adorata un nume è de l'inferno.
1.96Di sé tutto presume e del suo volto
1.97sovra te che l'inchini; e, quasi dea,
1.98come cosa mortal ti sdegna e schiva,
1.99ché d'esser tal per suo valor si vanta
1.100qual tu per tua viltà la figni ed orni.
1.101Che tanta servitù? che tanti preghi,
1.102tanti pianti e sospiri? Usin quest'armi
1.103le femmine e i fanciulli: i nostri petti
1.104sien anche ne l'amar virili e forti.
1.105Un tempo anch'io credei che, sospirando
1.106e piangendo e pregando, in cor di donna
1.107si potesse destar fiamma d'amore.
1.108Or me n'avveggio: errai; ché, s'ella il core
1.109ha di duro macigno, indarno tenti
1.110che per lagrima molle o lieve fiato
1.111di sospir che 'l lusinghi, arda o sfaville,
1.112se rigido focil nol batte o sferza.
1.113Lascia, lascia le lagrime e i sospiri,
1.114s'acquisto far de la tua donna vuoi;
1.115e s'ardi pur d'inestinguibil foco,
1.116nel centro del tuo cor quanto più sai
1.117chiudi l'affetto; e poi, secondo il tempo,
1.118fa' quel ch'Amore e la natura insegna.
1.119Però che la modestia è nel sembiante
1.120sol virtù de la donna, e però seco
1.121il trattar con modestia è gran difetto;
1.122ed ella, che sì ben con altrui l'usa,
1.123seco usata, l'ha in odio, e vuol che 'n lei
1.124la miri sì, ma non l'adopri il vago.
1.125Con questa legge naturale e dritta,
1.126se farai per mio senno, amerai sempre.
1.127Me non vedrà né proverà Corisca
1.128mai più tenero amante, anzi più tosto
1.129fiero nemico, e sentirà con armi
1.130non di femmina più, ma d'uom virile,
1.131assalirsi e trafiggersi. Due volte
1.132l'ho presa già questa malvagia, e sempre
1.133m'è, non so come, da le mani uscita;
1.134ma, s'ella giunge anco la terza al varco,
1.135ho ben pensato d'afferrarla in guisa
1.136che non potrà fuggirmi. A punto suole
1.137tra queste selve capitar sovente,
1.138ed io vo pur, come sagace veltro,
1.139fiutandola per tutto. Oh qual vendetta
1.140ne vo' far, se la prendo, e quale strazio!
1.141Ben le farò veder che talor anco
1.142chi fu cieco, apre gli occhi, e che gran tempo
1.143de le perfidie sue non si dà vanto
1.144femmina ingannatrice e senza fede.
2.1Oh nel seno di Giove alta e possente
2.2legge scritta, anzi nata,
2.3la cui soave ed amorosa forza
2.4verso quel ben che, non inteso, sente
2.5ogni cosa creata,
2.6gli animi inchina e la natura sforza!
2.7Né pur la frale scorza,
2.8che 'l senso a pena vede, e nasce e more
2.9al variar de l'ore;
2.10ma i semi occulti e la cagion interna,
2.11ch'è d'eterno valor, move e governa.
2.12E, se gravido è il mondo e tante belle
2.13sue meraviglie forma;
2.14e se per entro a quanto scalda il sole,
2.15a l'ampia luna, a le titanie stelle,
2.16vive spirto che 'nforma
2.17col suo maschio valor l'immensa mole;
2.18s'indi l'umana prole
2.19sorge, e le piante e gli animali han vita;
2.20se la terra è fiorita
2.21o se canuta ha la rugosa fronte,
2.22vien dal tuo vivo e sempiterno fonte.
2.23Né questo pur, ma ciò che vaga spera
2.24versa sopra i mortali,
2.25onde qua giù di ria ventura o lieta
2.26stella s'addita, or mansueta or fèra,
2.27ond'han le vite frali
2.28del nascer l'ora e del morir la meta;
2.29ciò che fa vaga o queta
2.30ne' suoi torbidi affetti umana voglia,
2.31e par che doni e toglia
2.32Fortuna, e 'l mondo vuol ch'a lei s'ascriva:
2.33dall'alto tuo valor tutto deriva.
2.34O detto inevitabile e verace,
2.35se pur è tuo concetto
2.36che dopo tanti affanni un dì riposi
2.37l'arcada terra ed abbia vita e pace;
2.38se quel che n'hai predetto
2.39per bocca degli oracoli famosi,
2.40de' duo fatali sposi,
2.41pur da te viene, e 'n quello eterno abisso
2.42l'hai stabilito e fisso;
2.43e se la voce lor non è bugiarda,
2.44deh! chi l'effetto al voler tuo ritarda?
2.45Ecco, d'amore e di pietà nemico,
2.46garzon aspro e crudele,
2.47che vien dal cielo e pur col ciel contende;
2.48ecco poi chi combatte un cor pudico,
2.49amante invan fedele,
2.50che 'l tuo voler con le sue fiamme offende,
2.51e quanto meno attende
2.52pietà del pianto e del servir mercede,
2.53tant'ha più foco e fede;
2.54ed è pur quella a lui fatal bellezza,
2.55ch'è destinata a chi la fugge e sprezza.
2.56Così dunque in se stessa è pur divisa
2.57quell'eterna possanza?
2.58e così l'un destìn con l'altro giostra?
2.59o, non ben forse ancor doma e conquisa,
2.60folle umana speranza
2.61vdi porre assedio a la superna chiostra,
2.62rubella al ciel si mostra,
2.63ed arma, quasi nuovi empi giganti,
2.64amanti e non amanti?
2.65Qui si può tanto? e di stellato regno
2.66trionferan duo ciechi, Amore e Sdegno?
2.67Ma tu che stai sovra le stelle e 'l Fato,
2.68e con saver divino
2.69indi ne reggi, alto Motor del cielo,
2.70mira, ti prego il nostro dubbio stato;
2.71accorda col destino
2.72Amor e Sdegno, e con paterno zelo
2.73tempra la fiamma e 'l gelo:
2.74chi dé' goder, non fugga e non disami;
2.75chi dé' fuggir, non ami.
2.76Deh! fa' che l'empia e cieca voglia altrui
2.77la promessa pietà non tolga a nui.
2.78Ma chi sa? forse quella,
2.79che pare inevitabile sciagura,
2.80sarà lieta ventura.
2.81Oh quanto poco umana mente sale,
2.82ché non s'affisa al sol vista mortale!
Supported by the Czech Science Foundation (GA23-07727S)