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1.1Cosa non è tanto secreta o rara
1.2sopra Natura, ancor che a umano ingegno
1.3difficil sia, quando da Amor s'impara.
2.1Sperando che ancor me debba far degno
2.2senz'altra invocazion che del suo nome,
2.3ardirò porre in carte el mio dissegno;
3.1e benché sian di maggior spalle some
3.2scriver grazia e bellezza, un grande affecto
3.3effecti spesso fa, che ignoto è il come.
4.1Exprimi, lingua ardita, quel concepto
4.2che a imaginarlo ancor fa lieto el core,
4.3ché dar non ti sapria el più bel subiecto!
5.1Garìa per scherzo un dì Natura e Amore,
5.2qual di lor più potesse a un corpo umano
5.3dare atributi di magiore onore.
6.1Natura a l'opra sua pria pose mano,
6.2e fra tutte le Idee da lei formate
6.3cercando andò qual per l'arena un grano,
7.1e a mille e a mille molte rivoltate,
7.2non ben satisfacendo al suo desio,
7.3gli occhi alciò al cel fra l'anime bëate.
8.1Qui molti spirti, ognun cum acto pio,
8.2meritò figurarsi ne la mente,
8.3como Iove concesse, el summo idio;
9.1e fabricato un corpo di presente,
9.2un'alma obtenne e sùbito el fe' vivo,
9.3ché il celo al bene oprar sempre consente.
10.1De ogni turpe e imperfecto factol privo,
10.2la forma a' membri stabilì per modo,
10.3che a dirlo cum l'ingegno io non arivo:
11.1le chiome su il bel fronte, in ch'io mi annodo,
11.2d'ebano loro, e quel de avolio e lacte,
11.3che a pensar como stan tutta via godo;
12.1gli occhi, che l'ambro in lustro non li abatte,
12.2el naso a filo cum la bocca, e i denti
12.3che parean perle in una stampa facte,
13.1tutti a misura fece, e gli ornamenti
13.2a le guanze purpuree ancor concesse
13.3per farle nette da impudichi unguenti.
14.1Venne a la bianca gola e a le compresse
14.2mamme sul pecto, e a l'una e l'altra spalla,
14.3che mostrò ben che era maestra in esse;
15.1terete braccie, e a ciascuna non falla
15.2una candida man sottile e longa,
15.3non colorita e non pallida o gialla;
16.1e perché meglio el cingul vi si ponga
16.2duo rilevati fianchi a quella diede
16.3che ad una bella gamba ognun se agionga;
17.1venne callando al parvoletto piede,
17.2e da questo imo al summo grande tanto
17.3che meglio fabricata non si vede.
18.1Puoi che l'ebbe revista in ogni canto,
18.2parve a se stessa aver ben satisfacto
18.3e meritasse per tant'opra el vanto;
19.1e como il bel lavor si vidde facto,
19.2ritrovò Amor, e d'ogni lor contesa
19.3si compromiser cum giurato pacto.
20.1Quel iudice, sì tosto che ebbe intesa
20.2la controversia lor, ne ebbe alegrezza
20.3e acceptò voluntier la grata impresa.
21.1E comminciando a mirar la bellezza
21.2e non trovando a lei alcun parangone,
21.3che bellissima fusse ebbe certezza;
22.1puoi volto a Amor gli disse: — Or che se oppone
22.2per te a costei? — Nulla —, rispose lui
22.3— ma intendi ancor da me la mia ragione.
23.1Essendo dolce altercazion fra nui,
23.2qual fusse apto a far più una donna grata,
23.3dandoli quel che possiam dar fra dui,
24.1questa una gran bellezza ha fabricata;
24.2ma a la Natura questo è poco bello,
24.3ché esser può da uno om vincta o almanco equata:
25.1un figulo o un sculptor cum el cospello,
25.2di luto o marmo, e un pictore ancora
25.3simili opre farà cum el pennello.
26.1Ma quando di mia man ben si lavora,
26.2opra rïesce (e ne vedrai la prova)
26.3che non gli omini pur, ma i dei inamora.
27.1Fà mo' che costei parli o che si mova,
27.2pria ch'io li ponghi mano, e cum matura
27.3mente giudica qual più di nui giova. —
28.1Indi partissi, e giù posta ogni cura,
28.2a l'opra sua si mise, e in un momento
28.3senza iudicio fu vincta Natura.
29.1Sùbito in costei nacque un portamento
29.2di sua persona, un modo, un tal sembiante,
29.3che qual le stelle al cel, fu a lei ornamento:
30.1però che di lei stessa facta amante
30.2di piacersi forciossi, e grazia e gesti
30.3vedesti in lei creati in uno instante.
31.1Un ligiadro girar de' lumi onesti,
31.2uno assettarsi a quel bel fronte i crini
31.3cum movimenti e suoi parlar modesti,
32.1che se qua giù quei spiriti divini
32.2riguardan mai, non scio como a tal cosa
32.3ciascun più che a Ciprigna non se inclini.
33.1Pudicizia si vede in lei sdegnosa
33.2e superba umiltà contra impudici;
33.3timore e ardir fan suo volto una rosa.
34.1El tacere e il parlar son tanti amici
34.2in lei, che qual s'adopri tanto piace
34.3che fa gli astanti (odanla o non) felici;
35.1talor da un suo suspir nasce una face
35.2che accende i cori e nutre sì quel foco
35.3che ognun che arde di quel vive cum pace.
36.1Se per suo recrëar fa qualche gioco,
36.2Aglaia e Pasitea cum la sorella
36.3son consultrici, e seco in ogni loco
37.1sempre alcun motto arguto se favella;
37.2se alcun punisce che erri, o che essa falli,
37.3un venusto arosar la fa più bella.
38.1Se intorno a fonti o liquidi cristalli
38.2a l'ombra siede, e Zefir lì se agira;
38.3e più grata è ancor puoi, se advien che balli.
39.1A un riso suo fugge ogni sdegno, ogni ira,
39.2e se aserena il cel; tal grazia infonde
39.3per gli occhi al cor, che a gara ognun la mira.
40.1L'abito e le mainere corresponde,
40.2le mainere a la forma in modo tale,
40.3che ove costei si mostra, el sol s'asconde.
41.1Or visto Amor che sol l'opra d'un strale
41.2facto avea tanto, in tanta gloria ascese
41.3che inanti a Iove fu in un batter d'ale,
42.1el qual, dopoi che 'l bel composto intese,
42.2chiamò Mercurio, e in cel factola dea,
42.3al collegio de i dei la fe' palese.
43.1Tolse in tutto el livore a Citerea,
43.2la zelosia a Iunon, che del marito
43.3per tanta grazia e forma assai temea.
44.1E avendo in questa ogni suo afar finito,
44.2Natura e Amore al iudice n'andoro
44.3che per nome chiamato è l'Apetito,
45.1el qual, servato el suo grado e il decoro,
45.2diede sentenzia che bellezza è assai,
45.3ma grazia excede, qual l'argento l'oro.
46.1Natura irata terminò che mai
46.2cosa non faria piu bella in supremo.
46.3O felice Signor, tu che questa hai!
47.1Di lei a pronunciare el nome tremo
47.2per reverenzia di sua excelsa fama;
47.3pur el dirò, ch'io sum gionto a l'extremo:
48.1Lucrezia pudicissima si chiama.
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