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1.1Rime disposte a lamentarvi sempre,
1.2accompagnate il miserabil cuore
1.3in altro stil che in amorose tempre:
2.1ch'or iustamente da mostrar dolore
2.2abiamo causa; ed è sì grave il danno,
2.3che a pena so s'esser potria maggiore.
3.1Vedo i miei versi che smariti stanno
3.2odendo intorno il lamentar comune,
3.3ch'ove lor debbian cominciar non sanno.
4.1Vedo l'insegne scolorite e brune,
4.2suspiri e pianti mescolati insieme
4.3da mover l'alme di pietà digiune.
5.1Vedo Ferrara che privata geme
5.2di sua adorneza, e per grande ira intorno
5.3il fiume Po che murmurando freme;
6.1il qual, presago, il sventurato giorno
6.2in cui la summa Volontà dispose
6.3che un'alma santa fesse al ciel ritorno,
7.1per non vedere, ogni suo studio pose
7.2d'allontanarsi all'infelice terra,
7.3sì che in più parte le sue sponde róse.
8.1L'argine e ripe ed ogni opposto atterra;
8.2pur con ingegno dal fuggir si tenne
8.3ne l'alveo antico, dove ancor si serra:
9.1che ricordar mi fa di quel che avenne
9.2doppo la morte del famoso cive,
9.3che armato in Roma ad occuparla venne.
10.1Allora il Tebre supera le rive,
10.2come ha quest'altro al tramontar di questa
10.3stella, che in ciel santificata vive.
11.1Fulgure e venti allor, pioggia e tempesta
11.2ondarno i campi; ed altri segni ancora
11.3feron la gente timorosa e mesta,
12.1com'or è apparso a dimostrar quest'ora
12.2venuta a tramutar la città lieta,
12.3le feste e canti, a lacrimar Lionora.
13.1Più segno di dolor che una cometa
13.2precorse il tristo dì: ché 'l chiaro lume
13.3perse in gran parte il lucido pianeta.
14.1Il Sol, per cui convien che 'l ciel ne allume,
14.2vidde Ferrara sconsolata e trista,
14.3e ricognobbe il doloroso fiume,
15.1ch'ancor quest'onde a riguardar s'atrista
15.2sì, ch'ei turbò la luminosa fronte,
15.3mostrando obscura e impalidita vista;
16.1le gente meste al lacrimar sì pronte,
16.2le Eliade proprio gli parea vedere
16.3in ripa al fiume richiamar Fetonte.
17.1Né gli occhi asciutti puoté il ciel tenere
17.2per gran pietade, e dimostrò ben quanto
17.3qua giù si debba ogni mortal dolere.
18.1Or si risforzi ogni angoscioso pianto,
18.2che, assai si chiami a paragon del male,
18.3mai non potremo condolerci tanto;
19.1creschino i fiumi al lacrimar mortale,
19.2crollino i boschi al suspirar frequente,
19.3e sia il dolor per tutto il mondo eguale.
20.1Ma piangi e grida più ch'ogn'altra gente
20.2tu che abitasti sotto il iusto regno,
20.3rimasta al suo partir trista e dolente.
21.1Ché Morte orrenda col suo ferro indegno
21.2s'occise quella, a te fece una piaga
21.3di che molt'anni restaratti il segno.
22.1Non eri forsi del tuo mal presaga;
22.2ma se ben pensi, pur perduta hai quella,
22.3che sì fu in terra di ben farti vaga.
23.1Abitatrice in ciel fatta novella,
23.2lassando in terra la sua fragil spoglia,
23.3di sue virtude è più onorata e bella,
24.1sì che di noi, non del suo ben ci doglia:
24.2ché il spirto in ciel da le sue membra sciolto
24.3di ritornar qua giù non ha più voglia.
25.1Ver è che pur di nui l'incresce molto,
25.2ch'ancor l'usata sua pietà riserba,
25.3né Morte il popul suo dal cuor gli ha tolto.
26.1Ma nostra doglia mal si disacerba
26.2pensando che sua vita è giunta al fine,
26.3non già matura ancor, ma quasi in erba.
27.1Qual man crudel che fra pongenti spine
27.2schianta la rosa ancor non ben fiorita,
27.3Morte spiccò da quella testa un crine.
28.1Quest'ora da Dio in ciel fu stabilita,
28.2ché degno di costei non era il mondo,
28.3anzi là su d'averla seco unita.
29.1O di virtude albergo alto e giocondo,
29.2debb'io forsi narrar la tua eccellenzia,
29.3a cui me stesso col pensar confondo?
30.1Ché l'infinita e summa Providenzia
30.2degna ti reputò de la sua corte,
30.3più per iusticia assai che per clemenzia;
31.1e per tirarti alle sideree porte
31.2(mandati prima a te gli anonci suoi)
31.3calò dal ciel la tremebonda Morte.
32.1Non come è usata di venir tra noi,
32.2con quella falce sanguinosa e obscura,
32.3apparse Libitina agli occhi tuoi.
33.1Descriver non saprei la sua figura,
33.2ma venne onesta e in sì liggiadro viso,
33.3che nulla avesti al suo venir paura;
34.1e con dolci atti e con piacevol riso
34.2disse: – Madonna, vien', ch'io son mandata
34.3per tòrti al mondo e darti al paradiso. –
35.1O gloriosa in cielo alma beata,
35.2allor uscendo del corporeo velo,
35.3al summo Redemptor ne sei tornata;
36.1volasti, accesa d'amoroso zelo,
36.2lassando i tuoi devoti infermi ed egri,
36.3santa, ioconda e risplendente, al cielo.
37.1Beata al novo albergo or ti ralegri;
37.2nui, che dolenti al tuo partir lassasti,
37.3piangendo andiam, vestiti a panni negri.
38.1Fra quei spirti del ciel vergini e casti,
38.2non disdegnar, o ben venuta donna,
38.3guardar le genti tue che al mondo amasti.
39.1E come in terra a nui fusti madonna,
39.2servando ancor là su l'usanza antica
39.3riman' del popul tuo ferma colonna,
40.1o in cielo e in terra di virtude amica.
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