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1.1Como sol peregrin, che cerca e trova
1.2quel ch' a la vista a pena il cor dia fede,
1.3e se fermi a mirar qual cosa nova;
2.1simile a questo io sto saldo in su un pede
2.2a contemplar una bella pittura,
2.3ove chi più affatica in lei men vede.
3.1Pur una tella ordir alla Natura
3.2veggio, e il libero arbitrio esser textore,
3.3e veggio chi la purga e chi la cura,
4.1chi dice esser distincto el tempo e l'ore,
4.2predestinato o previso o prescito
4.3come il fuoco dissolve il nostro umore;
5.1e veggio alla ragione il senso unito;
5.2e di quanta excellenzia è una pura alma,
5.3pria che sia sottoposta a l'apetito.
6.1Scio come al corpo tal frutto se incalma,
6.2organizato prima al materno alvo,
6.3e scio di che si crea la nobil psalma.
7.1Io volentier direi pur: — Mi rissalvo:
7.2adiutami, Signor, ch'el non si extende
7.3tant'alto el veder nostro, e fami salvo!
8.1Tua incomprensa potenzia qua se intende
8.2attribuïta alla paterna essenzia,
8.3e per questo, timor nel cor ne accende;
9.1al Figliuol se dà poi tuta la scienzia,
9.2al Spirto Sancto infinita bontate,
9.3amor a questo, a l'altro reverenzia.
10.1In tre persone una sola unitate,
10.2e questa trinità firmo io confesso
10.3'nanti che fusser mai cose create.
11.1Credo, Signor, che tu vedevi expresso
11.2che per fragilità di questa carne
11.3cometer si dovea sì grande excesso,
12.1e credo ne creasti per salvarne
12.2e ristaurar el ciel di sue rüine
12.3e non per preda a' spirti inferni darne.
13.1Scio ch'ogni opra che fai tende a bon fine,
13.2ché così vuol la tua bontà infinita.
13.3Ma pur io veggio crude discipline,
14.1patibulata ed inquïeta vita,
14.2fredi, fame, vigilie, e poi quel passo
14.3che a pensargli mi fa l'alma smarita.
15.1Da che l'angel ribel fe' il gran fracasso,
15.2quanti lazuol in ogni parte ha tesi!
15.3chi è morto e chi Medusa ha fatto un sasso.
16.1Quanti pel natural peccar sun resi,
16.2per amar giunti al duro precipizio
16.3in ogni parte e in diversi päesi!
17.1Perché vuo' tu ch'el sia capital vicio
17.2concupiscenzia, l'ocio, ira e golla,
17.3se Natura nel porge al nostro inicio?
18.1Qui par mancar tua sapïenzia solla:
18.2non per dir contra te, Summo Motore,
18.3senza dil qual non formarei parolla:
19.1tuto perplexo tremo dentro al core
19.2e voria dir di che io mi maraveglio,
19.3ma temo di commetter qualche errore.
20.1Se 'l mondo regi sol piegando il ciglio,
20.2redimer non potevi poi che l'angue
20.3avea condutti i primi a tal periglio?
21.1Tropo copiosa redempzion fu il sangue
21.2in ricompensa di uno uman peccare,
21.3ch'io moro a contemplar te tuto exangue;
22.1e se per morte se dovea salvare,
22.2d'un solo, il popul tuto, era pur iusto
22.3a cui fallito avea, tal pena dare.
23.1Poi che fu vinto il vincitor nel gusto,
23.2che in quel medesmo i nostri avea ingannati,
23.3per qual l'Inferno fu tuto combusto,
24.1i patri nostri fur tutti salvati
24.2e dietro al segno del candido panno
24.3andàr da chi cum gli altri avea creati.
25.1O che gloria a collor che là su stanno!
25.2E noi senza pastor, grege infelice,
25.3a pericul siam qui di mazor danno!
26.1Deh, solvime tal dubio, o Bëatrice,
26.2come già festi a l'amato poeta,
26.3che fu per te sol unica fenice.
27.1Fàmi chiaro saper cum qual moneta
27.2debb'io pagar il debito che resta,
27.3poi che 'l sangue de Cristo non mi queta.
28.1Qual legno travagliato da tempesta,
28.2che da contrarii venti è combatuto,
28.3tal si ritrova la mia mente mesta.
29.1Tu adunque sei mia stella: or porgi aiuto,
29.2ch'io drizi a miglior porto le mie sarte,
29.3e non mi far del tuo saper rifiuto. —
30.1Apena ebbi finito, che in più parte
30.2vidi raserenar nostro emispero
30.3e Vener lampegiar, Mercurio e Marte,
31.1e vidi scender dal suppremo impero
31.2la dea invocata in sul carro di Elia,
31.3né vidi per qual strada o qual sentiero.
32.1Quivi se intrica ormai mia fantasia,
32.2né dir saprei il nobile apparechio
32.3e 'l dolce armonizar ch'ivi se udia.
33.1Portava questa dona in man un spechio
33.2e a i piedi avea de libri un gran volume,
33.3e in mezo vi sedea un bianco vecchio.
34.1Sopra essa una columba, in mezo un lume,
34.2el carro quadro, e sopra l'angul dritto
34.3una aquila vi avea cum larghe piume;
35.1da man manca era quel che tanto ha scritto,
35.2e sopra questi de angioli un bel coro,
35.3cum grande ordine tuti, come è ditto;
36.1drieto vi avea un leon cum l'ale e un toro,
36.2in mezo sedea lei tuta splendente,
36.3sublevata la sedia in lame d'oro.
37.1Si mosse verso me benignamente,
37.2chiamòmi a nome e disse: — Figliuol caro,
37.3qual cagion sì offusca la tua mente?
38.1Ben che a' mortali tal grazie io fo di raro,
38.2domanda quel che vòi, ch'io non fo scusa
38.3ch'io non te cavi il dolce d'ogni amaro. —
39.1— Un dubio sol mi tien l'alma confusa —
39.2risposi, — al qual admiro io sol medesmo,
39.3e l'umana natura par delusa.
40.1Da poi che siam rinati dal batesmo,
40.2come comanda il novo testamento,
40.3tolti per quel dal falso paganesmo,
41.1a che tanti supplìci e tal tormento?
41.2Pagato è pur l'original delitto
41.3a ragion di migliara e più per cento.
42.1Questo a Satan dà per magior conflitto,
42.2pur che cum grazia venga un tale adviso
42.3che un penitente mai fu derelitto? —
43.1Ditto questo, la dea cum dolce riso
43.2volse gli occhi ver me cum tal dolceza,
43.3che parse che si apprisse il Paradiso:
44.1— Cosa imposibil alla eterna alteza
44.2non è — disse — né fu né sarà mai;
44.3dimanda una sol cosa, e quella appreza,
45.1e per questa dimanda doni assai
45.2sol vi prometti, e quel che vuol per censo,
45.3tutti ne cava da li eterni guai:
46.1questa è una pura fé cum dòlo intenso
46.2e affanno dil commesso error passato,
46.3ché a Dio un cor contritto è dono immenso.
47.1Questo a l'eterno padre è don più grato,
47.2ché in ciò tacitamente si confessa
47.3la clemenzia in che mai non ha mancato.
48.1Cum questa sta la grazia grata amplessa,
48.2ché 'l mister de la fede mai non gusta
48.3chi vòl farsi a Dio grato e far senza essa:
49.1senza la fede ogni opra nostra è frusta
49.2e tute l'altre questa sola avanza,
49.3pur che la sia abundante e non angusta.
50.1Vedi che valse già l'aver fidanza
50.2a Pietro, e ' Andrea la rette aver lassata,
50.3ché Dio lor fe' del ciel tanta abundanza.
51.1E quando il disse non aver trovata
51.2tanta fé in Isdräel quanto in costei,
51.3fu per quel sol da ogni error lavata.
52.1Quanti furon salvati de gli Ebrei,
52.2como colui che disse: — Io non sum degno
52.3ch'intrino in casa mia tuo' sancti pei! —
53.1E 'l ladro, poi che 'l vide in sul dur legno,
53.2cum fede e contrition rivolto a quello:
53.3— Memento mei, cum veneris nel regno. —
54.1L'altro, che no 'l seguì, se 'l fe' ribello;
54.2a quel che ge fe' poi la piaga cruda,
54.3l'alma illuminò quel pur agnello.
55.1Nul che si penta mai Cristo rifiuda,
55.2sta cum l'aperte braccia a perdonare
55.3e perdonava, sol se pentia, Iuda.
56.1O miser, pertinaci nel mal fare,
56.2cum che viperea e indiavolata lingua
56.3Cristo alla morte usate a despregiare!
57.1Perché tollera Dio, che non vi extingua,
57.2non imponendo a nostre bocche il freno,
57.3che così par che 'l biastemar ve impingua?
58.1Qual Attila più crudo, over qual Breno,
58.2è or di Dio il popul tanto ingrato,
58.3che, a pensargli, di doglia io vengo meno.
59.1Questo orribil, nefando e rio peccato
59.2Dio provocava a ira in magior fretta
59.3quando Deus ultionum era chiamato.
60.1Aspetta, peccator, la gran vendetta,
60.2più aspra quanto a darla più si tarda,
60.3ché su l'arco già tesa è la saetta. —
61.1Crolando il capo quivi tacque, e guarda
61.2cum venusta iracundia, e seguì poi
61.3el primo ragionar, che par che m'arda:
62.1— Quanto la fede sia, vedrai, se vòi,
62.2ché a gli anteditti mal basta a far grazia,
62.3se ella ne vien cum gli attinenti soi.
63.1— Questa soluzïon assai mi saccia. —
63.2Ma ognor più vago de udir più inanti
63.3dissi: — Se nel mio dir non mostro audazia ... —
64.1Come Febo quando ha i dextrier inanti
64.2che cum la sferza li corregie e guida,
64.3tal questa, al carro quadro alti elefanti,
65.1vollose al ciel, dove or l'alma se anida,
65.2e mi lassò confuso in cotal modo,
65.3qual om c'ha perso la sua scorta fida.
66.1Parsemi alor aver disciolto il nodo
66.2dal collo e col piè rotto il dur laccio
66.3dil qual più assai che del mio viver godo;
67.1e al mio intelletto, involto in novo impaccio,
67.2mi volsi e il ricercai in tute bande,
67.3ché la ragion ne avea pòrto il suo braccio.
68.1L'occiose piume e le grasse vivande
68.2non pascon l'alma più di nutrimento
68.3come andar per li boschi a pascer giande.
69.1Casca qual un ligustro in un momento
69.2questa nostra caduca vita e breve,
69.3che non volla sì ratto un buffo o un vento.
70.1Questo pensier mi si fa duro e greve,
70.2e l'ostinata voglia al so mal prompta,
70.3ch'io mi dileguo come al sol la neve.
71.1Parlar non lice a chi dil ciel dismunta,
71.2da poi c'ha visto la celeste arcana,
71.3ove vista mortal mai più sia giunta.
72.1Così lustrata la mia mente insana,
72.2vuo' seguir di la dea il ver vestigio,
72.3dal cor scaciando ogni vil voglia e vana,
73.1per passarne sicur al fiume stigio.
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