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1.1Meritamente ora punir mi veggio
1.2del grave error che a dipartirmi feci
1.3da la mia donna, e degno son di peggio;
2.1ben saggio poco fui, ch'all'altrui preci,
2.2a cui deve' e potei chiuder l'orecchi,
2.3più ch'al mio desir proprio satisfeci.
3.1S'esser può mai che contra lei più pecchi,
3.2tal pena sopra me subito cada
3.3che nel mio essempio ogni amator si specchi.
4.1Deh! che spero io, che per sì iniqua strada,
4.2sì rabbiosa procella d'acque e venti,
4.3possa esser degno che a trovar si vada?
5.1Arroge il pensar poi da chi m'absenti,
5.2che travaglio non è, non è periglio
5.3che più mi stanchi o che più mi spaventi.
6.1Pentomi, e col pentir mi meraviglio
6.2com'io potessi uscir sì di me stesso,
6.3ch'io m'appigliasse a questo mal consiglio.
7.1Tornar a dietro ormai non m'è concesso,
7.2né mirar se mi giova o se mi offende;
7.3licito fòra più quel ch'ho promesso.
8.1Mentre ch'io parlo, il turbid'austro prende
8.2maggior possanza, e cresce il verno, e sciolto
8.3da ruinosi balzi il liquor scende;
9.1di sotto il fango, e quinci e quindi il folto
9.2bosco mi tarda; e in tanto l'aspra pioggia
9.3acuta più che stral mi fere il volto.
10.1So che qui appresso non è casa o loggia
10.2che mi ricopra, e pria ch'a tetto giunga,
10.3per lungo tratto il monte or scende or poggia.
11.1Né più affrettar, perch'io lo sferzi o punga,
11.2posso il caval, ché lo sgomenta l'ira
11.3del ciel, e stanca la via alpestre e lunga.
12.1Tutta questa acqua e ciò ch'intorno spira
12.2venga in me sol, che non può premer tanto
12.3ch'uguagli al duol che dentro mi martira;
13.1ché, se a Madonna io m'appressassi quanto
13.2me ne dilungo, e fusse speme al fine
13.3del mio camin poi rispirarle a canto;
14.1e le man bianche più che fresche brine
14.2baciarle, e insieme questi avidi lumi
14.3pascer de le bellezze alme e divine,
15.1poco il mal tempo, e loti e sassi e fiumi
15.2mi darian noia, e mi parrebbon piani,
15.3e più che prati molli, erte e cacumi.
16.1Ma quando avien che sì me ne allontani,
16.2l'amene Tempe e del re Alcinoo li orti
16.3che puon, se non parermi orridi e strani?
17.1Li altri in le lor fatiche hanno conforti
17.2di riposarsi dopo, e questa spene
17.3li fa a patir le aversità più forti.
18.1Non più tranquille già né più serene
18.2ore attender poss'io, ma 'l fin di queste
18.3pene e travagli, altri travagli e pene.
19.1Altre piogge al coperto, altre tempeste
19.2di sospiri e di lacrime mi aspetto,
19.3che mi sien più continue e più moleste.
20.1Duro serammi più che il sasso il letto,
20.2e 'l cor tornar per tutta questa via
20.3mille volte ogni dì sarà costretto.
21.1Languido il resto de la vita mia
21.2si struggerà di stimolosi affanni,
21.3percosso ognor da penitenzia ria.
22.1E' mesi, l'ore e i giorni a parer anni
22.2cominceranno, e diverrà sì tardo
22.3che parrà, il tempo, aver tarpato i vanni;
23.1che già, godendo del soave sguardo,
23.2de la invitta beltà, de l'immortale
23.3valor, de' bei sembianti, onde tutt'ardo,
24.1vedea fuggir più che da corda strale.
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